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mercoledì 8 maggio 2024

CONFLITTO HAMAS ISRAELE: NO AL BOICOTT, SÌ AI PELLEGRINAGGI, CONVERSIONE ALLA PACE / Il messaggio del Patriarca di Gerusalemme


Sabato il Patriarca di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa era a Torino per i 100 anni dell’Opera Diocesana Pellegrinaggi e la festa della Sindone. Parlando della situazione drammatica in Terra Santa e in particolare nella striscia di Gaza egli ha constatato come l’attacco del 7 ottobre ha solo peggiorato il rapporto tra palestinesi e israeliani, suscitando un clima di odio reciproco mai visto prima. Scrivo spesso sul blog della guerra della Russia contro l’Ucraina (e contro l’Occidente globale), perché, benché sappiamo che nessuno è senza colpa, c'è però chiaramente un paese o regime aggressore e un paese e una popolazione aggredita. Nel caso del conflitto israelo-palestinese, pur seguendo le notizie giorno dopo giorno e che le vittime dalle due parti mi toccano il cuore, 
finora ho scritto poco perché la situazione è molto complicata e nemmeno nel dialogo a voce si riesce a trovare spazi sufficienti per andare al di là degli slogan. Per dare un’idea delle cicatrici che si portano gli ebrei, usiamo solo un paragone: nel 1940 gli ebrei nel mondo erano 16,5 milioni, oggi non superano i 15 milioni, mentre la popolazione italiana era di 44,5 milioni e oggi è di 59 milioni, quella della Francia di 42 milioni, oggi di 62 milioni. 

Uso dunque l'autorevolezza di Mons. Pizzaballa per rilanciare il suo messaggio : 

1.“Non capisco il boicottaggio nelle università”«Posso comprendere che ci sia un dibattito anche acceso, posso capire la contrarietà, ma faccio più fatica a comprendere il boicottaggio. Boicottare significa isolare. E noi abbiamo bisogno di dialogare, non di isolare». Specialmente nelle università che devono essere il luogo del confronto, dell’apertura all’altro, della maturazione nella ricerca non ideologica della verità. “Bisogna sapersi confrontare perché il mondo è fatto di opinioni diverse che si devono confrontare, non escludendo ma argomentando.”

2.Mons. Pizzaballa invita tutti, qualunque opinione uno possa avere sulle parti in conflitto, a “riprendere i pellegrinaggi in Terra Santa, come forma di sostegno alle popolazioni locali”. Prima del 7 ottobre, c'erano  “200 mila palestinesi che lavoravano in Israele, e che oggi non lo fanno più, ripiegati in Cisgiordania e nella striscia di Gaza” (Betlemme è in Cisgiordania, ecc.)

3.Anche se tacciono presto le armi, la pace «non è solo un accordo politico, serve un percorso di conversione nei luoghi dove si forma il pensiero. Ripartire dai popoli e dalle comunità, perché oltre agli accordi devono seguire prassi culturali, conversioni profonde, una cultura diffusa e condivisa, altrimenti, tutto sarà vano».

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