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venerdì 4 ottobre 2024

SAN FRANCESCO E IL SINODO / 4 ottobre 2024.


Il primo a scrivere di san Francesco è Jacques de Vitry. Passando per Assisi, vede una nuova comunità fondata sul Vangelo dove tutti vivono la povertà e da fratelli. Non parla nemmeno di san Francesco, del leader, ma solo della comunità e del suo ideale! Infatti anche se tutti ascoltavano Francesco, lo chiamavano “il fratello”. Stupendo!

Così deve essere una Chiesa sinodale: una comunità di fratelli e sorelle con Gesù e il suo programma al centro, cioè dove ognuno cerca di imitarlo nutrendosi del Vangelo (con l'obbedienza reciproca pur esercitando e rispettando i ruoli di ciascuno come insegna Efesini 6 e san Francesco: Regola Non Bollata 20), non avendo “altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo”. La croce di Cristo come unica salvezza possibile, da una parte fa a pezzi ogni mio orgoglio, ma dall’altra mi dà una forza sovrabbondante perché riduce “al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza" (1 Corinzi 15, 24 ) e l'Amore mi rende sicuro della vittoria nelle prove della vita. 

Non quindi quella "inclusione" che abbassa la Comunità facendo diventare Norma la Media, la Medio-crità, ma una Comunità tanto più accogliente e fraterna che ha al suo centro Cristo crocifisso e risorto, e sperimenta il suo giogo dolce e il suo peso leggero. Il suo programma è quello di Gesù, quello degli Apostoli, delle prime comunità cristiane, dei martiri, di san Francesco col Vangelo sine glossa, del Concilio Vaticano II e del Magistero successivo. Come possono le stigmate essere un giogo dolce e un peso leggero? Il Signore lo rivela ai piccoli che vanno a Gesù.


Prima Lettura   Il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati  Gal 6,14-18

APPELLO DEL PAPA PER LA PACE / 6 - 7 ottobre 2024.



Alla fine dell'omelia per la Messa di apertura del Sinodo (2 ottobre) il Papa ha detto: 

Fratelli e sorelle, riprendiamo questo cammino ecclesiale con uno sguardo rivolto al mondo, perché la comunità cristiana è sempre a servizio dell’umanità, per annunciare a tutti la gioia del Vangelo. Ce n’è bisogno, soprattutto in quest’ora drammatica della nostra storia, mentre i venti della guerra e i fuochi della violenza continuano a sconvolgere interi popoli e Nazioni.

Per invocare dall’intercessione di Maria Santissima il dono della pace, domenica prossima mi recherò nella Basilica di Santa Maria Maggiore dove reciterò il santo Rosario e rivolgerò alla Vergine un’accorata supplica; se possibile, chiedo anche a voi, membri del Sinodo, di unirvi a me in quell’occasione.

martedì 1 ottobre 2024

PERCHÈ DARE LA LUCE A UN INFELICE? / Santa Teresina, 1 ottobre 2024.



Le letture di oggi ci mostrano la profondità dei sentimenti che possiamo provare nel confronto con Dio e nella nostra esperienza di vita fino ad esserne sconvolti. Giobbe maledice il giorno della sua nascita: “Perché dare la luce a un infelice, e la vita a chi ha amarezza nel cuore?”. Ma in questo campo neppure Gesù è stato risparmiato! Egli deve prendere a due mani il suo coraggio per compiere fino in fondo la sua missione perché sa che l'opposizione dei sacerdoti sarà un muro che lo sfracellerà. Ma supera la disperazione con la fede: “Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme”. Alla lettera il testo greco dice: “ed egli il volto indurì per andare verso Gerusalemme”. Cosa gli permette di farlo?  Solo la fiducia nel Padre che egli conosce (Giovanni 8,55).  Conoscere Dio per arrivare a vincere la morte, risorgere!

"1. « C’est la confiance et rien que la confiance qui doit nous conduire à l’Amour»: «È la fiducia e null’altro che la fiducia che deve condurci all’Amore!». 

2. Queste parole così incisive di Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo dicono tutto, sintetizzano il genio della sua spiritualità … Soltanto la fiducia, “null’altro”, non c’è un’altra via da percorrere per essere condotti all’Amore che tutto dona. Con la fiducia, la sorgente della grazia trabocca nella nostra vita, il Vangelo si fa carne in noi e ci trasforma in canali di misericordia per i fratelli.

3. È la fiducia che ci sostiene ogni giorno e che ci manterrà in piedi davanti allo sguardo del Signore quando Egli ci chiamerà accanto a sé: «Alla sera di questa vita, comparirò davanti a te a mani vuote, perché non ti chiedo, Signore, di contare le mie opere. Ogni nostra giustizia è imperfetta ai tuoi occhi. Voglio dunque rivestirmi della tua propria Giustizia e ricevere dal tuo Amore il possesso eterno di Te stesso»". (“C’est la confiance” del 15 ottobre 2023 di Papa Francesco).

Molti, per interesse o per moralismo, pregano e si interrogano su cosa devono fare ma non si abbandonano a Dio. Chiedono a Dio di realizzare i loro piani, dimenticando che oltre ad essere onnipotente, il Signore vuole prendersi cura di loro, sa già ciò che vivono, ciò di cui hanno bisogno e la via migliore per realizzarlo. Per cui la loro preghiera è spesso un ostacolo alla misericordia di Dio piuttosto che un aiuto. 

Teresina diceva: “quando desidero una cosa, la chiedo alla Vergine Maria. Magari due volte, ma non di più perché non è sorda e sa se ciò che chiedo è buono e quando metterlo in pratica!” Potessimo camminare nella via della fiducia credente.  


Prima Lettura Perché dare la luce a un infelice?  

Dal libro di Giobbe Gb 3,1-3.11-17.20-23