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martedì 28 febbraio 2017

martedì VIII settimana T.O. / DJ FABO: AVERE RAGIONI PER VIVERE.

Il blog di Matteo è «Pensieri di luce» (www.matteonassigh.com)
Ho parlato più volte di battezzati/ “comunionati”/ “eventualmente cresimati”/ “quasi tutti sposati in chiesa” che di fronte ad un dramma maggiore hanno ucciso, si sono vendicati in modo atroce, si sono suicidati, hanno distrutto la propria vita, dimostrando di non seguire affatto i valori del Vangelo riguardo alle decisioni più gravi della loro vita.

E concludevamo che questi cristiani, iscritti nei registri della Madre Chiesa forse non avevano mai ricevuto i valori del Vangelo, mai incontrato un discepolo di Gesù capace di comunicare loro la sua presenza concreta, la dimensione soprannaturale della vita umana redenta da Cristo. La Chiesa “Luce dei popoli” perché riceve la Luce di Cristo, come la luna piena riflette la luce del sole e illumina la notte, tante volte non è una luna piena ma appena qualche spicchio che tramonta presto sull’orizzonte degli interessi e della vita quotidiana degli uomini. Questo ci deve spingere in modo estremamente stimolante a testimoniare i valori che abbiamo ricevuto e viviamo.

Con Dj Fabo abbiamo un caso simile e forse diverso. È simile in quanto non ha mai manifestato un riferimento alla Chiesa. È diverso perché la sua vita, con una brutalità estrema e repentina, è stata totalmente sconvolta. “Forse diverso” perché la sofferenza rimane profondamente soggettiva. Però di fatto tutto ciò che per lui era vita gli è stato tolto in un giorno solo, tranne l’affetto fedele di amici più sinceri e l’amore della sua compagna (il che non è poco). Se capitasse a me che credo in Dio e vivo alcuni valori del Vangelo, non rubo, rinuncio alla vendetta, offro a Dio le mie giornate, ecc., ecc., come reagirei? La mia fede è così profonda? Credo che si può vivere paralizzato, cieco, dipendente in tutto? Credo a tal punto che la vita mi viene da Cristo risorto? È vero che pregando abbiamo incontrato la forza di Dio, la sua luce e la sua gioia nel profondo del nostro cuore ma sappiamo che nella prova rimaniamo deboli e anche contraddittori. (c'è una bellissima testimonianza di Matteo su https://www.avvenire.it/attualita/pagine/dj-fabo-non-andare-a-morire. Leggetela!! Arriva diritto al cuore e alla mente. Matteo è il ragazzo della foto sopra).

La Beata Marthe Robin che è vissuta 50 anni paralizzata e cieca, in un miracolo continuo perché per 50 anni non ha mangiato e bevuto(!!), pienamente consapevole della sua unione a Cristo, con una voce cristallina che comunicava gioia, diceva: “capisco perché non si lasciano le medicine più pericolose accanto al letto degli ammalati gravi”. Anche lei ha avuto tentazioni di suicidio. (Marthe Robin è morta nel 1981 a 80 anni di età e ha fondato i “Foyers de Charité” in Francia).
Mentre noi ci fermiamo di fronte al santuario della coscienza, i mass media in modo unanime hanno approvato questa interruzione di vita come l’unica soluzione “degna”. E riparte la campagna della cultura di morte.

Cosa fare?

GRAZIE PER IL POST, NIENTE PERO' SUL VANGELO DI IERI E OGGI?

GRAZIE PER IL POST, NIENTE PERO’ SUL VANGELO DI IERI E OGGI?
mi è arrivato su Whats App questo richiamo ieri sera.
Non sempre ho il tempo di commentare le letture del giorno anche se c'è sempre tanto da dire e condividere sulla Parola di Dio. 
Ieri è stata  una di quelle giornate molto piene e, grazie a Dio, mi sembra molto positiva. 
Inoltre qualche volta l’attualità vale la pena di essere commentata e le do la precedenza anche se ciò che più mi interessa è meditare la Parola di Dio.
Prometto che oggi commenterò le letture del giorno.
Mi è stato anche richiesto di parlare del DJ andato in Svizzera per morire e lo farò.

Questo blog è per me un piccolo dono del Signore e mi permette un contatto molto gradito con fratelli e sorelle della parrocchia ma anche con persone che non vedo più, come amici delle altre parrocchie dove sono stato e alcune delle bellissime persone con le quali ho condiviso l’impegno all’Ospedale Psichiatrico Giudiziario a servizio dei nostri amici internati.

Sembra che ci sia un problema per postare commenti. 
Se uno non può inserire un commento direttamente il modo più comodo perché io possa tenerne conto è di mandarmelo sotto forma di mail al mio indirizzo:
oppure via sms al cellulare:
338 39 51 007


Infine se qualcuno desidera essere messo nel broadcast di Whats App per ricevere direttamente l’avviso dei nuovi post me lo faccia sapere.

lunedì 27 febbraio 2017

UN "GREEN" CHE CRESCE NON FA RUMORE

Il giornale Repubblica di oggi in un articolo (qui il link: La mobilità "green" di Papa Francesco userà l' auto elettrica. Ricevuta in dono per gli 80 anni vi salirà per i normali spostamenti negli altri viaggerà in papamobile) parla delle iniziative del Vaticano per l’ambiente. Si è parlato poco di ciò che ha già fatto papa Benedetto XVI, come l’installazione di pannelli fotovoltaici e la piantumazione di foreste per compensare le emissioni di gas serra. Il Vaticano, in questo modo dovrebbe già essere il primo Stato ad “emissioni zero”. Ma, cito dall’articolo: “papa Francesco non si ferma. Diventerà un "testimonial" diretto dell' impegno green utilizzando un' auto elettrica bianca (chiaramente, aggiungo io)… ricevuta in omaggio per il suo ottantesimo compleanno , … dotata di un pannello fotovoltaico, per tenere l' abitacolo fresco durante la sosta, e di una colonnina di ricarica intelligente con gestione da smartphone che permetterà di fare il pieno in circa un' ora, il tempo di una messa. Il papa ha scritto nella "Laudato sì": "è diventato urgente e impellente lo sviluppo di politiche affinché nei prossimi anni l' emissione di anidride carbonica e di altri gas altamente inquinanti si riduca drasticamente, ad esempio sostituendo i combustibili fossili e sviluppando fonti di energia rinnovabile" ... "la tecnologia basata sui combustibili fossili, molto inquinanti - specie il carbone, ma anche il petrolio e, in misura minore, il gas -, deve essere sostituita progressivamente e senza indugio". C'è anche il fronte dell’acqua potabile e non. Per dare un contributo in questa direzione il Vaticano ha appena lanciato un pacchetto di interventi contro la desertificazione in Sahel.


N.B.: è vero che l’elettricità della tua macchina verde è generalmente prodotta usando il petrolio. Il vantaggio ecologico però è evidente su due fronti. Quello della salute umana: l’auto elettrica non inquina l’aria delle zone densamente abitate dove circola. Quello proprio delle emissioni inquinanti: il controllo e contenimento delle sostanze inquinanti in uno stabilimento di produzione industriale è molto più facile e molto superiore che nella combustione di un motore di macchina.

sabato 25 febbraio 2017

FRA LEONE - DA P. MAURIZIO PATRICIELLO

Un amico ha ripescato - non so dove - questo "fioretto" raccontato da Maurizio Patriciello amico nostro. Per inciso, io non sono quel frate al quale Maurizio ha dato passaggio mentre era diacono della A D I pentecostale, ma fra' Riccardo che, all'epoca, era il mio formatore. 
Visto che faccio parte delle "persone informate dei fatti" voglio fare qualche precisazione. Fra' Leone non ha trascorso molti anni nell'arma dei carabinieri, pur conservando un grande affetto e fierezza per l'arma, ma ha fatto solo il servizio militare nella sezione sportivi perché all'epoca era una giovane promessa della pallavolo a livello nazionale. 
La seconda precisazione è che il Professore Orlando di cui si parla è stato parroco proprio di San Castrese per ben 17 anni, e oggi fra' Leone è parroco di una altra parrocchia dedicata a san Castrese.

FRA LEONE
Entrò in convento dopo aver trascorso  molti anni nell’arma dei carabinieri. Volle chiamarsi fra Leone, come l’amico di Francesco. Riprese a studiare con fatica. Puntuale, arrivava  in facoltà teologica a pieni scalzi, avvolto nel saio grigio di tessuto grezzo  e la corona del rosario tra le mani. Lo sguardo sereno, il volto buono, il sorriso sulle labbra. A vederlo era un incanto.  Faceva mille sforzi per stare al passo con i  giovani colleghi. Il desiderio di diventare sacerdote lo consumava.  Nell’intervallo delle lezioni, con passo svelto, si recava in cappella, si rannicchiava  in un angolo e sprofondava nella preghiera. Il professore Orlando, prete della chiesa di Napoli, in quella facoltà, da sempre, insegnava filosofia teoretica. San Tommaso d’ Aquino, i suoi scritti, la sua intelligenza, la sua cultura, il suo argomentare lo facevano impazzire. Ne era innamorato. Gli brillavano gli occhi durante le lezioni. Le dispute filosofiche erano suo pane quotidiano.  Severo e burbero come i vecchi maestri di una volta, Orlando,  era temuto da tutti gli studenti dei primi anni. Solamente pochi fortunati superavano l’ esame con lui  al primo colpo. Anche per fra Leone arrivò il temuto giorno. All’umile  frate la filosofia proprio non gli entrava in testa. La studiava come ingoiando una medicina di cui non si può  assolutamente fare a meno. La notte prima della fatidica ora,  fra Leone la passò davanti al Santissimo Sacramento. Un po’ studiava, un po’  pregava, un po’ si appisolava  sul libro scritto dallo stesso  professore. Di quel libro l’autore, con malcelato orgoglio, amava ripetere: «  I maligni dicono: tosto il professore,  tosta la materia, tosto il libro. Naturalmente non è vero…».  Naturalmente era vero. Quel libro era proprio una mazzata in testa per chi non amava la filosofia. Fra Leone lo aveva letto,  riletto e sottolineato, ma ci aveva capito poco. Lui preferiva riposare davanti al Tabernacolo, piuttosto che rompersi la testa con le tesi di san Tommaso. Inutile dire che per il professore Orlando, che pure il rosario recitava ogni mattina,  queste dicotomie erano considerate un sacrilegio. Arrivò il momento  tanto atteso. Fra Leone, alto e magro come un cipresso toscano, fasciato  nel suo mantello, rabbrividendo per la paura e per il freddo entrò nell’aula come un condannato a morte. Il professore, alto, rosso,  grosso,  era diventato una cosa sola con la talare  che indossava, di colore nero. Eccoli, fronteggiarsi, questi due uomini innamorati dello stesso Dio eppure così diversi. Il tomista  notò il sudore freddo che  colava dalla fronte del francescano. Attimi di passione pura per lo studente. I frati, in convento, pregavano perché Leone superasse quello scoglio. Orlando stava per sferrare il primo colpo quando, inaspettatamente, esprimendosi nella nostra gustosissima lingua partenopea,  esclamò: « Munaciè, tu tiene a faccia e uno che a filosofia nunn a sape…».  Traduco: « Fraticello hai la faccia di uno che la filosofia non la conosce …». Ci aveva azzeccato in pieno  l’ indovino. Fra Leone, tremante,  abbassò la  testa e prese a farfugliare: « E’ vero, monsignore. Io la filosofia non la conosco. Ho studiato tanto, ma ci ho capito poco. Ringrazio Dio, però,  che nella Chiesa ci siano uomini  intelligenti e preparati come lei che la filosofia la sanno tanto bene…». Il burbero rimase colpito e rivolto all’ assistente: « L’esame è finito. Dagli un voto basso e fai entrare il prossimo. Il fraticello pregherà per noi…». Fra Leone aveva superato l’esame con Orlando! Cosa da non credere. Quel frate oggi è un sacerdote   amato e ricercato per i suoi consigli, la sua bontà, la sua sapienza. Un uomo generoso  e buono che si fa tutto a tutti  pur senza sapere di filosofia. Possiamo dirlo? Un santo. Orlando, il vecchio professore,  è morto qualche anno fa. Il frate e il monsignore. Due uomini. Due cristiani. Due sacerdoti. Così simili. Così diversi. Un solo Dio. Un solo Signore. Una sola fede. Tanti carismi a servizio di Gesù e dell’uomo.  Come è  giovane e bella la nostra santa madre Chiesa due volte millenaria, dove, per strade diverse, tutti possono accedere alla medesima corona di gloria.  Padre Maurizio Patriciello

Beati gli intelligenti e Beati i piccoli!
Faccio parte di una altra categoria non meglio definita perché anche a me il libro e le lezioni del Professore Orlando erano "na mazzata n'fronte", ma con la grazia di Dio spero fermamente nella Vita eterna.


sabato VII settimana T. O. / BEATI GLI INTELLIGENTI, BEATI I PICCOLI

i Veggenti di Fatima
Siamo nell'anno centenario delle apparizioni
La prima lettura elenca tutti i doni di Dio e la dignità che questi danno agli uomini: rivestiti di una forza pari alla Sua(!!), formati a sua immagine, dotati di discernimento del bene e del male, lingua, … cuore per pensare, scienza e intelligenza, Dio ha stabilito con loro un’alleanza eterna….
Il Vangelo sembra dirci il contrario: sono degni i bambini, cioè coloro che ancora non contano nell’Assemblea dell’Alleanza, non hanno l’intelligenza la forza e la scienza proprie degli adulti.

Come conciliare queste due letture? Sembrano opporsi.
Invece sono complementari in modo meraviglioso.
L’apprezzamento per l’intelligenza ricevuta e i doni propri della maturità non devono sviare l’uomo dalla sua semplicità di creatura che riceve da un’Altro questi doni. Qualunque progresso faccia l’uomo non sa e non saprà mai tutto, ma può diventare tutto nel Tutto, appoggiandosi e unendosi a Lui con la fede e l’amore.

Questo insegnano i bambini. Non sono naturalmente buoni come si dice comunemente, con conseguenze sempre più gravi nelle società occidentali. Anzi, i bambini sono fondamentalmente egoisti, e se non vengono indirizzati il loro ego rischia di crescere e allargarsi sempre di più. Ma i bambini sono piccoli, “sanno”, prima ancora di parlare, che vengono da altri, che non se la cavano da soli. Nella loro fragilità si appoggiano naturalmente ai “grandi”, hanno fiducia molto facilmente. Questa è la lezione dei bambini agli adulti. (Sono anche facilmente feriti ... ).

È molto bello poter guardare a tutti con la convinzione che il più piccolo è senz’altro più avanti di me propri per la sua piccolezza che lo apre più facilmente alla fiducia in Colui che è l’Unico e il solo Sapiente.

Il Vangelo rivela la bellezza di ognuno
Abbiamo così facilmente tendenza a fare classi, anche nella Chiesa, a gonfiarci di orgoglio, mentre il Vangelo rivela la bellezza di ognuno e la sua preziosità nel piano di Dio.
Beato l’uomo ricco di doni che li vive con la fiducia e la piccolezza di un bambino e che sa di aver bisogno degli altri.

Si racconta questo fioretto di san Tommaso d’Aquino: la mente così profonda che ha dominato e ispira ancora oggi la riflessione filosofica e teologica della Chiesa era un uomo semplice, al punto di essere chiamato dai suoi confratelli “il Bue Siciliano”. Un giorno, porgendosi alla finestra un frate esclamò: “fra’ Tommaso vieni a vedere, un asino sta volando”. Fra’ Tommaso corse a vedere. Alle risa dei confratelli, rispose: “Mi sembrava più facile che un asino volasse che un frate domenicano dicesse una bugia”.
Don Maurizio Patriciello che tutta l’Italia conosce, ha studiato teologia con me e con un caro confratello, fra’ Leone. Egli racconta un gustoso episodio di fra’ Leone che si rifà al nostro discorso di oggi. È un po’ lungo e lo metto in un altro post.


Prima Lettura   Sir 17, 1-13
Il Signore formò l'uomo a sua immagine.

venerdì 24 febbraio 2017

venerdì VII settimana T.O. / IL RIPUDIO: MOSE' VI DIEDE QUESTA NORMA

Ancora una prima lettura piena di saggezza attuale. Proprio in questi giorni con amici facevamo riflessioni sulle relazioni interpersonali e qualche delusione. E trovavamo molti casi conosciuti che assomigliano tanto a quelli che osserva – e lamenta – il Siracide:

Tiepolo - Agar cacciata
Chi l’ha detto che l’Antico Testamento è superato? È Parola di Dio e quindi eterno, soltanto è stato portato a compimento da Gesù. E Gesù, per prima cosa, rimette la Parola di Dio nella sua semplice verità, come deve capirla chi ha il cuore retto. Il Vangelo di oggi è esemplare al riguardo.
Siccome il peccato che devasta il cuore dell’uomo portava molti mariti a trattare malissimo le loro mogli e uno degli esiti era di cacciarle per magari prendersene un’altra più giovane, e i richiami dello Spirito Santo nel cuore non erano sufficienti per vincere l’ostinazione degli uomini, Dio inventò una norma a protezione delle donne. Dio regolamentò il ripudio, creando l’istituto del divorzio. A PROTEZIONE DELLE DONNE.

Ma la stessa inclinazione che portava i mariti a maltrattare le loro donne portò a cambiare prospettiva al ripudio. Da protezione delle donne che invitava anche a riflettere, a desistere, divenne nella mentalità comune una formalità – forse un po’ noiosa – da adempiere per sentirsi giustificati in coscienza di rimandare le mogli non più gradite. Chiaramente Gesù non parla così. Allora i farisei vogliono metterlo alla prova e gli dicono: “ti ascoltiamo parlare e ci vengono dei dubbi. Dicci chiaramente, il Magistero precedente è ancora valido oppure no? È ancora lecito a un marito ripudiare la propria moglie?”

E Gesù chiede: “Cosa vi ha ordinato Mosè?” Non possono rispondere: “Mosè ci ha ordinato”, ma solo: “Mosè ci ha permesso”. E questo cambia tutto.  E Gesù continua: “all’inizio, anche quando dopo il peccato Adamo ed Eva hanno litigato, Dio non ha creato altri uomini e donne perché “potessero rifarsi una vita”.
Sopratutto Gesù indica l’origine dei litigi distruttivi nei matrimoni: la durezza di cuore. Anche noi, come i farisei di allora siamo condizionati dalla mentalità comune, cosicché, quando viene la crisi si va dallo psicologo per vedere se siamo realmente compatibili come carattere senza mettere alla base di tutto la Parola di Dio che dice: “per la tua durezza di cuore ti stai dividendo, impara da me che sono mite e umile di cuore e si salverà il tuo matrimonio”. Seguendo Gesù, un cristiano ha la grazia di non divorziare.

Quando ho scritto, di recente, un post sul Capitolo VIII della Amoris Laetitia, ho avuto più commenti del solito perché – lo sapevo già – nei matrimoni ci sono spesso enormi sofferenze. Almeno nell’accompagnamento dei fidanzati ci dovrebbe essere maggiore attenzione per evitare matrimoni palesemente mal fatti, e non celebrare matrimoni nulli. Ciò che Dio ha unito, l’uomo non lo separi, ma una cerimonia sfarzosa non basta perché Dio unisca due vite. So quanto è difficile nel concreto quando due fidanzati vogliono celebrare in Chiesa il loro matrimonio dissuaderli di sposarsi o solo capire se le loro intenzioni sono sincere e quindi il sacramento celebrato esternamente avrà validità davanti a Dio e sarà fonte di grazia per loro. Però essere negligente da parte di un prete in questo campo è una "gravissima colpa professionale" e un peccato grave. Meno male che di questi tempi queste cose un papa le sta dicendo.


Prima Lettura   Sir 6, 5-17
Per un amico fedele non c'è prezzo.

giovedì 23 febbraio 2017

UGUAGLIANZA E OBBEDIENZA: LA FRATERNITA' SECONDO SAN FRANCESCO

Ho citato per la festa della Cattedra di Pietro (22 febbraio) il pensiero di san Francesco sul rapporto fraterno nella comunità che vive il Vangelo. Penso che sia bello aiutare gli amici del blog a gustarlo direttamente. Ha una forza rivoluzionaria. Alcuni aspetti non sono stati ripresi nella Regola successiva conosciuta come "Bollata" probabilmente per evitare eccessi  che si erano verificati. Ma questo pensiero di san Francesco di uguaglianza tra i frati associato alla fiducia nell'obbedienza è rimasto totalmente nel DNA dell'ordine perché tutti e due gli aspetti sono profondamente presenti nel Vangelo. 
Papa Francesco a Greccio
Questa è la prima Regola che il beato Francesco compose, e il signor papa Innocenzo gli confermò senza bolla.
(……)
IV. DEI RAPPORTI TRA I MINISTRI E GLI ALTRI FRATI 
13 1 Nel nome del Signore! Tutti i frati, che sono costituiti ministri e servi degli altri frati, distribuiscano nelle province e nei luoghi in cui saranno, i loro frati e spesso li visitino e spiritualmente li esortino e li confortino. 2 E tutti gli altri miei frati benedetti diligentemente obbediscano loro in quelle cose che riguardano la salute dell’anima e non sono contrarie alla nostra vita. 3 E si comportino tra loro come dice il Signore: Tutto quanto desiderate che gli uomini facciano a voi, fatelo voi pure a loro; 4 ancora: Ciò che tu non vuoi sia fatto a te, non farlo agli altri (Tb 4,16). 
14 5 E ricordino i ministri e servi che dice il Signore: Non sono venuto per essere servito, ma per servire (Mt 20,28); 6 e, poiché a loro è stata affidata la cura delle anime dei frati, se qualcuno di essi si perdesse per loro colpa e per il loro cattivo esempio, nel giorno del giudizio dovranno rendere ragione(Mt 12,36) davanti al Signore nostro Gesù Cristo.

V. DELLA CORREZIONE DEI FRATI NELLE LORO MANCANZE 
15 1 E perciò custodite le vostre anime e quelle dei vostri fratelli, perché è terribile cadere nelle mani del Dio vivente (Eb 10,31). 2 Ma se un ministro avrà comandato a un frate qualcosa contro la nostra vita o contro la sua anima, il frate non sia tenuto ad obbedirgli; 3 poiché non è obbedienza quella in cui si commette delitto o peccato.
16 4 Tuttavia tutti i frati che sono sudditi considerino con ragione e diligenza le azioni dei loro ministri e servi. 5 E se vedranno che qualcuno di essi vive secondo la carne e non secondo lo spirito, quale è richiesto dalla rettitudine della nostra vita, 6 dopo la terza ammonizione, se non si sarà emendato, sia denunciato al ministro generale e servo di tutta la Fraternità nel Capitolo di Pentecoste, senza che nulla lo impedisca.
17 7 Se poi tra i frati, ovunque siano, ci fosse qualche frate che volesse camminare secondo la carne e non secondo lo spirito, i frati, con i quali si trova, lo ammoniscano, e lo istruiscano e lo correggano con umiltà e diligenza. 8 E se dopo la terza ammonizione quegli non vorrà emendarsi, lo mandino oppure ne riferiscano al ministro e servo, 9 e il ministro e servo lo tratti come gli sembrerà meglio secondo Iddio.
18 10 E si guardino tutti i frati, sia i ministri e servi sia gli altri, dal turbarsi e dall’adirarsi per il peccato o il male di un altro, perché il diavolo per la colpa di uno vuole corrompere molti; 11 ma spiritualmente, come meglio possono, aiutino chi ha peccato, perché non quelli che stanno bene han bisogno del medico, ma gli ammalati (cfr. Mt 9,12) (cfr. Mc 2,17) .

giovedì VII settimana T. O. / NON ASPETTARE A CONVERTIRTI AL SIGNORE

preso da Internet
Le due letture di oggi concordano totalmente in quanto a metodo: una raccolta di detti messi insieme per comunanza di argomento e per assonanze di vocabolario (in particolare il Vangelo che fa vari passaggi: piccoli – conseguenze del peccato – fuoco – sale) e per contenuto centrale: non peccare, non pensare di imporre al Signore una tua giustizia o forza al di fuori di lui.

Il brano del Siracide è pieno di consigli molto concreti, molto attuali, molto preziosi, che vanno letti e meditati senza bisogno di grandi commenti. Per chi sa cercare e leggere, l’Antico Testamento è pieno di tesori utilissimi alla nostra vita spirituale di cristiani.

Notiamo la radicalizzazione del discorso di Gesù nei confronti della saggezza dell’Antico Testamento (taglia!). Si potrebbe pensare che Gesù è meno misericordioso del Dio dell’Antico Testamento. Un dato che sconvolge le idee ricevute. Gesù non è meno misericordioso ma più “esigente” perché vede nell’assoluto la Beatificazione dei Giusti e la Dannazione di coloro che si chiudono alla Grazia. Questa Verità è sommamente importante. Ci conforta ricordandoci la grandezza del dono di Dio che non si deve perdere in nessun modo, e distrugge ogni pretesa circa una “misericordia facilona” tipo: posso peccare tanto Dio è misericordioso. La misericordia di Dio manifestata in Gesù è infinita ma è “seria”. Gesù ci ha salvati con la sua morte in croce e ci chiama alla conversione.

Una precisazione è necessaria: Gesù dice taglia la mano, cava l’occhio che ti danno scandalo… Egli vuole dire: “allontana con la massima decisione il peccato da te”. La Chiesa si è concretamente trovata di fronte nei primi secoli ad alcuni cristiani che hanno preso alla lettera materialmente questa Parola ma non ne ha mai esaltato il coraggio (che c'era pure, bisogna riconoscerlo), e ha sempre condannato senza appello ogni mutilazione volontaria. 



Prima Lettura   Sir 5, 1-10
Non aspettare a convertirti al Signore.

mercoledì 22 febbraio 2017

22 febbraio / CATTEDRA DI PIETRO: PIETRO CI PROTEGGE MA HA ANCHE BISOGNO DELLA NOSTRA "PRIOTEZIONE".

La Cattedra di Pietro: una bellissima festa che ci riporta alle nostre origini cristiane.

Quanta semplicità da parte di Pietro l’Apostolo nella prima lettura: si sente un fratello allo stesso livello degli altri presbiteri. Egli è un testimone diretto delle sofferenze di Cristo. Sa di avere causato a Gesù una parte delle sue sofferenze. Come potrebbe atteggiarsi, innalzarsi su qualche piedestallo? Cristo ha sofferto perché tutti gli uomini diventino fratelli, figli dello stesso Padre. Come potrebbe prendere le distanze, avere atteggiamenti di superiorità?

Purtroppo la Chiesa è piena di superiori, monsignori, eccellenze, eminenze e cose del genere.
San Francesco d'Assisi lo sapeva e ha scritto nella Regola che nessun responsabile di comunità sia chiamato “superiore” o “priore”, ma siano “ministri”, cioè servi, e anche “custodi” cioè guardiani dei loro fratelli, minori gli uni agli altri (vedi capitolo 10 della “Regola Bollata” e i capitoli 4, 5 e 6 della “Regola non Bollata” che la precede) e che ogni frate sia accolto da lor con tanta familiarità che possa parlare con loro come fanno i padroni con i loro servi!

Questo è ciò che papa Francesco in modo particolare vuole incarnare nel suo ruolo di "Servo dei Servi di Dio".

C'è un altro aspetto di Pietro che trovo evidenziato nelle letture di oggi: Pietro è istituito dall'alto come testimone della fede che conferma i suoi fratelli.
Paolo VI firma la "Populorum Pogressio". Fu
considerato un Papa poco cattolico da alcuni
ambienti perché indicava l'importanza della
frattura Nord-Sud del Mondo e non solo Est-Ovest
I problemi in parrocchia non mancano ma sono locali e quelli che non si riescono a gestire si mandano al vescovo. Il quale si deve confrontare con molti problemi. E quelli che non riesce a gestire li manda al vescovo di Roma. Forse non ci rendiamo conto dell’infinità di problemi che il vescovo di Roma e i suoi collaboratori devono gestire, i più spinosi, i più scoraggianti, i più vergognosi. Certo questa continuo confronto con i problemi si accompagna ad una conoscenza globale e spesso diretta di tante meraviglie che il Signore opera nella sua Chiesa.
Nonostante gli aspetti positivi, l’impatto di tutti gli scandali pesa.

Da una parte Pietro ci protegge.
Dall’altra parte dobbiamo “proteggerlo” con la nostra preghiera e la nostra obbedienza, con la nostra vita di fede e di unità perché anch’egli, che è un uomo (assieme ai suoi collaboratori), possa pascere il gregge a lui affidato con gioia e non “gemendo”. Perché egli possa affrontare i problemi con un approccio sempre spirituale non con la carne né con il sangue, ma con la grazia del Padre celeste che gli è stata donata (cfr. Vangelo).

Prima Lettura  1 Pt 5,1-4
Compi la tua opera di annunciatore del Vangelo, adempi il tuo ministero.

lunedì 20 febbraio 2017

lunedì VII settimana T.O. / IL CASO E LA NECESSITA'?

Einstein ha detto che Dio gioca con i dadi

Fin dalle prime righe del suo libro il Siracide ci presenta la ricchezza e grandezza del Creato e la Saggezza divina che lo ha ordinato. Nel Vangelo di oggi vediamo invece il caos, accompagnato da grande angoscia, provocato dagli spiriti impuri e dalla mancanza di fede, riportato all’armonia da Gesù che libera il ragazzo posseduto dal demonio.

È veramente così? 
(Adesso farò una riflessione che potrà sembrare complicata o inutile per alcuni. Chi vuole rimanere nella semplicità della Fede - che è grandissima e profondissima Sapienza! - può andare subito alla Conclusione di questo post). 

Il saggio Gesù Ben Sirach – il Siracide – costata la complessità e immensità del Creato che nessuno può esplorare fino in fondo. Non solo, ma addentrarsi nella conoscenza della realtà riserva molte sorprese e può portare allo smarrimento. Un’immagine per spiegare l’interconnessione delle scienze e la conoscenza globale che se ne può ricavare è che lo scienziato vede la realtà come attraverso uno specchietto. Ogni specchietto permette di vedere solo una parte del reale. Mettendo tutte questi specchietti insieme otteniamo un’immagine in buona parte convergente ma che non può essere né totale né completamente coerente. Non esiste la formula che spiega tutto dell’Universo.

Da questo, qualcuno deduce che non esiste nessuna Sapienza all’origine dell’Universo. In un libro diventato famoso “Il caso e la necessità”, Jacques Monod, biologo francese e premio Nobel per la Medicina nel 1965, riduce le leggi che governano tutta la realtà a questi due elementi: il caso e la necessità. Tutto evolve per il gioco delle probabilità che fa apparire ogni tanto delle combinazioni, delle soluzioni vitali che possono mantenersi ed espandersi, anche grazie alla capacità di adattamento al proprio ambiente (la necessità).

È chiaro che gli argomenti razionali di chi ha contestato il Professor Monod sono altrettanto solidi. Sia sul piano scientifico proprio, sia sopratutto su quello filosofico. Per una ragione molto semplice. Fare un’affermazione assoluta sul senso della Vita e dell’Universo a partire dalle sole scienze dette esatte è un errore di metodo oppure un atto di fede che non vuole dire il suo nome. Più che atto di fede, bisognerebbe dire un "atto fideistico", nel senso che l’atto di fede è rivolto a chi  è superiore e può rivelare ciò che va oltre le capacità di conoscenza dell’uomo, cioè a Dio. È fideistica invece la posizione di chi vuole elevare a dogma assoluto la sua opinione o credenza mentre esse riposano sull’uomo.  Anche se egli non era certamente uno stupido, J. Monod, volendo estrapolare leggi universali e perenni dallo stato delle scienze al momento in cui scrive, arriva in pratica a questo doppio errore: afferma che il sapere scientifico è la base sicura per una riflessione che non le compete perché è propriamente filosofica o di fede e perché il sapere scientifico di un dato momento è il sapere di quel momento e non un sapere eterno. Infatti, da una parte, la scienza non può essere né fedele di una religione né sopratutto fideistica. La fede e la ragione vanno benissimo insieme e si aiutano a vicenda nella misura in cui rispettano ognuna il campo dell’altra. D'altra parte la scienza avanza attraverso ipotesi e verifiche. Ogni risultato, per definizione, è parziale e provvisorio in attesa di un risultato migliore anche se non ribalta del tutto il risultato precedente. In questo senso la scienza non può mai essere assoluta.

Conclusione: La visione armoniosa del Siracide e dei credenti in genere, riposa sulla rivelazione, su un intuito dato da Dio che, guardando la realtà e i suoi molteplici fenomeni, arriva ad una conclusione che oltrepassa la semplice ragione e lo sa. Senza la preghiera, e una vera comunione con Dio non possiamo avere la sua visione divina sull’Universo né concepirne l’unità.

domenica 19 febbraio 2017

VII domenica T. O. / CRISTIANI CERCANSI PER MISSIONE DI MASSIMA IMPORTANZA

Beato don Puglisi -
Uno dei tanti ma troppo pochi
del nostro tempo
che ci ha provato fino alla fine
So di avventurarmi su un terreno estremamente delicato perché come diceva don Mazzolari non si sa mai quanto peso possono sopportare le spalle dei poveri e per poveri intendiamo tutte le povertà materiali, psicologiche e spirituali.

Ma di fronte al Vangelo e alle promesse della fede voglio farmi qualche domanda.

Un ragazzo, ragazza di 16 anni che si suicida, se avesse avuto una fede radicata e personale nel Signore Gesù, si sarebbe suicidato? Seconda domanda ancora più delicata, con una premessa: quasi certamente questo ragazzo, ragazza è un battezzato ed è circondato da battezzati. Nella sua famiglia tutti sono battezzati, a scuola tra insegnanti e alunni suoi compagni, tutti sono battezzati. Ha frequentato la parrocchia, almeno per il catechismo della prima comunione dove ha incontrato solo battezzati. Possiamo chiederci se ha trovato tra questi battezzati qualcuno che viveva il Vangelo in modo abbastanza chiaro, rilevante, da rendergli presente, vicino, uno squarcio di Vita Eterna?

Un uomo che, per il dolore che prova, fredda il ragazzo che ha investito accidentalmente la sua moglie, se avesse avuto una fede radicata e personale nel Signore Gesù, avrebbe ucciso? Se avesse trovato tra i suoi conoscenti, dei discepoli di Gesù, qualcuno che viveva il Vangelo in modo abbastanza chiaro, rilevante, da rendergli presente, vicino, uno squarcio di Vita Eterna, avrebbe ucciso?

L’uomo di 30 anni che si è suicidato perché aveva come prospettiva solo lavori precari, se avesse avuto una fede radicata e personale nel Signore Gesù, si sarebbe suicidato? Se avesse trovato tra i suoi conoscenti, tutti battezzati, dei veri discepoli di Gesù, qualcuno che viveva il Vangelo in modo abbastanza chiaro, rilevante, da rendergli presente, vicino, uno squarcio di Vita Eterna, si sarebbe ucciso? Se questa società, fatta ancora di battezzati ad una schiacciante maggioranza, avesse una percentuale sufficiente di veri discepoli di Gesù, ci sarebbero quelle ingiustizie, quella ingordigia di soldi, quello sfruttamento spudorato dell’altro che costatiamo?

Ci rendiamo conto che lo spirito delle Beatitudini che ci presenta il Vangelo di oggi è più che mai necessario nella nostra società.

Pensando a questo e a tanti nostri fratelli e sorelle cristiani nel mondo che sono perseguitati per la loro fede, noi che grazie a Dio possiamo professarla liberamente, prendiamo coraggio per vivere in modo più autentico i comandamenti di Gesù e la testimonianza, l’annuncio della Risurrezione, dell’amore che Dio ha per ciascuno in Gesù Cristo.

Se nulla ti distingue dagli altri tranne qualche devozione, qualche Messa, che cosa fai di così speciale, che ricompensa potrai mai avere?

Ci rendiamo conto che senza una preghiera intima, cuore a cuore con Gesù, le esigenze del Vangelo di oggi sono per noi solo follie, direi assurdità, appena vogliamo scendere sul piano della concretezza delle nostre situazioni. Senza la grazia non si vive il Vangelo. Senza la preghiera intima con il Signore non si vive la grazia.



Prima Lettura  Lv 19, 1-2. 17-18
Ama il prossimo tuo come te stesso.

giovedì 16 febbraio 2017

giovedì VI° settimana T. O. / AVETE DETTO DROGHE LEGGERE?


Nella lettura di oggi il Signore Dio spiega le condizioni del nuovo mondo dopo il Diluvio. C'è lo stesso dinamismo e la stessa missione fondamentale assegnata all’umanità che agli albori della Creazione. Ma ormai il peccato e la violenza sono presenti anche nel piano di Dio. L’uomo “dovrà” incutere terrore e timore agli animali e potrà nutrirsene. Dio sembra arrendersi di fronte al male.

Dio si arrende oppure è un realista paziente? “I piedi per terra e il cuore in cielo”, come si dice. "Accompagnare, discernere, integrare la fragilità" direbbe papa Francesco. Il Vangelo di oggi ci fa capire proprio che Dio abbraccia l'uomo reale senza rinunciare all'ideale. Pietro, trasportato dal suo affetto per Gesù, viene chiamato “Satana” solo perché “(Pietro, tu) non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”. 

La terribile recente vicenda del ragazzo sedicenne che si è buttato dal terzo piano mentre le Fiamme Gialle, chiamati dalla mamma, perquisivano la sua stanza ha risollevato drammaticamente il problema del comportamento da tenere di fronte alle cosiddette “droghe leggere”. Come comportarsi di fronte ad una generazione più fragile ancora della precedente?
Ma non poteva mancare chi ha subito chiesto con alte grida la vendita libera di queste droghe “che non fanno male”, come se questo risolvesse tutto, come se il permissivismo fosse la soluzione per ogni cosa. E' proprio vero?

Leggo da internet:
Non bisogna dimenticare, però, che gli effetti dell’hashish sono il risultato del modo in cui questa sostanza interagisce col Sistema Nervoso Centrale, ragion per cui alcuni di questi effetti possono manifestarsi come una conseguenza d’abuso di questa sostanza e incidere considerevolmente sulle varie attività della vita di tutti i giorni, provocando grosse difficoltà come ad esempio:
·          difficoltà di memoria
·          ridotta percezione del rischio
·          difficoltà di concentrazione
·          repentini sbalzi d’umore
·          depressione
Tutti gli effetti dell’hashish celano un enorme rischio, ovvero quello di portare il cervello ad abituarsi alla presenza di questa sostanza, con la conseguenza che comincerà a modificare definitivamente il suo funzionamento e nel momento in cui si interrompa l’assunzione di questa droga, non riesca a riprendere la sua normale attività.
Infatti capita sempre più di sovente che una persona inizi a manifestare dei chiari sintomi di astinenza da hashish, già poche ore dopo che ne interrompe l’uso. Oltre a questo tipo di conseguenze, però, ultimamente si riscontrano sempre più casi di persone che a causa dell’hashish hanno riportato conseguenze di tipo psichiatrico, caratterizzate da un totale distacco dalla realtà.
… Conseguenze di tipo psichiatrico per esempio portare un giovane ad avere una crisi di panico di fronte ad una situazione imprevista e stressante con ridotta percezione del rischio, ecc., ecc., e magari morire per un gesto incontrollato.

(Per non parlare del catrame. Negli Stati Uniti fumare la sigaretta è diventato “peccato mortale” ma lo Hashish deve essere libero, mentre già di per sé fa più male della sigaretta).


Prima Lettura   Gn 9, 1-13
Pongo il mio arco sulle nubi,perché sia il segno dell’alleanza tra me e la terra.

mercoledì 15 febbraio 2017

Mercoledì VI° settimana T. O. / SEDERE ALLA MENSA DELLA CREAZIONE RICONCILIATA

Aurelio Luini -
Chiesa di san Maurizio al Monastero Maggiore  Milano
Possa il Signore aprirci gli occhi, come al cieco del Vangelo, anche progressivamente ma fino a completa guarigione! Oggi questo episodio è associato alla prima lettura che racconta la fine del Diluvio Universale mandato da Dio per distruggere il Creato e i suoi abitanti totalmente degradati dal peccato. Dio stringe una nuova alleanza con l’uomo peccatore attraverso la Creazione che Egli promette di non devastare più.

Infatti da Adamo ed Eva in poi il peccato non aveva fatto che progredire. La Bibbia costata con desolazione che il timore di Adamo dopo la colpa non ha fermato il peccato che, anzi, raggiunge il grado assoluto dell’omicidio. Anche la quasi disperazione di Caino: “il mio peccato è troppo grande” e il suo terrore per la vendetta del sangue, non porta ad un rinsavimento della sua posterità. Discendente di Caino, Lamech dice: “Sette volte sarà vendicato Caino ma Lamech settantasette”.
Quasi che l’uomo abusasse della misericordia di Dio per adagiarsi nel peccato.
Dalla discendenza di Set però alcuni si distinguono per il loro “camminare con Dio”. Curiosamente il padre di Noè che “trovò grazia presso Dio” si chiama anch’esso Lamech.

L’alleanza che Dio stringe con Noè e la sua discendenza dopo il Diluvio ci conforta proprio perché nasce in un contesto di disillusione. “Il Signore disse in cuor suo: “Non maledirò più il suolo a causa dell’uomo, perché ogni intento del cuore umano è incline al male fin dall’adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente come ho fatto”. Dio si arrende nella sua pretesa di perfezione ma non nella sua misericordia!

Non abusiamo della misericordia di Dio ma imitiamola!
Siamo invitati ad  imitare la bontà gratuita di Dio, non a farci forte del limite che Lui stesso ha posto alla sua collera per infierire sul nostro simile e sul Creato!
Riguardo al Creato in particolare, ma non solo, sembra che abbiamo proprio bisogno di essere guariti da una grande cecità. Questa guarigione progressiva deve però diventare completa.

Imitiamo Dio che usa il Creato, “seme e mèsse” per il pane, vite e uva per il vino, per fare attraverso di loro il Sacramento della Comunione con Lui.
Sediamoci degnamente a questa mensa per rinnovare l’Alleanza con Dio e promettiamo di usare con rispetto e gratitudine del Creato, impiegando ogni suo elemento sempre e solo per un fine positivo a gloria di Dio e a servizio della dignità dell’uomo.



Prima Lettura   Gn 8, 6-13.20-22
Ecco, la superficie del suolo era asciutta.

martedì 14 febbraio 2017

14 febbraio / SANTI CIRILLO E METODIO: NON SONO PIU' SERVO DI NESSUN UOMO SULLA TERRA!


Lo so che oggi è san Valentino, ma io con tutta la Chiesa esulto per i compatroni di Europa Cirillo e Metodio, i due fratelli greci mandati in missione presso gli Slavi dalla Chiesa di Bisanzio nel secolo IX. Per me sono figure straordinarie di libertà, audacia e … di pesantezza delle vicende umano politico ecclesiastiche.

Cirillo e Metodio sono figli di ottima famiglia e dotati di relazioni importanti che condizioneranno molto la loro vita e la loro missione. Ma sarà più forte la loro passione semplice per la Sapienza, per il Vangelo, il loro amore per Gesù, Redentore e Amico degli uomini, soprattutto dei "piccoli del Vangelo". Sarà più forte la grazia e il progetto di Dio.

Il motivo umano del loro invio in missione sembra essere fin dall’inizio una lotta di influenza tra Oriente e Occidente, tra Bisanzio e Principi tedeschi: Portiamo il Vangelo a questi popoli per farli entrare nella nostra zona di influenza!
Ma loro vanno per evangelizzare per dare la dignità di figli di Dio e quindi anche la dignità umana a popoli che non hanno neppure l’uso della scrittura. Cirillo e Metodio vogliono celebrare nella loro lingua, evangelizzare nella loro lingua. Per loro Cirillo inventa l’alfabeto “glagolitico” che si chiama ancora oggi “cirillico”.

L’opposizione non è solo quello della politica ma anche dall'interno della Chiesa. Si pretende che solo in tre lingue è lecito lodare Dio: l’ebraico, il greco e il latino! Per cui voler tradurre la Parola di Dio e la Liturgia in slavo è considerato una eresia!
Questo ci fa sorridere. Come è possibile che la gente (di Chiesa) potesse essere così ottusa un tempo? 
Ma il passato deve essere lezione per il presente e farci aprire gli occhi. Cosa facciamo oggi che non vediamo ed è contrario al Vangelo quanto quelle cose del tempo passato?

Finiamo con san Cirillo che, prossimo a morire, dopo aver indossato le sacre vesti, rimase per tutto il giorno ricolmo di gioia e diceva: «Da questo momento non sono più servo né dell'imperatore né di alcun uomo sulla terra, ma solo di Dio onnipotente. Non esistevo, ma ora esisto ed esisterò in eterno. Amen»
Queste frasi indicano quanto il paradiso colma l’uomo, ma anche quanto tutti i condizionamenti subiti, pur santificandolo, gli erano pesati.

Prima Lettura  At 13,46-49
Noi ci rivolgiamo ai pagani.