L’annuncio di Isaia infonde gioia: il Regno di Dio verrà. Gesù invia i 72 * per ribadire: “È vicino a voi il regno di Dio”. Esso si manifesta già con guarigioni fisiche e spirituali. Chi crede riprende speranza, si rialza e il demonio perde potere su di lui. L’esperienza dei 72 è prodigiosa sul piano umano e spirituale. L’incontro con Cristo e l’abbandono a lui non mi ha solo salvato, ma ha colmato di beni la mia vita e l’ha sviluppata in tanti modi. Un amico religioso aveva una passione: "Nessuno mi tocchi le vacanze! Voglio viaggiare, conoscere il mondo”. Ha imparato a ripudiare quell’idolo nel Cammino neocatecumenale. Ma offrendosi poi per la missione, ha viaggiato più di prima, questa volta per il Regno di Dio, con contatti molto più profondi con la gente e i luoghi visitati. Eppure Gesù dice che questo conta poco: “rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli”.
Ecco perché san Paolo ci dice con forza che l’importante è “l’essere nuova creatura”. Sei diventato nuova creatura? Puoi dire quando? Cosa significa “essere nuova creatura”? Paolo stesso dona la chiave: “quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo”. Infatti siamo sempre sotto il giudizio della coscienza e quello degli altri. Il demonio e il mondo ci torturano con i sensi di colpa, obbligandoci a giustificarci sempre. Spesso tentiamo di superarli accusando gli altri. È un inferno! Gesù non toglie il giudizio della coscienza, ma lo risana, e soprattutto, ci libera avvolgendoci con il suo perdono, la sua misericordia. Quello che la Legge non poteva perché indicava solo il bene da fare senza dare la forza di realizzarlo fino in fondo, e quindi rinchiudeva tutti sotto il peccato, “la potenza di una vita indefettibile” (Ebrei 7, 16), quella di Gesù, ha effuso su di noi il perdono dei peccati e la possibilità di vivere nella giustizia. Sono perdonato dal primo istante della mia vita fino all’ultimo, qualunque peccato io abbia fatto e farò. L’angoscia della dannazione, la complicazione e l'inefficacia delle pratiche per ottenere la salvezza: precetti, divieti, tabù, formule di preghiera valide o più o meno “forti”, … tutto cade. C'è solo una cosa da fare: credere in Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore, Via, Verità e Vita! Opporre con vigore al demonio il rifiuto delle sue menzogne, e vantarci della Croce di Cristo perché “questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me” (Gàlati 2, 20). Che liberazione!
Sono un peccatore perdonato, che confida ancora nella sua misericordia per oggi e domani. Contemplando il suo amore crocifisso e la sua gloria nella risurrezione, come posso non desiderare di conformarmi a lui, e di diffondere la Buona Notizia intorno a me? Molti “credono” in Cristo, cioè sono in qualche modo rassicurati dalla loro fede in Cristo, ma rimangono fondamentalmente indifferenti a lui, e considerano ogni croce anche leggera come una maledizione. Paolo invece, dopo anni può affermare questa sua identificazione a Cristo e alla sua missione: “D’ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: io porto le stigmate di Gesù sul mio corpo”. Ma è tutto grazia, per lui come per il principiante: “La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen”.