C'erano tanti re e tiranni al tempo di Davide e di Gesù.
Ma Davide è diverso, è figura di Cristo. In che senso? Egli è scelto dalle
tribù come Messia, cioè unto da Dio, perché difende il popolo dai nemici, è
capace di tessere l’unità delle tribù, è consapevole che tutto gli viene da Dio
ed è fedele all’Alleanza. Tutto questo lo ritroviamo in Gesù che anche lui è re
d'Israele, anzi, dell’Universo.
Ma ci sono differenze tra loro due. Quella più evidente
è che Davide usa la spada, Gesù la rifiuta. Contraddizione? No, ma progresso spirituale.
Gesù difende il popolo non solo combattendo il male ma estirpandolo dalla
radice. Egli è il Profeta di Dio e ci invita a seguirlo nelle sue scelte, nei
suoi sentimenti. La sua è la mossa vincente. Egli è la Via.
San Francesco giovane va in Puglia a combattere per la
causa del Papa. Il Signore lo illumina ed egli abbandona le armi per servire il
Padrone e non il servo. Tanti anni dopo egli andrà alla crociata. Non rinnega
il difendere i Luoghi Santi e proteggere i pellegrini, ma ci va in modo molto diverso.
Questo gli permetterà di creare un ponte, di abbattere il muro dell’inimicizia
e dell’odio e di incontrare a Damietta il nemico come fratello.
Padre Aleksej Uminskij, parroco
ortodosso a Mosca è molto preoccupato dal diffondersi dell’odio tra i popoli russo
e ucraino e dalla lacerazione nella coscienza di molti suoi fedeli. Leggere la
sua intervista alla rivista della Fondazione Russia Cristiana è molto istruttivo
e fa riflettere (È
ora che la Chiesa dimentichi la Santa Rus’ - La Nuova Europa). Cosa fare? Ecco la sua risposta, valida per tutti: “Credo che l’unica cosa che possa fare un sacerdote sia
cercare in ogni passo del Vangelo la risposta di Cristo alle sfide dell’oggi:
non la mia risposta o il mio punto di vista, non i miei sentimenti o le mie
preoccupazioni che non sono mai pure, sono sempre legate alla mia emotività e
al mio peccato; c’è la mia verità e c’è la verità di Dio, e non sono la stessa
cosa. Per questo Cristo non dice semplicemente: «cercate la verità», ma dice:
«cercate il regno di Dio e la sua verità». E quando si dice: «beati gli
affamati e gli assetati di giustizia», non si parla della giustizia terrena, o
delle divisioni fra le persone, ma della verità di Dio che è innanzitutto la
verità del regno di Dio. Bisogna capire tutto ciò, pregare per questo e
chiedere a Dio che ci invii la luce che illumina il cuore, la luce della
ragione che dà le parole, non una parola che uccide ma una parola che guarisce.
Questa è la prima cosa che deve fare un sacerdote.”
Avresti riconosciuto Cristo come re quando stava sulla
croce? Tu che credi in lui come tuo Salvatore, lo sai
riconoscere nella vita concreta? Confrontiamoci con il Vangelo di oggi. “Il popolo stava a vedere”, confuso, passivo, si chiede cosa c'è dietro alla vicenda
di Gesù che appariva così vicino a Dio, se i capi l’hanno condannato: il popolo
non si espone e non riconosce Gesù come re. “I
capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è
lui il Cristo di Dio, l'eletto»”. E anche i soldati. I capi hanno motivazioni
diverse dai soldati romani pagani, ma l’atteggiamento di fondo è lo stesso: se Gesù
non corrisponde alla nostra idea non può essere il Messia. Per i capi ebrei è un impostore, per i soldati romani, un
buffone. “Uno dei
malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te
stesso e noi!»”. Anche questo malfattore è chiuso nella sua idea di Messia. In qualche modo riconosce Gesù come il Cristo e grida la sua rabbia e tutto il suo desiderio di vivere: “Sei (di) Dio, perché non ci aiuti?” Non vede che Gesù gli offre la vita in una via inattesa e potente. Solo
l’altro, anche lui carico di peccati, che ha perso tutto, apre il cuore. E col
timore di Dio questo lo rende vincente lì dove tutti gli altri, anche con le loro
preghiere e le loro opere di carità hanno fallito: si riversa nel suo povero
cuore tutta la vita eterna, la vita in
abbondanza.
Prima
Lettura 2 Sam 5, 1-3
Unsero Davide re d'Israele.