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lunedì 31 ottobre 2022

05 DISCERNIMENTO - IL DESIDERIO / Udienza Generale di Papa Francesco

 


PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 12 ottobre 2022

Catechesi sul discernimento. 5. Gli elementi del discernimento. Il desiderio

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

In queste catechesi stiamo passando in rassegna gli elementi del discernimento. Dopo la preghiera e la conoscenza di sé, cioè pregare e conoscere se stesso, oggi vorrei parlare di un altro “ingrediente” per così dire indispensabile: oggi vorrei parlare del desiderio. Infatti, il discernimento è una forma di ricerca, e la ricerca nasce sempre da qualcosa che ci manca ma che in qualche modo conosciamo, abbiamo il fiuto.

Di che genere è questa conoscenza? I maestri spirituali la indicano con il termine “desiderio”, che, alla radice, è una nostalgia di pienezza che non trova mai pieno esaudimento, ed è il segno della presenza di Dio in noi. Il desiderio non è la voglia del momento, no. La parola italiana viene da un termine latino molto bello, questo è curioso: de-sidus, letteralmente “la mancanza della stella”, desiderio è una mancanza della stella, mancanza del punto di riferimento che orienta il cammino della vita; essa evoca una sofferenza, una carenza, e nello stesso tempo una tensione per raggiungere il bene che ci manca. Il desiderio allora è la bussola per capire dove mi trovo e dove sto andando, anzi è la bussola per capire se sto fermo o sto andando, una persona che mai desidera è una persona ferma, forse ammalata, quasi morta. È la bussola se io sto andando o se io mi fermo. E come è possibile riconoscerlo?

UN INVITATO SCOSTUMATO / lunedì XXXI sett. T.O., pari.



Pochi righi ma un significato esplosivo: san Paolo introduce quello che sarà un brano chiave dell’annuncio cristiano, ossia la kenosi di Cristo, il suo svuotamento, la sua umiliazione volontaria fino all’estremo. Ma già quello che dice oggi costringe tutti ad interrogarsi. Paolo parte dall’esperienza già vissuta nella pace e dolcezza di essere stati abbracciati da Cristo, di aver incontrato l’amore di Dio. Questo inizio di esperienza deve completarsi in una profonda unità. Per quale via si può giungere a tanto? Non fate nulla per rivalità o vanagloria,” Nulla! – Signore, su questo punto non mi sembra che …, insomma mi credo quasi a posto… - Guardati bene dentro, figlio, ma va bene, andiamo avanti … “ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso.” Signore, cerco di non avere un atteggiamento di superiorità, non sono come questi che su Fb dividono l’Umanità in classi tra qui “ci sono quelli che non meritano nemmeno che tu cerchi di spiegare loro …”, ecc., ma sinceramente come faccio a considerare quella suora della mia comunità meglio di me, o quel vicino, vicina, quel fratello o sorella del gruppo parrocchiale…?, è esagerato! – Guarda come lo Spirito Santo è equilibrato e non esagerato. Non ha detto che gli altri sono superiori a te. Quello che valgono e quello che vali tu, tu non lo sai nemmeno. Ma per scoprire le qualità degli altri e creare unità devi metterti nell’atteggiamento di chi considera gli altri come superiori, farti servo loro, schiavo, come io che sono il Maestro ho lavato i piedi ai Dodici.

Gesù nel Vangelo invece è francamente scostumato, un cattivo invitato. Rimprovera tutti i presenti pubblicamente con una parabola così trasparente che tutti comprendono che ce l’ha con loro e poi dice al padrone di casa: perché hai invitato questi, mandali a casa, e invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato”. Chi si aspettava un Gesù zuccherato che gli darà  sempre ragione è servito. Di fatti siamo obbligati sempre a mediare. Ma appena io metto da parte la Parola di Dio comincio a creare una religione diversa da quello che voleva Gesù e per la quale egli non ha esitato a consegnarsi nelle mani dei peccatori sulla croce. Costruisco una religione che non salva nessuno.

 

Prima Lettura   Fil 2, 1-4
Rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire.

domenica 30 ottobre 2022

E' ENTRATO IN CASA DI UN PECCATORE / XXXI Dom T.O., C.

 



Dio ama tutto ciò che vive perché, dal suo Amore, ha creato ogni cosa. Zaccheo, benché peccatore, rimane un figlio di Abramo. Non deve essere escluso dalla comunità. Questa verità così consolante per me diventa difficile quando si tratta di metterla in pratica nei rapporti con gli altri. Gesù non esclude la prudenza né il discernimento (“vi preghiamo, fratelli, di non lasciarvi troppo presto confondere la mente e allarmare…” “prudenti come serpenti e semplici come colombe” …). Ma la differenza tra me e Gesù è che Gesù vede il desiderio, il cuore di Zaccheo, io invece, come “tutti”, vedo solo che «È entrato in casa di un peccatore!».

Dio mi ama così come sono – La Chiesa deve essere inclusiva come dice Papa Francesco - … Staccato dalla necessaria conversione questo Amore Universale e fedele di Dio diventa uno slogan. Ricordiamo che la disperazione finale (Dio non può perdonarmi, sono già condannato all’inferno) e la presunzione di entrare in paradiso senza conversione sono tutt’e due peccati contro lo Spirito Santo.

Gesù dice: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza». Oggi. Perché prima, pur essendo figlio di Abramo, Zaccheo e la sua casa erano esclusi dalla salvezza! Ma è importante che Gesù, piuttosto che le opere degne di conversione di Zaccheo, sottolinei innanzitutto la sua dignità incancellabile e la fedeltà di Dio all’Alleanza con Abramo: «perché anch’egli è figlio di Abramo ».

 

Prima Lettura  Sap 11,22-12,2
Hai compassione di tutti, perché ami tutte le cose che esistono.

sabato 29 ottobre 2022

PER ME IL VIVERE E' CRISTO, E IL MORIRE UN GUADAGNO / sabato XXX sett. T.O., pari.

 


San Paolo l’altro ieri (la nostra lettura continua è stata sospesa dalla festa dei SS. Simone e Giuda) chiedeva preghiere per poter annunciare con franchezza e verità la Buona Notizia. Oggi parla dell’annuncio della Buona Notizia. Ancora la lettera agli Efesini? No, stiamo iniziando a leggere la lettera ai Filippesi. Quindi è così importante far conoscere questa Buona Notizia!? Evidentemente sì. – Ma oggi, è vero non tutti sono praticanti, ma tutti credono in Gesù Cristo! – È così? Vai a chiedere attorno a te se credono che Dio esiste, se Gesù è risorto, se è Dio, se lo hanno incontrato, qual è ciò che ha fatto di più importante? Riceverai molte risposte negative o esitanti. Ma anche dopo le risposte giuste: Gesù è Dio, è morto e risorto, ci ha salvati dai nostri peccati, ecc., se continui a chiedere: Come lo sai?, cosa significa per te? In che senso sei stato salvato dal peccato originale, quando è successo per te, cosa è cambiato in te? avrai poche risposte chiare e convinte, vedrai che si parla più per sentito dire che per esperienza personale.

Paolo che dice: “guai a me se non predicassi il Vangelo” (1 Cor 9,16), non fa proselitismo, non vuole che molte persone aderiscano al suo gruppo, vuole invece che tutti gli uomini, tutti, nessuno escluso, conoscano la Buona Notizia di Gesù e l’Amore di Dio rivelato in lui. Che possano aprirsi alla libertà, o per lo meno scegliere. Questo spiega perché si rallegra se altri annunciano Gesù anche con intenzioni non pure. Il guaio è quando lupi rapaci penetrano nelle comunità per annunciare un altro Vangelo, distorcerlo (Atti 20,29; vedi Matteo 7,15; 2 Tim 4,3; ecc.). Il Pastore deve vigilare.

Lo zelo di Paolo trabocca dalla sua conoscenza sempre più profonda del Mistero di Cristo che è venuto a cercarlo sulla Via di Damasco: «Chi sei, o Signore?». E la voce: «Io sono Gesù, che tu perseguiti! » (At 9,5). Negli Atti degli Apostoli, Paolo racconterà più volte questa sua esperienza fondamentale (vedi At 22,7-8; 26,14-15).

Mentre per Paolo il vivere è Cristo, per i farisei che invitano Gesù a pranzo, pur essendo lui l’attrazione, la persona da osservare e valutare, conta molto scegliere i primi posti a tavola. Non se lo dimenticano un solo istante! Sono proprio fuori dal Mistero di Cristo! Ma chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato” (vedi anche Luca 18,14).

 

Prima Lettura  Fil 1, 18b-26
Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno.

04 DISCERNIMENTO: CONOSCERE SE STESSI. / Papa Francesco Udienze del mercoledì.

 


PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro  Mercoledì, 5 ottobre 2022

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Catechesi sul Discernimento: 4. Gli elementi del discernimento. Conoscere sé stessi

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Continuiamo a trattare il tema del discernimento. La volta scorsa abbiamo considerato come suo elemento indispensabile quello della preghiera, intesa come familiarità e confidenza con Dio. Preghiera, non come i pappagalli, ma come familiarità e confidenza con Dio; preghiera dei figli al Padre; preghiera con il cuore aperto. Questo lo abbiamo visto nell’ultima Catechesi. Oggi vorrei, in maniera quasi complementare, sottolineare che un buon discernimento richiede anche la conoscenza di sé stessi. Conoscere sé stesso. E questo non è facile. Il discernimento infatti coinvolge le nostre facoltà umane: la memoria, l’intelletto, la volontà, gli affetti. Spesso non sappiamo discernere perché non ci conosciamo abbastanza, e così non sappiamo che cosa veramente vogliamo. Avete sentito tante volte: “Ma quella persona, perché non sistema la sua vita? Mai ha saputo quello che vuole …”. Senza arrivare a quell’estremo, ma anche a noi succede che non sappiamo bene cosa vogliamo, non ci conosciamo bene.

Alla base di dubbi spirituali e crisi vocazionali si trova non di rado un dialogo insufficiente tra la vita religiosa e la nostra dimensione umana, cognitiva e affettiva. Un autore di spiritualità notava come molte difficoltà sul tema del discernimento rimandano a problemi di altro genere, che vanno riconosciuti ed esplorati. Così scrive questo autore: «Sono giunto alla convinzione che l’ostacolo più grande al vero discernimento (e ad una vera crescita nella preghiera) non è la natura intangibile di Dio, ma il fatto che non conosciamo sufficientemente noi stessi, e non vogliamo nemmeno conoscerci per come siamo veramente. Quasi tutti noi ci nascondiamo dietro a una maschera, non solo di fronte agli altri, ma anche quando ci guardiamo allo specchio» (Th. Green, Il grano e la zizzania, Roma, 1992, 25). Tutti abbiamo la tentazione di essere mascherati anche davanti a noi stessi.

venerdì 28 ottobre 2022

SIMONE E GIUDA, APOSTOLI DI SERIE B? / SS. Simone e Giuda, 28 ottobre.

 


Simone e Giuda, tra i Dodici scelti da Gesù, festeggiati insieme perché di loro non c'è molto da dire…? Due apostoli di serie B? Nel Vangelo troviamo 39 volte il nome Simone che corrispondono a 6 persone di nome Simone. C'è Simone parente di Gesù, Simone il lebbroso di Betania, un fariseo, Simone di Cirene, padre di Alessandro e Rufo, Simone Iscariota, padre di Giuda Iscariota, e poi Simone figlio di Giovanni, chiamato Cefa che fa la parte del leone. Simone il cananeo chiamato anche zelota, festeggiato oggi è menzionato solo nell’elenco dei Dodici discepoli scelti da Gesù. Una miseria. Per Giuda va appena meglio: il nome Giuda che indica un figlio di Giacobbe e la tribù dalla quale nascerà il Messia, ecc., è molto comune e molto presente nel Nuovo Testamento ma dell’Apostolo Giuda, non l’Iscariota, abbiamo solo una sua frase nel Vangelo e una sua lettera, breve e poco letta. Forse le tracce che hanno lasciato questi due apostoli nei cuori sono molto più importanti di quelle lasciate negli scritti. Non sappiamo. Comunque sono testimoni del Risorto. Come il Padre ha mandato il suo Figlio per rivelarci il suo amore e salvarci, Gesù ha mandato i suoi Apostoli e la sua Chiesa. Gli Apostoli sono testimoni della realtà “degli avvenimenti successi tra di noi” (Luca 1,2) e degli insegnamenti e del volere di Cristo. Conta Gesù! Gli Inviati non sono al centro. In questa generazione il Signore vuole chiamare altri testimoni – anche di “serie B” come me e come te – e mandarli, a condizione che siano fedeli alla sua guida, alla Verità. Sei disponibile?

(L'anno scorso avevo fatto una riflessione centrata sul brano degli Efesini: La Gioia del Vangelo: SUL FONDAMENTO DEGLI APOSTOLI / SS Simone e Giuda, Apostoli.)

 

Prima Lettura  Ef 2,19-22
Edificati sopra il fondamento degli apostoli.

giovedì 27 ottobre 2022

COME DIFENDERSI DAL MALE / giovedì XXX sett. T.O., pari.



 Nel lettera agli Efesini, Paolo ha illustrato innanzitutto la bellezza del Mistero di Dio rivelato in Cristo e offerto ai credenti, poi ha spiegato come incarnare nella vita concreta questa natura divina ricevuta. Ma ci sono ostacoli. Il mistero dell’iniquità è all’opera. Il maligno, vinto da Cristo, sarà vinto dal credente solo se in Cristo egli combatte personalmente. Purtroppo molti non accettano la salvezza offerta da Cristo e rimangono schiavi del demonio. Nel Vangelo di oggi Gesù lo ricorda in modo straziante. E senza la perseveranza libera e attenta anche i credenti cadono vittime delle insidie del diavolo.

Il credente deve dunque difendersi. Paolo usa come immagine l’equipaggiamento del soldato. Per proteggerci dal maligno, forse pensiamo istintivamente a preghiere, esorcismi, acqua benedetta e croci particolari. Ci sono santoni e preti che fanno commercio di benedizioni,  acqua benedetta e medaglie. Il Signore non disdegna queste cose, la “Medaglia Miracolosa” riconosciuta dalla Chiesa ne è un chiaro segno. Ma la Parola di Dio non parla mai di acqua benedetta, medaglie e via dicendo! Chi si limitasse a questo tipo di difesa, anche in buona fede, di lui il demonio si fa beffa. Il prete che porta avanti principalmente questo discorso non aiuta le persone, piuttosto finisce di rovinarle.

Ma concretamente, quali difese, quali armi propone Paolo per lottare contro il male?

Innanzitutto: essere fermi: è l’atteggiamento di base necessario, anche se si conquista progressivamente (Giacomo 1,6). Essere quindi saldi nella verità, che è soprattutto verità di Dio, nella giustizia che è quella data dalla fede in Cristo, avendo zelo per propagare il vangelo della pace.  Avere in mano la fede come scudo. Mentre il demonio suggestiona con i sensi, gli affetti, la fede permette di superare la sensibilità. Prendere l'elmo della salvezza: Dio è fedele, la salvezza che offre non dipende dai miei meriti, mentre il demonio insinua che non avrò salvezza. Prendere la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio. Pregare incessantemente.

Notiamo alcune cose: a/ per difendersi dal maligno la gente in genere pensa subito alla preghiera. Invece san Paolo la nomina per ultimo! Anche se la preghiera è importantissima conta innanzitutto ricevere quello che Dio mi offre! È Dio che salva. b/ Spesso pensiamo solo a preservarci dal maligno e dalle croci, a preservare la nostra salute, la nostra tranquillità, i nostri affetti, ecc. Invece il credente attacca il nemico con la spada e con la diffusione della Buona Notizia. Un cristiano non formato nella Parola di Dio è come un soldato senza spada. O si nasconde in un cantuccio, o prende solo botte! Eppure quanti non si nutrono della Parola di Dio, o molto marginalmente, con interpretazioni non conformi all’insegnamento della Chiesa. E quanti non sanno giudicare le loro situazioni alla luce della Parola di Dio! Molti di meno ancora hanno zelo per propagare il Vangelo della Pace. Eppure è la migliore difesa per vari motivi: se diffondo la Buona Notizia, Dio onnipotente mi proteggerà facendomi portare a compimento la mia missione (2 Tim 4,8.16-18); diffondendo la Buona Notizia fermento la pasta, introduco nella società luce che respinge le tenebre, creo comunione che ci rende tutti più forti; infine vedendo come la Parola di Dio tocca i cuori, la mia stessa fede si rafforza.

Serviamo il Signore come vuole, cioè da uomini in piedi, da risorti – anche se portiamo la croce – e non da sconfitti, miseri mendicanti di tranquillità e di grazie.

 

Prima Lettura   Ef 6, 10-20
Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere e superare tutte le prove.

mercoledì 26 ottobre 2022

VOI, NON SO DI DOVE SIETE! ... / mercoledì XXX sett. T.O., pari.

 


San Paolo ci invita a reimpostare tutti i nostri rapporti nella luce del Signore risorto: “siate sottomessi gli uni gli altri nel timore del Signore!”. Questo, come detto ieri per marito e moglie, uomo e donna, non cancella le specificità, i ruoli e le responsabilità di ognuno. Ma offre una pari dignità complementare. Nulla di più estraneo al cristiano che la teoria del gender. Il cristiano ha in Cristo la Luce, e come Cristo e il suo insegnamento, ha le radici nell’Antico Testamento. Paolo lo ricorda esplicitamente per il quarto comandamento.

Il cristiano, anche chi occupa il posto più umile oppure vive una situazione ingiusta, sa di servire il Signore e la venuta del suo Regno. Senza lasciarsi guidare dalla Grazia e guardare alla Promessa di cui riceviamo giorno dopo giorno l’anticipo, la morale cristiana richiede un eroismo da superuomini di cui nessuno è capace. Oppure è una morale di schiavi come dicevano alcuni autori pagani, di poveracci senza orgoglio e incapaci di farsi rispettare, condizionati solo dalla paura del castigo umano o divino. Invece la morale cristiana è di chi sa che lo sguardo di Dio si è posato su di lui, di essere un eletto che in Cristo ha già vinto gratuitamente la morte. La morale cristiana è conseguenza, come il fiume viene dalla sorgente e non viceversa. È di chi è stato liberato gratuitamente dalla paura e può guardare tutti come fratelli. Nell’Antichità, il Re, il Faraone, l’Imperatore erano divini(zzati) e gli altri uomini, anche se liberi e non schiavi, erano in loro potere. Il cristiano, anche di umile condizione o schiavo, sa di essere figlio del Dio Vivente, di avere la Vita Eterna e, in Colui che si è abbassato per amore nella morte e la morte di croce, non teme più né la morte né le situazioni di morte.

Purtroppo, molti pensano che il cristianesimo consista nel moltiplicare le preghiere, osservare certe devozioni, oppure fare liberi monologhi a Dio tra sé e sé, perfino “mangiare e bere ogni giorno in presenza del Signore”, ma non si lasciano convertire dallo Spirito di Dio. Cercano i primi posti, i riconoscimenti, servono “per farsi vedere, come fa chi vuole piacere agli uomini”. Molti cercano nel cristianesimo un’occasione di promozione umana (il cristianesimo è senz’altro anche un grande fattore di promozione umana).

Se non mi converto davvero a Cristo, nell’ultimo giorno io, più degli altri, sentirò rivolto anche a me: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.

 

Prima Lettura   Ef 6, 1-9
Prestando servizio volentieri, come chi serve il Signore e non gli uomini.

03 DISCERNIMENTO: LA FAMILIARITA' CON IL SIGNORE

 

Meraviglioso incontro!



PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 28 settembre 2022

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Catechesi sul Discernimento: 3. Gli elementi del discernimento. La familiarità con il Signore

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Riprendiamo le catechesi sul tema del discernimento, - perché è molto importante il tema del discernimento per sapere cosa succede dentro di noi; dei sentimenti e delle idee, dobbiamo discernere da dove vengono, dove mi portano, a quale decisione - e oggi ci soffermiamo sul primo dei suoi elementi costitutivi, cioè la preghiera. Per discernere occorre stare in un ambiente, in uno stato di preghiera.

La preghiera è un aiuto indispensabile per il discernimento spirituale, soprattutto quando coinvolge gli affetti, consentendo di rivolgerci a Dio con semplicità e familiarità, come si parla a un amico. È saper andare oltre i pensieri, entrare in intimità con il Signore, con una spontaneità affettuosa. Il segreto della vita dei santi è la familiarità e confidenza con Dio, che cresce in loro e rende sempre più facile riconoscere quello che a Lui è gradito. La preghiera vera è familiarità e confidenza con Dio. Non è recitare preghiere come un pappagallo, bla bla bla, no. La vera preghiera è questa spontaneità e affetto con il Signore. Questa familiarità vince la paura o il dubbio che la sua volontà non sia per il nostro bene, una tentazione che a volte attraversa i nostri pensieri e rende il cuore inquieto e incerto o amaro, pure.

martedì 25 ottobre 2022

LA POSIZIONE DEI CATTOLICI IN RUSSIA DI FRONTE ALLA GUERRA CONTRO L'UCRAINA.

 

Mons. Paolo Pezzi.

Nulla è perduto con la pace! I vescovi cattolici in Russia dopo l’annuncio della mobilitazione

(riprendo questo messaggio, di fine settembre, dal sito de La Nuova Europa: Nulla è perduto con la pace! I vescovi cattolici in Russia dopo l’annuncio della mobilitazione - La Nuova Europa .

Fratelli e sorelle amati nel Signore, membri del clero, monaci e laici,

Il confronto in Ucraina è degenerato in un conflitto armato su larga scala, che ha già cancellato migliaia di vite, ha minato la fiducia e l’unità tra le nazioni e i popoli, e minaccia l’esistenza di tutto il mondo. Come sei mesi fa, noi desideriamo ripetere il magistero della Chiesa, secondo il Santo Vangelo e l’antica Tradizione: la guerra non è mai stata né mai sarà un mezzo di risoluzione dei problemi tra le nazioni; «Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra» (Pio XII, 1939).

Oggi i nostri cuori sono pieni di dolore e di impotenza per l’incapacità di fare qualcosa o anche solamente di trovare parole giuste, che possano cambiare la situazione in maniera decisiva ed evitare ulteriori vittime. Insieme a voi, fratelli e sorelle, ascoltiamo con attenzione le parole del Santo Padre, pronunciate in occasione della sua visita in Kazachstan: «Non abituiamoci alla guerra, non rassegniamoci alla sua ineluttabilità. Andiamo in aiuto di chi soffre e insistiamo perché si provi davvero a raggiungere la pace. L’unica via d’uscita è la pace, e l’unica strada per raggiungerla è il dialogo».

UCRAINA: ASCOLTARE IL GRIDO DELLA PACE!

 


In questa giornata speciale di preghiera per la pace in Ucraina, col cuore angosciato per la situazione nella quale è costretto da mesi l’intero popolo ucraino ma anche tante altre persone della Federazione Russa, propongo di leggere questo appello (traduzione mia e testo originale sotto). 

Appello al Consiglio Mondiale delle Chiese sugli attacchi terroristici russi contro civili ucraini e infrastrutture critiche

20.10.2022


Cari Membri del Consiglio Mondiale delle Chiese!


La Russia come stato terrorista non sta rallentando!

Il Consiglio delle Chiese e delle Organizzazioni Religiose ucraino si appella al Consiglio Ecumenico delle Chiese con la richiesta di assistere l'Ucraina nell'adempimento da parte della Federazione Russa dei requisiti del diritto internazionale umanitario, soprattutto in termini di rispetto delle disposizioni della III e IV Convenzione di Ginevra .

Nei giorni scorsi l'esercito russo ha brutalmente violato il diritto alla vita dei civili ucraini commettendo azioni armate criminali contro la popolazione civile. Negli ultimi giorni, la Federazione Russa ha notevolmente intensificato l'esecuzione di atti di terrore e genocidio contro la popolazione civile ucraina, utilizzando un ampio e vasto arsenale di armamenti missilistici. Più di duecento missili da crociera e droni kamikaze di fabbricazione iraniana hanno colpito città e villaggi pacifici ucraini, il che non può essere giustificato da necessità militari.

SAN PAOLO VUOLE LE DONNE SOTTOMESSE? / martedì XXX sett. T.O., pari.

 


“Fratelli, nel timore di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri: le mogli lo siano ai loro mariti, come al Signore;”

Facilmente si ritiene che san Paolo sia un maschilista: vuole le donne sottomesse. Eppure ha proclamato: “nel timore di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri”. Ma sembra comunque che alcuni siano più sottomessi (le donne) degli altri (gli uomini). L'inganno si scioglie solo se notiamo che Paolo tiene conto dell’approccio particolare alla coppia della donna e dell’uomo, del femminile e del maschile e delle loro possibili derive. Infatti Paolo scrive appena due righi per le mogli e molto di più per i mariti che sembrano molto più difficili da convincere dei loro doveri!!! Quindi troviamo una vera parità complementare tra uomo e donna nel matrimonio, molto diversa dal braccio di ferro della parità femminista.

Ricordiamo poi tutto quello che san Paolo ha scritto in precedenza esponendo la bellezza e ricchezza del mistero di Cristo e dei cristiani, chiedendo per loro “uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui” (Efesini 1,17; vedi i seguenti). Ogni comportamento cristiano presume la redenzione e l’azione della grazia, e discende come frutto da essa. La forza della grazia, che agli occhi del mondo appare debole, ci è confermata dal Vangelo con le parabole del grano di senape e del lievito.

Ma se tutto dipende dalla grazia perché, secondo i cristiani, monogamia e fedeltà nel bene e nel male, nella salute e nella malattia fino a che morte separi, dovrebbero essere una legge civile, come lo fu per secoli? La ragione è semplice: l’uomo, creato ad immagine di Dio, si realizza solo se cresce spiritualmente e moralmente, solo se si dona nell’amore. Abbassarsi al livello degli istinti e dei bisogni materiali, non solo svilisce l’uomo ma crea disordine e confusione, non armonia, mette gli esseri umani, i gruppi, gli uni contro gli altri. L’uomo senza la grazia ha bisogno di essa per essere pienamente se stesso e felice. Ecco che se i cristiani sono come il lievito, la società, “la pasta”, viene fermentata e può offrire a tutti il modello cristiano del matrimonio come legge civile e anche chi è lontano dalla grazia potrà viverlo felicemente, sostenuto dal lievito che fermenta tutta la società, creando un consenso sociale attorno a valori condivisi.

Nostalgici della Cristianità vorrebbero difenderla solo con le leggi dello Stato: sono votati al fallimento e danno doppiamente contro testimonianza: non vivono la loro vocazione cristiana, vogliono imporre i valori in cui credono con la coercizione. Secoli di sacramentalizzazione superficiale delle masse ha prodotto questo risultato: un gruppo di Femen che, in una chiesa parigina, aveva messo in scena a seno nudo un simulacro di aborto di Gesù da parte della Madonna, condannate dalla giustizia francese, hanno ottenuto dalla Corte europea dei Diritti Umani di essere risarcite perché era stata "negata la loro libertà di espressione". Gli esempi di questo tipo sono purtroppo sempre più numerosi. Ma se non ci sono cristiani, se i cristiani hanno perso il sapore, anche se deplorevole questa crescente apostasia dal cristianesimo non potrà che continuare. Il problema centrale è quindi questo: Cristo ha dato se stesso per la Chiesa, ma la Chiesa, i cristiani, sono sottomessi a Cristo?

 

Prima Lettura  Ef 5, 21-33
Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa.

lunedì 24 ottobre 2022

L'IPOCRISIA: COME SI MANIFESTA? / lunedì XXX sett. T.O., pari.

 

«Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato».

L’ipocrisia del capo della sinagoga e di quelli come lui non si manifesta solo nell’aver compassione del bestiame affinché non patisca la sete in giorno di sabato mentre tratta con durezza la gente (povera), ma anche nella frase sopra che ne rivela la meschinità.

Infatti, il motivo del suo sdegno è che, secondo lui, Gesù infrange le sacrosante regole del Sabato. Ma non osa prendersela con lui, bensì accusa la gente e in modo generico: “è colpa vostra se il maestro che è tanto buono viola il sabato: voi gli chiedete di guarirvi”. Gesù rimette subito le cose nella verità.

Tante volte ci nascondiamo dietro svariate giustificazioni occultando i veri motivi del nostro comportamento, delle nostre decisioni. A volte lo facciamo perché emotivamente confusi, incapaci di vedere la verità del nostro cuore e di formarci un giudizio chiaro. Le false giustificazioni possono essere semplificazioni ideologiche che ignorano la complessità del reale. Il danno che ne deriva è sempre grande, anche quando chi copre la verità è almeno parzialmente scusato dalla sua debolezza, dalla paura, ecc. . Quando poi le false giustificazioni sono coscienti e usate liberamente allora si entra in una doppiezza che tende al peccato contro lo Spirito Santo. Ci sono quelli che vanno in rovina perché non hanno accolto l'amore della verità per essere salvi”. (2Ts 2,10).

Grazie a Dio, gli avversari di Gesù provano vergogna. La vergogna per il proprio peccato è un punto di partenza per la conversione. La folla invece sente che Gesù viene a liberarli, a rendere impegnata, sì, ma positiva e semplice la loro vita. Lo scrupolo non è delicatezza di coscienza. Un certo insegnamento rigido della religione, che dà molta importanza ai particolari, proviene spesso da mancanza di equilibrio psicologico e porta a maggiore squilibrio. Tra i praticanti sono abbastanza diffusi comportamenti verso l’Eucaristia “sacralizzanti” che, in realtà, sono morbosi e ne distorcono gravemente la Verità e il potere di guarigione e di edificazione delle persone e delle comunità.

 

Prima Lettura   Ef 4, 32 - 5, 8
Camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato.

domenica 23 ottobre 2022

CHI INVECE SI UMILIA SARA' ESALTATO!, MA E' VERO? / XXX Domenica del T.O., C.

 

Riprendo l'immagine di James Tissot, troppo bella!
Il fariseo si innalza sui tacchi!! Gli artisti hanno spesso
intuizioni meravigliose, oltre che spirito di osservazione.
L'altra immagine è dal sito della diocesi di Sorrento.


“Perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato”.

Tutti i santi si sono umiliati/abbassati o hanno accettato di essere abbassati. “Chi si abbassa (tapeinôn heauton) sarà innalzato, chi si innalza sarà abbassato (tapeinôthêsetai)”. È la stessa parola usata per dire che Gesù apparso in forma umana, umiliò se stesso (etapeinôsen heauton) facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce”. (Filippesi 2,8). Gesù prese l'ultimo posto. La Vergine Maria che canta: “Il Signore ha guardato l’umiltà (tapeinosis, bassezza) della sua serva” (Luca 1,48; vedi versetto 52). Il pensare alla Madonna dovrebbe renderci più dolce e attraente il vivere l’abbassamento volontario o solo accettato.

Il frutto è grande. L’umiliazione per dieci anni di Padre Jorge Bergoglio ha prodotto un vescovo ausiliare di Buenos Aires, poi Cardinale e infine vescovo di Roma.

Ho raccontato alle messe di questa domenica di don Lucio Rapisardi un prete importante della diocesi di Catania che da monsignore passava le vacanze vivendo in incognito l’esperienza di chi è all’ultimo posto. Questo lo arricchiva molto.

Un altro modo benedetto per prendere l’ultimo posto è chiedere perdono per le proprie mancanze a chi ho offeso e al Signore nel Sacramento della riconciliazione. Il non chiedere mai perdono ha una radice diabolica.

 

Prima Lettura  Sir 35, 15-17.20-22
La preghiera del povero attraversa le nubi.

sabato 22 ottobre 2022

L'OPERA DI GIOVANNI PAOLO II / 22 ottobre.

 


Giovanni Paolo II! Quanta gratitudine per quel vescovo di Roma “venuto da lontano”. Dal suo tesoro di testimonianza e di insegnamento, le letture mi aiutano a distaccare alcuni punti:

“Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose”. Appena eletto, la prima Enciclica del nuovo Papa fu “Redemptor Hominis". Presentava Cristo come il centro della Storia e del Cosmo e l’uomo come unica via della Chiesa. Insisteva sull’incarnazione e sui diritti della persona umana. La sua intensa devozione mariana era tutta al servizio di Cristo. Lui stesso racconta come all’inizio, come tanti di noi, vedeva nella devozione mariana una via parallela e quasi concorrente a Cristo e questo gli procurava scrupoli. Uno solo, infatti, è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù” (1Tm 2,5), e nessuno può porre un altro fondamento. La lettura di san Luigi di Montfort gli permise di comprendere il vero posto di Maria accanto a Gesù, unita a lui.

“Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri …” Senza il Concilio Vaticano II e la guida coraggiosa dei Papi che seguirono, l’emergere di molti nuovi carismi, in particolare laicali, non sarebbe stato possibile. Chiamandosi Giovanni Paolo come suo predecessore, con i nomi dei due Papi del Concilio Vaticano II, incarnò fortemente la volontà di applicare il Concilio e far conoscere i suoi Documenti. Quanto bene mi ha fatto, in convento, la lettura a tavola dei discorsi del Papa che citava continuamente i Documenti del Concilio!

“Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina,” Subito Giovanni Paolo II annunciò che una stagione di libere sperimentazioni permesse da Paolo VI per prendere contatto con la novità del Concilio si concludeva e che bisognava focalizzare i punti fermi della Dottrina perenne aggiornata nel linguaggio e nei suoi sviluppi. Fece un’opera di insegnamento enorme tanto che circolava la battuta che con lui “il Verbo si era fatto carta”. Ho attinto tanto a questo “Verbo fatto carta” per la mia formazione, e specialmente all’inizio avevo bisogno del senso di sicurezza ritrovata che diffondeva.

Nessuno è solo. Giovanni Paolo II era figlio di un popolo, quello polacco, e della sua Chiesa particolare. Emerse da una storia di fede straordinaria che lo ha preceduto e formato. Poi ha guidato con umiltà e fermezza la Chiesa, ottenendo grandi successi e anche insuccessi. Ci vuole un grande coraggio, ancorato in Cristo, per servire una realtà così grande come la Chiesa fatta anche di resistenze forti allo Spirito Santo. Ma la Parola di Dio rimane. Non possiamo non annunciare la verità.

Malgrado il bilancio straordinariamente positivo del suo servizio alla Chiesa e al Vangelo, egli fece anche errori. Il Papa, i santi, sono uomini in cammino. Solo uno è Gesù Cristo, Dio stesso incarnato. C'è chi assolutizza un Papa e vorrebbe fermare tutto al suo idolo. In pratica però questo significa fermarsi alla comprensione personale che si ha avuto del suo insegnamento e delle sue decisioni. Chi idolatra il Papa idolatra sé stesso, si erige a criterio della verità. C'è chi, al contrario, visto che anche il Papa è un uomo, “si affida solo a Dio”. È un altro inganno. Il risultato è sempre di erigersi personalmente a criterio della verità. 

Prima Lettura  Ef 4, 7-16
Cristo è il capo: da lui tutto il corpo cresce.

02 DISCERNIMENTO: QUANDO DIO PARLA ATTRAVERSO GLI IMPREVISTI / Catechesi di Papa Francesco

 

Sant'Ignazio e la ferita provvidenziale a Pamplona.


PAPA FRANCESCO

Piazza San Pietro
Mercoledì, 7 settembre 2022

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Catechesi sul Discernimento: 2. Un esempio: Ignazio di Loyola

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Proseguiamo la nostra riflessione sul discernimento – in questo tempo parleremo ogni mercoledì del discernimento spirituale -, e per questo può aiutarci fare riferimento a una testimonianza concreta.

Uno degli esempi più istruttivi ce lo offre Sant’Ignazio di Loyola, con un episodio decisivo della sua vita. Ignazio si trova a casa convalescente, dopo essere stato ferito in battaglia a una gamba. Per scacciare la noia chiede qualcosa da leggere. Lui amava i racconti cavallereschi, ma purtroppo in casa si trovano solo vite di santi. Un po’ a malincuore si adatta, ma nel corso della lettura comincia a scoprire un altro mondo, un mondo che lo conquista e sembra in concorrenza con quello dei cavalieri. Resta affascinato dalle figure di San Francesco e San Domenico e sente il desiderio di imitarli. Ma anche il mondo cavalleresco continua a esercitare il suo fascino su di lui. E così avverte dentro di sé questa alternanza di pensieri, quelli cavallereschi e quelli dei santi, che sembrano equivalersi.