La Messa di questa mattina al Cairo |
Questa
volta, prima ancora che iniziamo le nostre celebrazioni domenicali, il papa ha già
celebrato in una cornice veramente eccezionale e ha dato un commento alle letture
che vale la pena riprendere (http://w2.vatican.va/content/francesco/it/events/event.dir.html/content/vaticanevents/it/2017/4/29/messa-egitto.html.).
Dice il papa che “il vangelo – dei discepoli di
Emmaus – si può riassumere in tre parole: morte, risurrezione e vita”.
Ognuna
di queste parole è importantissima e sono necessarie tutte e tre. Leggendo
io mi sono fermato come credente e come pastore sulla prima: la morte.
Riprendendo
a ritroso la sequenza indicata dal papa, egli dice che l’annuncio non è credibile
se non è appoggiato a una vita trasformata,
a una fede vissuta. La risurrezione poi è il fondamento della nostra
fede. Non c'è prima la Chiesa e poi, all’interno, l’avvento di un dono
straordinario: la risurrezione. No! La Chiesa nasce dalla risurrezione, esiste per
evangelizzare e la vita cristiana sgorga dalla risurrezione di Cristo, dalla
sua vittoria sulla morte, si nutre e si conforma ad essa.
La morte. La morte di Cristo
non è solo la perdita di un amico carissimo, di un leader necessario per sostenere
e cementare le volontà di chi desidera riformare il mondo. In questo caso, una volta
risorto, una volta ritrovato, tutto poteva ricominciare come prima e meglio di
prima. Invece tutto è cambiato perché Dio nella morte di Gesù si è rivelato molto
diverso da come si pensava, ci si aspettava. Nella morte di Gesù è morta l’idea
di Dio sulla quale si erano appoggiati da sempre i discepoli. E noi
vorremmo
tanto essere “sopravvestiti e non spogliati e rivestiti”, vorremmo tanto aver Dio
come alleato ma non aver bisogno di fargli fiducia in tutto e per tutto,
perfino nella morte e nella morte così dolorosa e umiliante di croce, vorremmo
tanto lottare molto e poi vincere e non essere sconfitti totalmente sul piano
umano e poi essere risorti da Dio. Crediamo alla fedeltà di Dio ma fino ad un
certo punto, amiamo Dio ma non al punto di dargli tutto. Ai musulmani il papa ha
detto che Dio onnipotente non ha bisogno di essere difeso dagli uomini, è Lui che
protegge gli uomini che si affidano a Lui. Gesù l’ha creduto e per questo ha
accettato di morire nell’ignominia. Il fatto che sia oggi il Signore non può essere
separato dalla via che ha scelto, e io ne devo tener conto per sempre nel mio
rapporto con lui.
un'icona dei martiri copti in Libia |
“la morte di Cristo era una morte di ciò che (i discepoli) immaginavano
fosse Dio. Erano loro, infatti, i morti nel sepolcro della limitatezza della
loro comprensione.” Quante volte l’uomo si auto-paralizza, rifiutando di
superare la propria idea di Dio, di un dio creato a immagine e somiglianza
dell’uomo! Quante volte si dispera, rifiutando di credere che l’onnipotenza di
Dio non è onnipotenza di forza, di autorità, ma è soltanto onnipotenza di
amore, di perdono e di vita!”
Prima Lettura At 2, 14a. 22-33
Non era possibile che la morte lo tenesse in suo potere.
Non era possibile che la morte lo tenesse in suo potere.