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Le suore nel Duomo di Milano |
PENSO CHE FARA' BENE A TUTTI LEGGERE QUESTA RISPOSTA DI PAPA FRANCESCO E MEDITARLA.
Domanda 3 – Madre M.
Paola Paganoni, osc
Santità, sono Madre Paola delle Orsoline e sono qui a nome
di tutta la vita consacrata presente nella Chiesa milanese ma anche di tutta la
Lombardia. La ringraziamo per la Sua presenza, ma soprattutto per la
testimonianza di vita che Lei ci offre. Da santa Marcellina, sorella di
Ambrogio, la vita consacrata nella Chiesa milanese fino ad oggi è stata
presenza viva, significativa, con forme antiche – e le ha viste qui – e con
forme nuove. Vogliamo chiederLe, Padre, come essere oggi, per l’uomo di oggi,
testimoni di profezia, come Lei dice: custodi dello stupore, e testimoniare con
la nostra povera vita però una vita che sia obbediente, vergine, povera e
fraterna? E poi, date le nostre poche – sembriamo numerose, ma l’età è anziana
– date le nostre poche forse, per il futuro, quali periferie esistenziali,
quali ambiti scegliere, privilegiare in una consapevolezza ravvivata della
nostra minorità – minorità nella società e minorità anche nella Chiesa? Grazie
– Le assicuriamo il nostro ricordo quotidiano.
Papa Francesco:
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Papa Francesco e il Cardinale Scola |
Grazie. Mi piace, a me piace la parola “minorità”. E’ vero
che è il carisma dei francescani, ma anche tutti noi dobbiamo essere “minori”:
è un atteggiamento spirituale, la minorità, che è come il sigillo del
cristiano. Mi piace che Lei abbia usato quella parola. E incomincerò da
quest’ultima parola: minorità, la minoranza. Normalmente – ma non dico che sia
il Suo caso – è una parola che si accompagna a un sentimento: “Sembriamo tanti,
ma tante sono anziane, siamo poche…”. E il sentimento che è sotto qual è? La rassegnazione. Cattivo
sentimento. Senza accorgerci, ogni volta che pensiamo o constatiamo che siamo
pochi, o in molti casi anziani, che sperimentiamo il peso, la fragilità più che
lo splendore, il nostro spirito comincia ad essere corroso dalla rassegnazione.
E la rassegnazione conduce poi all’accidia… Mi raccomando, se avete
tempo leggete quello che dicono i Padri del deserto sull’accidia: è una cosa
che ha tanta attualità, oggi. Credo che qui nasce la prima azione alla quale
dobbiamo fare attenzione: pochi sì, in minoranza sì, anziani sì, rassegnati no!
Sono fili molto sottili che si riconoscono solo davanti al Signore esaminando
la nostra interiorità. Il cardinale, quando ha parlato, ha detto due parole che
mi hanno colpito tanto. Parlando della misericordia ha detto che la
misericordia “ristora e dà pace”. Un buon rimedio contro la rassegnazione è
questa misericordia che ristora e dà pace. Quando noi cadiamo nella
rassegnazione, ci allontaniamo dalla misericordia, andiamo subito da qualcuno,
da qualcuna, dal Signore a chiedere misericordia, perché ci ristori e ci dia la
pace.
Quando ci prende la rassegnazione, viviamo con
l’immaginario di un passato glorioso che, lungi dal risvegliare il carisma
iniziale, ci avvolge sempre più in una spirale di pesantezza esistenziale.
Tutto si fa più pesante e difficile da sollevare. E qui, questa è una cosa che
non avevo scritto ma la dirò, perché è un po’ brutto dirla, ma scusatemi,
succede, e la dirò. Incominciano a essere pesanti le strutture, vuote, non sappiamo
come fare e pensiamo di vendere le strutture per avere i soldi, i soldi per la
vecchiaia… Incominciano a essere pesanti i soldi che abbiamo in banca… E la
povertà, dove va? Ma il Signore è buono, e quando una congregazione religiosa
non va per la strada del voto di povertà, di solito le manda un economo o
un’economa cattiva che fa crollare tutto! E questo è una grazia! [ride,
applausi] Dicevo che tutto si fa più pesante e difficile da sollevare. E la
tentazione