Molti fedeli pensano spontaneamente che, a Messa, Cristo è presente solo nell'ostia e nel vino consacrati e nel sacerdote, e si limitano a questo. È un modo di sentire che contraddice la verità della Scrittura e gli insegnamenti della Chiesa. È importante cambiare opinione su questo punto della presenza di Cristo nella Messa?
Il Concilio Vaticano II nel suo primo Documento (Costituzione) si occupò della Liturgia chiedendone la riforma generale nei confronti di quella precedente impostata dal grande Concilio precedente di Trento. Sfruttando tutti gli studi del Movimento liturgico permise così alla Chiesa di riavvicinarsi al modo di celebrare di Gesù con gli Apostoli e dei primi cristiani.
Il Concilio recuperava così anche la visione primitiva della Chiesa tutta. Da una visione piramidale (laici, religiosi, sacerdoti, vescovi, Papa) la Chiesa affermò innanzitutto l’uguale dignità di tutti i suoi membri fondata sul battesimo. I vari carismi, anche quelli di autorità, sono doni per il servizio e la comunione ma non danno nessuna garanzia di santità, di valore, di importanza agli occhi di Dio e nel suo Regno. Certamente i carismi usati e serviti con fedeltà e diligenza portano alla santità, come il matrimonio diventa per gli sposi la loro nuova via di santità che non avevano da celibi.
Il nome stesso “Chiesa” viene da Ekklesia = Assemblea. La Koinonia o Comunione creata dal dono dello Spirito Santo dato a chi crede nel Signore Gesù fa di questa Assemblea una Comunità che si raduna visibilmente per la Liturgia.
Cristo presente nella sua Chiesa che è il suo corpo e di cui siamo le membra si manifesta quindi innanzitutto nell’Assemblea dei fratelli e sorelle radunata nel suo Nome, si manifesta in modo particolare nei ministri e nel presidente che rappresenta Cristo Capo, si manifesta nella Parola, che convoca e nutre i fedeli come pane. L’omelia che è riservata al ministro ordinato perché è un sacramentale manifesta la premura di Cristo di istruire i fedeli calando la sua parola nella loro situazione particolare. La Parola poi si fa pane, si fa corpo e sangue di Cristo con l’invocazione dello Spirito Santo e le parole della consacrazione. Unendosi più intimamente a Cristo con la comunione eucaristica dopo l’ascolto della Parola, i fedeli sono “altri Cristi” che portano nella vita quotidiana la testimonianza di Gesù.
Purtroppo, a 60 anni dal Concilio Vaticano II, il modello clericale che vigeva prevalentemente nelle concezioni e nei comportamenti non è del tutto scomparso. Dobbiamo annunciare instancabilmente la verità della Scrittura e gli insegnamenti del Concilio, fonte di dignità e di retta fede per tutti.
CAPITOLO I
PRINCIPI GENERALI PER LA RIFORMA E LA
PROMOZIONE DELLA SACRA LITURGIA
I. Natura della sacra liturgia e sua importanza nella vita della Chiesa
5. Dio, il quale «vuole che tutti gli uomini si salvino e arrivino alla conoscenza della verità» (1 Tm 2,4), «dopo avere a più riprese e in più modi parlato un tempo ai padri per mezzo dei profeti» (Eb 1,1), quando venne la pienezza dei tempi, mandò il suo Figlio, Verbo fatto carne, unto dallo Spirito Santo, ad annunziare la buona novella ai poveri, a risanare i cuori affranti [8], « medico di carne e di spirito » [9], mediatore tra Dio e gli uomini [10]. Infatti la sua umanità, nell'unità della persona del Verbo, fu strumento della nostra salvezza. Per questo motivo in Cristo « avvenne la nostra perfetta riconciliazione con Dio ormai placato e ci fu data la pienezza del culto divino » [11]. Quest'opera della redenzione umana e della perfetta glorificazione di Dio, che ha il suo preludio nelle mirabili gesta divine operate nel popolo dell'Antico Testamento, è stata compiuta da Cristo Signore principalmente per mezzo del mistero pasquale della sua beata passione, risurrezione da morte e gloriosa ascensione, mistero col quale « morendo ha distrutto la nostra morte e risorgendo ha restaurato la vita» [12]. Infatti dal costato di Cristo dormiente sulla croce è scaturito il mirabile sacramento di tutta la Chiesa [13].
La liturgia attua l'opera della salvezza propria della Chiesa
6. Pertanto, come il Cristo fu inviato dal Padre, così anch'egli ha inviato gli apostoli, ripieni di Spirito Santo. Essi, predicando il Vangelo a tutti gli uomini [14] , non dovevano limitarsi ad annunciare che il Figlio di Dio con la sua morte e risurrezione ci ha liberati dal potere di Satana [15] e dalla morte e ci ha trasferiti nel regno del Padre, bensì dovevano anche attuare l'opera di salvezza che annunziavano, mediante il sacrificio e i sacramenti attorno ai quali gravita tutta la vita liturgica. Così, mediante il battesimo, gli uomini vengono inseriti nel mistero pasquale di Cristo: con lui morti, sepolti e risuscitati [16], ricevono lo Spirito dei figli adottivi, «che ci fa esclamare: Abba, Padre» (Rm 8,15), e diventano quei veri adoratori che il Padre ricerca [17]. Allo stesso modo, ogni volta che essi mangiano la cena del Signore, ne proclamano la morte fino a quando egli verrà [18]. Perciò, proprio nel giorno di Pentecoste, che segnò la manifestazione della Chiesa al mondo, «quelli che accolsero la parola di Pietro furono battezzati » ed erano « assidui all'insegnamento degli apostoli, alla comunione fraterna nella frazione del pane e alla preghiera... lodando insieme Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo » (At 2,41-42,47). Da allora la Chiesa mai tralasciò di riunirsi in assemblea per celebrare il mistero pasquale: leggendo « in tutte le Scritture ciò che lo riguardava» (Lc 24,27), celebrando l'eucaristia, nella quale « vengono resi presenti la vittoria e il trionfo della sua morte » [19] e rendendo grazie «a Dio per il suo dono ineffabile» (2 Cor 9,15) nel Cristo Gesù, «a lode della sua gloria» (Ef 1,12), per virtù dello Spirito Santo.
Cristo è presente nella liturgia
7. Per realizzare un'opera così grande, Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, e in modo speciale nelle azioni liturgiche. È presente nel sacrificio della messa, sia nella persona del ministro, essendo egli stesso che, « offertosi una volta sulla croce [20], offre ancora se stesso tramite il ministero dei sacerdoti », sia soprattutto sotto le specie eucaristiche. È presente con la sua virtù nei sacramenti, al punto che quando uno battezza è Cristo stesso che battezza [21]. È presente nella sua parola, giacché è lui che parla quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura. È presente infine quando la Chiesa prega e loda, lui che ha promesso:
« Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, là sono io, in mezzo a loro » (Mt 18,20).
Effettivamente per il compimento di quest'opera così grande, con la quale viene resa a Dio una gloria perfetta e gli uomini vengono santificati, Cristo associa sempre a sé la Chiesa, sua sposa amatissima, la quale l'invoca come suo Signore e per mezzo di lui rende il culto all'eterno Padre. Giustamente perciò la liturgia è considerata come l'esercizio della funzione sacerdotale di Gesù Cristo. In essa, la santificazione dell'uomo è significata per mezzo di segni sensibili e realizzata in modo proprio a ciascuno di essi; in essa il culto pubblico integrale è esercitato dal corpo mistico di Gesù Cristo, cioè dal capo e dalle sue membra. Perciò ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo corpo, che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza, e nessun'altra azione della Chiesa ne uguaglia l'efficacia allo stesso titolo e allo stesso grado.
Liturgia terrena e liturgia celeste
8. Nella liturgia terrena noi partecipiamo per anticipazione alla liturgia celeste che viene celebrata nella santa città di Gerusalemme, verso la quale tendiamo come pellegrini, dove il Cristo siede alla destra di Dio [22] quale ministro del santuario e del vero tabernacolo; insieme con tutte le schiere delle milizie celesti cantiamo al Signore l'inno di gloria; ricordando con venerazione i santi, speriamo di aver parte con essi; aspettiamo come Salvatore il Signore nostro Gesù Cristo, fino a quando egli comparirà, egli che è la nostra vita, e noi saremo manifestati con lui nella gloria [23].





























