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giovedì 18 dicembre 2025

A MESSA DOVE E QUANDO È PRESENTE CRISTO? / 18 Dicembre 2025.

Molti fedeli pensano spontaneamente che, a Messa, Cristo è presente solo nell'ostia e nel vino consacrati e nel sacerdote, e si limitano a questo. È un modo di sentire che contraddice la verità della Scrittura e gli insegnamenti della Chiesa. È importante cambiare opinione su questo punto della presenza di Cristo nella Messa? 

Il Concilio Vaticano II nel suo primo Documento (Costituzione) si occupò della Liturgia chiedendone la riforma generale nei confronti di quella precedente impostata dal grande Concilio precedente di Trento. Sfruttando tutti gli studi del Movimento liturgico permise così alla Chiesa di riavvicinarsi al modo di celebrare di Gesù con gli Apostoli e dei primi cristiani. 

Il Concilio recuperava così anche la visione primitiva della Chiesa tutta. Da una visione piramidale (laici, religiosi, sacerdoti, vescovi, Papa) la Chiesa affermò innanzitutto l’uguale dignità di tutti i suoi membri fondata sul battesimo. I vari carismi, anche quelli di autorità, sono doni per il servizio e la comunione ma non danno nessuna garanzia di santità, di valore, di importanza agli occhi di Dio e nel suo Regno. Certamente i carismi usati e serviti con fedeltà e diligenza portano alla santità, come il matrimonio diventa per gli sposi la loro nuova via di santità che non avevano da celibi. 

Il nome stesso “Chiesa” viene da Ekklesia = Assemblea. La Koinonia o Comunione creata dal dono dello Spirito Santo dato a chi crede nel Signore Gesù fa di questa Assemblea una Comunità che si raduna visibilmente per la Liturgia. 

Cristo presente nella sua Chiesa che è il suo corpo e di cui siamo le membra si manifesta quindi innanzitutto nell’Assemblea dei fratelli e sorelle radunata nel suo Nome, si manifesta in modo particolare nei ministri e nel presidente che rappresenta Cristo Capo, si manifesta nella Parola, che convoca e nutre i fedeli come pane. L’omelia che è riservata al ministro ordinato perché è un sacramentale manifesta la premura di Cristo di istruire i fedeli calando la sua parola nella loro situazione particolare. La Parola poi si fa pane, si fa corpo e sangue di Cristo con l’invocazione dello Spirito Santo e le parole della consacrazione. Unendosi più intimamente a Cristo con la comunione eucaristica dopo l’ascolto della Parola, i fedeli sono “altri Cristi” che portano nella vita quotidiana la testimonianza di Gesù. 

Purtroppo, a 60 anni dal Concilio Vaticano II, il modello clericale che vigeva prevalentemente nelle concezioni e nei comportamenti non è del tutto scomparso. Dobbiamo annunciare instancabilmente la verità della Scrittura e gli insegnamenti del Concilio, fonte di dignità e di retta fede per tutti.  


CAPITOLO I

PRINCIPI GENERALI PER LA RIFORMA E LA

PROMOZIONE DELLA SACRA LITURGIA


I. Natura della sacra liturgia e sua importanza nella vita della Chiesa

5. Dio, il quale «vuole che tutti gli uomini si salvino e arrivino alla conoscenza della verità» (1 Tm 2,4), «dopo avere a più riprese e in più modi parlato un tempo ai padri per mezzo dei profeti» (Eb 1,1), quando venne la pienezza dei tempi, mandò il suo Figlio, Verbo fatto carne, unto dallo Spirito Santo, ad annunziare la buona novella ai poveri, a risanare i cuori affranti [8], « medico di carne e di spirito » [9], mediatore tra Dio e gli uomini [10]. Infatti la sua umanità, nell'unità della persona del Verbo, fu strumento della nostra salvezza. Per questo motivo in Cristo « avvenne la nostra perfetta riconciliazione con Dio ormai placato e ci fu data la pienezza del culto divino » [11]. Quest'opera della redenzione umana e della perfetta glorificazione di Dio, che ha il suo preludio nelle mirabili gesta divine operate nel popolo dell'Antico Testamento, è stata compiuta da Cristo Signore principalmente per mezzo del mistero pasquale della sua beata passione, risurrezione da morte e gloriosa ascensione, mistero col quale « morendo ha distrutto la nostra morte e risorgendo ha restaurato la vita» [12]. Infatti dal costato di Cristo dormiente sulla croce è scaturito il mirabile sacramento di tutta la Chiesa [13].


La liturgia attua l'opera della salvezza propria della Chiesa

6. Pertanto, come il Cristo fu inviato dal Padre, così anch'egli ha inviato gli apostoli, ripieni di Spirito Santo. Essi, predicando il Vangelo a tutti gli uomini [14] , non dovevano limitarsi ad annunciare che il Figlio di Dio con la sua morte e risurrezione ci ha liberati dal potere di Satana [15] e dalla morte e ci ha trasferiti nel regno del Padre, bensì dovevano anche attuare l'opera di salvezza che annunziavano, mediante il sacrificio e i sacramenti attorno ai quali gravita tutta la vita liturgica. Così, mediante il battesimo, gli uomini vengono inseriti nel mistero pasquale di Cristo: con lui morti, sepolti e risuscitati [16], ricevono lo Spirito dei figli adottivi, «che ci fa esclamare: Abba, Padre» (Rm 8,15), e diventano quei veri adoratori che il Padre ricerca [17]. Allo stesso modo, ogni volta che essi mangiano la cena del Signore, ne proclamano la morte fino a quando egli verrà [18]. Perciò, proprio nel giorno di Pentecoste, che segnò la manifestazione della Chiesa al mondo, «quelli che accolsero la parola di Pietro furono battezzati » ed erano « assidui all'insegnamento degli apostoli, alla comunione fraterna nella frazione del pane e alla preghiera... lodando insieme Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo » (At 2,41-42,47). Da allora la Chiesa mai tralasciò di riunirsi in assemblea per celebrare il mistero pasquale: leggendo « in tutte le Scritture ciò che lo riguardava» (Lc 24,27), celebrando l'eucaristia, nella quale « vengono resi presenti la vittoria e il trionfo della sua morte » [19] e rendendo grazie «a Dio per il suo dono ineffabile» (2 Cor 9,15) nel Cristo Gesù, «a lode della sua gloria» (Ef 1,12), per virtù dello Spirito Santo.


Cristo è presente nella liturgia

7. Per realizzare un'opera così grande, Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, e in modo speciale nelle azioni liturgiche. È presente nel sacrificio della messa, sia nella persona del ministro, essendo egli stesso che, « offertosi una volta sulla croce [20], offre ancora se stesso tramite il ministero dei sacerdoti », sia soprattutto sotto le specie eucaristiche. È presente con la sua virtù nei sacramenti, al punto che quando uno battezza è Cristo stesso che battezza [21]. È presente nella sua parola, giacché è lui che parla quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura. È presente infine quando la Chiesa prega e loda, lui che ha promesso:


« Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, là sono io, in mezzo a loro » (Mt 18,20).

Effettivamente per il compimento di quest'opera così grande, con la quale viene resa a Dio una gloria perfetta e gli uomini vengono santificati, Cristo associa sempre a sé la Chiesa, sua sposa amatissima, la quale l'invoca come suo Signore e per mezzo di lui rende il culto all'eterno Padre. Giustamente perciò la liturgia è considerata come l'esercizio della funzione sacerdotale di Gesù Cristo. In essa, la santificazione dell'uomo è significata per mezzo di segni sensibili e realizzata in modo proprio a ciascuno di essi; in essa il culto pubblico integrale è esercitato dal corpo mistico di Gesù Cristo, cioè dal capo e dalle sue membra. Perciò ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo corpo, che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza, e nessun'altra azione della Chiesa ne uguaglia l'efficacia allo stesso titolo e allo stesso grado.


Liturgia terrena e liturgia celeste

8. Nella liturgia terrena noi partecipiamo per anticipazione alla liturgia celeste che viene celebrata nella santa città di Gerusalemme, verso la quale tendiamo come pellegrini, dove il Cristo siede alla destra di Dio [22] quale ministro del santuario e del vero tabernacolo; insieme con tutte le schiere delle milizie celesti cantiamo al Signore l'inno di gloria; ricordando con venerazione i santi, speriamo di aver parte con essi; aspettiamo come Salvatore il Signore nostro Gesù Cristo, fino a quando egli comparirà, egli che è la nostra vita, e noi saremo manifestati con lui nella gloria [23].


mercoledì 17 dicembre 2025

AUDACI NELLO SPIRITO SANTO / 70. NICEA. Gesù Cristo, ... n. 114



2.3 Le lingue dello Spirito Santo per la formazione e il rinnovamento del consenso

114. In fondo, il compito ecclesiale sarà anzitutto un compito pneumatologico di metafrasi. Essa opera sul registro della traduzione, come la Settanta e i targoumim, che cercano la fedeltà al testo ebraico situandosi decisamente nei modi di pensiero e nel genio propri del greco e dell’aramaico. Si può supporre che il medesimo processo sia all’opera nella traduzione delle parole di Gesù, pronunciate in aramaico, nel greco dei Vangeli. Si tratta anche del lavoro di esegesi del testo sacro, cominciato coi midrashim e gli scritti dei primi Padri della Chiesa. È questo duplice movimento che fiorisce negli scambi viventi di un Concilio Ecumenico celebrato sotto la mozione dello Spirito di Pentecoste, nel quale i locutori potevano provenire dal mondo siriano o greco o copto o latino e che si concretizza in definizioni che sono esse stesse traducibili in altre lingue e in altre forme di espressione. 

CREDERE CON LA CHIESA / 69. NICEA. Gesù Cristo, ... n. 113



113. Questi arbitrati esprimono la stessa natura della Chiesa e permettono di comprendere il senso del magistero che essa esercita. Dal momento che la Chiesa è una realtà di grazia inscritta nella storia, essa è costituita e mossa dallo Spirito Santo, quello stesso che ha operato nell’Incarnazione del Verbo e che continua a operare l’incorporazione dei credenti nel Corpo mistico confrontato con le gioie, le tentazioni e le vicissitudini della storia. La sua missione salvifica si realizza non solo mediante la predicazione, con l’insegnamento delle Scritture e la celebrazione dei sacramenti, ma anche mediante il magistero esercitato dai vescovi, successori degli apostoli, in comunione col vescovo di Roma, successore di Pietro. Ciò non significa affermare che la verità della fede è storica e mutevole: significa piuttosto che il riconoscimento della verità e l’approfondimento della sua comprensione costituiscono un compito storico dell’unico soggetto-Chiesa. La Chiesa non ha dunque a sua disposizione la verità, che non può essere fabbricata, dal momento che si tratta fondamentalmente di Cristo stesso, ma essa la riceve, la richiama e la interpreta. 

martedì 16 dicembre 2025

PENTIRSI PER AVERE LA GRAZIA DELLA FEDE / 16 Dicembre 2025.



Ieri Gesù ci ha insegnato come evitare domande trappola o tergiversare. Egli usa una “arma” semplice e non offensiva ma molto efficace: rispondere con una domanda alternativa che mette nella giusta prospettiva il discorso. Ricordo un breve dialogo con un musulmano in una strada di Tunisi che voleva convincermi che la fede cristiana è assurda perché Dio non può essere insieme Uno e Tre (il Corano dice: “non dite tre” parlando di Dio e ci chiama “associatori” perché a Dio che è Uno e Unico noi associamo Gesù e un terzo che spesso è la Madonna). Per evitare ogni polemica o comunque una discussione sterile, il Signore mi ha ispirato una risposta: “tu credi che Gesù è stato crocifisso?”. Infatti il Corano nega la crocifissione di Gesù. Ho proseguito: “Dio è amore infinito. Se non credi che l’amore può arrivare a dare la vita su una croce, non potrai mai accettare il Mistero della Trinità”. Ho potuto mettere questo fratello nella giusta prospettiva e forse rimanere con qualche interrogativo. 

Gesù non usa mai la bugia e neppure è mai ambiguo. Talvolta usa la “restrizione mentale”: da una risposta parziale adatta alla persona o alla situazione. 

Con la domanda Gesù invita i suoi interlocutori a mettersi in discussione, a schierarsi e cioè a convertirsi. Rispondono evasivamente proprio perché non vogliono convertirsi. A quel punto Gesù va avanti; propone una parabola che dimostra che la volontà del Padre si fa obbedendo con i fatti, non limitandosi a parole, giustificandosi poi con vari pretesti. È il Vangelo di oggi, in cui Gesù rivela aspetti fondamentali sulla salvezza: viene dalla fede e non dalle opere, “Perché in Cristo Gesù non è la circoncisione che vale o la non circoncisione, ma la fede che si rende operosa per mezzo della carità” (Gàlati 5, 6). E la fede viene dal credere a Dio che si rivela attraverso i suoi servi, i suoi segni. Ma per credere devo avere un cuore disposto al cambiamento. Ed ecco il pentimento. Il primo figlio, ribelle, si pentì e andò nella vigna. I capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo, vedendo i segni (Giovanni Battista e le folle che andavano e soprattutto ritornavano cambiate) dovevano interrogarsi, pentirsi dei loro peccati per poter accogliere l’azione di Dio. Ecco quindi la sequenza della salvezza: SEGNI - PENTIMENTO - FEDE.

Anche noi, non possiamo negare di aver visto dei segni straordinari del Regno di Dio nella nostra generazione. Stiamo dunque attenti a non cadere sotto la condanna di quei sacerdoti e anziani. Gridiamo a Dio chiedendo una vera conversione.

(Vedi anche : La Gioia del Vangelo: USARE LA DOMANDA: IMPARIAMO DA GESU' / Santa Lucia, 13 dicembre.)


Dal libro del profeta Sofonìa  Sof 3,1-2.9-13  

NATALE E I RIFIUTI / 16 dicembre 2025


L’ISPRA pubblica le cifre sulla gestione dei rifiuti urbani. L’Italia globalmente è in crescita e in buona posizione nei confronti di altre nazioni in Europa, anche se c'è molto da fare (
Rapporto rifiuti urbani. Numeri e sfide future secondo l'Ispra - Formiche.net). Per quanto riguarda la raccolta differenziata, tutte le regioni raggiungono la media del 60% imposto dalla legge, ma in modo decrescente da Nord verso Sud. 

"Evidentemente" le grandi città sono meno virtuose, più in affanno di molti piccoli comuni attorno. Tra le grandi città meno virtuose, anche se in crescita, si attestano Genova (49,8%), Roma (48%), Bari (46%) e Napoli (44,4%), all’ultimo posto. Prima tra le città del Sud c'è Messina (58,6%) davanti a Torino e Verona. Quindi è possibile, è un problema di mentalità. Cambiare le mentalità è difficile, molto difficile, ma non impossibile. Dipende innanzitutto dall’impegno di ciascuno di noi, dell’esempio e dell’educazione che si dà alle nuove generazioni. Ma anche della volontà politica che si trasmette tramite il voto e il controllo civico.  

lunedì 15 dicembre 2025

L'AMORE È UNA SFIDA CONTINUA... / 15 dicembre 2025.



“L’amore è una sfida continua. Dio stesso forse ci sfida affinché noi stessi sfidiamo il destino”. Questa frase è tratta dall’opera La bottega dell’orefice dell'allora giovane vescovo Karol Wojtyla nel 1960. 

È una frase del giovane protagonista. Assieme alla sua fidanzata vanno nella bottega dell’orefice (che rappresenta Dio) per comprare le fedi nuziali. Ma esitano di fronte all’impegno “per sempre” riconoscendo la loro fragilità. Saranno capaci? Potranno riuscirci? L’amore di coppia non è per sempre se il padre di lui è morto e i genitori di lei non si amano più. 

domenica 14 dicembre 2025

FUGGIRANNO TRISTEZZA E PIANTO / Domenica della gioia, 14 Dicembre 2025.



“Gioia e felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza e pianto”. Il Messia è venuto. Quanti non avrebbero bisogno di psicologi e psicofarmaci se ci fosse in loro una presenza forte del Signore. Non si esclude la missione dei psicologi, specie se chi dovrebbe accompagnare nella fede non sa molto ascoltare o ha un’impostazione miracolistica, e neppure è escluso l’aiuto che possono dare le medicine. Ma tutti quelli che hanno sperimentato la presenza reale del Signore nella loro vita e si sono aperti a lui sanno quanto sostegno e luce ha dato loro la fede in Cristo. 

Ma, noi che ci diciamo credenti, gioia e felicità ci seguono e sono fuggiti da noi tristezza e pianto? Ci dobbiamo interrogare su questo punto molto seriamente. Non in senso moralista: devo essere gioioso! ma aprirci comprendendo che la speranza cristiana è la cosa più seria e forte che ci sia dal punto di vista esistenziale e quindi anche dal punto di vista terapeutico perché non solo da una rassicurazione per l’esito - comunque sia - della nostra vita terrena nel dono gratuito del paradiso, ma fin da adesso abita e dinamizza la nostra vita, aiutandoci a non lasciarci inghiottire dai nostri drammi personali e a superarli ma anche a guardarli con meno paura e spingere lo sguardo più in profondità nel buio delle nostre ferite e della morte e delle “morti” che ci attagliano e minacciano. “Gioia è guardare al cielo, tristezza è guardare a noi stessi” diceva san Carlo Acutis. I risultati, così giovane, della sua crescita personale, della sua carità, della sua intensa attività apostolica e di riflessione sulla fede, della sua accettazione del dolore e della morte, sono la prova che la speranza non delude. Certo siamo solo all’inizio e dobbiamo camminare, aprendoci al “nuovo di Dio” come Giovanni Battista che non comprendeva perché Gesù si comportava in modi che non aspettava. Era molto ispirato ma non sapeva tutto. D’altronde anche Maria ha dovuto camminare e “si domandava che senso avesse un tale saluto” (Luca 1,29), “serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore” (Luca 2,19). Giuseppe e lei “si stupivano delle cose che si dicevano di lui” (Luca 2,33), e, più tardi “non compresero le sue parole” (Luca 2,50). Ma Maria “serbava tutte queste cose nel suo cuore” (Luca 2,51). 

Non si tratta di negare le nostre ferite e difficoltà ma neppure è ripiegandoci su noi stessi, sulle nostre tristezze e dolori, che vivremo bene. Apriamoci al Signore che viene. Il Signore non ci abbandona e vede la buona volontà di noi che siamo deboli e ci renderà più grandi di Giovanni Battista, non per i nostri sforzi ma per la fede che ci infonde, essendone autore e perfezionatore. .


Dal libro del profeta Isaìa  Is 35,1-6a.8a.10 

sabato 13 dicembre 2025

SI È ADDORMENTATO NELL'AMORE / funerale di un fratello di comunità. 13 dicembre 2025.

Elia e i profeti di Baal
sul Monte Carmelo

Questa mattina abbiamo celebrato il ritorno al Padre di un fratello delle comunità. Hanno colpito molti la palma posata sulla bara, la partecipazione, i canti, il Credo cantato dalla sua comunità attorno alla bara alla fine della celebrazione. "Sembrava una festa" mi ha detto il nostro seminarista che aiuta (tanto e bene) in parrocchia e per il quale era la prima volta. 

Era catechista con la moglie anche se il loro servizio non era di primo piano né è durato fino all’ultimo. Ma coloro che hanno ricevuto da lui e dall'equipe l’annuncio della Buona Notizia dicevano: “era il nostro catechista!”. Mi colpisce molto questo legame che si crea con chi ti ha portato il Vangelo per la prima volta. Quanto è importante servire il Signore nell'annuncio! Anch'io ho tante persone da ringraziare e tra queste c'è una mia cugina. Eppure mi ha solo invitato al piccolo gruppo di preghiera che voleva formare con amici attorno alla Parola della Domenica. Ma questo gruppo ha dato la prima svolta alla mia vita.

La moglie mi diceva qualche settimana prima: “viviamo questa malattia nel dolore ma nella pace, perché abbiamo ricevuto una Parola!” Questa Parola si è manifestata ancora nelle letture proclamate, quelle del giorno:  "Beati coloro che ti hanno visto (Elia) e si sono addormentati nell'amore". Elia il grande profeta, sorto come un fuoco, il cui ritorno avrebbe annunciato la venuta del Messia, era ancora dell’Antico Testamento. Eppure chi l’ha visto e si è lasciato toccare si è addormentato nell’amore. 

Tommaso ha visto molto di più, era un battezzato, ha fatto un percorso di (ri)scoperta della ricchezza del suo battesimo. Per quello che ha visto, anche se fosse stato il più piccolo del Regno di Dio, era più grande di Giovanni Battista. Ha visto ciò “che molti profeti e re hanno desiderato vedere .... , ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non l`udirono" (Luca 10,24) e si è addormentato nell’amore.

Dobbiamo essere più missionari, nella testimonianza e nella franchezza (parresia) della Parola.


Dal libro del Siràcide  Sir 48,1-4.9-11 (NV) [gr. 48,1-4.9-11b]  

giovedì 11 dicembre 2025

MARIA MADRE DELLA CHIESA POVERA E PER I POVERI / Un incontro in parrocchia ieri, memoria della Madonna di Loreto, 10 XII 2025.



Ieri, memoria della Madonna di Loreto, c'è stato un bell’incontro sulla Nota del Dicastero per la Dottrina della Fede “Maria Mater Populi Fidelis” (MPF). Non perché l’ho guidato io, ma per i temi toccati e per il dialogo, pur limitato in un’ora sola, e la partecipazione numerosa e attiva. Molti dissero: “dobbiamo fare un altro incontro per approfondire”. Forse non si farà, almeno come ieri in un incontro formale, ma credo che si siano seminati indicazioni e interrogativi importanti che potranno svilupparsi nella vita di ciascuno e anche in dialoghi informali. Cerco di riassumere qui alcuni punti importanti.

martedì 9 dicembre 2025

IMMACOLATA: SENZA LA CHIESA CI SMARRIAMO NELLA FEDE / Solennità dell'Immacolata

Immagine pellegrina di
Nossa Senhora da Conceição de Vila Viçosa,
Santuario nazionale del Portogallo. 


Ieri abbiamo celebrato con gioia la Solennità dell’Immacolata. Voglio condividere la bellissima preghiera di Papa Leone ieri pomeriggio nel suo omaggio all’Immacolata.


Ave, o Maria!

Rallegrati, piena di grazia, di quella grazia che, come luce gentile, rende radiosi coloro su cui riverbera la presenza di Dio.

Il Mistero ti ha avvolta dal principio, dal grembo di tua madre ha iniziato a fare in te grandi cose, che presto richiesero il tuo consenso, quel “Sì” che ha ispirato molti altri “sì”.

domenica 7 dicembre 2025

ANCHE GIOVANNI BATTISTA DEVE FARE DISCERNIMENTO / II Dom. di Avvento, A. 2025



Tramite Isaia, Dio promette la pace universale: una visione avvincente. Finora però non la vediamo compiuta. Eppure diciamo che il “virgulto dal tronco di Iesse”che doveva portarla è venuto, è Gesù, è risorto e accompagna con i segni l’opera di evangelizzazione e, attraverso il suo Spirito, sta con noi “tutti i giorni fino alla fine del mondo”. Perché allora non c'è pace nelle famiglie, nelle nazioni e tra di loro, e c'è una guerra generale contro l’ambiente come ammoniva Papa Francesco? 

La Pace è venuta, si è realizzata, esiste. Ad ogni Eucaristia diciamo: “Signore tu che hai detto vi lascio la pace, vi do la mia pace!” Ma proprio questo è il punto. La Pace vera è la sua, non la nostra. La sua mentalità, i suoi modi non sono i nostri. Chi è in Cristo lo sa e vive della sua pace.  

Non si nasce cristiani, lo si diventa. Troppi credono di essere già cristiani e pensano solo di doversi impegnare di più, cadendo nel moralismo. Un moralismo impotente e scoraggiante. Per essere cristiani bisogna conoscere il Cristo, il suo pensiero e viverne. Gli stessi santi hanno bisogno di discernimento. Giovanni Battista annuncia colui che “vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile”. Questo si è realizzato con la venuta di Gesù. Ma la comprensione di Giovanni Battista era imperfetta. Ha indicato Gesù come l’Agnello di Dio che bisognava seguire ma poi le azioni di Gesù lo fanno dubitare: “sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?” Gesù gli risponde compiendo le promesse scritte nella Parola di Dio, guarendo ciechi, zoppi, ecc.

La Scrittura è il mezzo indispensabile e più potente per entrare nella pace di Cristo e diffonderla: “tutto ciò che è stato scritto prima di noi, è stato scritto per nostra istruzione, perché, in virtù della perseveranza e della consolazione che provengono dalle Scritture, teniamo viva la speranza”. Infatti Dio è “il Dio della perseveranza e della consolazione”.  

Ricordiamoci allora: Cristo unico autore della fede e della Pace, discernimento, Scrittura fonte di perseveranza e consolazione.


Dal libro del profeta Isaìa  Is 11,1-10 

venerdì 5 dicembre 2025

COME LA CHIESA AFFRONTA IL DISSENSO? / 68. NICEA. Gesù Cristo, .... nn. 111-112.


2.2. Dissenso e sinodalità

111. La mediazione interpretativa della Chiesa si manifesta negli arbitrati, in particolare di fronte ai dissensi o di fronte al bisogno di tradurre il testo sacro. Il “Concilio di Gerusalemme” in Atti 15 testimonia per la prima volta un dissenso di dottrina (il rapporto dei discepoli di Cristo provenienti dalle nazioni pagane con la Legge mosaica) e di pratica (circoncisione, idolotiti e impudicizia), che portavano conflittualità e la cui regolamentazione e soluzione, in forma di ritrovato consenso ecclesiale, sono state precedute da un esame da parte del collegio radunato degli «apostoli e anziani» (At 15,6). Viene avviato un processo: si nota anzitutto una successione di testimonianze autorizzate (Pietro, Paolo e Barnaba, Giacomo) accolte in un ascolto mutuo,[172]in seguito un appello all’autorità di Mosè, l’istituzione di messaggeri con mandato rispetto a messaggeri “senza incarico” (cf. At 15,24), e infine la redazione di uno scritto prescrittivo da consegnare ufficialmente all’assemblea di Antiochia (cf. At 15,30-31) riunita su iniziativa dei messaggeri con mandato. Tutti sono attori, dal momento che la questione è sottoposta a tutta la Chiesa di Gerusalemme (cf. At 15,12), che è presente durante lo svolgimento del discernimento ecclesiale e che è implicata nella decisione finale (cf. At 15,22).[173]Il segno di questo aspetto comunitario è che i messaggeri sono inviati in coppia (cf. At 15,27). L’essenziale per la nostra riflessione è che la Chiesa assistita dallo Spirito Santo e funzionante in maniera sinodale, appoggiandosi sul sensus fidei fidelium[174]e sull’autorità particolare degli apostoli, costituisce il mistero vivente e operante nel quale è stato elaborato lo sviluppo dottrinale a proposito della distinzione, di fronte alla Legge mosaica, tra i discepoli di Cristo provenienti dal popolo ebreo e quelli provenienti dalle nazioni. L’arbitrato di fede che riguardava l’intento universalistico di Dio, quanto all’ingresso delle nazioni nel mistero rivelato dapprima a Israele, si è operato qui nello scambio tra fides qua e fides quae, nel seno del mistero dinamico della Chiesa. 

LA CHIESA: "MISTERO PIÙ DIFFICILE DA CREDERSI" (H. DE LUBAC) / 67. NICEA. Gesù Cristo,... n. 110.



110. Così, il concatenamento ordinato dei misteri tale quale è offerto nella dogmatica può essere utilmente capovolto in teologia fondamentale. È per il mistero della Chiesa, «il mistero più difficile da credere»,[169]che vengono proposti dapprima i misteri inauditi della fede cristiana, misteri da cui questa dipende logicamente e ontologicamente. È infatti alla Chiesa che compete, anzitutto, di stabilire il regime di credibilità dell’itinerario della fede. Evidentemente, esiste un «ordine o una “gerarchiaˮ delle verità della dottrina cattolica, essendo diverso il loro nesso col fondamento della fede cristiana».[170] La dottrina cristologica, trinitaria e soteriologica del Simbolo costituisce questo fondamento. Tuttavia, all’interno del nexus mysteriorum dei dogmi,[171] l’atto di interpretazione del Concilio illumina la partecipazione della Chiesa, secondo il suo posto e il suo ruolo specifici, all’ordinamento della salvezza.


[169] «Mistero della Chiesa, più profondo ancora, se possibile, più “difficile a credersiˮ del Mistero di Cristo, come quest’ultimo era già più difficile a credersi del Mistero di Dio», in H. de Lubac, Cattolicismo. Aspetti sociali del dogma, Opera Omnia 7, trad. U. Massi, Jaca Book, Milano 1978, p. 43. 

DIO CI SALVA CON GESTI E PAROLE / 66. NICEA. Gesù Cristo, ... n. 109.



66. 2. La mediazione della Chiesa e l’inversione del concatenamento dogmatico: Trinità, cristologia, pneumatologia, ecclesiologia

2.1. Le mediazioni della fede e il ministero della Chiesa 

Gesù stette in mezzo a loro e disse:
"avete qui qualcosa da mangiare"?


109. Questa verità salvifica ed efficace è esplicitata e comunicata a Nicea da un atto di interpretazione del testo biblico in termini che provengono dagli inni e dalla filosofia, e attraverso l’esercizio dell’intelligenza della fede. In effetti, tutta l’economia della Rivelazione biblica attesta che non bisognerebbe certamente intendere la forza della convinzione circa la verità cristologica nei termini di un fondamentalismo per il quale il senso delle Scritture è disponibile unicamente in modo immediato. Perché la tradizione interpretativa della dottrina ecclesiale e la ricerca dei teologi mostrano, al contrario, che la fede ha bisogno di molte mediazioni, a cominciare dalla prima unica e fondatrice, che è quella dell’umanità del Figlio unico, che egli ha ricevuto da Maria. Dio ha disposto che la sua verità divina inaudita si muovesse verso l’umanità attraverso la mediazione del suo Verbo incarnato: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo» (Mt 17,5; cf. 3,17). Inoltre, i differenti generi letterari nell’espressione della Rivelazione che costituiscono i libri biblici richiedono altrettante economie ermeneutiche.[166]Il Simbolo, nato dalla liturgia e proclamato in contesto liturgico, testimonia inoltre che la mediazione interpretativa non si riduce a un commento del testo, ma si fa gestis verbisque dove la fede è vissuta in una comunità di preghiera e di grazia.[167]È quanto leggiamo nel racconto di Lc 24, dove il Risorto in persona non si accontenta di dare una spiegazione attraverso l’esegesi della Legge e dei Profeti, ma infine anche lo fa attraverso la sua presenza e la sua autodonazione eucaristica, nello “spezzare il pane”, come spiega Papa Benedetto XVI in Verbum Domini: 

PERCHÉ GESÙ TRATTA MALE LA GENTE? / venerdì 1a settimana di Avvento, 2025.


Una signora al telefono si sfoga: “mai più andrò in quella parrocchia, ma voi invece siete gentilissimi …”. L’ego si sente subito lusingato. Cerchiamo senz’altro di essere accoglienti e veri servi, disponibili e umili. Dobbiamo camminare ancora molto… 

Ma Gesù era sempre accomodante, accondiscendente? Non proprio. E talvolta sembra esagerato. È famoso il trattamento riservato alla donna sirofenicia la cui figlia era tormentata da un demonio. Non solo la lascia gridare ma poi la tratta da “cane-cagna”, quell’epiteto insultante riservato dai giudei ai pagani. 

Anche nel Vangelo di oggi Gesù non tratta proprio bene quei due poveri ciechi che lo seguono (come fanno a seguirlo se sono ciechi? forse qualcuno li aiuta, forse è zona loro e col bastone riescono a muoversi pur zoppicando? Comunque è faticoso) gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!». E cosa fa Gesù? Continua il suo cammino come se niente fosse, senza rivolgere loro la parola fino ad arrivare a casa! Stop, giornata finita, si chiude! Ma essi si avvicinano a lui e Gesù va diretto al sodo: «Credete che io possa fare questo?». Lo so, i Vangeli sono riassunti, schemi per catechesi e non escludono che nella vita reale siano state scambiate qualche parola in più di benevolenza. Ma proprio il testo del Vangelo come ci è consegnato ci obbliga a puntare su ciò che conta davvero: la fede, una fede umile e insistente assieme, e a mettere da parte tutto il sentimentalismo che scambiamo per consolazione spirituale e fa che troppo spesso diciamo “ho perso la fede!”. Gesù mettendo alla prova la nostra fede ci tratta male, oppure no? Non ci aiuta forse a crescere, a diventare liberi, anche se non avremmo mai scelto e neppure pensato di scegliere quei modi, quei percorsi? Stiamo attenti! Il Vangelo ci testimonia che non tutti si lasciano guidare da Gesù e dalla fede come quella di Abramo.

Figlio di Davide abbi pietà di me e della mia cecità spirituale. Grazie perché prendi su di te il mio peccato, la mia resistenza. Dammi la perseveranza nella preghiera e nella conversione. Magari vuoi proprio darmi la stessa grazia che ti chiedo ma hai altre vie, altri tempi. Sicuramente non vuoi che io mi fermi al beneficio ma che io comprenda che ogni grazia è un Segno per camminare. Dammi la vista e purifica, rafforza la mia fede. 


Dal libro del profeta Isaìa Is 29,17-24 

LODI NEL TEMPO DELL'AVVENTO. / 5 Dicembre 2025.

Inizia la giornata

con noi

nella preghiera

delle Lodi.





Dal lunedì al venerdì, 

in chiesa alle ore 6.30


AVVENTO 2025


mercoledì 3 dicembre 2025

IL LUPO DIMORERÀ CON L'AGNELLO? / 03 DIC. 2025.



“Il lupo dimorerà con l’agnello”. La profezia di Isaia promette pace per tutti. La pace è l'anelito di tutte le persone semplici. Magari esse hanno brutto carattere, provocano anche tensioni, ma non hanno progetti di potere, non sarebbero capaci di varcare quel limite come fece Caino uccidendo Abele. Però, dopo l’attacco alle torri gemelli qualcuno notava che se molte persone sono sinceramente desiderose di pace, poche sono disposte ad impegnarsi per costruirla. San Charbel è uno di questi costruttori.

Cosa è successo nella sua anima? Se avesse avuto in mente un progetto di pace per il popolo, credo che si sarebbe impegnato nel mondo, avrebbe sviluppato strategie, modelli sociali, cercato di convincere le persone. Invece ha cercato solo Dio. Ha risposto alla voce che lo chiamava. Ha capito ciò che sappiamo tutti: Dio è tutto, da Dio viene tutto. E, al contrario di  noi, ha agito di conseguenza, scegliendo Dio, nel silenzio, come Maria. Ma, lasciandosi totalmente plasmare dallo Spirito Santo, obbedendo, annullandosi, Maria è stata la persona più realizzata e insieme più efficace nel bene. Dicono che ad Aannaya, dove è vissuto e morto s. Charbel, si sente una natura abitata, riconciliata, pacificata. La sua intercessione potente, testimoniata da innumerevoli grazie e guarigioni, mostra l’efficacia della sua vita. Cominciamo a intuire allora il senso delle parole di Gesù e la sua esultanza: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio…». La vocazione di eremita è rara e molto particolare - sarebbe interessante approfondire questo aspetto - ma la santità alla quale siamo tutti chiamati consiste nel lasciare lo Spirito Santo amarci e guidarci: egli ci rivelerà i doni che portiamo nel profondo del cuore. 

Mentre aneliamo alla pace, una pace degna soprattutto per i più deboli, speriamo che i “grandi” facciano la pace. Nella nostra impotenza preghiamo che i potenti si convertano. Invece Gesù esulta perché proprio a loro è nascosto quel segreto tanto semplice della sofferenza di ogni carne umana, della sua dignità sacra, della preziosità del suo figlio per ogni madre, anche la più povera. Questo ci scandalizza. Per lo meno è paradossale. Possiamo comprendere solo se accettiamo la visione di Dio sull’uomo e, concretamente su ciascuno di noi, il desiderio di Dio di voler abitare in me e farmi suo figlio e suo messaggero. Beati noi se vediamo Gesù ("Si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: "Signore, vogliamo vedere Gesù". (Gv. 12, 21; cf anche Gv. 20, 20), e se lo ascoltiamo.


Dal libro del profeta Isaìa  Is 11,1-10 

martedì 2 dicembre 2025

PAPA LEONE VISITA LA TOMBA DI SAN CHARBEL. PERCHÉ? / 02 dicembre 2025.



Papa Leone in Libano ha voluto raccogliersi sulla tomba di san Charbel Makhlùf (1828 - 1898) un grandissimo santo, eremita e sacerdote maronita, da poco sempre più popolare anche in Italia. È stato beatificato nel 1965 pochi giorni prima della chiusura del Concilio Vaticano II, e, sempre da Paolo VI, canonizzato nel 1977. 

Papa Leone ha detto (qui il discorso completo: Viaggio Apostolico in Libano: Visita e Preghiera Sulla Tomba di San Charbel Maklūf presso il Monastero di San Maroun ad Annaya (1° dicembre 2025)) : 

Carissimi, che cosa ci insegna oggi San Charbel? Qual è l’eredità di quest’uomo che non scrisse nulla, che visse nascosto e taciturno, ma la cui fama si è diffusa nel mondo intero? 

giovedì 27 novembre 2025

LA PATERNITÀ E LA FILIAZIONE DIVINE, RADICE E MODELLO PER L'UOMO / 65. NICEA. Gesù Cristo, ... n. 108.



1.2. La salvezza e il processo di filiazione divina

108. Questa verità soteriologica va intesa in senso forte, ontologico. Senza pretendere di offrire una comprensione esaustiva che comprometterebbe il mistero della salvezza in quanto mistero, essa dà tuttavia accesso alla verità stessa della filiazione e della paternità di Dio. Il Dio della verità ha per così dire voluto mettere gli uomini alla prova della pretesa filiale, inaudita, del suo Figlio unico Gesù. La verità rivelata da Dio si concentra nella verità del suo “Figlio” unico. Questo termine non si riduce a una semplice metafora o a una analogia, poiché ciò che è metaforico si apre qui da sé al registro dell’ontologia, come il symbolon, nel senso forte del termine, dona realmente ed efficacemente accesso alla realtà che significa. La testimonianza del Padre donata a Gesù fonda questa verità: «Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è superiore: e questa è la testimonianza di Dio, che egli ha dato riguardo al proprio Figlio. Chi crede nel Figlio di Dio, ha questa testimonianza in sé» (1Gv 5,9). L’autore aggiunge: «Chi non crede a Dio, fa di lui un bugiardo» (1Gv 5,10). I nostri vecchi catechismi amavano esprimere questa convinzione intima dell’atto di fede dei cristiani con una semplicità diretta: «Dio che non può ingannarsi né ingannare»,[163]nella quale Tommaso d’Aquino avrebbe potuto riconoscere le sue formulazioni.[164]Così si trova giustificata l’opzione ontologica del neologismo di Nicea, l’homooúsios, che intende prolungare e chiarificare la terminologia biblica e innica. La conferma della verità ontologica della filiazione divina di Gesù sta nel fatto che, come abbiamo visto nel primo e nel terzo capitolo, il rapporto della paternità e della filiazione si trova misteriosamente capovolto tra il divino e l’umano: la paternità umana e terrena è divenuta una denominazione secondaria e derivata rispetto al suo prototipo, Dio il Padre (cf. Ef 3,14; Mt 23,9). È questa verità della filiazione divina, nella quale il credente è invitato a entrare, che sottende la verità della filiazione battesimale.[165]Essere salvati, secondo il Vangelo di Gesù, consiste nell’entrare nella piena verità della filiazione che è inserita nella filiazione eterna di Cristo.

LA FEDE È ADESIONE AD UN INCONTRO / 64. NICEA. Gesù Cristo, ... n. 107


107. Il posto capitale della verità spiega il profondo rifiuto dell’idolatria nelle Scritture. Il Santo di Israele è un Dio che parla, contrariamente agli idoli. «Hanno bocca e non parlano», dicono i salmi (115,5 e 135,16), ripresi in 1Cor 12,2: «Quando eravate pagani, vi lasciavate trascinare senza alcun controllo verso gli idoli muti». Inoltre, la verità, la potenza, la giustizia, la santità di Dio sono sempre state concepite, biblicamente, in rapporto con la pretesa di portare la salvezza vera e universale, mentre le pratiche idolatriche non pretendono altro che offrire un dono parziale e locale. D’altra parte, poiché è questa Persona che viene da Dio e che è Dio essa stessa e Signore (cf. Gv 13,14), la verità della salvezza deve essere ricevuta, mentre l’idolatria costruisce il divino a partire dall’umano. 

mercoledì 26 novembre 2025

AL PARLAMENTO EUROPEO SI DISCUTE DELL'UTERO IN AFFITTO COME REATO UNIVERSALE


Sulla mia mail mettono alcuni messaggi nella casella spam. Tra questi ci sono quelli dell’Associazione Pro Vita & Famiglia. Non so perché. Li rimetto sempre nei messaggi normali. Ogni tanto firmo i loro appelli, più spesso li leggo velocemente. Questa volta penso che sia necessario ricopiare il loro messaggio. L’Utero in affitto è stato dichiarato reato universale dal Parlamento italiano. Adesso la proposta è arrivata al Parlamento Europeo. (Bandire l'Utero in Affitto in Europa è possibile. Pro Vita & Famiglia al Parlamento UE - YouTube )


Francois,

oggi posso raccontarti qualcosa che, pochi anni fa, sembrava semplicemente impossibile.

Nella sede del Parlamento Europeo, a Bruxelles, l’utero in affitto è stato messo pubblicamente sotto accusa come una nuova schiavitù del XXI secolo.

E Pro Vita & Famiglia c’era.

Io c’ero, insieme a Jacopo Coghe e a Maria Rachele Ruiu.

E, soprattutto, c’era anche la voce di tutti coloro che hanno firmato e condiviso questa petizione.

Siamo stati invitati al più grande evento mai organizzato in una sede dell’Unione Europea contro l’utero in affitto: il convegno “La maternità surrogata: una sfida etica e politica per l’Europa”, promosso dal gruppo ECR al Parlamento Europeo.

In quell’aula, davanti a parlamentari europei, esperti, giuristi e rappresentanti del mondo pro life di vari Paesi, Maria Rachele è intervenuta per dare voce:

alle donne sfruttate come “incubatrici”;

ai bambini trattati come prodotti su ordinazione;

alle migliaia di cittadini italiani che, come te, rifiutano questa barbarie travestita da “progresso”.

Ma non ci siamo limitati alle parole.

ELOGIO DELLA MONOGAMIA. / 26 novembre 2025.



Il Dicastero per la Dottrina della Fede ha pubblicato ieri un'altra nota. Questa volta è "UNA CARNE SOLA", ossia un "Elogio della monogamia", cioè del matrimonio come unione tra un solo uomo e una sola donna, stabile, esclusiva di altre relazioni, quindi fedele, feconda, e che comprende l'appartenenza reciproca dei coniugi. Ci saranno critiche questa volta? Prima di leggerlo (Una caro - Elogio della monogamia. Nota dottrinale sul valore del matrimonio come unione esclusiva e appartenenza reciproca (25 novembre 2025)), ecco sia l'indice che è già molto rivelatore, che la presentazione a firma del Cardinale Fernandez. 

In margine invito tutti a partecipare all'incontro sulla nota dottrinale precedente "Mater populi fidelis" che riguarda i titoli mariani, e che terremo in parrocchia il mercoledì 10 dicembre alle ore 19.00. 


DICASTERIUM PRO DOCTRINA FIDEI

UNA CARO 

Elogio della monogamia

Nota dottrinale sul valore del matrimonio come unione esclusiva e appartenenza reciproca


Indice

Presentazione

I. Introduzione

II. La monogamia nella Bibbia

La monogamia nel capitolo 2 della Genesi

Il simbolismo nuziale profetico

La letteratura sapienziale

La simbologia nuziale del Nuovo Testamento

III. Echi della Scrittura nella storia

Alcune riflessioni di teologi cristiani

Primi sviluppi sull’unità e la comunione matrimoniale nei Padri della Chiesa

Alcuni autori medievali e moderni

Lo sviluppo della visione teologale nei tempi recenti

Interventi magisteriali  

lunedì 24 novembre 2025

QUATTRO STORIE, UNA CHIAMATA: NUOVI DIACONI ORDINATI PER IL PATRIARCATO LATINO DI GERUSALEMME


Nel Seminario Redemptoris Mater di Galilea, il Patriarca Pizzaballa ha ordinato quattro nuovi diaconi. Se Dio vuole, saranno ordinati presbiteri per il Patriarcato latino che comprende Israele, i territori palestinesi, il Regno di Giordania e Cipro e ha all’incirca 70.000 fedeli. La maggior parte vive in Giordania. Nella parte ebraica di Israele ci sono piccole comunità di lingua ebraica, composte da ebrei diventati cattolici, e da cattolici provenienti soprattutto da Africa e Asia, immigrati in Israele per lavoro. Parlano l’ebraico e i loro figli vanno a scuola in ambienti ebraici. 

L'UOMO HA BISOGNO DELLA VERITÀ CHE SALVA / 63.NICEA. Gesù Cristo, ... nn. 105 - 106.


1. La teologia a servizio dell’integralità della verità salvifica

1.1. Il Cristo, la verità escatologicamente efficace 

105. Nella misura in cui Nicea propone una verità nelle questioni riguardanti la salvezza e la distingue dall’errore, la sua prima sfida dal punto di vista della teologia fondamentale è quella del posto che deve avere la verità nella soteriologia. Questa convinzione proviene anzitutto dalla stessa forma della Rivelazione, che, lasciandosi trascrivere in parole messe per iscritto, manifesta che la dimensione della verità le è costitutiva. La fede cristiana suppone che la verità di Cristo sia resa accessibile ai suoi discepoli. In effetti, il Salvatore è lui stesso la verità: «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14,6). Nel cristianesimo, la verità è una persona. La verità non è più un semplice affare di logica o di ragionamenti, non è possibile possederla, non è separabile dagli altri attributi identificati con la persona di Cristo, come il bene, la giustizia o l’amore. Resta vero che l’adesione a Cristo interpella sempre l’intelligenza dei discepoli: «Credo ut intelligam».[160]In effetti, non è immaginabile né coerente pensare che il Dio creatore dell’uomo intelligente e libero – una delle dimensioni della creazione a immagine e somiglianza dello stesso Creatore (Gn 1,26-27) –, possa in quanto Dio salvatore disinteressarsi dell’accesso conoscitivo alla sua verità e alla verità che salva. Per di più, questa verità salvifica possiede una dimensione comunitaria. Nicea è un atto comunitario di espressione della verità, con lo scopo di comunicarla a tutta la Chiesa. Di fatto, non è neppure immaginabile né coerente pensare che il Creatore della famiglia umana, e in particolare della sua capacità di comunicazione intelligibile attraverso il linguaggio (cf. Gn 11,1-9 – la torre di Babele, e At 2,1-11 – la Pentecoste), possa disinteressarsi dell’accesso comunitario alla sua verità e alla verità salvifica. Per questo la disgregazione dell’unità della fede compromette la forza e l’efficacia della salvezza in Gesù Cristo.

CUSTODIRE UNA FEDE ACCESSIBILE A TUTTO IL POPOLO DI DIO / 62. NICEA. Gesù Cristo,... nn. 103-104.


Capitolo 4

Custodire una fede accessibile a tutto il popolo di Dio

Preludio: il Concilio di Nicea e le condizioni di credibilità del mistero cristiano 

103. L’idea principale e legittima che si ricava dal Concilio di Nicea è che si tratta di un concilio dogmatico che ha difeso e precisato la fides quae cristologica e trinitaria. Ora, si tratta di esplicitare in questo ultimo capitolo come l’evento del concilio ha costituito anche una sorta di dispositivo istituzionale della Chiesa una e cattolica per risolvere un conflitto dogmatico in condizioni che potessero rendere ricevibile la sua decisione. L’esame di teologia fondamentale deve dunque completare l’inchiesta dogmatica e storica. È la fides quae, la verità salvifica, che genera l’adesione alla salvezza, cioè la fides qua; ma a Nicea la stessa fides qua è stata posta a servizio dell’accoglienza e della comprensione della fides quae. Ora, la considerazione del processo della fides qua, ossia delle condizioni della definizione e della ricezione della fides quae, manifesta la natura e il ruolo della Chiesa. Evidentemente, è chiaro che l’invenzione di questo dispositivo istituzionale sarebbe stata progressiva, che non sarebbe uscita armata come Atena dalla testa di Zeus, in breve, che il concetto dogmatico di “Concilio Ecumenico” non poteva essere esattamente contemporaneo all’evento del 325. Come abbiamo già spiegato nel capitolo II, il luogo per eccellenza in cui si incontrano la fides qua e la fides quae è il battesimo. È qui che l’individuo è incorporato alla fede della Chiesa, che egli riceve la Chiesa come madre. In questo contesto di battesimo e di catechesi di iniziazione, la Chiesa antica ha elaborato la regola della fede come la sintesi più sostanziale della fede. Tenendo conto della sua pertinenza, questa è stata utilizzata per discernere la verità della fede rispetto all’eresia (Ireneo, Tertulliano, Origene, ad esempio). La regola della fede è quindi il precursore della posizione dogmatica del Simbolo, inteso come riassunto degli elementi normativi della fede. Questa coscienza di una norma (regula; kănōn) è presente nella procedura dei sinodi preniceni che facevano discernimento a proposito della fede.

giovedì 20 novembre 2025

LA RECEZIONE DEI CONCILI È LENTA E ARDUA / 61. NICEA. Gesù Cristo, ... nn. 101-102



3.3. Il Concilio Ecumenico di Nicea

101. Nel 325 viene celebrato a Nicea un sinodo che si inscrive in parte all’interno di questo processo come un punto di arrivo, ma che ne rappresenta ugualmente una forma eccezionale per la sua portata ecumenica. Convocato dall’imperatore per risolvere una contesa locale che si era estesa a tutte le Chiese dell’Impero romano d’Oriente e a numerose Chiese dell’Occidente, esso raduna vescovi provenienti da diverse regioni dell’Oriente e i legati del vescovo di Roma. Per la prima volta, dunque, vescovi di tutta l’Oikouménè sono riuniti in sinodo. La sua professione di fede e le sue decisioni canoniche sono promulgate come normative per tutta la Chiesa. La comunione e l’unità inaudite suscitate nella Chiesa dall’evento Gesù Cristo sono rese visibili ed efficaci in modo nuovo da una struttura di portata universale, e l’annuncio della buona notizia di Cristo in tutta la sua immensità riceve anch’esso uno strumento di un’autorità e di una portata senza precedenti: 

UNO SCOOP: GESÙ NON ERA FALEGNAME MA CUSTODE DI GIARDINO ! / Catechesi del mercoledì. 19 novembre 2025.



Mentre si sta per concludere la COP30  in Brasile, Papa Leone ci fa una rivelazione: Gesù, di mestiere non faceva il falegname ma il custode di giardini (come Adamo: Gen 2,15). Per questo abbiamo tante parabole che parlano della natura e di agricoltura e nessuna che parli di chiodi e travi. Messa così sotto forma di battuta, diciamo una verità (le parabole hanno prevalentemente come sfondo la natura) e invito a leggere la catechesi di ieri di Papa Leone che offre una bellissima interpretazione per i nostri tempi di Gv 20, sviluppando la lunga tradizione cristiana che mette in parallelo il giardino del calvario e il giardino dell’Eden. 


LEONE XIV  

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro  Mercoledì, 19 novembre 2025

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Ciclo di Catechesi – Giubileo 2025. Gesù Cristo nostra speranza IV. La Risurrezione di Cristo e le sfide del mondo attuale 5. Spiritualità pasquale ed ecologia integrale 


Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti!

Stiamo riflettendo, in questo Anno giubilare dedicato alla speranza, sul rapporto fra la Risurrezione di Cristo e le sfide del mondo attuale, ossia le nostre sfide. Talvolta anche a noi Gesù, il Vivente, vuole chiedere: «Perché piangi? Chi cerchi?». Le sfide, infatti, non si possono affrontare da soli e le lacrime sono un dono di vita quando purificano i nostri occhi e liberano il nostro sguardo. 

mercoledì 19 novembre 2025

AVETE PREFERITO LA SPERANZA E L'AZIONE ALLA DISPERAZIONE / Leone XIV alla COP30

New Orleans
dopo Katrina (2005).

La Foresta amazzonica
vicina al punto di non ritorno


Papa Leone XIV che sembra “non bucare lo schermo” come Papa Francesco, invece parla in modo chiarissimo in modo equilibrato ma senza giri di parole. Ascoltiamo il suo appello per la custodia del creato.

VIDEOMESSAGGIO DEL SANTO PADRE LEONE XIV

ALLE CHIESE PARTICOLARI DEL SUD DEL MONDO RIUNITE AL MUSEO AMAZZONICO DI BELÉM

[17 novembre 2025]

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Saluto le Chiese particolari del Sud del Mondo riunite nel Museo Amazzonico di Belém, e mi unisco alla voce profetica dei miei fratelli cardinali che hanno partecipato alla COP30, dicendo al mondo con parole e con gesti che la regione amazzonica continua a essere un simbolo vivente della creazione con un bisogno urgente di cure.

Voi avete preferito la speranza e l’azione alla disperazione, costruendo una comunità globale che lavora insieme. Ciò ha prodotto progressi, ma non abbastanza. La speranza e la determinazione devono essere rinnovate, non solo con le parole e le aspirazioni, ma anche attraverso azioni concrete.

lunedì 17 novembre 2025

GRAZIE FUMATORI ! MI È VENUTA UN'IDEA ... / 17 novembre 2025.


 



Non è una presa in giro o uno scherzo. Da tre mesi abbiamo installato sulla cancellata della chiesa questi due raccogli mozziconi e molti di voi hanno recepito il messaggio e li utilizzano, non buttano più i loro mozziconi a terra. La differenza è sensibile. Anche se ci sono ancora tanti progressi da fare affinché l'uscita della nostra chiesa (e anche la piazzetta e i vasi di fiori) sia veramente pulita, libera da questo brutto inquinamento! Ma è giusto ringraziare chi si è dimostrato sensibile e si comporta di conseguenza. 

giovedì 13 novembre 2025

LA CHIESA RADICATA IN CRISTO È INCULTURATA NELLA STORIA / 60. NICEA. Gesù Cristo, ... n. 100


100. Non solo questi elementi del processo di strutturazione della Chiesa manifestano il suo radicamento nell’evento Gesù Cristo, ma è possibile anche discernere in questo processo una certa analogia con ciò che costituì l’evento di Sapienza, più sopra analizzato. Così come il pensiero umano, profondamente rinnovato dall’evento Gesù Cristo, assume e trasfigura le culture umane, a partire specialmente dall’incontro del pensiero semitico, già lavorato all’interno dalla Rivelazione, con la cultura greca e altre culture, allo stesso modo le tre dimensioni o carismi che abbiamo rilevato erano assunti un tempo dalle istituzioni giudaiche e da versioni locali delle istituzioni greco-romane dei primi secoli della nostra era, sia civili che religiose. Da un lato, il giudaismo del Secondo Tempio aveva la sua gerarchia sacerdotale, le sue scuole e i suoi sinodi. Dall’altro, siccome non esistevano scuole specifiche per loro, i maestri cristiani erano quasi tutti formati come oratori e interpreti nella enkyklios paideia, ovvero nel sistema educativo generale del mondo greco-romano, e facevano dunque appello alla retorica e alla filosofia, che hanno contribuito a inscrivere nel patrimonio della dottrina cristiana. Il sinodo (concilium in latino) era già anch’esso un’istituzione antica nel mondo greco-romano quando i cristiani gli hanno attribuito un ruolo importante. Ora questi differenti aspetti acquistano dimensioni proprie, trasfigurate, potremmo dire, quando sono a servizio della missione della Chiesa di annunciare il Vangelo ed essere segno di unità per il genere umano.