Il
post di ieri era intitolato: Il rosso, colore dei cristiani. E nello sviluppo
dicevo che però la Chiesa sceglie il verde per vivere la sua fede nel quotidiano.
Il verde è il colore della speranza. Alla domanda: chi è il cristiano? San Basilio
rispondeva: “Cristiano è colui che rimane vigilante ogni giorno e ogni ora,
sapendo che il Signore viene”. Il cristiano è l’uomo della speranza, cioè colui
che aspetta la venuta del Signore. Non ci salviamo da soli, ma aspettiamo il Signore
pieni di fede, perché “Quando cominceranno ad accadere queste cose,
risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina” (dal Vangelo di oggi). Un
pensiero molto utile per la nostra vita e in particolare per il tempo di
Avvento che sta per iniziare.
Mi
è venuto ieri di citare il Cardinale Van Thuân, martire cioè testimone che ha
dato la sua vita per il Vangelo amando i nemici malgrado le sofferenze
terribili sopportate. Lo conoscevo pochissimo. Citarlo mi ha obbligato a cercare
qualche informazione supplementare su di lui. E ho visto che anche lui ha
scelto consapevolmente il colore verde. Non solo per il suo non ostentare mai le sue sofferenze
e farne un’offerta per la riconciliazione di tutti gli uomini, e del suo popolo
in particolare, e non di divisione, ma perché aveva scelto come motto episcopale
l’espressione “Gaudium et Spes”, Gioia e Speranza, e la sua predicazione è
stata tutta improntata sulla Speranza, anche durante gli anni di prigionia.
Ecco
i titoli di alcuni suoi libri ripresi da Internet:
Il cammino della speranza.
Testimoniare con gioia l'appartenenza a Cristo
Spera in Dio! 100 pagine di
F.-X. Nguyên van Thuân
Testimoni della speranza.
Esercizi spirituali tenuti alla presenza di Ss. Giovanni Paolo II
Preghiere di speranza. Tredici
anni in carcere
"Nel 1987, nell'isolamento a Hoa-ma (Hanoi), ho
voluto raccogliere per iscritto le meditazioni, le riflessioni di ogni giorno,
sotto il titolo Preghiere di speranza: si tratta di una testimonianza di amore
e di riconoscenza... Mi domanderete: "Come ha potuto portare con sé fuori
dalla prigione ciò che ha scritto?". Riconosco che è stata un'avventura.
Le guardie, all'inizio mie nemiche, col tempo sono diventate mie amiche, grazie
all'amore di Gesù in mezzo a noi e per il nostro amore reciproco. Una di loro mi
ha suggerito: "Scriva in una lingua straniera, metta in copertina:
Esercizi di lingua straniera, con il pretesto di esercitarsi per non
dimenticare tutto dopo anni di prigione". È ciò che ho fatto. Ho scritto
su carta per brutta copia procuratami dai carcerieri, apponendo sulla copertina
la scritta: Studio di lingua straniera. Ho scritto in italiano; ho scelto
l'italiano perché, in Vietnam, questa lingua è meno conosciuta dell'inglese e
del francese. Ora condivido con voi le gocce di acqua fresca che il Signore ha
fatto cadere per farmi vivere durante il mio lungo pellegrinaggio attraverso il
deserto" (dall'Introduzione). François-Xavier Nguyen Van Thuan, nato nel
1928 a Hue (Centro Vietnam), dal 1967 al 1975, è stato nominato arcivescovo
coadiutore di Saigon (Hochiminhville) da Paolo VI. Dopo pochi mesi, però, con
l'avvento del regime comunista è stato arrestato ed è rimasto in carcere dal
1975 al 1988.
Il Vangelo di oggi ci dice quale è la prospettiva della speranza per il cristiano.
Beati noi invitati fin d’ora al banchetto dell’Agnello, colui che toglie i
peccati del mondo, come ci ricorda la prima lettura.
La coincidenza di queste riflessioni con la festa dei 117 martiri vietnamiti
di oggi e la visita al papa del presidente vietnamita Tran Dai Quang di ieri, ci
spingano a operare senza mai lasciarci rubare la Speranza. Auguri ai miei due
nipoti, francesi ma nati in Vietnam, e credenti, cattolici convinti e
praticanti.
Ecco, di seguito, l'omelia di Giovanni Paolo II al funerale del Cardinale van Thuân: