Ricevere le Tavole con le parole di vita (i dieci comandamenti) 50 giorni dopo la Pasqua che ha segnato la liberazione dall’Egitto (la prima festa di Pentecoste) fu un’esperienza emozionante per il popolo, traumatica e gioiosa insieme. Il Dio dei nostri Padri si avvicina a noi, si prende cura di noi, ci dona la sua sapienza, ci svela il segreto della felicità, ci vuole felici. Certamente qualcuno avrà ricevuto queste leggi come un peso e nel quotidiano, ci sono momenti di tentazione, di ribellione per tutti. Ma fondamentalmente il Popolo ostenta come un privilegio, con orgoglio, la Legge data dal Signore. È così anche per te? Senti che Dio, strutturando la sua Alleanza con te, ti ama, oppure i comandamenti sono solo limiti alla tua libertà? Si può dire che tra ignoranza e rigetto puro e semplice, la maggior parte delle nostre società occidentali hanno rigettato i comandamenti come dono. Eppure sono il fondamento di una società giusta e felice.
I dieci comandamenti iniziano con ‘Anokhì
(Io … sono il Signore Dio tuo…) e terminano con lərēʿekā (al prossimo tuo). Gli
ebrei hanno notato questo e sanno bene che le due realtà sono legate e quindi lo
scriba che interroga Gesù non è sorpreso che Gesù metta al centro di tutto il
comandamento dell’amore per Dio e il comandamento dell’amore per il prossimo. Neppure
è sorpreso che Gesù citi lo Shema’ che recitano due volte al giorno che chiede
di “Ascoltare”. Cosa difficile. Ma è questo il vero primo comandamento: fare spazio a Dio, ascoltare la sua voce, lasciarsi insegnare, non credersi arrivati, essere discepoli, ascoltare anche gli altri. Il nostro vescovo ci ha donato la sua
prima lettera pastorale dal titolo: “Shema’ … Ascolta!”. È la base
di ogni cambiamento e di ogni conversione. Lo Shema’ prosegue affermando l’Unicità
di Dio di cui Israele è il testimone tra le nazioni (‘ED).
Prima
Lettura Dt 6, 2-6
Ascolta,
Israele: ama il Signore tuo Dio con tutto il cuore.