A Efeso, Paolo incontra discepoli di Cristo risorto, che formano già un gruppo, una comunità, anche se probabilmente informale. Questo carattere informale esalta proprio la comunione che crea spontaneamente la Buona Notizia tra coloro che credono e fa parte della struttura stessa della vita cristiana. Infatti i credenti "erano perseveranti nell'insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere”. (Atti 2,42). Però se questi discepoli conoscevano ciò che era successo a Gesù di Nazareth e la sua Risurrezione e lo riconoscevano come Signore, giudice dei vivi e dei morti, mancava loro uno slancio, un fervore, uno spirito. Paolo lo nota e chiede: «Quale battesimo avete ricevuto?». Hanno ricevuto solo il battesimo di Giovanni Battista. Quando Paolo li battezza nel nome del Signore tutto cambia e appena impone loro le mani scende lo Spirito Santo che si manifesta in modo meraviglioso.
Questo episodio riportato dagli Atti degli Apostoli illustra in modo chiarissimo e potentissimo l’importanza dei Sacramenti - di tutti i Sacramenti - che non sono solo simboli ma azione efficace di Dio a favore dell’uomo. Purtroppo molti trascurano di ricevere i Sacramenti o di fare in modo che i loro familiari impediti di venire in chiesa possano riceverli. Quando chiedo: “quali sono i sacramenti che dobbiamo tutti ricevere?”, molti mi rispondono: “battesimo, comunione, matrimonio”. Questo riflette la prassi di tanti che si cresimano solo in vista del matrimonio, senza dargli alcuna importanza nella loro visione di fede. Per loro contano veramente solo questi tre sacramenti: battesimo, (prima) comunione, e matrimonio ad esclusione degli altri. Infatti tanti trascurano la comunione regolare e la partecipazione assidua all’Eucaristia o “frazione del pane”, la confessione e più ancora, l’olio degli infermi specialmente quando c'è un forte rischio per la vita mentre la Scrittura ne parla esplicitamente (Giacomo 5,14-15).
Adesso però interroghiamoci: se s. Paolo visitasse la nostra comunità parrocchiale o il nostro gruppo, i cui membri hanno ricevuto tutti il battesimo nel nome del Signore e sono stati cresimati, sentirebbe tra noi questa vita dello Spirito Santo? Non si tratta per forza di parlare in lingue e a profetare, ma di manifestare il frutto dello Spirito: “amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé”. (Galati 5,22) e i suoi doni (Sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, conoscenza (o scienza), pietà, timore di Dio. Vedi Isaia 11,2) nonché i carismi che il Signore concede per l’edificazione della comunità e l’evangelizzazione. Se non ci sono questi doni, interroghiamoci molto seriamente, perché Dio non accetta che il talento ricevuto sia seppellito e rimanga sterile. Purtroppo sembra che succeda spesso.
Paolo "poté parlare liberamente per tre mesi, discutendo e cercando di persuadere gli ascoltatori". L’ultimo versetto ci fa comprendere come la catechesi, paziente e abbondante sia necessaria. "i credenti erano perseveranti nell'insegnamento degli apostoli". È necessario formare i cristiani per istruirli e convincerli sia della risurrezione di Cristo che ad abbandonare la mentalità precedente, anche se formalmente cristiana.
Atti degli Apostoli 19, 1-8