“Un albero buono non può produrre frutti cattivi”. Quindi
io che produco frutti cattivi sono un albero cattivo. Ma se – qualche volta –
produco anche frutti buoni, cosa pensare? Notiamo subito che abbiamo di ciò che è buono, sopratutto
se si tratta di ciò che faccio e penso e dico io, un’idea spesso molto auto
compiaciuta che non corrisponde a ciò il Signore considera buono. “Perché mi
chiami buono – dice Gesù a quel tale – solo
Dio è Buono”. Ci aiuta a capire questo anche l’esperienza dei santi. Angela da
Foligno scopre nel suo dialogo con il Signore che ogni sua opera buona che appariva
così bella da lontano ed esternamente, è baccata almeno dall’orgoglio e dalla
vanità. E il contenuto del suo cuore, che credeva tutto infiammato d’amore puro
per il Signore, si rivela così nauseabondo e puzzolente che dovette essere sostenuta
dal Signore stesso per non morire di vergogna e di disgusto. Santa
Teresa d’Avila ripeteva: “sono nulla più il mio peccato”. E così via…
L’unico albero buono è la croce di Gesù Cristo. Solo la croce di Cristo
porta frutto nella mia vita, cioè la fede che rende giusti. San
Francesco di Sales afferma che se uno non si scopre peccatore dalla punta dei
capelli alla punta delle unghie dei piedi non può avere veramente fiducia in Dio,
cioè avere fede, cioè essere salvato. Infatti avere fiducia in Dio è giustizia.
Abram nella lettura di oggi si lamenta con il Signore con ineccepibile buon
senso: “hai promesso ma non fai niente e il tempo passa. Quello che mi ha aperto il cuore, mi ha fatto credere in te, non lo realizzi”. Non era
facile per Abramo credere alla promessa di Dio con apparenze contrarie così evidenti,
schiaccianti.
Allora
Dio rinnova l’Alleanza con lui in un atto solenne, secondo l’usanza dei tempi:
in modo imprecatorio gli alleati passano in mezzo ad animali spaccati a metà invocando
su di se la stessa sorte se tradiscono il patto. Tutti notano che solo Dio passa
in mezzo agli animali. Questo è vero. Dio, da solo, porterà il peso e il
rischio dell’Alleanza. Ma Abram, debole, distratto, dormiva? Non è così. Alla vicinanza
di Dio, Abram è paralizzato, impotente, annebbiato nella sua intelligenza e
vigilanza, assalito da terrore e grande oscurità.
Come
pensi di fare alleanza con Dio tu che non vuoi mai incontrarlo, tu che non accetti
un solo minuto di silenzio, di vuoto, con la televisione sempre accesa, e fuggi
la preghiera specialmente quella profonda? Magari dici tante preghiere e te ne
vanti. Ma la preghiera è altro.
Santa Teresina raccomandava di pregare molto per le persone in agonia quando non hai più scappatoie davanti al Signore e sei assalito da terrore perché mai hai preso sul serio la sua presenza, perché mai hai resistito fino al sangue per evitare il peccato (Ebrei 12,4), perché ti sei ornato dell'etichetta di buon cristiano giudicando gli altri, ti sei autogiustificato senza mai prendere il rischio di ascoltare la sua voce (Romani 2). Questa voce che ti avrebbe purificato dal tuo peccato e ti avrebbe consolato.
Come ci ha chiesto il Cardinale, preghiamo specialmente oggi per il vescovo Salvatore, ausiliare della nostra Chiesa che si sta preparando all'incontro promesso dal suo Signore. Che, a lui che era un fedele servo, il passaggio sia dolce.
Prima Lettura Gn
15, 1-12.17-18
Abramo credette a Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia. E il
Signore concluse un’alleanza con lui.