Questa mattina dalle suore, l’intenzione era per i
sacerdoti defunti. Come può un sacerdote stare in purgatorio? Non ha forse toccato ogni
giorno della sua vita il fuoco che ha trasformato Mosè, Isaia (6, 6-7) e gli Apostoli?
Non è forse stato attraversato migliaia di volte dalla Misericordia che risuscita
i morti? Purtroppo ci sono certamente preti in purgatorio e forse peggio. San Giovanni
Bosco entrò una volta in sagrestia piangendo: “tutti mi credono santo
e da morto nessuno pregherà per me, mi abbandoneranno in purgatorio”. Sapeva cosa
fosse il non rispondere alla grazia di Dio.
Nel volo di ritorno da Panama, alla domanda per quali
motivi tanti giovani erano lontani dalla Chiesa, papa Francesco rispose che ci
sono tanti motivi, anche personali “ma il più generale, credo che il primo sia la mancanza
di testimonianza dei cristiani, dei preti, dei vescovi. Non dico dei Papi,
perché è troppo [ridono], ma anche, pure. La mancanza di
testimonianza.” Non ha detto “delle suore e dei frati” ma ci sono anche loro e chiaramente preti e vescovi. Ci sono genitori che non
hanno mai indicato la santità come meta ai loro figli, non danno testimonianza. San Alfonso scriveva in “Quanno nascette ninno” (purtroppo
molto poco conosciuto): “Io pure songo niro
peccatore, / Ma non voglio esse cuoccio e ostinato. / Io non
voglio chiù peccare, / Voglio amare - voglio stà / Co Ninno bello
/ Comme nce sta lo voje e l'aseniello.” Se è “niro peccatore isso, niro e brutto comme ‘a pece, comme
song’ ie?” dice fra Sereno.