Ieri (Genesi 12,1-9) e oggi, vediamo la parabola di Lot, nipote di Abramo, dalla partenza di Carran fino al suo insediarsi a Gomorra nella valle del Giordano. Lot è chiaramente un personaggio secondario, ma proprio per questo è importante perché anche noi rischiamo di finire come fotocopia pur essendo nati come originali, per riprendere il felicissimo concetto del Beato Carlo Acutis. Cosa dice la Bibbia di Lot? È menzionato nella discendenza di Terach. Poi già adulto e proprietario di greggi e servi, sicuramente già sposato (come Abramo, è marito di una sola moglie), ecco che, dopo la promessa di Dio, “Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore, e con lui partì Lot. Abram aveva settantacinque anni quando lasciò Carran”. (Genesi 12, 4). Lot rimane con Abramo (Genesi 13, 1) fino alla separazione consensuale, “da fratelli”, secondo la lettura di oggi.
Cosa può significare questo partire di Lot con Abramo?
Per Abramo, in quel momento, Lot rappresenta certamente un dono di Dio. È una sicurezza, morale e fisica. Abramo lascia tutto per un Dio sconosciuto da tutti, che parla ma non ha volto. Abramo spiega la sua decisione al clan che rimane attonito, qualcuno presenta ogni obiezione possibile. Ma le sue parole riescono a toccare il cuore giovane e avventuroso di Lot. Ecco, qualcuno crede al suo sogno, al suo prendere rischi alla sua età, crede che un vero Dio gli ha parlato! Moralmente, Abramo si sente meno solo. Il suo partire gli sembra meno folle. Inoltre Abramo è già vecchio, e la protezione del clan è fondamentale. Lot e la sua famiglia, i suoi servi, sono una forza contro i nemici e i pericoli.
Lot, invece, parte per beneficiare della prosperità promessa da quel Dio. Infatti si arricchirà molto, fino al doversi separare dallo zio perché non ci sono pascoli a sufficienza. Lot ha creduto davvero nel Dio di Abramo, però solo attraverso Abramo e non con un contatto diretto. Lot segue Abramo e non Dio. Lot ha creduto nel Dio di Abramo, ma non diventa suo amico, cerca solo di ottenere delle grazie.
Questo fa di lui una fotocopia di Abramo e non più un originale.
Dio è generoso con lui. Gli dà anche dei valori. San Pietro lo chiama uomo giusto: “Liberò invece Lot, uomo giusto, che era angustiato per la condotta immorale di uomini senza legge”. (2 Pietro 2, 7). Ma non è un amico di Dio. Rimane chiuso su se stesso, sui vantaggi che una vita di fede e di preghiera può portargli. Quando si separano, Abramo gli dà la scelta e Lot non esita a seguire il suo egoismo, le sue speranze a breve termine, mentre Abramo ha imparato a fidarsi in tutto di Dio, ad aspettare i suoi tempi, a sapere che “c'è chi umilia e innalza”. (Siracide 7, 11). Lot perseguendo i suoi interessi si sente sapiente, intelligente, invece, egli farà una fine ingloriosa anche se Dio rimarrà fedele a lui e alla sua discendenza (Deuteronomio 2, 9) e in modo particolare Rut farà rientrare il popolo di Moab nell’Alleanza.
Quante persone nelle nostre parrocchie sono fotocopia più o meno senza saperlo, senza incontro personale con il Signore, religiosi ma non evangelizzati, portati da una tradizione, da devozioni ricevute, fedeli a valori appresi in famiglia spesso già deformati, come lo constata Gesù: “Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. (Matteo 5, 43), che pregano "quando c'è bisogno...." Allora conta l’esterno, i numeri, le grazie ricercate, l’essere notati e lodati dalla gente… Oggi persino questa trasmissione per tradizione sta finendo.
Puoi vedere anche il mio commento del 2021 La Gioia del Vangelo: LOT O LA VIA SPAZIOSA CHE PORTA ALLA PERDIZIONE / San Paolino vescovo di Nola e Theresia
Prima Lettura Gn 13, 2. 5-18 Non vi sia discordia tra me e te, perché noi siamo fratelli.
Dal libro della Gènesi