Visualizzazioni totali

lunedì 13 maggio 2024

D.I. 10 CHIAMATI A UNA DIGNITÀ PIENA, IMPEGNATI PER LA PROPRIA LIBERTÀ / nn. 20-22 Dignitas infinita


Una vocazione alla pienezza della dignità

20. La terza convinzione riguarda il destino finale dell’essere umano: dopo la creazione e l’incarnazione, la risurrezione di Cristo ci rivela un ulteriore aspetto della dignità umana. Infatti, «l’aspetto più sublime della dignità dell’uomo consiste nella sua vocazione alla comunione con Dio»,[32] destinata a durare per sempre. In tal modo, «la dignità [della vita umana] non è legata solo alle sue origini, al suo venire da Dio, ma anche al suo fine, al suo destino di comunione con Dio nella conoscenza e nell’amore di Lui. È alla luce di questa verità che sant’Ireneo precisa e completa la sua esaltazione dell’uomo: “gloria di Dio” è, sì, “l’uomo che vive”, ma “la vita dell’uomo consiste nella visione di Dio”».[33]

21. Di conseguenza, la Chiesa crede e afferma che tutti gli esseri umani, creati ad immagine e somiglianza di Dio e ricreati[34] nel Figlio fatto uomo, crocifisso e risorto, sono chiamati a crescere sotto l’azione dello Spirito Santo per riflettere la gloria del Padre, in quella medesima immagine, partecipando alla vita eterna (cf. Gv 10, 15-16; 17, 22-24; 2 Cor 3, 18; Ef 1, 3-14). Infatti, «la Rivelazione […] fa conoscere la dignità della persona umana in tutta la sua ampiezza».[35]

Un impegno per la propria libertà

22. Pur possedendo ciascun essere umano un’inalienabile ed intrinseca dignità fin dall’inizio della sua esistenza come un dono irrevocabile, dipende dalla sua decisione libera e responsabile esprimerla e manifestarla fino in fondo oppure offuscarla. Alcuni Padri della Chiesa – come sant’Ireneo o san Giovanni Damasceno – hanno stabilito una distinzione tra l’immagine e la somiglianza di cui parla la Genesi, permettendo così uno sguardo dinamico sulla stessa dignità umana: l’immagine di Dio è affidata alla libertà dell’essere umano affinché, sotto la guida e l’azione dello Spirito, cresca la sua somiglianza con Dio e ogni persona possa arrivare alla sua più alta dignità.[36] Ogni persona è chiamata infatti a manifestare a livello esistenziale e morale la portata ontologica della sua dignità nella misura in cui con la sua propria libertà si orienta verso il vero bene, in risposta all’amore di Dio. Così, in quanto è creata ad immagine di Dio, da una parte, la persona umana non perde mai la sua dignità e mai smette di essere chiamata ad accogliere liberamente il bene; d’altra parte, in quanto la persona umana risponde al bene, la sua dignità può liberamente, dinamicamente e progressivamente manifestarsi, crescere e maturare. Ciò significa che l’essere umano deve anche cercare di vivere all’altezza della propria dignità. Si comprende allora in che senso il peccato possa ferire ed offuscare la dignità umana, come atto contrario ad essa, ma, nello stesso tempo, che esso non può mai cancellare il fatto che l’essere umano sia stato creato ad immagine di Dio. La fede, dunque, contribuisce in modo decisivo ad aiutare la ragione nella sua percezione della dignità umana, e nell’accoglierne, consolidarne e precisarne i tratti essenziali, come ha evidenziato Benedetto XVI: «senza il correttivo fornito dalla religione, infatti, anche la ragione può cadere preda di distorsioni, come avviene quando essa è manipolata dall’ideologia, o applicata in un modo parziale, che non tiene conto pienamente della dignità della persona umana. Fu questo uso distorto della ragione, in fin dei conti, che diede origine al commercio degli schiavi e poi a molti altri mali sociali, non da ultimo le ideologie totalitarie del ventesimo secolo».[37]


[32] Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes (7 dicembre 1965), n. 19: AAS 58 (1966), 1038.

[33] S. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Evangelium vitae (25 marzo 1995), n. 38: AAS 87 (1995), 443, che cita S. Ireneo di Lione, Adv. Haer. IV, 20,7: PG 7, 1037-1038.

[34] Cristo ha infatti donato ai battezzati una nuova dignità, quella di “figli di Dio”: cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 1213, 1265, 1270, 1279.

[35] Conc. Ecum. Vat. II, Dich. Dignitatis humanae (7 dicembre 1965), n. 9: AAS 58 (1966), 935.

[36] Cf. S. Ireneo di Lione, Adv. Haer. V, 6, 1. V, 8, 1. V, 16, 2: PG 7, 1136-1138. 1141-1142. 1167-1168; S. Giovanni Damasceno, De fide orth. 2, 12: PG 94, 917-930.

[37] Benedetto XVI, Discorso a Westminster Hall (17 settembre 2010): Insegnamenti VI/2 (2011), 240.


Nessun commento:

Posta un commento