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mercoledì 17 dicembre 2025

CREDERE CON LA CHIESA, COSA SIGNIFICA? / 69. NICEA. Gesù Cristo, ... n. 113



113. Questi arbitrati esprimono la stessa natura della Chiesa e permettono di comprendere il senso del magistero che essa esercita. Dal momento che la Chiesa è una realtà di grazia inscritta nella storia, essa è costituita e mossa dallo Spirito Santo, quello stesso che ha operato nell’Incarnazione del Verbo e che continua a operare l’incorporazione dei credenti nel Corpo mistico confrontato con le gioie, le tentazioni e le vicissitudini della storia. La sua missione salvifica si realizza non solo mediante la predicazione, con l’insegnamento delle Scritture e la celebrazione dei sacramenti, ma anche mediante il magistero esercitato dai vescovi, successori degli apostoli, in comunione col vescovo di Roma, successore di Pietro. Ciò non significa affermare che la verità della fede è storica e mutevole: significa piuttosto che il riconoscimento della verità e l’approfondimento della sua comprensione costituiscono un compito storico dell’unico soggetto-Chiesa. La Chiesa non ha dunque a sua disposizione la verità, che non può essere fabbricata, dal momento che si tratta fondamentalmente di Cristo stesso, ma essa la riceve, la richiama e la interpreta. 

Credere con la Chiesa significa per ogni generazione partecipare ai suoi sforzi incessanti per una comprensione più profonda e più completa della fede. L’obbligo di fedeltà non può essere ricondotto solo a una forma di docilità passiva: si tratta di un obbligo di appropriazione attiva per tutti i discepoli, col sostegno e sotto la vigilanza del magistero vivente del collegio dei vescovi. Questi ultimi, quando concordano, detengono l’autorità per decidere in modo obbligante se un’interpretazione teologica è fedele o meno alla fonte – il Cristo e la Tradizione apostolica. Il Magistero non aggiunge nulla alla Rivelazione compiutasi in Cristo e attestata nelle Scritture, se non le esplicitazioni dello sviluppo dogmatico, dal momento che la Chiesa vi esercita il suo ruolo di interprete autentico della Parola di Dio mediante atti di fedeltà creativa alla Rivelazione:[175] «Così, il giudizio che riguarda l’autenticità del sensus fidelium appartiene in ultima analisi non ai fedeli stessi né alla teologia, ma al magistero».[176] Il Magistero detto ordinario dei successori degli apostoli consiste in un insegnamento abituale che elabora continuamente la Tradizione – già designata nel Nuovo Testamento come «la sana dottrina» (2 Tm 4,3). In confronto ad esso, il Magistero straordinario è esercitato più di rado, ma lo è ogni volta che deve essere presa una decisione di portata dottrinale concernente l’insieme della Chiesa, specialmente di fronte a una messa in discussione da una parte della Chiesa. È ciò che si è prodotto in modo eminente ed esplicito al Concilio Ecumenico di Nicea. 


[175] Cf. Concilio Ecumenico Vaticano II, Cost. Dogm. Dei Verbum, 18 novembre 1965, 10.

[176] Commissione Teologica Internazionale, Il “sensus fidei” nella vita della Chiesa, 2014, 77.


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