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domenica 23 marzo 2025

SE NON TI CONVERTI, FARAI UNA BRUTTA FINE! / III Dom di Quaresima, C, 2025.



Mosè, adottato dalla figlia del Faraone, era un principe d’Egitto. Ma aveva nel cuore un grande senso di giustizia e sapeva di essere figlio di ebrei. In un impeto di collera, per una sua decisione istintiva, senza consultare Dio ma seguendo solo se stesso, difende un suo fratello ebreo e uccide l’aggressore egiziano. Risultato: gli ebrei lo vedono come un intruso nella loro vita, con la pretesa di dominarli, la notizia dell’uccisione dell’egiziano si diffonde e Mosè si ritrova solo e indifeso. Deve fuggire. Il suo senso di giustizia non lo abbandona. Guidato da Dio arriva ad un pozzo nel deserto dove difende il diritto di pastorelle che, arrivate le prime per abbeverare il loro gregge, sono aggredite da pastori che intendono imporre il diritto del più forte. Viene accolto dalla famiglia di queste ragazze e si ritrova ridotto a fare il pastore nel deserto. I suoi sogni, di gloria forse, di giustizia sicuramente, sono naufragati in una vita anonima e passano i decenni. Probabilmente ci vuole molto tempo affinché lo accetti del tutto. Non a caso chiama suo figlio “Gherson”, straniero. Inoltre è balbuziente e non si libererà mai della sua difficoltà a trasmettere agli altri il suo mondo interiore. A ottant'anni ecco che Dio lo chiama. Ciò che Mosè da solo non poteva fare, Dio lo farà con lui e attraverso di lui partendo dal suo senso di giustizia rimasto viscerale, ardente. Colui che voleva raddrizzare il mondo partendo da sé, diventa servo di Dio, l’uomo di Dio, ‘ysh ‘adonai, che si può tradurre anche “uomo Dio”! Discesa e risalita verso la gloria ma con l’umiltà e la mansuetudine proprie di Dio, ha-rahman, il misericordioso. 

Anche Giuseppe, figlio di Giacobbe, pur essendo sempre obbediente, sperimenta questa discesa drammatica. Obbedisce al padre che lo manda dai fratelli benché sappia che lo odiano, e gli va malissimo: spogliato dalla sua tunica è venduto schiavo. Fedele in tutto come schiavo risale come uomo di fiducia. Forse spera conquistare la libertà e tornare da suo padre!? Ma viene concupito dalla moglie del padrone e il rimanere integro gli va malissimo: la donna respinta lo fa incarcerare. Ma è da questo abisso che sperimenta la potenza di Dio e diventa viceré d’Egitto coperto di onori. È  la consapevolezza di essere parte di un progetto di Dio e amato da Lui che gli permette di accogliere con cuore aperto i suoi fratelli e beneficarli. Questa è la conversione: aprirsi alla presenza di Dio nella mia vita.  

E il popolo di Israele salvato dalla schiavitù? Anche loro vedono il progetto di Dio ma molti rimangono al di fuori. “Ma la maggior parte di loro non fu gradita a Dio e perciò furono sterminati nel deserto” dice san Paolo. E i fratelli di Giuseppe? Hanno eliminato il loro "nemico" ma il senso di colpa riemerge ad ogni difficoltà (Genesi 42, 21-22). E anche quando Giuseppe spiega loro il disegno di Dio (Genesi 45,5) non si fidano del tutto. Alla morte del padre risorgono tutti i loro timori. Pensano che allora Giuseppe si vendicherà (Genesi 50, 15 ss.). Conviene aprirsi a Dio.

Mosè matura con difficoltà passando dal suo senso di giustizia a quello di Dio. Giuseppe che si comporta sempre bene, deve anche lui fare una profonda discesa per poter servire il Signore. Molti altri che stanno a contatto con le opere di Dio, non entrano però col cuore in questo progetto, non si convertono. Se il progetto di Dio fosse solo di fare di te una brava persona, onesta e dedita alla famiglia, gli bastava che tu fossi un pagano retto, o al massimo ti mandava Maometto. Convertiti dunque al Regno di Dio per non perire come gli altri.  

 

Dal libro dell'Èsodo  Es 3,1-8a.13-15 

 In quei giorni, mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l’Oreb.

L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava.

Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?». Il Signore vide che si era avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!». E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio.

Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele».

Mosè disse a Dio: «Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: “Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi”. Mi diranno: “Qual è il suo nome?”. E io che cosa risponderò loro?».

Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». E aggiunse: «Così dirai agli Israeliti: “Io-Sono mi ha mandato a voi”». Dio disse ancora a Mosè: «Dirai agli Israeliti: “Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, mi ha mandato a voi”. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione».


Dal Sal 102 (103)   R. Il Signore ha pietà del suo popolo.

Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome. Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tutti i suoi benefici. R.

 Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia. R.

 Il Signore compie cose giuste, difende i diritti di tutti gli oppressi. Ha fatto conoscere a Mosè le sue vie, le sue opere ai figli d’Israele. R.

 Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore. Perché quanto il cielo è alto sulla terra, così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono. R.

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi 1Cor 10,1-6.10-12

 Non voglio che ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nube e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. Ma la maggior parte di loro non fu gradita a Dio e perciò furono sterminati nel deserto.

Ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come essi le desiderarono.

Non mormorate, come mormorarono alcuni di loro, e caddero vittime dello sterminatore. Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per nostro ammonimento, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi. Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere.

Convertitevi, dice il Signore, il regno dei cieli è vicino. (Mt 4,17)


Vangelo Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.  Lc 13,1-9

 In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.

O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».

Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».


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