Con il conflitto russo ucraino sono uscite subito e continuano ad uscire riflessioni “evangeliche” completamente assurde, diaboliche anche se in apparenza appaiono “angeliche”. Tipo: “ma insomma, gli ucraini non dovrebbero porgere l’altra guancia come dice il Vangelo?”. “Se questi volessero la Pace potrebbero deporre le armi”. È bello e facile porgere la guancia dell’altro mentre tu non sopporti nessuna ingiustizia e personalmente non abbassi mai la guardia di fronte a chi potrebbe danneggiarti. “Smettiamo di mandare armi all’Ucraina. Senza armi la guerra finisce”. Questa genialata mi è stata proposta ancora pochi giorni fa da un prete. Purtroppo c'è un abisso tra la capitolazione e la pace, tra essere consegnato in balia di un nemico che intende distruggere il mio popolo, la sua cultura, le sue tradizioni, il suo patrimonio, rapisce i suoi bambini a decine di migliaia per russificarli (il mandato d’arresto internazionale contro V. Putin e la sua delegata all’infanzia per crimini di guerra è basato sulle prove di questi rapimenti presentate alla CIJ e verificate) e arrivare ad un accordo che dia ai due popoli la garanzia che potranno ricostruire in sicurezza la loro vita, il loro paese, le loro famiglie. Quando dissi a quel prete che era un sognatore sulla nuvoletta si è meravigliato che “proprio un francescano rinneghi il sogno di pace di Dio per seguire la mentalità del mondo che vuole solo riarmo e guerre”. Io voglio solo riarmo e guerre? Lasciamo perdere.
Ma, visto che è tirato in ballo san Francesco cosa sappiamo riguardo alle sue posizioni sulla guerra?
San Francesco come molti giovani del tempo sognava la gloria e aderiva all’ideale dei Comuni, anche se il desiderio di espandersi creava rivalità tra Comuni diversi fino al dichiararsi guerra. Nel 1202 Francesco partecipò alla guerra tra Assisi e Perugia. Sconfitti gli Assisani, Francesco passò un anno in carcere fino al pagamento di un riscatto. Malgrado questa scottante esperienza, Francesco non abbandonò il sogno di gloria per le armi e decise di unirsi alla crociata nel 1204. Per la via avvenne la chiamata divina e nel rovesciamento totale dei suoi valori, Francesco prese chiara posizione contro le armi per sé e, in seguito, per i suoi frati. Eppure nel 1219 si imbarcò per la crociata arrivando a Damietta: non esiste negli scritti di san Francesco o nelle prime testimonianze su di lui alcuna critica delle crociate come tali. Solo che Francesco ci andò da frate, portando nel campo crociato l'esperienza evangelica maturata in tanti anni. Questa gli permette di cercare un dialogo col Sultano, di rischiare la vita per portargli il Vangelo, mentre l’opinione generale era che i musulmani fossero per lo più incarnazione del demonio, irrecuperabili. Anche se il Sultano non si convertì al Cristianesimo, gli echi di quell'incontro produssero fin dal principio frutti positivi, aprendo una via totalmente nuova nella Chiesa. Ma san Francesco non criticò né svalutò l’impegno di chi aveva lasciato tutto per difendere i luoghi di Cristo con le armi, incoraggiando solo ognuno ad un comportamento coerente e degno della vocazione cristiana.
Papa Giovanni Paolo II ha invocato "l'ingerenza umanitaria" con le armi per proteggere le popolazioni civili durante la guerra dei Balcani. Diceva: "la Chiesa non è pacifista ma pacificatrice". La Chiesa non esita ancora a canonizzare, se occorre, "santi guerrieri". Benedetto XV che parlò della Prima Guerra mondiale come di una "inutile strage", canonizzò santa Giovanna D'arco, la pulcella di Orléans. È ovvio che ogni guerra di aggressione deve essere condannata con la massima fermezza e la guerra, tutte le guerre evitate se esiste un'altra possibilità.
Nessun commento:
Posta un commento