"Un Vangelo che non tenga conto dei diritti degli uomini, un cristianesimo che non costruisca la storia della terra, non è l’autentica dottrina di Cristo, ma semplicemente uno strumento del potere". (Oscar Romero).
Oscar Romero non era un vescovo convertito alla teologia della liberazione marxista, ma un prete e vescovo che predicava la conversione a tutti, incarnava il Vangelo e leggeva con assiduità i testi del Concilio Vaticano II per comprendere dove lo Spirito Santo guidava la Chiesa attraverso il Concilio, “la più grande grazia spirituale ricevuta dalla Chiesa nel XX secolo” (Giovanni Paolo II).
Fu ucciso in odio alla fede, al messaggio di riconciliazione e di amore di Cristo che egli annunciava. L’uccisione di persone pacifiche ma impegnate nel difendere i senza difesa, in particolare un amico gesuita, P. Rutilio Grande, lo ha spinto a scendere nell’arena, ma sempre con la proposta di conversione a tutti. Considerato prima come apolitico, continuò ad essere "assolutamente ortodosso ed assolutamente radicale". Calunniato presso Giovanni Paolo II si è trovato isolato alla fine della sua vita da questo lato, e ha compreso in anticipo che sarebbe stato una delle prossime vittime della repressione, ma è ritornato al suo posto in El Salvador. Visitando quel paese, Giovanni Paolo II cambiò il programma ufficiale per raccogliersi presso la sua tomba e disse: “Egli è nostro!, egli è nostro!”.
Facciamo memoria oggi non solo del Beato Oscar Romero ma di tutti i missionari martiri di questi tempi. Il Signore ci ispiri una fede "assolutamente ortodossa ed assolutamente radicale", improntata alla mitezza e alla determinazione di Gesù.
‘Utterly orthodox and utterly radical’
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