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(Autore Simone Venturini). |
DOMENICA DELLA PAROLA
Papa Francesco ha voluto questa Domenica speciale della Parola di Dio che cade quasi sempre durante la settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani. Non è un problema che intervenga durante un’altra ricorrenza importante? No, si rafforzano. Infatti se i cristiani si sono separati in modo così drammatico, specialmente nell’anno 1000 tra Oriente ortodosso e Occidente, e nel 1500 tra Protestanti e Cattolici, è perché si era perso il Vangelo come punto di riferimento, e neppure era davvero conosciuto tra la gente comune, nelle famiglie.
La prima lettura racconta il ritrovamento della Legge dopo il ritorno dall'esilio. Il popolo piange perché si rende conto che non applicando la Legge, non conoscendola, si è procurato tanti mali, tanti veri disastri. Mi ricorda il giorno in cui, mentre credevo di sapere tutto del Cristianesimo ho preso coscienza di non aver mai letto per intero nemmeno i quattro Vangeli. Dubitavo di ciò che non conoscevo! Ho sentito una vergogna infinita per la mia presunzione, un vero annichilimento. Ma la reazione del Signore non è stata di condanna. Ho sperimentato questa frase : “non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza”. Così sia oggi per tutti noi.
Dio ha una sola misura: essere sé stesso, ossia Amore. Trova posto in te? Vivi ogni giorno nello Spirito dell’Anno di Grazia del Signore aperto nella Sinagoga di Nazareth 2000 anni fa e di cui questo Giubileo è il segno?
Vediamo chiaramente che prima lettura e Vangelo hanno come tema la Parola di Dio proclamata e spiegata. Ma cosa c'entra la secondo lettura che parla della comunità? La Parola convoca l’Assemblea, costituisce la Comunità, arricchendola dei vari carismi necessari alla sua vita e alla sua missione. Non si tratta di diventare esperti della Legge o di convertirsi individualmente, ma di formare una comunità di vita nuova, riconciliata, una comunità-segno che si nutre e si struttura secondo la Parola, dove ognuno è importante e ha una missione come le membra del Corpo.
Dal libro di Neemìa Ne 8,2-4a.5-6.8-10
In quei giorni, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all’assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere.
Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci d’intendere; tutto il popolo tendeva l’orecchio al libro della legge. Lo scriba Esdra stava sopra una tribuna di legno, che avevano costruito per l’occorrenza.
Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutti; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi. Esdra benedisse il Signore, Dio grande, e tutto il popolo rispose: «Amen, amen», alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore.
I levìti leggevano il libro della legge di Dio a brani distinti e spiegavano il senso, e così facevano comprendere la lettura.
Neemìa, che era il governatore, Esdra, sacerdote e scriba, e i levìti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: «Questo giorno è consacrato al Signore, vostro Dio; non fate lutto e non piangete!». Infatti tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge.
Poi Neemìa disse loro: «Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza».
Salmo Responsoriale Dal Sal 18 (19) R. Le tue parole, Signore, sono spirito e vita.
La legge del Signore è perfetta, rinfranca l'anima; la testimonianza del Signore è stabile, rende saggio il semplice. R.
I precetti del Signore sono retti, fanno gioire il cuore; il comando del Signore è limpido, illumina gli occhi. R.
Il timore del Signore è puro, rimane per sempre; i giudizi del Signore sono fedeli, sono tutti giusti. R.
Ti siano gradite le parole della mia bocca; davanti a te i pensieri del mio cuore. Signore, mia roccia e mio redentore. R.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi 1Cor 12,12-30
Fratelli, come il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito.
E infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra. Se il piede dicesse: «Poiché non sono mano, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo. E se l’orecchio dicesse: «Poiché non sono occhio, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo. Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l’udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l’odorato?
Ora, invece, Dio ha disposto le membra del corpo in modo distinto, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l’occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; oppure la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi». Anzi proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie; e le parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggiore rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggiore decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha disposto il corpo conferendo maggiore onore a ciò che non ne ha, perché nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui.
Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra. Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi ci sono i miracoli, quindi il dono delle guarigioni, di assistere, di governare, di parlare varie lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti fanno miracoli? Tutti possiedono il dono delle guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano?
Acclamazione al Vangelo Alleluia, alleluia. Il Signore mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione. (Lc 4,18) Alleluia.
Dal Vangelo secondo Luca Lc 1,1-4;4,14-21
Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
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