Mentre il Vangelo ci assicura che il Regno di Dio va comunque avanti per la sua forza divina intrinseca, la prima lettura ci presenta l’epoca eroica degli inizi e il pericolo di perdere questo spirito.
Nei primi giorni della conversione infatti si mescolano entusiasmo divino e entusiasmo umano, chiarezza del dono di grazia e inesperienza dell’impatto che ha sulla vita specialmente nel lungo termine.
Entusiasmo divino: perché Gesù è veramente l’unico Salvatore, ti ha trasformato la vita dandoti uno spirito nuovo e una Buona Promessa. Entusiasmo umano: visto la forza che ci ha investiti, si pensa di raggiungere subito le vette, di superare in santità tutti, di generare grandi opere. La chiarezza del dono di grazia fa ritenere “che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore” e che conviene lasciar “perdere tutte queste cose (come) spazzatura, per guadagnare Cristo”. (Filippesi 3, 8). Ma deve iniziare il cammino di santificazione, ossia, dopo aver accettato Gesù come Messia e Signore, devo consegnargli ogni aspetto della mia vita e storia. Mi diceva tanti anni fa un amico: “il tuo cervello sa che sei frate ma non lo sa ancora il tuo stomaco, il tuo cuore-organo, ecc.”. Devo consegnarmi totalmente a Dio.
C'è chi non ha avuto una conversione spirituale ma solo umana e chiaramente l’entusiasmo umano finisce, lasciando spesso posto alla cosiddetta “perdita della fede”. C'è chi, malgrado una vera chiamata, lascia prevalere sempre l’umano sulla logica spirituale. E, per tutti comunque, il combattimento tra lo Spirito e la carne è una grande guerra, spesso noiosa, “di usura", quotidiana. Solo chi ama veramente va fino in fondo. Chi cerca nella vita di fede se stesso, l'autorealizzazione, la sicurezza di uno statuto, può non incontrare mai Dio. Oggi la società educa a mettere i propri sentimenti, emozioni, come misura di tutto. E questo si ritrova nei cristiani, anche nei seminaristi e religiosi ( Carlos del Valle: "La comunidad no tolera cuando el cura es mandón y pesetero" ). C'è un altro fattore: la vecchiaia. Conosciamo tutti persone attive, generose, aperte, che si ripiegano allora su sé stesse, spesso amareggiate, attaccate alle loro sicurezze. Difendono la loro vita fino ad apparire egoiste. Razionalmente si sa che “il lenzuolo non ha tasche” e quindi è il momento di essere più generosi, di completare in bellezza il percorso di fede. Ma il peso degli acciacchi e il sentimento di non valere più o di non essere considerati diventano una grandissima tentazione. È allora che bisogna donarsi totalmente allo Spirito.
Dalla lettera agli Ebrei Eb 10,32-39
Fratelli, richiamate alla memoria quei primi giorni: dopo aver ricevuto la luce di Cristo, avete dovuto sopportare una lotta grande e penosa, ora esposti pubblicamente a insulti e persecuzioni, ora facendovi solidali con coloro che venivano trattati in questo modo. Infatti avete preso parte alle sofferenze dei carcerati e avete accettato con gioia di essere derubati delle vostre sostanze, sapendo di possedere beni migliori e duraturi.
Non abbandonate dunque la vostra franchezza, alla quale è riservata una grande ricompensa. Avete solo bisogno di perseveranza, perché, fatta la volontà di Dio, otteniate ciò che vi è stato promesso.
Ancora un poco, infatti, un poco appena, e colui che deve venire, verrà e non tarderà. Il mio giusto per fede vivrà; ma se cede, non porrò in lui il mio amore.
Noi però non siamo di quelli che cedono, per la propria rovina, ma uomini di fede per la salvezza della nostra anima.
Salmo Responsoriale Dal Sal 36 (37) R. La salvezza dei giusti viene dal Signore.
Confida nel Signore e fa' il bene: abiterai la terra e vi pascolerai con sicurezza. Cerca la gioia nel Signore: esaudirà i desideri del tuo cuore. R.
Affida al Signore la tua via, confida in lui ed egli agirà: farà brillare come luce la tua giustizia, il tuo diritto come il mezzogiorno. R.
Il Signore rende sicuri i passi dell'uomo e si compiace della sua via. Se egli cade, non rimane a terra, perché il Signore sostiene la sua mano. R.
La salvezza dei giusti viene dal Signore: nel tempo dell'angoscia è loro fortezza. Il Signore li aiuta e li libera, li libera dai malvagi e li salva, perché in lui si sono rifugiati. R.
Alleluia, alleluia. Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno. (Cf. Mt 11,25) Alleluia.
Dal Vangelo secondo Marco Mc 4,26-34
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell'orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
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