Ieri sono stato confrontato con due episodi riguardo al modo di ricevere la comunione che vale la pena segnalare per tranquillizzare e illuminare.
Per questo tempo di Covid i nostri vescovi hanno imposto a tutti di fare la comunione presentando le due mani ben aperte disposte a forma di croce (e distanti dal corpo) e, ricevuto il corpo di Cristo sulla mano superiore, il fedele abbassa la mascherina dopo che è passato il ministro e si comunica prendendo l’ostia con la mano rimasta libera. È – mascherina in più – uno dei modi già in uso nella Chiesa da decenni. Per timore del contagio è quindi stata esclusa la possibilità di ricevere la comunione direttamente nella bocca. In verità è stato escluso anche il bere al calice e il comunicare alle due specie per intinzione o con il cucchiaino. Ma questi altri modi non erano quasi mai usati. In parrocchia abbiamo sempre rispettato la libera scelta di ognuno tra comunione sulle mani o in bocca e sembra che la restrizione attuale, purtroppo ben motivata, non abbia creato tensioni. Si comprende però che per qualcuno ricevere la comunione sulle mani significa dover cambiare abitudini e, al meno all’inizio, possa turbare. Ieri mattina un giovane uomo che non conoscevo mi chiede se può ricevere la comunione su un fazzoletto che metterà sulle sue mani. – per quale motivo vuole usare un fazzoletto? – perché non sono degno di ricevere il corpo di Cristo sulle mie mani. – nessuno di noi sarà mai degno di ricevere il corpo di Cristo ma è Gesù stesso che ha detto “prendete e mangiate”, noi non siamo degni ma lui ci fa degni, è meglio fare fiducia al Signore e alla sua Parola. – ma io penso che è più degno su un fazzoletto … - ma se le sue mani non sono degne, lo sarà di più la sua bocca? Faccia fiducia al Signore Gesù che ci ama!
Sempre ieri una persona mi racconta che, in un giorno feriale, arrivato a messa dopo il Vangelo, mentre si apprestava a ricevere la comunione, una donna interviene dicendo al sacerdote: “non può ricevere la comunione, è arrivato in ritardo!” Innanzitutto preciso che non ero presente quindi voglio solo ragionare su ciò che mi è stato raccontato. Forse è andata diversamente nella realtà. Ma siccome in altri casi simili, molte persone si chiedono cosa è giusto o meno, in un argomento così importante come la comunione eucaristica è buono dare i principi che segue la Chiesa.
Ha sbagliato questa persona nel suo zelo? Molto chiaramente sì. C'è innanzitutto una evidente violenza nell’intervenire in piena messa davanti a tutti, assolutamente inaccettabile. È un atteggiamento da censori, da “proprietari del Sacramento” e ancora di più della relazione intima tra il Signore e il suo singolo fedele che dimostra di non avere esperienza della relazione con Dio e della sua libertà. Potrei citare tanti esempi in cui il Signore è andato perfino oltre le norme stabilite. Esempi vissuti direttamente o tratti dalla Storia della Chiesa. Proprio il Vangelo di oggi che commenterò più tardi racconta di un vero e proprio attacco provocatorio di Gesù alle consuetudini con relativo scandalo del fariseo che lo ospita. Io devo/voglio attenermi alle norme che mi ha dato il Signore e la Chiesa (nell’applicazione delle norme la Chiesa le sospende a volte usando l’Epicheia che converrebbe spiegare), ma non ne sono proprietario e il Signore è libero di seguire altre vie.
Ma poi questa persona si è riferita ad una
norma inesistente. Praticamente fino al Concilio Vaticano II, qualche padre
spirituale incoraggiava addirittura a partecipare alla messa senza fare la comunione. Si raccomandava di riceverla
solo dopo, fuori dalla messa, per poter essere più raccolti, non distratti dai
canti!, ecc. Un libro del 1930 sul come partecipare alla Santa Messa di un
padre gesuita proponeva proprio questo. E nel mio noviziato gli strascichi di questa
impostazione c'erano ancora. In ogni caso prima del Concilio si usava molto la
comunione fuori dalla messa. Fuori dalla messa o durante la messa arrivando
all’ultimo momento era lo stesso, è lo stesso! Non si è mai vietato a nessuno
di accostarsi alla mensa eucaristica anche entrando all’ultimo momento. Per
qualcuno era l’unico modo di fare la comunione prima di andare al lavoro o a
scuola, ecc. Infatti la regola del digiuno eucaristico non permetteva di
celebrare la messa di pomeriggio. Di domenica invece si stabiliva un limite (per
esempio “il Vangelo ancora alzato”) per la validità del precetto
domenicale. Ma il precetto riguardava solo e soltanto la messa
domenicale. Mai i cristiani sono stati obbligati ad andare a messa in settimana,
e il rigore usato per la messa domenicale non è mai stato applicato alle messe
feriali.
Col
Concilio che riscopre l’Assemblea e la comunione tra le persone, il dialogo con
le Scritture tramite l’omelia (che viene molto raccomandata in settimana
e diventa obbligatoria di domenica, prima del Concilio non era così!), si
esorta ancora di più i fedeli a partecipare a tutta l’Assemblea, fin
dall’inizio. Prima del Concilio il concetto, sancito nel Messale, era: “pronto
il sacerdote, inizia la Messa”. Dopo il Concilio il concetto diventa: “radunata
la comunità, inizia la messa”. Ma rimane la differenza tra la domenica, giorno di riposo e di santità, dove tutta
la cura deve essere di dare quanto più spazio possibile al Signore e alla
preghiera, e in particolare all’Assemblea eucaristica, e i giorni feriali in
cui la partecipazione alla messa è facoltativa. Facoltativo non significa
prendere sotto gamba, ma poter tener conto maggiormente delle altre circostanze
della propria vita. Applicare la raccomandazione usata per la messa domenicale
a una messa di settimana, specialmente con quel rigore precettistico che il
Concilio ha superato, dimostra una grande ignoranza e rigidità.
Spero di aver ragionato in modo comprensibile. Ma c'è anche il magistero costante che ci aiuta. Nel "Rito della Comunione fuori della Messa e Culto Eucaristico" dei Vescovi italiani in vigore dal 1979 troviamo al paragrafo 14: “Si devono indurre i fedeli a comunicarsi durante la celebrazione eucaristica. I sacerdoti però non rifiutino di dare la santa comunione anche fuori dalla Messa ai fedeli che ne fanno richiesta.” Quel testo rimanda all’Istruzione “Eucharisticum mysterium” al n. 33 del 1967 che esprime lo stesso concetto e il Diritto Canonico ai canoni 917 e 918 lo conferma. Da nessuna parte nei documenti del magistero si parla di vietare la comunione durante la messa a chi arriva in ritardo, che sia di domenica o in settimana.
Un altro post sull'argomento, vedi: La Gioia del Vangelo: L’OSTIA E’ CADUTA A TERRA DALLE MIE MANI! COSA SUCCEDE ADESSO?
Caro Fratello vorrei farti una domanda!
RispondiEliminaQuando va a trovare una persona tu ti presenti in ritardo? Oppure se vai al cinema arrivi a metà film?
Volevo precisare che queste attività non sono minimamente paragonabili alla mensa di Nostro Signore Gesù.
Se però abbiamo tutta questa cura per i nostri impegni, perchè non dovremmo essere molto più attenti alla partecipazione alla Santa Messa? Non ti sto giudicando, voglio solo che tu rifletta secondo la VERITA!
Vorrei suggerirti di andarti a leggere di una rivelazione che Gesù stesso ha fatto a CATALINA RIVAS.
Il titolo è LA S.MESSA: TESTIMONIANZA DI CATALINA RIVAS
Ascolta attentamente, e poi rispondimi.....
buona giornata
Caro EV,
RispondiEliminache dobbiamo avere il massimo rispetto e attenzione, la massima volontà di partecipazione per la Celebrazione Eucaristica, non c'è dubbio. Un giorno un giovane è venuto a dirmi: "ho visto come hai purificato il calice, si vedeva che tenevi in mano un calice, che ci credevi, grazie". Dobbiamo avere cura e rispetto per tutto, anche per gli stessi paramenti. Nessuno mi ha mai detto nulla ma ho solo visto come il mio padre spirituale si vestiva e rimetteva a posto lui stesso il suo camice, non certo buttato di qua o di là in attesa che venga qualche suora o pia donna... Dal solo esempio ho imparato. Ma il problema è un altro. Certi atteggiamenti sacralizzanti sono solo nevrotici e non di adorazione. Gesù nel Vangelo chiama ipocriti i farisei troppo attenti a certi particolari esterni e la sua Chiesa vuole far crescere un popolo di adoratori in Spirito e Verità, non un popolo di scrupolosi. La scrupolosità è una malattia spirituale ed è diversa della delicatezza di coscienza.
Scrivi: Se vai a trovare una persona ti presenti in ritardo? Purtroppo, mi capita, eccome, di arrivare in ritardo a qualche appuntamento. Cosa faccio? Chiedo scusa come è giusto, ma non rimando l'incontro perché sono arrivato in ritardo. Sarebbe assurdo.
C’è una cosa che bisognerebbe spiegarmi: non capisco perché ogni volta uno deve appoggiarsi a rivelazioni private per fare certi ragionamenti e non alla Scrittura o alla Chiesa di Gesù Cristo che è Madre e Maestra. La Scrittura non è affidabile? La Chiesa non è guidata dallo Spirito Santo?
Caro EV, sarò sincero: non leggerò le rivelazioni a Catalina Rivas. Non credo di dover aggiungere altro per oggi. Se poi dici chi sei oltre queste Iniziali criptiche “EV”, ti ringrazio. Fra' Sereno