Visualizzazioni totali

giovedì 30 marzo 2017

COSA MOSE' HA SCRITTO DI GESU'? / giovedì IV° settimana di Quaresima

Esodo - Marc Chagall
“Mosè … ha scritto di me”. (Giovanni 5,47)

Che cosa Mosè ha scritto di Gesù? La Chiesa oggi ci indica con la prima lettura un Mosè straordinario che sembra avere più misericordia di Dio stesso perché intercede per il popolo di dura cervìce che Dio, deluso, vuole distruggere per ricominciare daccapo con la famiglia di Mosè.

Eppure questa prospettiva, oltre a lusingare Mosè, rappresenterebbe per lui un bel sollievo: eliminerebbe dalla sua vita tutte le grane che gli procurano i mormorati, gli ottusi, i disobbedienti. Ma vuole salvare tutti. 
Per questo motivo, anche appoggiandosi all’episodio dell’uccisione dell’egiziano che picchiava un ebreo schiavo (Esodo 2,11 ss), gli Ebrei dicono che “Mosè ha preceduto Dio!” che "sentirà il lamento del popolo solo quarant'anni dopo".

Sappiamo che la misericordia che spinge Mosè a tanta audacia viene da Dio stesso, ma che immagine per noi che calcoliamo sempre la nostra carità, il nostro impegno, versando spesso nel pericolo dell’uniformità e della legge, diventando doganieri della fede, per non affrontare le sfide scomode!

Sabato a Milano papa Francesco, rispondendo ai preti, diaconi e religiosi, ha indicato i criteri del cammino ecclesiale: unità nella pluralità, esperti di sfide scomode, evitando uniformità e pluralismo che distruggono l’unità della Chiesa. E con esempi presi dal Nuovo Testamento ha dimostrato quanto la Chiesa dalla sua origine ha affrontato sfide enormi conservando l’unità e evitando così di diventare una setta chiusa su se stessa che mortifica il Vangelo.

Gesù nella sua vita e il suo insegnamento rivela tutta il desiderio di Dio di “primerear”, precedere l’uomo, cercare la pecora perduta, integrare chi non è perfetto, salvare tutti.


Prima Lettura   Es 32, 7-14
Desisti dall'ardore della tua ira.

LA PARABOLA DEL FIORE SENZA RADICI

Alcune settimane addietro avevo tagliato con le mani erba da un vaso e l’avevo buttata sul cemento. Un giorno ho avuto la sorpresa di trovarmi di fronte ad un bellissimo fiorellino giallo, … senza radici.

Miracolo della vita! Un semplice stelo d’erba, posato sul nudo cemento, aiutato dalla stagione ancora fresca e qualche pioggia, aveva avuto in sé la forza di far fiorire il bocciolo che già portava.

Evidentemente, già l’indomani il fiore non si è aperto interamente e oggi, sul cemento, c'è solo un filo d’erba diventato secco.

Così siamo noi. Il dono della vita in noi è capace di cose straordinarie, di meraviglie di entusiasmo, di sentimenti buoni e di amore. Ma senza radici, senza radicarci in Dio, tutto si esaurisce presto. 
Non lasciamoci ingannare dalla freschezza delle energie che possediamo ma curiamole con la saggezza di chi sa da chi ha ricevuto quel dono: Dio sempre, ma anche il nostro ambiente, la nostra famiglia di origine. Non a caso papa Francesco ripete che l’identità di uno dipende tanto dall’ “appartenenza”!


Non tagliamo le nostre radici. Siamo tutti esposti alla cultura di oggi che propone all’uomo di essere (ri)creatore di se stesso rinnegando Dio e la natura. L’autodeterminazione dell’età adulta è già prevista dalla Genesi: “L’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due saranno una carne sola”. Questo non significa essere il dio di se stesso. Infatti la mira del serpente contro Adamo ed Eva, non è di spingerli a provare un piacere in più, ma di essere come Dio senza e contro Dio (Genesi 2).

Le radici in Dio sono certamente la Parola di Dio di cui vive l'uomo, la preghiera e la vita nella comunità di fede che permette di avere Gesù in mezzo a noi, l'Assemblea Eucaristica che offre la Comunione al suo Corpo e al suo Sangue (Atti 2,42).

mercoledì 29 marzo 2017

PAPA FRANCESCO CONTRO LA RASSEGNAZIONE / Duomo di Milano 25 Marzo

Le suore nel Duomo di Milano
PENSO CHE FARA' BENE A TUTTI LEGGERE QUESTA RISPOSTA DI PAPA FRANCESCO E MEDITARLA.

Domanda 3 – Madre M. Paola Paganoni, osc
Santità, sono Madre Paola delle Orsoline e sono qui a nome di tutta la vita consacrata presente nella Chiesa milanese ma anche di tutta la Lombardia. La ringraziamo per la Sua presenza, ma soprattutto per la testimonianza di vita che Lei ci offre. Da santa Marcellina, sorella di Ambrogio, la vita consacrata nella Chiesa milanese fino ad oggi è stata presenza viva, significativa, con forme antiche – e le ha viste qui – e con forme nuove. Vogliamo chiederLe, Padre, come essere oggi, per l’uomo di oggi, testimoni di profezia, come Lei dice: custodi dello stupore, e testimoniare con la nostra povera vita però una vita che sia obbediente, vergine, povera e fraterna? E poi, date le nostre poche – sembriamo numerose, ma l’età è anziana – date le nostre poche forse, per il futuro, quali periferie esistenziali, quali ambiti scegliere, privilegiare in una consapevolezza ravvivata della nostra minorità – minorità nella società e minorità anche nella Chiesa? Grazie – Le assicuriamo il nostro ricordo quotidiano.
Papa Francesco:
Papa Francesco e il Cardinale Scola
Grazie. Mi piace, a me piace la parola “minorità”. E’ vero che è il carisma dei francescani, ma anche tutti noi dobbiamo essere “minori”: è un atteggiamento spirituale, la minorità, che è come il sigillo del cristiano. Mi piace che Lei abbia usato quella parola. E incomincerò da quest’ultima parola: minorità, la minoranza. Normalmente – ma non dico che sia il Suo caso – è una parola che si accompagna a un sentimento: “Sembriamo tanti, ma tante sono anziane, siamo poche…”. E il sentimento che è sotto qual è? La rassegnazione. Cattivo sentimento. Senza accorgerci, ogni volta che pensiamo o constatiamo che siamo pochi, o in molti casi anziani, che sperimentiamo il peso, la fragilità più che lo splendore, il nostro spirito comincia ad essere corroso dalla rassegnazione. E la rassegnazione conduce poi all’accidia… Mi raccomando, se avete tempo leggete quello che dicono i Padri del deserto sull’accidia: è una cosa che ha tanta attualità, oggi. Credo che qui nasce la prima azione alla quale dobbiamo fare attenzione: pochi sì, in minoranza sì, anziani sì, rassegnati no! Sono fili molto sottili che si riconoscono solo davanti al Signore esaminando la nostra interiorità. Il cardinale, quando ha parlato, ha detto due parole che mi hanno colpito tanto. Parlando della misericordia ha detto che la misericordia “ristora e dà pace”. Un buon rimedio contro la rassegnazione è questa misericordia che ristora e dà pace. Quando noi cadiamo nella rassegnazione, ci allontaniamo dalla misericordia, andiamo subito da qualcuno, da qualcuna, dal Signore a chiedere misericordia, perché ci ristori e ci dia la pace.
Quando ci prende la rassegnazione, viviamo con l’immaginario di un passato glorioso che, lungi dal risvegliare il carisma iniziale, ci avvolge sempre più in una spirale di pesantezza esistenziale. Tutto si fa più pesante e difficile da sollevare. E qui, questa è una cosa che non avevo scritto ma la dirò, perché è un po’ brutto dirla, ma scusatemi, succede, e la dirò. Incominciano a essere pesanti le strutture, vuote, non sappiamo come fare e pensiamo di vendere le strutture per avere i soldi, i soldi per la vecchiaia… Incominciano a essere pesanti i soldi che abbiamo in banca… E la povertà, dove va? Ma il Signore è buono, e quando una congregazione religiosa non va per la strada del voto di povertà, di solito le manda un economo o un’economa cattiva che fa crollare tutto! E questo è una grazia! [ride, applausi] Dicevo che tutto si fa più pesante e difficile da sollevare. E la tentazione

CIECHI APRONO GLI OCCHI ALLA BUONA NOTIZIA! /SABATO 25 - DOMENICA 26 MARZO

Xristos Anesthè! Cristo è Risorto.
L'interno della Cappella della Risurrezione.
La Terra Santa affascina. Penso sia difficile tornare senza sentirsi impregnato della “Presenza” poliedrica di Gesù e della storia biblica che incontri in tanti modi facendo un pellegrinaggio lì. Come uno stupore e, si può dire?, un innamoramento.

Tra gli esperti che hanno aperto la tomba di Gesù per i restauri che si sono conclusi in questi ultimi giorni al Santo Sepolcro, alcuni hanno testimoniato esperienze fortissime. L’espressione più significativa che mi ha colpito è stata: “è una tomba vivente!” Se ne è parlato fino in Francia sui Media nazionali. È tutto dire ….

Sabato 25 Marzo, la Chiesa ha celebrato la Solennità dell’Annunciazione e domenica 26  il Vangelo ci ha presentato il cieco nato guarito da Gesù. Dal venerdì sera, dai primi vespri dell’Annunciazione, fino a domenica sera, ho vissuto con un gruppo questa Parola, vedendola “incarnarsi”, realizzarsi in fratelli e sorelle che hanno scoperto una luce finora sconosciuta o poco conosciuta. La Parola era talmente adatta al percorso che stavano facendo che era quasi scioccante. La proprietà di parole, non tecnica, usata da chi fino a poco non sapeva niente per esprimere la propria esperienza ne era un segno di autenticità supplementare. Un momento benedetto davvero. E anche noi responsabili siamo stati, oltre che testimoni, raggiunti dal clima che si è venuto a creare.

Gesù è il Vivente e dove due o più sono riuniti nel suo nome  Egli mantiene la sua promessa di essere presente, per guarire, consolare, illuminare, amare.

Siamo passati da una Terra Santa ad un’altra Terra Santa.

Vangelo  Gv 9, 1-41 (forma breve: Gv 9,1.6-9.13-17)
Il cieco andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

martedì 28 marzo 2017

CHI TI HA DETTO DI INFRANGERE LE REGOLE? / martedì IV° settimana di Quaresima


Rive del Mar Morto.
Per spiegare l’esperienza spirituale della grazia, Ezechiele ha la visione di un ruscello d’acqua che sgorga dal Tempio e scende nella valle dell’Aràba, ingrossando spontaneamente sempre più, fino al Mar Morto che risana.

Al tempo del profeta Ezechiele, il problema del Mar Morto esisteva già, questo lago collocato nella fossa terrestre più profonda del pianeta, privo di pesci e sempre più salato per via dell’evaporazione, malgrado l’apporto del Giordano. Negli ultimi decenni il problema si è drammaticamente aggravato a causa della “guerra dell’acqua”. Il livello del Lago di Tiberiade confrontato oggi con le foto del pellegrinaggio di Paolo VI nel 1964, si è abbassato di circa 4 m. Certamente le varie culture, in particolare di banane, sulle due rive del Lago esigono tanta acqua. Però è nella valle del Giordano dopo il Lago di Tiberiade che il problema del pompaggio e della difficile ripartizione dell’acqua tra israeliani, palestinesi e giordani si fa sentire in modo più forte. Il Mar Morto, dagli anni sessanta, ha visto il suo livello abbassarsi di 53 m.! Questo ha significato anche dissesto delle strade litoranee, voragini pericolose su spiagge e impianti prima frequentati da turisti diventati impraticabili.

Ecco: l’acqua si esaurisce e non si moltiplica. La meraviglia di Ezechiele e di ogni credente è che la grazia invece si “moltiplica”. Diceva Santa Teresina: “Il tuo Amore è cresciuto con me”. Ad una Mistica il Signore diceva: “Fatti capacità e mi farò torrente”. Mentre la mia vita fisica si fa più pesante ed esitante e si esaurisce, mentre spesso le illusioni e l’ottimismo della giovinezza cedono il posto alle delusioni e all’amarezza che chiamiamo “avere esperienza della vita”, il Signore rinnova, fa risorgere, dona vita nuova.

Queste letture proclamate ad un funerale danno il vero senso di quella celebrazione. Se non ho trovato l’Acqua viva, se non ho le radici nel Dio vivente, vedo la mia stessa morte, il mio cuore mi dice che sono condannato in modo ineluttabile: un giorno sarò io a quel posto, in una bara simile. Se ho trovato l’Acqua viva, vivo quel momento di dolore nella speranza, e se la certezza della morte crea in me tristezza, so che quella persona è passata dalla logica del “tutto finisce” che fa di tante vite un’agonia lunghissima, alla logica del “Sei amato, non morirai, dietro queste limitazioni di oggi e l’orizzonte della croce, sta germogliando la tua risurrezione”.

Foto dal satellite. Il Nord e il fiume Giordano
sono a sinistra della foto.
È quello che capita al malato del Vangelo. Sono trentotto anni che sta in quelle condizioni, sempre più sfiduciato, frustrato e lamentoso. Ed ecco che, inaspettatamente al di fuori dell’unica soluzione che vede come rimedio (poter arrivare alla piscina miracolosa al momento propizio) sorge una soluzione sovrana, non condizionata da questo mondo, onnipotente: Gesù. Egli è la stessa sorgente d’acqua che risana.

I farisei sono prigionieri anche loro della tristezza della loro vita senza fede. All’uomo che dice: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”» non rispondono: “Chi è Colui che ti ha guarito?” manifestando una disponibilità al positivo, al cambiamento, ma “Chi è Colui che ti ha detto di infrangere le regole?”


Prima Lettura   Ez 47, 1-9. 12
Vidi l’acqua che usciva dal tempio, e a quanti giungerà quest’acqua porterà salvezza.

venerdì 24 marzo 2017

TORNA ISRAELE / venerdì III° settimana di Quaresima

Dio invita a tornare. Il tempo non torna indietro e grande saggezza è “insegnaci a contare i nostri giorni” perché “la vita dell’uomo è come un soffio” come “l’erba che al mattino fiorisce alla sera si è seccata”. Il passato in ogni caso non può essere riscritto.

Ma Dio è il Vivente, egli è la Sorgente d’Acqua viva che rinnova le forze dello stanco per una nuova vita.

Tornare all’essenziale, convertire i nostri passi. Diceva il Cardinale Ratzinger: “quando la Chiesa smarrisce la sua strada deve ritornare alle sue origini per ripartire, elaborando una nuova sintesi”. Papa Francesco insiste sul valore perenne e sempre nuovo, sempre carico di forza del kerigma. Anche sul piano semplicemente umano si sa che spesso l’uomo vive male e si ammala per una sorta di fuga in avanti, perché incapace di riconsiderare le sue scelte e i suoi modi di vivere inquinati. Anni fa un collettivo di medici cattolici aveva lanciato un invito a “meno medicine e più perdono”.

Nella prima lettura per bocca del Profeta, Dio invita a tornare a Lui, che è Padre, e ai suoi comandi. Gesù provocato dalla domanda dello scriba riporta la legge alle sue fondamenta: “Ascoltare! Amare Dio! Amare il prossimo!”

Quanti problemi nella mia vita! E quante volte questi problemi, che bisogna certamente affrontare, non li vedo attraverso l’Amore di Dio e del mio prossimo, non mi lascio guidare ascoltando la voce di Dio per risolverli. Anzi, dimentico Dio per i problemi che mi assalgono, il prossimo che sarebbe il mio compagno di salvezza e il servizio a lui il mio biglietto per il paradiso, diventa un “nemico” che mi crea problemi, mi impedisce di risolvere quelli che ho già come vorrei. Non mi rendo conto che quello scocciatore è colui che ci impedisce di “chiamare dio nostro l’opera delle nostre mani”.

“Nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo”. Perché? Forse perché si sentono un po’ svergognati dalla domanda che hanno fatto mentre la risposta è così evidente, da tutti conosciuta, forse sono spiazzati dall’amicizia con la quale Gesù incoraggia lo scriba, forse si fanno un bel esame di coscienza sulle loro giornate e conversazioni occupate a tante cose “serissime” e così poco a quelle essenziale: “Ascoltare! Amare Dio! Amare il prossimo!”


Prima Lettura    Os 14, 2-10
Non chiameremo più dio nostro l'opera delle nostre mani.

NO BAMBINI STRAPPATI ALLE LORO MADRI

Mi permetto di riprodurre per i pochi lettori di questo blog un articolo dell’Osservatore Romano che riporta l’intervento di Sylviane Agacinski, nota filosofa e femminista francese a un Convegno contro l’Utero in Affitto. È impressionante la sua chiarezza su ogni punto. 

GIOVEDÌ 23 MARZO 2017

Riprendiamoci la maternità. Pubblichiamo l’intervento di Sylviane Agacinski, filosofa e femminista francese del collettivo CoRP, pronunciato durante il convegno internazionale «Maternità al bivio: dalla libera scelta alla surrogata.  Una sfida mondiale», promosso da Se non ora quando – Libere, nell’ambito del progetto «Riprendiamoci la maternità!».  La giornata di studi si tiene il 23 marzo  a Roma presso la Camera dei deputati. Un’occasione per discutere un tema delicato e importante, mettendo a confronto voci diverse provenienti da rappresentanti della cultura, della scienza, della politica e delle associazioni italiane ed europee, formalizzando la richiesta alle Nazioni Unite di considerare l’utero in affitto una pratica lesiva dei diritti umani delle donne e dei bambini.
(Sylviane Agacinski) Si cita spesso Paul Valéry per ricordare che «noi, le civiltà, ora sappiamo che siamo mortali». Ma la storia potrebbe anche convincerci dell’ambiguità e della fragilità di ogni civiltà, al di là di questa mortalità forse fatale. Nel XX secolo, di fronte all’emergere di ideologie e di poteri statali barbari, alcuni popoli non hanno saputo resistere loro, al punto che intellettuali, medici e giuristi hanno collaborato con regimi totalitari e tradito la loro vocazione civilizzatrice. In altre epoche, alcune nazioni che si ritenevano altamente civilizzate, hanno praticato la schiavitù, perché serviva interessi economici. Questi esempi estremi dovrebbero renderci vigili di fronte alle inaudite violenze di cui la nostra stessa epoca è capace. Perciò dobbiamo tener presente l’importanza della dignità della persona umana, affermata solennemente dalle dichiarazioni internazionali e dalle nostre costituzioni nazionali. La dignità, nozione al tempo stesso etica e giuridica, significa che ogni persona ha un valore intrinseco e che, contrariamente alle cose, contrariamente ai beni scambiabili, essa non ha equivalenti e non può aver alcun prezzo. In quanto soggetto di diritti, l’essere umano deve dunque essere rispettato nella sua integrità morale e fisica. Eppure, in troppe regioni del mondo, il corpo umano è immesso sul mercato sia per soddisfare la richiesta di organi e di tessuti destinati a curare quanti possono acquistarli, sia per soddisfare la domanda di figli che la medicina procreativa contribuisce a suscitare e a mantenere. Questa medicina è stata poco a poco introdotta in certi paesi, in una logica di “produzione” artigianale dei figli, favorita dalle innovazioni tecniche, come la fecondazione in vitro e il trasferimento di embrioni, e fondata sulla pratica sociale della “donazione” di gameti (gratuita o a pagamento). Ma un embrione non diventerà mai un figlio se non sarà un corpo femminile tutto intero a farlo nascere. Senza una madre che lo porti in grembo, che ne assicuri la
lunga formazione biologica epigenetica e lo metta al mondo, non c’è figlio. Per questo gli Istituti di riproduzione umana, come vengono chiamati in California, non hanno potuto attuare fino in fondo la loro logica senza ricorrere a donne capaci di assicurare la “fase” della gravidanza e del parto, e dunque di consegnare il neonato ai suoi committenti. In questo contesto, la maternità diviene un compito ed è oggetto di un contratto, mediante il quale una donna, detta “madre surrogata”, s’impegna a consegnare il figlio che ha portato in grembo ad altri, che ne diventeranno i genitori legali. Un tale contratto è incompatibile con il rispetto della persona, nella misura in cui equipara unicamente e semplicemente la donna e il bambino a beni (ossia a proprietà, beni utilizzabili e scambiabili).Di fatto, lo stato di gravidanza e l’evento del parto riguardano l’esistenza personale nella sua totalità (biologica e biografica). Se si conferisce a questi

giovedì 23 marzo 2017

QUANDO IL DEMONIO E' VINTO / giovedì III° settimana di Quaresima

Ar-Rahmàn
“Ascoltate la mia voce, e io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo; camminate sempre sulla strada che vi prescriverò, perché siate felici” (prima lettura). Questo è la volontà di Dio: che siamo felici! Chi non vorrebbe essere felice? Ci vien da pensare: allora tutti faranno la volontà di Dio! Invece no, l’umanità si ostina sempre di più nel percorrere altre strade. Fino ad attribuire una liberazione, un miracolo a Satana pur di non riconoscere la presenza di Dio e la sua Bontà (Vangelo). 

Fino a ieri a Londra, fino ad uccidere umili persone mentre fanno la spesa, o bambini che escono dalla scuola, famiglie di ritorno da una passeggiata, in nome del Misericordioso, Ar-Rahmàn, nome tratto da Maometto dall’ebraismo (Ha-Rahmàn). Come si fa a uccidere gente che manifestamente non c’entra niente, in nome del Dio che mi invita a essere come Lui, Misericordioso e Perdonatore (El-Ghafùr), Paziente (El-Halym) con i peccatori? Supera l’intendimento. Come si fa a proclamare eroi persone che commettono tali crimini disumani, come fa l’Autorità Palestinese per esempio?

Ci rendiamo conto che di fronte a questi casi che, purtroppo, esistono in ogni schieramento umano per mano di piccole minoranze (vedi la violenza “nuova” e sempre più aperta delle lobby LGBTI come in Spagna in questi giorni) non è possibile subito un ragionare piano e cortese. È vero, la vita quotidiana ci dice che in ogni confronto umano, il dialogo è un arte che deve tener conto di molte passioni, molte paure di perdere di fronte all’altro, molto orgoglio ben diffuso, molte bugie, e non basta solo l’argomentazione razionale anche se rimane essenziale come ci mostra Gesù nel Vangelo.
Ma ci sono dei livelli di violenza, di disprezzo della vita dell’altro, che ci dicono che ci vuole l’intervento di Dio per contrastarli. Ho rabbrividito ieri vedendo un servizio sui sacrifici umani in Africa tribale ad opera di stregoni che prendono di mira in modo particolare bambini o giovani, bambine vergini! Ora Gesù si presenta come Colui che è più forte del demonio e può spogliarlo dal suo potere, disarmarlo e ridurlo al nulla.

Se non raccogli ogni giorno con Gesù, disperdi, passa la tua vita, non solo senza frutto ma sempre più invasa da “erbacce”. Scegli il tuo campo, afferma la tua fede nel tuo Salvatore, colui che è stato proclamato Signore, e entra nel riposo di Dio. Stai saldo nella fede, con pazienza e umiltà, con costanza e mitezza, con abbandono fiducioso nel potere assoluto di “Colui che è più forte” ma con determinazione e assiduità.
Non si può essere neutrali. Anzi, in quanto cristiano sei un “Alter Christus”, sei il Cristo oggi, sei Colui che permette al potere risanatore e pacificatore, misericordioso e dolce di Cristo di manifestarsi a questa generazione. Non pensare che puoi rimanere a guardare in questa battaglia, un piede di qua e un altro di là, nella tua “isola felice”. I tuoi figli saranno i tuoi giudici.


Prima Lettura   Ger 7, 23-28
Questa è la nazione che non ascolta la voce del Signore, suo Dio.

mercoledì 22 marzo 2017

NON ABOLIRE MA PORTARE A COMPIMENTO / mercoledì III° settimana di Quaresima

La Colonna con scritte in ebraico le Otto Beatitudini
Al centro la Porta Stretta. Ci son passato carponi. E' veramente molto stretta!
La prima lettura ci ricorda il tesoro di Sapienza che ci offre l’Antico Testamento. Facilmente la gente dice che preferisce il Vangelo perché lo comprende mentre l’Antico Testamento è difficile. 
È un problema culturale: siamo stati più abituati a leggere il Vangelo e ci sono più riferimenti evangelici nella nostro vita quotidiana, per questo motivo ci sembra più facile. Ma oggettivamente è l’Antico Testamento che è più semplice e così ricco di saggezza vicina ad ognuno di noi che questo tesoro va assolutamente esplorato.

La conferma migliore che l’Antico Testamento è buono è che Gesù non è venuto ad abolirlo ma a portarlo a compimento. 
La nostra lettura dell’Antico testamento si fa con naturalezza nella prospettiva e la luce di questo compimento. 

Un’altra prova che il Vecchio non contraddice il Nuovo mi viene da un aneddoto della settimana scorsa durante il viaggio in Terra Santa. Nei primi giorni eravamo ospiti di una casa meravigliosa sopra la sponda nord del lago di Tiberiade. Entrando, ci si trova dopo poco di fronte ad una colonna sulla quale sono scritte le otto beatitudini (Matteo 5, 1-12) in ebraico (mentre sull’altro lato della colonna sono scritte in latino). I numerosi visitatori ebrei notano immediatamente questo testo che non conoscono perché nessuno di loro ha letto il Nuovo Testamento, e chiedono: “Di chi sono queste parole così belle?”

Se la loro spiritualità ebraica li mettesse in contraddizione con il Vangelo non darebbero questo apprezzamento spontaneo così positivo. Anche a loro queste parole risuonano come un compimento “familiare”.

Fra poco pregheremo il Padre Nostro che, “fisicamente” oltre che spiritualmente è realmente il centro del Discorso della Montagna. Quando diciamo “Padre” che immagine ci sorge nel cuore? È evidente che il nostro Dio è il “Padre dello Spirito delle Beatitudini”. Preghiamo oggi con questa consapevolezza.

Prima Lettura   Dt 4, 1. 5-9
Osserverete le leggi e le metterete in pratica.

martedì 21 marzo 2017

SE NON PERDONERETE DI CUORE / martedì III° settimana di Quaresima

Preparando le letture mi son detto: che bella preghiera fa Daniele nel chiedere perdono al suo Dio per i peccati suoi e del popolo! E ho costatato con soddisfazione che più o meno anch’io so chiedere perdono a Dio. Ma il Vangelo mi ha ricordato che se non perdono di cuore al mio fratello, Dio non perdonerà le mie colpe. E ho visto che sono molto più bravo a chiedere perdono a Dio che a perdonare al mio fratello. Sono anche più bravo a chiedere perdono a Dio che chiedere perdono al mio fratello.

Con Dio è sempre più facile. Lui non mi giudica! Ma se Dio mi da un unico spirito per chiedere perdono a Lui e al fratello, la difficoltà che io provo nel fare la seconda cosa non è forse anche segno che non ho questo spirito, e che mi illudo di chiedere perdono a Dio? Dice l’apostolo Giovanni: “Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede” (1 Giovanni 4, 20). Logicamente quindi, chi non chiede perdono al fratello che vede, non chiede perdono a Dio che non vede!?!? Pensiamoci ….

Molti hanno interpretato il costante e potente annuncio di misericordia proclamato di papa Francesco come una via facilona, una via lassista, pericolosa (e sbagliata) che egli apre nella Chiesa. Ma papa Francesco dall’inizio, e lo ripete in questi giorni, ha detto che la misericordia non è la tintoria di Dio, la lavatrice. “Oh! cara amica, i miei figli, questi cari cari angioletti scostumati ai quali bisogna permettere di godersi la loro infanzia creando qualsiasi disordine senza nessuna responsabilità, sporcano tutto, vestiti, tappeti, sedili della macchina, e quant’altro, ma amica cara, qual è il problema? io ho il detersivo magico e possono continuare spensierati senza rispettare nulla… Cari angioletti, come si fa a dire loro di no in qualche cosa?”. 

Papa Francesco dice: bisogna saper riconoscere il miracolo che Dio compie in noi salvandoci dalle conseguenze più gravi delle nostre scelte sbagliate, bisogna provare vergogna del nostro peccato, imparare a detestarlo, senza stancarci di chiedere perdono a Dio che è sempre pronto, sempre amorevole.  


Prima Lettura  Dn 3, 25. 34-45
Accoglici, Signore, con il cuore contrito e con lo spirito umiliato.

PREGHIERA, DIGIUNO, MISERICORDIA, SONO UNA COSA SOLA, E RICEVONO VITA L'UNA DALL'ALTRA

Come ogni anno, leggiamo in quaresima questa bellissima riflessione di san Pietro Crisologo (Crisologo="parola d'oro"), vescovo di Ravenna nel V° secolo. Mi permetto di riprenderla dal breviario perché tutti possano esserne arricchiti. 

Seconda Lettura
Dai «Discorsi» di san Pietro Crisologo, vescovo
(Disc. 43; PL 52, 320 e 322)

La preghiera bussa, il digiuno ottiene, la misericordia riceve
Tre sono le cose, tre, o fratelli, per cui sta salda la fede, perdura la devozione, resta la virtù: la preghiera, il digiuno, la misericordia. Ciò per cui la preghiera bussa, lo ottiene il digiuno, lo riceve la misericordia. Queste tre cose, preghiera, digiuno, misericordia, sono una cosa sola, e ricevono vita l'una dall'altra.
Il digiuno è l'anima della preghiera e la misericordia la vita del digiuno. Nessuno le divida, perché non riescono a stare separate. Colui che ne ha solamente una o non le ha tutte e tre insieme, non ha niente. Perciò chi prega, digiuni. Chi digiuna abbia misericordia. Chi nel domandare desidera di essere esaudito, esaudisca chi gli rivolge domanda. Chi vuol trovare aperto verso di sé il cuore di Dio non chiuda il suo a chi lo supplica.
Chi digiuna comprenda bene cosa significhi per gli altri non aver da mangiare. Ascolti chi ha fame, se vuole che Dio gradisca il suo digiuno. Abbia compassione, chi spera compassione. Chi domanda pietà, la eserciti. Chi vuole che gli sia concesso un dono, apra la sua mano agli altri. E' un cattivo richiedente colui che nega agli altri quello che domanda per sé.
O uomo, sii tu stesso per te la regola della misericordia. Il modo con cui vuoi che si usi misericordia a te, usalo tu con gli altri. La larghezza di misericordia che vuoi per te, abbila per gli altri. Offri agli altri quella stessa pronta misericordia, che desideri per te.
Perciò preghiera, digiuno, misericordia siano per noi un'unica forza mediatrice presso Dio, siano per noi un'unica difesa, un'unica preghiera sotto tre aspetti.
Quanto col disprezzo abbiamo perduto, conquistiamolo con il digiuno. Immoliamo le nostre anime col digiuno perché non c'è nulla di più gradito che possiamo offrire a Dio, come dimostra il profeta quando dice: «Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, tu, o Dio, non disprezzi» (Sal 50, 19).
O uomo, offri a Dio la tua anima ed offri l'oblazione del digiuno, perché sia pura l'ostia, santo il sacrificio, vivente la vittima, che a te rimanga e a Dio sia data. Chi non dà questo a Dio non sarà scusato, perché non può non avere se stesso da offrire. Ma perché tutto ciò sia accetto, sia accompagnato dalla misericordia. Il digiuno non germoglia se non è innaffiato dalla misericordia. Il digiuno inaridisce, se inaridisce la misericordia. Ciò che è la pioggia per la terra, è la misericordia per il digiuno. Quantunque ingentilisca il cuore, purifichi la carne, sradichi i vizi, semini le virtù, il digiunatore non coglie frutti se non farà scorrere fiumi di misericordia.
O tu che digiuni, sappi che il tuo campo resterà digiuno se resterà digiuna la misericordia. Quello invece che tu avrai donato nella misericordia, ritornerà abbondantemente nel tuo granaio. Pertanto, o uomo, perché tu non abbia a perdere col voler tenere per te, elargisci agli altri e allora raccoglierai. Dà a te stesso, dando al povero, perché ciò che avrai lasciato in eredità ad un altro, tu non lo avrai.

Responsorio
   Cfr. Tb 12, 8. 9
R. Buona cosa è la preghiera con il digiuno e l'elemosina. * L'elemosina salva dalla morte e purifica dal peccato.
V. Chi fa l'elemosina, godrà lunga vita:
R. l'elemosina salva dalla morte e purifica dal peccato.

lunedì 20 marzo 2017

SAN GIUSEPPE IL GIUSTO / 20 marzo

Oggi, 20 marzo, per la Chiesa è san Giuseppe. Perché, se ieri 19 all’angelus, anche Francesco, ha festeggiato i papà?: Quando una festa cade lo stesso giorno di una festa di valore più grande, essa si celebra il primo giorno utile successivo come per esempio quest’anno san Giuseppe caduto di domenica.

Quello che ci interessa è che la liturgia ci permette di contemplare quel giusto, troppo sconosciuto.

Perché san Giuseppe è chiamato “giusto” nel Vangelo?: Perché non vuole applicare la legge! Detto così può scioccare ed è intenzionale, ma non è nemmeno totalmente corretto. È vero che alcuni “rigoristi” di Nazareth avrebbero concluso in quel modo: Giuseppe non vuole applicare la legge, perché “Mosè ci ha comandato di lapidare donne come queste”. Infatti la gravidanza di Maria dall’esterno sembra un adulterio nei confronti di Giuseppe.

Ora, invece, Giuseppe applica in pieno la legge che è fondata sulla Hesed, la bontà misericordiosa. Però di fatto non gli sarà stato facile. È toccato nel più profondo del suo essere, del suo progetto di vita: la sua sposa è incinta e lui non è il padre. Ha un enorme, sicuramente per lui schiacciante sospetto: Maria è stata amata da un altro uomo e non è stata una violenza se no l’avrebbe denunciata. Invece il suo silenzio lo protegge, forse lo ama a sua volta. Eppure Giuseppe non passa dal sospetto all’accusa, ancora meno alla condanna (udite trasmissioni televisive sui vari “casi criminali” e tutto quanto popolo dello “share” che avidamente le segue). Giuseppe decide di rispettare Maria al di là di se stesso, di togliersi da una cosa troppo grande per lui, di non imporre la sua presenza, di non vendicare il suo onore offeso, di non affermare alcun diritto di “proprietà”. Ha intuito che tutto questo viene dallo Spirito Santo? Il testo evangelico sembra suggerire che lo apprende solo dall’angelo. In ogni caso la sua è una pienezza non scontata che rivela un uomo abituato già profondamente ad ascoltare lo Spirito nel proprio cuore e ad obbedirgli. Se non fosse stato così profondamente umile come avrebbe obbedito alla voce dell’angelo? È vero che il messaggio dell’angelo lo rassicura e gli offre una missione grande, ma che anche lo crocifigge, lo spoglia di sé, come Maria.

La sua fede si è formata su quella di Abramo pronto a sacrificare il proprio figlio, il figlio che egli ama, il figlio della promessa che, dopo averlo fatto tanto aspettare, Dio sembra rinnegare. In questo buio assurdo Abramo spera contro ogni speranza. Obbedisce e vince! E Giuseppe si è formato su quella fede e quella obbedienza umile di cui non si può vantare in nessun modo. Infatti la fede di Maria e di Giuseppe non è da meno anche se forse non ci siamo soffermati abbastanza sulle loro reali difficoltà. E Gesù impara dalla loro fede.
Essere modelli per le nuove generazioni in particolare è un dovere di ogni cristiano, di ogni padre …


Prima Lettura  2 Sam 7,4-5.12-14.16
Il Signore Iddio gli darà il trono di Davide suo padre.
 

domenica 19 marzo 2017

LA SAMARITANA: RIFLESSIONI DOPO IL VIAGGIO IN TERRA SANTA / III° domenica di Quaresima

Eccoci tornati dalla Terra Santa! La Parola di Dio di questa domenica è così ricca che ci vorrebbe veramente almeno il tempo di un ritiro per spezzarla ma forse qualche riflessione breve ci può aiutare a passare con fede all’Eucaristia.

“I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani”. Duemila anni dopo, non si può andare liberamente e pacificamente in Samaria, ma solo con autorizzazioni speciali. Sulla cartina di Israele sono indicate delle zone sotto controllo dell’Autorità Palestinese di colore diverso a seconda che l’ordine pubblico sia comunque mantenuto da Israele o meno. Gesù invece abbatte le barriere. I discepoli, con una certa tensione, per necessità (comprare cibo) trattano con i samaritani. Gesù va oltre le barriere (parla-con-una-donna-samaritana-convivente) e trova accoglienza lì dove i benpensanti religiosi che siamo noi vedono solo situazioni da condannare e evitare. Gesù ci invita ad avere il suo stesso sguardo e atteggiamento. Certo, l'accoglienza del dono di Dio passerà attraverso la sincerità umile e coraggiosa (probabilmente si vergogna un po') della Samaritana: "non ho marito".

«I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». La Terra Santa è un luogo di eccezionale ricchezza e di eccezionali contrasti. Tra religioni e all’interno di ogni religione. Anche tra cristiani. È importante che custodiamo questi luoghi perché sono i testimoni della storicità degli eventi di salvezza, in particolare dell’evento Gesù di Nazareth, il Cristo. Ma se non manifestiamo incarnato in noi lo Spirito delle Beatitudini, se non siamo operatori di pace e portatori di perdono e speranza, con tutto quello che abbiamo fatto nel corso dei secoli, nessuno ci crede più. Come nessuno dei tuoi figli ti crede più se sei soltanto un cristiano di nome, solo un devoto di san Castrese con il medaglione sul petto, una devota della coroncina della misericordia o dei primi sabati del mese o di altre pratiche inventate da te e non si sente il soffio del Vangelo nella tua vita.

«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?» Gli abitanti di Sicar, poveri contadini e paesani, hanno bisogno dell’annuncio dell’amore di Dio e della presenza del “Messia dei Giudei” e questa donna, l’ultima tra loro, l’ha ricevuto e glielo annuncia. E tu, in particolare oggi 19 marzo, papà, nonno, annunci l’amore di Dio ai tuoi figli e nipoti? Ne ha i il coraggio, la costanza, la credibilità? Lo spettacolo venerdì sera al Muro del Pianto (Ha-Kotel) e sabato mattina, delle famiglie, di adulti e giovani, vestiti a festa, che correvano per strada per non essere in ritardo, mi ha fatto pensare alle nostre celebrazioni: come sarebbe bello vedere più fratelli e sorelle, famiglie, vestiti a festa, correre per non essere in ritardo, giovani pieni di gioia ballare insieme sulla piazza cantando a Dio dopo il rito …. Certo gli ebrei che celebrano lo Shabat (il sabato) sono una parte sola del popolo, ma quelli che abbiamo visto al Muro sono un richiamo fraterno per noi.

Prima Lettura  Es 17, 3-7
Dacci acqua da bere.

mercoledì 15 marzo 2017

PELLEGRINAGGIO

Nazareth, la Basilica
Nazareth, la grotta della Annunciazione

Chiedo scusa per non aver avvertito. Non scrivo in questi giorni perché sono in Terra Santa. 
Ci rileggiamo lunedì prossimo.

fra Sereno

domenica 12 marzo 2017

VERSO LA TERRA CHE IO TI INDICHERO' / II° domenica di Quaresima

in te si diranno benedette 
tutte le famiglie della terra
Un percorso meraviglioso nelle letture di questa domenica:

Abramo viene chiamato da Dio a lasciare tutto ciò che gli è familiare e gli da sicurezza per andare … non si sa dove! Lo saprà dopo, lo saprà man mano, si deve lasciar guidare. Se accetta avrà una grande discendenza lui che è senza figli e diventerà una benedizione per tutti i popoli. Egli accettò e oggi più della metà della popolazione mondiale invoca la sua benedizione! La promessa si è realizzata alla grande. Non temere ma sii credente!
Papa Bergoglio era molto legato a Buenos Aires, dove era nato, e alla sua gente. C'è un fioretto molto indicativo: era vescovo ausiliare e vicario generale e il Cardinale Quarracino, stando male di salute, chiese alla Santa Sede di avere un vescovo coadiutore, cioè che gli succedesse come Cardinale quando sarebbe venuto il tempo. Bergoglio non fu nemmeno sfiorato dall’idea che potesse essere lui il prescelto. In questi casi, il vicario generale, se non viene scelto come coadiutore, viene promosso vescovo di un’altra diocesi. A lui rincresceva di dover lasciare la sua città e nella sua umiltà disse al Cardinal Quarracino: “Eminenza, a me non fa niente di essere “degradato” a semplice vescovo ausiliare, a lavorare ancora nelle periferie di Buenos Aires!” 
Invece a 76 anni (!) ha dovuto lasciare tutto per vivere a Roma ma da una parte non si è mai visto così felice come uomo, dall’altra, anche per lui si realizza la promessa della benedizione: milioni e milioni di persone, di cui faccio parte, si sentono benedetti di averlo come papa.

Per questo bisogna soffrire? Bisogna certamente non aver paura della sofferenza perché Gesù ha vinto la morte! Questa mattina ho accolto in catecumenato tre bambine francesi. Era impressionante vedere come queste letture si adattavano bene al loro gesto. E la mamma di una di loro sta lottando da poco contro un cattivo tumore. Vorremmo tanto che queste celebrazioni siano una festa spensierata. Ma Gesù è venuto come Salvatore della nostra vita vera. E ci chiede una fede profonda, totale. Dice san Paolo nella seconda lettura: “Figlio mio, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo.”
Devono soffrire i bambini (e gli adulti)? Anche i bambini, che non possono fare ancora grandi cose, possono essere molto generosi nell’amore, nell’umile servizio che si concretizza nelle piccole cose e da tanta gioia attorno. Questa dimensione delle piccole cose non si deve perdere quando diventiamo “grandi”.

Dove approda questo percorso di fiducia e anche di sacrifici? Nella gloria, nella trasfigurazione. Gli Apostoli sono talmente felici di stare accanto a Gesù di cui vedono la grandezza divina, hanno il cuore talmente colmo, che non hanno più bisogno di nulla, non pensano più a se stessi!
Questo vuole Dio per noi: una felicità traboccante.

Lasciare per andare senza saper dove guidati da Dio, non aver paura perché Gesù ha vinto la morte, cominciare a gustare la felicità della vita eterna.
Domani è il 4° anniversario di elezione di papa Francesco a vescovo di Roma. Auguri papa Francesco, il Signore ti dia tanta benedizione, coraggio e felicità.

Prima Lettura  Gn 12, 1-4a
Vocazione di Abramo, padre del popolo di Dio.

sabato 11 marzo 2017

MANIFESTACION POR LA LIBERTAD / MADRID 12 DE MARZO A LAS 12

Domani 12 marzo a mezzogiorno ci sarà a Madrid una manifestazione per la libertà.
- Libertà di espressione.
- Libertà religiosa, di professare la fede (in Spagna e in molte parti del mondo con la ideologia-menzogna del gender credere che Dio creò l'uomo maschio e femmina diventa un delitto).
- Libertà per i genitori di educare i figli secondo i propri valori e di distoglierli dall'insegnamento obbligatorio del gender.

Sosteniamo con la preghiera questa manifestazione. 
E' un problema che ci riguarda tutti.

Per maggiori informazioni collegarsi a (in spagnolo):
http://www.actuall.com/democracia/este-domingo-12-las-12h-ho-se-manifestara-la-libertad-expresion/

AMATE I VOSTRI NEMICI / sabato I° settimana di Quaresima

Giovanni Paolo II e Alì Agca
che attentò alla sua vita
Il Vangelo di oggi ci permette di ritornare sull’argomento: “porgi l’altra guancia”. Qualcuno non ha capito il post di ieri. Oltre alla non chiarezza nell’esprimere i concetti avrà giocato un ruolo il fatto che facevo riferimento ad un articolo (http://it.aleteia.org/2017/02/22/spiegazione-significato-gesu-porgere-altra-guancia/) sconosciuto ai lettori del mio post.

Cosa vuole dire il Signore quando ci comanda di amare i nostri nemici e di pregare per i nostri persecutori? Ci comanda di imitare lui che ha pregato per coloro che lo crocifiggevano, dicendo: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno” ed è morto per tutti (heis huper pantôn apethanen. 2 Cor 5,14-15). Tutti significa tutti, cioè amici e nemici, chi lo ama e lo segue e chi lo crocifigge. Il Signore vuole che diventiamo come lui.

C'è il fioretto di P. Virginio Spiccacci che andava al carcere minorile di Nisida. Avendo proclamato il Vangelo del “porgi l’altra guancia” disse ai giovani detenuti: “forse è un po’ difficile da capire, cerco di spiegarvi” e un ragazzo rispose: “padre, si capisce benissimo, ma voi offendete la nostra intelligenza. Come! Uno mi da un “pacchero” e io dovrei prenderne un altro? Due gliene do, invece! Così non si allarga.”

Sappiamo che siamo molto lontani dal realizzare questo insegnamento di Gesù di amare i nostri nemici. Ma coloro che sono più avanti in questo cammino ci affascinano, ricordiamo che hanno salvato situazioni che potevano sclerotizzarsi in conflitti permanenti o portare a rotture gravi, e se abbiamo fatto qualche volta l’esperienza di lasciarci guidare dallo Spirito Santo in questa via abbiamo sentito un soffio di paradiso attraversare il nostro cuore. Amare il nemico non è alla portata degli sforzi dell’uomo da solo. Altrimenti questa persona non sarebbe un tuo nemico. Qualcuno dice con ragione e in conoscenza di causa che se ti è dato di amare il tuo nemico tu sperimenti che Dio esiste, perché amare il nemico è un dono diretto di Dio, è frutto dello Spirito Santo. Questo è il problema: che noi battezzati non invochiamo lo Spirito Santo, non ci lasciamo guidare da lui. Il Corano chiama i cristiani “gli smarriti” (Sura 1 - El Fatiha) perché vaneggiano in bei pensieri poetici quanto irrealizzabili, quindi non giusti, non provenienti da Dio. Il problema del Corano è che condanna il Cristianesimo in toto come una religione di illusi, ma se si limitasse all’osservazione di tanti che con la bocca fanno tanti bei pensieri sull’amore e nella loro vita non li realizzano nemmeno con un dito, avrebbe un po’ di ragione di parlare di gente illusa. Ma ci sono tanti cristiani che per amore di Dio e nel suo amore hanno amato di amore sincero i loro nemici

Impariamo da Gesù che ci perdona, che ci ha amato quando eravamo nemici e ci ama sempre senza condizioni a vivere appoggiati allo Spirito che ci è stato dato nel Battesimo e ci viene dato nella Parola e nei Sacramenti.


Prima Lettura   Dt 26, 16-19
Sarai un popolo consacrato al Signore tuo Dio.

venerdì 10 marzo 2017

GESU' NON HA PORTO L'ALTRA GUANCIA, E NON DOVRESTI FARLO NEANCHE TU.

“Gesù non ha porto l’altra guancia, e non dovresti farlo neanche tu.”
Sul sito Aleteia, c'era un articolo del gesuita P. Robert McTeigue del 22 febbraio con questo titolo provocante. Mi è stato subito segnalato da un caro amico un po’ perplesso, anche perché corrispondeva al Vangelo della domenica precedente ed egli aveva ascoltato una omelia ben diversa. Il resto dell’articolo è più sfumato ma non convince del tutto e lascia senza risposta la domanda: se Gesù non ha porto l’altra guancia e non vuole che lo facciamo, perché allora ha detto “porgi l’altra guancia?”

Infatti leggiamo: “In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.
Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste». (Mt 5, 38-48).

P. McTeigue parte da esempi di cattive interpretazioni del Vangelo e che esprimono una mentalità da sconfitti, o da fede ormai totalmente secolarizzata, per condannarli. È chiaro che Gesù è venuto a sconfiggere il Regno di Satana e non a stare tranquillamente o codardamente nel suo cantuccio. P. McTeigue cita in suo aiuto anche san Tommaso d’Aquino: “La Sacra Scrittura dovrebbe essere intesa in base alla comprensione di Cristo e degli altri santi” e non letteralmente. È vero che Gesù non ha mai voluto che uno si mutilasse quando dice: “se la tua mano ti è di scandalo tagliala”. Il Vangelo è uno spirito e deve essere vissuto come tale: uno spirito che anima la nostra vita e la spinge avanti. Però appunto, cosciente dei rischi di ridurre il Vangelo ai nostri comodi, san Francesco voleva che si osservassero il Vangelo e la Regola “sine glossa”. E lo stesso ci dice papa Francesco : «Questa non è l’opinione di un papa né un’opzione pastorale tra altre possibili; sono indicazioni della parola di Dio così chiare, dirette ed evidenti che non hanno bisogno di interpretazioni che toglierebbero ad esse forza interpellante. Viviamole “sine glossa”, senza commenti. In tal modo sperimenteremo la gioia missionaria di condividere la vita con il popolo fedele a Dio cercando di accendere il fuoco nel cuore del mondo». Così papa Francesco nella Evangelii gaudium (n. 271), il suo messaggio programmatico.

Da lì due conseguenze:

giovedì 9 marzo 2017

CHIEDETE E VI SARA' DATO / giovedì I° settimana di quaresima

La promessa di Gesù nel Vangelo di oggi: “chiedete e vi sarà dato”, è degna dell’amore di un Dio che vuole essere chiamato Padre verso i suoi figli (spesso molto) bisognosi. Ma si apre con questo argomento una ferita. È la ferita di tutti quelli che non sono stati esauditi come volevano. In genere le persone che si sono aggrappate a Dio, alla statua della Madonna o di P. Pio in fondo della corsia di ospedale, e non hanno ricevuto la grazia richiesta, sono persone buone che non si ribellano del tutto, non si chiudono alla fede dopo questa delusione, proprio perché la preghiera li ha messi in comunione con Dio in qualche modo. Si aggrappano ancora, abbassano la testa, ma è inevitabile che rimanga nel cuore un dolore, una domanda, una perplessità che rende guardinghi nei confronti di Dio, della Chiesa. Spesso sembra a molti che più che una promessa chiara, la preghiera sia un po’ una lotteria che genera molte domande.

È ovvio che ci sono, nell’ignoranza delle famiglie, degli atteggiamenti molto sbagliati e pericolosi. È noto il dramma di Françoise Dolto, psicoterapeuta infantile di fama e autore di un interessante “Il Vangelo al rischio della psicanalisi”. Figlia di una famiglia sociologicamente cattolica, la sua sorella maggiore era la bella, l’onore e l’orgoglio dei suoi genitori. Purtroppo questa ragazza si ammalò di cancro al momento in cui la piccola Françoise si preparava alla prima comunione. A dieci anni fu caricata di questo peso: “chiedi a Dio la guarigione della tua sorella, Dio ascolta le anime pure, non c'è anima più pura di una bambina il giorno della sua prima comunione. Quel giorno pregherai e tua sorella guarirà!” La sorella morì e il senso di colpa, di sospetto sulla “purezza” della piccola Françoise che si generò in questo dramma fu devastante. Dalla sua nevrosi e tanta sofferenza però è uscita una psicoterapeuta per bambini rinomata in tutto la Francia.

Questo ci dice però quanto è importante avere una fede retta, illuminata, formata. Se ascoltiamo la Scrittura, tutto quello che fa la Regina Ester quando si rifugia presso il Signore può solo essere di insegnamento per noi. Dobbiamo imparare a pregare con fede vera. La quaresima è il momento propizio per farlo. Magari per lasciare o riformare certi nostri modi troppo superficiali, troppo egoisti e mercantili, troppo magici o superstiziosi.


Prima Lettura    Est 4,17k-u
Non ho altro soccorso fuori di te, o Signore.

mercoledì 8 marzo 2017

IL SEGNO DI GIONA. E MEDJUGORJE? mercoledì I° settimana di quaresima

Gesù predica - quadro presente nella Sinagoga di Nazareth
 Gesù si appella al segno di Giona per spiegare il suo rifiuto di dare altri segni a questa generazione. Egli dice: “Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno”.

Perché Gesù collega l’essere malvagio al cercare un segno? Qual è il segno di Giona?

Per Luca, il segno di Giona non è il pesce che lo ingoia per rigettarlo sulla spiaggia dopo tre giorni, di cui parla solo Matteo, ma la sua predicazione (kerygma). Infatti gli abitanti di Ninive si sono ravveduti alla sua predicazione che arrivava al cuore e non perché egli abbia raccontato loro di un miracolo che non hanno visto. Allo stesso modo la Regina del Sud è venuta da Salomone in cerca di Sapienza pronta ad ascoltare.

Gesù ci invita all’ascolto del cuore, ad avere l’amore per la verità che può salvarci rendendoci capaci di accogliere nel cuore la verità che ci porta la predicazione. Questo rende superfluo la presenza di altri segni miracolosi. Questo rende superfluo anche il sapere quando gonfia senza educare il cuore. Non rende superfluo l’essere attento alla propria interiorità, anzi. È proprio questo il terreno buono dove germoglia e porta frutto il seme della Parola. Gli ignoranti saputelli non sono meglio dei sapienti orgogliosi.

Ma allora Medjugorje e il Segno che la Madonna ha promesso e tanti aspettano con ansia o tutti i segni nel sole ecc.? La Chiesa non si è pronunciata su Medjugorje e quindi siamo ancora più prudenti, ma il ragionamento è generale e vale anche per le apparizioni riconosciute dalla Chiesa come Lourdes e Fatima. Disse un giorno l‘allora Cardinal Ratzinger: “Questi fenomeni, quando sono veri, possono essere dei segni per la fede, mai delle basi di fede”. Devi dunque convertirti oggi ascoltando la Sapienza del Vangelo senza sminuirla o ritenerti autorizzato a modellarti un Vangelo di tuo gusto. Questo è tutto. Cercare troppi segni può far deviare dalla fede e dalla sua maturazione, può essere un modo di non volersi confrontare con il proprio cuore e con la verità, può "rendere malvagi".

Se sei stato spronato verso la fede da segni miracolosi tendi a vivere in modo da non aver più bisogno di alcun segno. Dio vuole salvare i credenti “per mezzo della pazzia della predicazione” (dia tês môrias tou kêrygmatos.) (1 Cor 1,21).


Prima Lettura      Gio 3, 1-10
I Niniviti si convertirono dalla loro condotta malvagia.