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venerdì 31 maggio 2019

MARIA E GIUSEPPE HANNO AVUTO ALTRI FIGLI?



 Un argomento che ritorna spesso, in particolare nelle conversazioni con i fratelli e sorelle pentecostali è quello dei fratelli e sorelle di Gesù. Maria avrebbe avuto altri figli con Giuseppe, essendo rimasta vergine fino alla nascita di Gesù: “ma non si accostò a lei fino alla nascita del figlio; e gli pose nome Gesù” (Mt 1,25).

Questo versetto e i precedenti (v. 20: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa: ciò che è in lei è stato concepito, è opera dello Spirito Santo.”) attestano senza ombra di dubbio che Gesù è stato concepito per opera dello Spirito Santo. Ma proprio dal v. 25 può iniziare una discussione: se Giuseppe non conobbe Maria fino alla nascita del figlio questo lascia la possibilità, e forse indica, che dopo la nascita di Gesù, lui e Maria furono una coppia normale come tutte le coppie sposate?
Non solo, ma ci sono versetti che sembrano dare piena ragione a chi sostiene questa ultima tesi. Marco 6,3 per esempio: Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?». E si scandalizzavano di lui”. Troviamo anche Matteo 13,55-56: “non è forse il figlio del fabbro? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi …”. (vd. anche Marco 3,32).

IL CAMMINO DI MARIA / Festa della Visitazione 31 maggio



Il Vangelo della Visitazione ci inonda della sua gioia e della sua dinamicità. Concludiamo oggi il mese di Maria con la promessa di imitare la Vergine Maria. Il resto ha meno importanza. Imitare Maria significa imitare il suo Figlio, e cioè essere cristiani. Lei, la Tutta Santa, non ha percorso una via diversa dalla nostra e noi non seguiremo un’altra via che quella di Maria.
“la carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda.
Non siate pigri nel fare il bene; siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore.
Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità.
Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile.”
Maria, Madre nostra, aiutaci, prega per noi peccatori!

Prima Lettura  Rm 12, 9-16
Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, la carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda.
Non siate pigri nel fare il bene; siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore.
Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità.
Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile.

giovedì 30 maggio 2019

NON COMPRENDIAMO QUELLO CHE VUOL DIRE / giovedì VI° Pasqua

Maria meditava tutti questi eventi nel suo cuore.

Alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «… Non comprendiamo quello che vuol dire».
Ancora a noi oggi quel parlare di Gesù non appare tanto chiaro. Sopratutto paragonandolo a quello che sappiamo già: Gesù è stato crocifisso ma il terzo giorno è risorto. Questo è chiaro. Perché allora Gesù si esprime in questo modo? La ragione è che i discepoli non sono ancora capaci di portare il peso di tutta la verità. Infatti solo alcuni dei suoi discepoli si interrogano, gli altri neppure riescono a fare o a farsi domande. Ma non è forse quello che viviamo anche noi ogni giorno di fronte all’avvenire, alle minacce? Col senno di poi è tutto chiaro e più facile, sul momento dubitiamo, tentenniamo, siamo intimoriti.
Bisogna dire che c'è un altro aspetto. Di fronte al mistero di Dio quanti sono interessati? L’esperienza dice che quasi nessuno si avvicina al Signore per convertirsi, per entrare in comunione con lui davvero. Ci si avvicina a Dio perché risolva i nostri problemi, per strappargli le grazie, quasi fosse avaro o segretamente nostro nemico, o ancora incapace di dominare il male. Oggi questa ultima eresia si diffonde sotto l’apparenza di bontà di Dio: Dio non vuole il male, quindi tutto quello che non ti piace, ti fa soffrire, non viene da Dio! In ogni caso siamo chiusi su noi stessi, sul nostro orizzonte umano: quando Gesù sale al cielo, dopo quaranta giorni di catechesi in cui egli apre loro la mente all’intelligenza delle Scritture, i discepoli gli chiedono se è venuto il momento in cui ristabilirà il regno per Israele. (Atti 1,6).
Ma se è così perché Gesù parla con i suoi discepoli? Agendo nel silenzio, avrebbe poi spiegato ogni cosa dopo la risurrezione: tutto più semplice. Invece Gesù sa che anche se non è subito compresa, la sua parola accompagna comunque gli apostoli in questi momenti così difficili, e permette anche ai più aperti di addentrarsi fin da ora nel senso di ciò che sta accadendo. Ma ancora servirà poi da conferma preziosa: Gesù ce l’aveva detto! Gesù fa in qualche modo il profeta di se stesso, accompagna il cammino con la sua Parola, annuncia le cose a venire, secondo il modo di agire costante di Dio.
Anche se non comprendiamo, continuiamo a scrutare la Parola. Abbiamo l’umiltà di ascoltare. Non facciamo come quegli ebrei di Corinto che si chiudono alla predicazione di Paolo il quale, ad un certo punto, li abbandona. E anche se non siamo subito capiti continuiamo a dialogare con pazienza con gli altri.
“Maria da parte sua serbava tutte queste parole-segno meditandole in cuor suo” (Luca 2,19).

Prima Lettura   At 18, 1-8
Paolo si stabilì in casa loro e lavorava, e discuteva nella sinagoga.

mercoledì 29 maggio 2019

CONTINUIAMO A CONSIDERARE E CONTARE COME PROFITTO QUELLO CHE MINACCIA LA NOSTRA STESSA SOPRAVVIVENZA

Vogliamo continuare così?
Secondo l'ONU il 90% delle malattie provocate dall'inquinamento
 e dal riscaldamento globale colpiscono bambini sotto i 5 anni.

Il 27 maggio scorso c'è stato un incontro in Vaticano, organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze, che radunava tra altre personalità il Presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e i Ministri delle Finanze di diverse Nazioni. Ne avete sentito parlare? Mi sarà sfuggito ma non ricordo che la televisione ne abbia dato notizia. Eppure l’argomento era di quelli che non possono lasciare nessuno indifferente: la nostra sopravvivenza. Dopo i vari saluti il Papa ha detto:
….
I segni oggi non sono buoni. Gli investimenti in combustibili fossili continuano a crescere, nonostante gli scienziati ci dicano che i combustibili fossili devono rimanere nel sottosuolo.
L’Agenzia Internazionale per l’Energia ha recentemente riferito che gli investimenti in energia pulita sono nuovamente diminuiti per il secondo anno consecutivo, sebbene gli esperti abbiano più volte segnalato i vantaggi sull’ambiente umano derivanti dall’energia pulita proveniente dal vento, dal sole e dall’acqua. Noi continuiamo a camminare su strade vecchie perché siamo intrappolati dalla nostra cattiva contabilità e dalla corruzione di interessi acquisiti. Noi continuiamo a considerare e contare come profitto quello che minaccia la nostra stessa sopravvivenza.
Le conseguenze dell’inazione globale sono sorprendenti. Circa due settimane fa, alcuni centri di ricerca scientifica hanno registrato che la concentrazione di diossido di carbonio nell’atmosfera, tra le cause principali del riscaldamento globale legate ad attività umane, ha raggiunto le 415 parti per milione, il più elevato livello mai registrato. In giro per il mondo vediamo ondate di calore, siccità, incendi boschivi, inondazioni ed altri eventi meteorologici estremi, innalzamento dei livelli del mare, emersione di malattie e di ulteriori problemi che sono solo un duro avvertimento di qualcosa di molto peggio che potrebbe essere in arrivo, a meno che non si agisca e non si agisca con urgenza.
Oggi, durante il vostro incontro, avete ascoltato le parole di insigni climatologi ed esperti. Il loro messaggio è stato chiaro e urgente. Dobbiamo agire con decisione per porre fine alle emissioni di gas serra entro la metà del secolo al più tardi e fare anche di più. Le concentrazioni di diossido di carbonio devono diminuire in modo significativo al fine di assicurare la sicurezza della nostra casa comune. Avete anche ascoltato che questo può essere ottenuto a basso costo usando energia pulita e migliorando l’efficienza energetica.

1000 POST SCRITTI, E TUTTI QUELLI CHE AVREI VOLUTO SCRIVERE.



Mi ero promesso di scrivere tanti post e non l’ho fatto. Mi ero promesso al millesimo post (ieri) di scrivere almeno un elenco di tutti questi post che volevo scrivere. Non riuscirò nemmeno a farlo.
Qualcuno però mi trotta nella testa sopra tutti gli altri, per esempio questo:
“E IO NON DOVREI AVERE PIETA’ DI UN POPOLO CHE NON SA DISTINGUERE FRA LA DESTRA E LA SINISTRA?”
Il titolo è riferito al libro di Giona (4,11) che parla della misericordia di Dio verso i bambini di Ninive, ma evidentemente io mi riferisco al codice stradale, bene comune quotidiano utilissimo, che, se rispettato, può salvare vite, giovani e meno giovani. È un dato di fatto che il codice stradale è molto ignorato non solo a Napoli e Campania, ma a quanto pare un po’ ovunque in Italia.
Anche questo, richiamato potentemente dal periodo:
“COMPARE E COMMARA” per spiegare la distinzione tra testimoni di matrimonio e padrini e madrine di sacramenti e la missione importantissima di questi ultimi.
Ci sarebbero tanti temi da affrontare, come per esempio questi argomenti catechistici di base utili per la vita pratica. Vorrei scrivere molto di più su temi ecologici. Confessiamo le nostre trascuratezze e pigrizie riguardo alla nostra Casa Comune.
Ho promesso ad un mio amico evangelista di spiegargli perché, secondo la Scrittura,  è certo che la Madonna non ha avuto altri figli dopo Gesù. Mi impegno a farlo prima della fine del mese di maggio.
Che il Signore e la Vergine Maria mi aiutino a scrivere sempre della Gioia del Vangelo, facendo sempre riferimento alla Scrittura che è tutta ispirata, e così cooperare all'opera di Dio in modo utile,  "per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona". (cf. 2Tm 3:16)


SIAMO VISSUTI TANTO TEMPO SENZA DIO, SAPPIAMO COSA SIGNIFICA

Chiesa di Tutti i Santi a Strasburgo (Francia).


Domenica scorsa, 26 maggio, il patriarca Kirill di Mosca ha benedetto una nuova chiesa ortodossa a Strasburgo, in Francia. L’anno scorso ne ha inaugurata una a Parigi. Parlando con i giornalisti ha detto:
“In Russia in cui numerose chiese sono state distrutte per anni, noi l'abbiamo capito perfettamente: non esiste vita migliore senza Dio! Ecco perché costruiamo tre chiese ogni giorno”.
C'è stato qualche reazione a queste affermazioni come se questo costruire chiese nuove sia anteposto all’evangelizzazione e a discapito di essa, oppure sia una impresa di colonizzazione. Il Patriarca risponde che se si costruiscono tante chiese nuove è perché la gente ne ha bisogno, le vuole e le costruisce.
In ogni caso, se guardiamo alla prima parte della sua affermazione credo che sia inattaccabile questa testimonianza di chi ha visto i frutti e sa davvero cosa significa vivere per alcune generazioni senza Dio nella vita pubblica e nella vita privata di tante persone e famiglie.
Ognuno rifletta su questo punto.

martedì 28 maggio 2019

LO SCONTRO TRA LA MENTALITA' DEL MONDO E QUELLA DI DIO / martedì VI° Pasqua

Paolo e Sila nel carcere di Filippi.

In queste letture vediamo il tragico confronto tra la mentalità del mondo e quella di Dio. Dove il mondo vede la fine, il fallimento senza appello, Dio ci invita a vedere che egli offre una nuova opportunità, anzi una vita realmente piena.
Il carceriere conosce bene le consegne: risponde con la sua vita se i prigionieri evadono. Vive continuamente sotto questa minaccia. È il segno terribile della serietà del suo compito. È il pungiglione che gli impedisce di essere negligente, di lasciarsi corrompere. È la sua legge. È diventato la sua vita. Svegliato dal terremoto e vedendo le porte aperte si sente preso dal senso di colpa (ha dormito) e dal panico. Non pensa nemmeno ad andare a verificare la situazione, tira fuori subito la spada. La sua legge lo porta solo alla morte. Pensa al suicidio per evitare il disonore pubblico e le torture, forse ritorsioni contro la sua famiglia. Non considera che ci possano essere altre soluzioni. L’offerta di Dio è troppo differente perché possa da solo immaginarla: sperimentare la salvezza, scoprire il Dio vivente, diventare figlio amato.
Il carceriere non conosceva ancora Gesù. Invece gli apostoli lo conoscono da tempo. Eppure non si sono ancora liberati dalla vecchia mentalità. Quando Gesù annuncia loro che va dal Padre si sentono invasi da tristezza. Questo è senz’altro normale, Gesù stesso ha provato tutti i sentimenti umani come noi. Ce lo testimonia il Vangelo. Ma quello che non va è che si lasciano paralizzare da questa tristezza. Gesù rimprovera loro di non credere che ci sia qualcosa oltre questa situazione di morte. Dice loro: vi lasciate soggiogare dai sentimenti umani e non andate oltre, nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?” Dio può mai abbandonarvi? il Padre non fa tutto per il vostro bene? Dopo la mia partenza la vostra vita sarà migliore, non perché la mia presenza non fosse positiva, ma perché il Padre prevede tutto in funzione della vostra crescita, della pienezza della vostra vita. Vi manderò lo Spirito Consolatore.

lunedì 27 maggio 2019

DUE BRICIOLE PER NUTRIRE LA NOSTRA FEDE / lunedì VI° Pasqua



Due briciole che si uniscono per nutrirci questa mattina:
Il Signore apre il cuore a Lidia per aderire alla Parola di Dio ed essa viene battezzata insieme alla sua famiglia. Anche i bambini piccoli? Certamente! La Scrittura ne da più volte testimonianza. Specialmente in quel tempo il bambino segue in tutto la sua famiglia che lo educa secondo i suoi valori e la sua identità. Inoltre gli ebrei da sempre introducono sacramentalmente i loro bambini piccolissimi nel popolo di Dio attraverso la circoncisione. Vedi su questo argomento il post del 6 aprile (https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=3781844668569016399#editor/target=post;postID=89135015496652560;onPublishedMenu=audiencestats;onClosedMenu=audiencestats;postNum=53;src=postname). Chi è stato battezzato nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo non ha bisogno di essere battezzato di nuovo. Ricevere il battesimo di Giovanni Battista sarebbe un regredire senza motivo. Semmai c'è bisogno di aderire più consapevolmente al battesimo già ricevuto, di ravvivare il dono dello Spirito!
Quindi, secondo la santa volontà di Dio, nelle famiglie cristiane tutti devono essere battezzati, tutti accolti dall’amore di Dio nella propria fragilità, perché la salvezza è gratuita! La salvezza è l’amore del Padre che avvolge il figlio perduto che ritorna, è la promessa di Gesù del paradiso al criminale crocifisso che chiede di non essere abbandonato, è il pastore che rischia lasciando nel deserto le 99 pecore perché non sopporta che una sola di loro vada perduta. 
Questo spirito di inclusione misericordiosa non significa che Gesù vuole fermarsi lì, che sia contento di gente che pretende di essere cristiana anche se non conosce il Vangelo e non lo mette in pratica. L’amore fa crescere i figli, Gesù vuole che diventiamo perfetti come è perfetto il Padre Suo e nostro.
Come fare allora per crescere nella fede? Il criterio di base è sempre lo stesso: conoscere Gesù. Per approfondire vedi su questo argomento il post del 14 maggio: (https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=3781844668569016399#editor/target=post;postID=2550027498902319483;onPublishedMenu=audiencestats;onClosedMenu=audiencestats;postNum=12;src=postname). 
Ma al riguardo il Vangelo di oggi ci presenta una sfumatura interessante. Anche voi date testimonianza (“martirizzate”), perché siete con me fin dal principio”: l’annuncio ha un centro, ha un nome, Gesù. Per rendere sempre meglio testimonianza a Gesù bisogna sapere cosa ha detto, cosa ha fatto, averlo meditato. Ma c'è un secondo livello: solo con lo Spirito Santo dentro di me, solo aprendomi totalmente allo Spirito comprendo il senso profondo di ciò che ha fatto e detto Gesù, lo rendo presente, è Lui che parla e agisce oggi attraverso di me. È ciò che dice Gesù ancora in Gv 14:17 parlando de “lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi.”

Prima Lettura   At 16, 11-15
Il Signore aprì il cuore a Lidia per aderire alle parole di Paolo.

domenica 26 maggio 2019

ESSERE TRE PER ESSERE UNIFICATI


Gesù Cristo è insieme Re, Sacerdote e Profeta. Ogni battezzato che ha completato l’iniziazione cristiana è quindi anche lui Re, Sacerdote e Profeta. È quello che si concretizza in questi giorni con i sacramenti dell’iniziazione, in particolare con la cresima che tradizionalmente è l’ultimo dei tre sacramenti ad essere ricevuto. A maggior ragione una comunità, un gruppo è, deve essere, insieme Regale, Sacerdotale e Profetico.
Il problema sorge quando un cristiano o un gruppo tralascia una o più di queste dimensioni. Si mutila da solo. C'è una grande differenza tra l’essere ancora piccolo ma armonioso, ben conformato, oppure essere cresciuto ma mutilato.
Il fondatore dei Cursillos di Cristianità “inventò” l’immagine del Tripode per parlare di equilibrio e di crescita. Un Tripode è una struttura solida ma è anche essenziale, per cui se manca anche un solo piede, cade irrimediabilmente. Il Tripode dei Cursillos era individuale: preghiera, studio e azione. Questo trinomio è saggio. Se trascuri una di queste dimensioni, anche involontariamente, sei squilibrato e cresci poco sul piano spirituale e umano. Ci sono gruppi che si impegnano molto nella preghiera e nell’azione ma non nella formazione. E questo, sopratutto all’inizio, è un grande danno per i loro membri ma anche per coloro che beneficiano della loro azione.

UNA STORIA DAVVERO BELLISSIMA!



"Delle volte noi sentiamo: “Voi cattolici non accettate l’aborto, è il problema della vostra fede”. No: è un problema pre-religioso. La fede non c'entra.  Viene dopo, ma non c'entra: è un problema umano. È un problema pre-religioso. Non carichiamo sulla fede una cosa che non le compete dall’inizio. È un problema umano. Soltanto due frasi ci aiuteranno a capire bene questo: due domande. Prima domanda: è lecito eliminare una vita umana per risolvere un problema? Seconda domanda: è lecito affittare un sicario per risolvere un problema? A voi la risposta. Questo è il punto. Non andare sul religioso su una cosa che riguarda l’umano. Non è lecito. Mai, mai eliminare una vita umana né affittare un sicario per risolvere un problema.
L’aborto non è mai la risposta che le donne e le famiglie cercano. Piuttosto sono la paura della malattia e la solitudine a far esitare i genitori. Le difficoltà di ordine pratico, umano e spirituale sono innegabili, ma proprio per questo azioni pastorali più incisive sono urgenti e necessarie per sostenere coloro che accolgono dei figli malati. Bisogna, cioè, creare spazi, luoghi e “reti d’amore” ai quali le coppie si possano rivolgere, come pure dedicare tempo all’accompagnamento di queste famiglie. A me viene in mente una storia che io ho conosciuto nella mia altra Diocesi. C’era una ragazzina di 15 anni down che è rimasta incinta e i genitori erano andati dal giudice per chiedere il permesso di abortire. Il giudice, un uomo retto sul serio, ha studiato la cosa e ha detto: “Voglio interrogare la bambina”. “Ma è down, non capisce…” “No no, che venga”. È andata la ragazzina quindicenne, si è seduta lì, ha incominciato a parlare con il giudice e lui le ha detto: “Ma tu sai cosa ti succede?” “Sì, sono malata…” “Ah, e com’è la tua malattia?” “mi hanno detto che ho dentro un animale che mi mangia lo stomaco, e per questo devono fare un intervento” “No… tu non hai un verme che ti mangia lo stomaco. Tu sai cos’hai lì? Un bambino!” E la ragazza down ha fatto: “Oh, che bello!”: così. Con questo, il giudice non ha autorizzato l’aborto. La mamma lo vuole. Sono passati gli anni. È nata una bambina. Ha studiato, è cresciuta, è diventata avvocato. Quella bambina, dal momento che ha capito la sua storia perché gliel’hanno raccontata, ogni giorno di compleanno chiamava il giudice per ringraziarlo per il dono della nascita. Le cose della vita. Il giudice è morto e adesso lei è diventata promotore di giustizia. Ma guarda che cosa bella! L’aborto non è mai la risposta che le donne e le famiglie cercano."

Questo è una parte dell'intervento del Papa al Convegno "Yes to Life" organizzato  dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita. per leggere tutto il testo andare a questo link:
http://w2.vatican.va/content/francesco/it/events/event.dir.html/content/vaticanevents/it/2019/5/25/yes-to-life.html
Sentendo problemi di violenza su bambini già nati, la cultura di morte che cresce in tante nazioni occidentali, comprendiamo che la fede salva letteralmente vite! Ma dobbiamo lottare con l'esempio di vita, con la solidarietà e anche , senza paura e complessi, con la ragione. La specie umana che vuole presentare come un progresso l'uccidere i suoi figli, regredisce, perde umanità e va verso il suicidio.


sabato 25 maggio 2019

UNA IMBARAZZANTE CONTRADDIZIONE? / sabato V° Pasqua

Ancora oggi Ebrei e Musulmani sono circoncisi.

Paolo “strappa” al Concilio di Gerusalemme il principio che non è obbligatorio essere circonciso per entrare nella comunità dei discepoli del Messia ebreo Gesù. Poco dopo si associa per la missione un giovane ebreo di padre greco, Timoteo, e lo fa circoncidere a motivo dei giudei che si trovano in quella regione. Infatti la mamma, ebrea, forse influenzata dal marito pagano, non l’aveva fatto alla nascita. Non è una contraddizione? Non era forse il momento di mettere in pratica quel principio davanti a tutti? Gesù non ha forse detto nel Vangelo di oggi che chi lo segue sarà perseguitato? 
Ma Gesù per primo evita tutti i conflitti non necessari (vedi, tra altri, l’episodio della tassa del Tempio Matteo 17,24-27. Gesù dice testualmente: “ma, per evitare di scandalizzarli, …”). Anche Paolo si comporta così: afferma con grande coraggio i principi, anche contro tutti, ma d’altra parte sa che ognuno fa un cammino, e che questo cammino include lentezze e fragilità. Non è sempre facile comprendere caso per caso come comportarsi, comprendere quando è opportuno abbracciare un fratello nella sua debolezza e quando spingerlo al coraggio del cambiamento. È una sapienza che chiediamo allo Spirito Santo e impariamo umilmente. San Gregorio Magno chiamava l’accompagnamento spirituale “Ars artium” “Arte delle arti”. 
Nel brano di oggi è facile rendersi conto che, siccome le persone sono legatissime all’esteriorità della religione - spesso assai di più che ai valori interiori - il primo passo è far capire e accettare che i pagani che vengono alla fede non hanno bisogno di essere circoncisi. E per qualcuno è già un grandissimo passo da compiere. Invece, anche se di padre greco e molto stimato per il suo comportamento da chi lo conosce, Timoteo essendo figlio di una donna ebrea è ebreo lui stesso. Un ebreo non circonciso risulta ancora troppo scioccante. Solo col passare del tempo, pian piano, non scandalizzerà più il fatto che un ebreo credente in Gesù non sia circonciso…

Prima Lettura   At 16, 1-10
Vieni in Macedonia e aiutaci!
Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, Paolo si recò a Derbe e a Listra. Vi era qui un discepolo chiamato Timòteo, figlio di una donna giudea credente e di padre greco: era assai stimato dai fratelli di Listra e di Icònio. Paolo volle che partisse con lui, lo prese e lo fece circoncidere a motivo dei Giudei che si trovavano in quelle regioni: tutti infatti sapevano che suo padre era greco.

venerdì 24 maggio 2019

UNA SVOLTA EPOCALE / venerdì V° Pasqua

Magari potrebbero tagliare soltanto la metà del loro prepuzio?
- Ma, allora sarebbero soltanto salvati a metà da Gesù?

Paolo e Barnaba accompagnati da anziani di Gerusalemme tornano nella comunità di Antiochia portatori di una lettera “che infonde grande incoraggiamento”. Questa comunità era stata travagliata da dissensi e grandi tensioni, da dubbi seminati da coloro che accettano Cristo a condizione che egli si conformi in tutto ai costumi e riti imparati dall’infanzia. Credono (!?) alla Risurrezione ma questa non deve cambiare  nulla alla loro vita, alla loro visione del mondo e della salvezza. Per essere giusti basta continuare come si faceva prima. Sembra completamente assurdo che la Risurrezione dai morti non cambi nulla. È una bomba atomica, una rivoluzione totale! Ma a ben pensarci questo atteggiamento è molto diffuso: ridurre tutto a ciò che già conosco, ciò che posso fare con le mie forze. E, concretamente, solo la fermezza profetica di Paolo, Barnaba ed altri, ha permesso alla novità della Risurrezione, al soffio della Pentecoste che si abbatte come vento gagliardo e fuoco, di non essere soffocati.

giovedì 23 maggio 2019

PERCHE' LA VOSTRA GIOIA SIA PIENA / giovedì V° Pasqua



«Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena». Lo scopo del Signore è che siamo pieni di gioia, che abbiamo in noi la gioia di Gesù. Logicamente la Chiesa ci ha fatto pregare nella Colletta: “O Dio, che per la tua grazia, da peccatori ci fai giusti e da infelici ci rendi beati; custodisci in noi il tuo dono, perché giustificati mediante la fede, perseveriamo nel tuo servizio.” Per la tua grazia, Signore, da peccatori tu ci fai giusti, da infelici ci fai beati. Dobbiamo solo avere fiducia, “scegliere di abitare la fiducia” come dice un bel canto francese.
Vediamo tante facce appese, tante vite veramente infelici, sentiamo tante lamentele. Anch’io purtroppo non sono esattamente un modello di cristiano, neppure su questo piano. Eppure vorrei vivere in modo continuo questa gioia. Eliminiamo subito un equivoco. La gioia del santo non è superficialità, incapacità di guardare in faccia i problemi e le sofferenze. E nemmeno appare forse subito esternamente. Tra le occasioni in cui ho incontrato santi viventi, ricordo la visita fatta a Santa Sofia degli Ucraini a Roma. Ho parlato qualche momento con un padre che aveva fatto quindici anni di gulag. Il suo volto era austero, segnato dalla sofferenza e forse dagli acciacchi di salute e non cercava di nasconderlo. Ma quando parlava i suoi occhi si illuminavano, il suo sorriso aveva una dolcezza veramente speciale e neppure questo era forzato. Era la sua anima che affiorava, il suo amore per Dio, per la Vergine Maria e la Chiesa, che si manifestava. Mi faceva pensare alle icone della Madre di Dio russe. Era chiaramente un risorto.

mercoledì 22 maggio 2019

CHIEDETE QUELLO CHE VOLETE E VI SARA' FATTO / mercoledì V° Pasqua

Domus Galilaeae - Gesù insegna i suoi discepoli.
Sullo sfondo il Mare di Genezareth.


Chiedete quello che volete e vi sarà fatto”. Questo lo dice Gesù. Perché non si compie? Gesù dice: Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli”. È un po’ diverso. Non dice: chiedete e farete quello che vorrete di Dio e della sua Chiesa. Ma questa frase potrebbe anche apparire come una (elegante) presa in giro dei più poveri, sofferenti, bisognosi. Gesù non ci prende in giro. Bisogna entrare nel Mistero di Dio per essere in comunione con lui. Non è annullamento della nostra libertà o volontà. Ma senza entrare, vivere il Mistero dell'Eterno Umile Amore, non comprendiamo o siamo tentati di far diventare la nostra vita spirituale un potere, o una ideologia. Solo la ricerca sincera della volontà di Dio ci può salvare. Solo il vedere Gesù – talvolta nei suoi testimoni: che fortuna incontrare un vero cristiano! – ci può evangelizzare. Perché Dio, la sua luce, il suo amore sono giustificazione a se stessi.
Non dimentichiamo che Dio nessuno lo può comprendere, nessuno lo conosce se non coloro ai quali gli è piaciuto rivelarsi. La Chiesa fatta di peccatori per natura (è stata creata per salvarli facendoli entrare tra le sue membra e lavare i piedi) ha comunque nel suo DNA la capacità dell'ascolto, del dialogo, del confronto fraterno: “Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo problema.” 
In una intervista sul Cardinale Martini, Bruno Forte ricorda quanto questi era capace di ascolto e di dialogo libero e come quel dono gli veniva dal suo amore per la Parola di Dio.

Prima Lettura   At 15, 1-6
Fu stabilito che salissero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione.

QUALE DIFFERENZA TRA MICHAEL SCHUMACHER E VINCENT LAMBERT?



Vincent Lambert a sinistra prima dell'incidente.
Vincent Lambert, un uomo francese di 42 anni, è tetraplegico da anni in seguito ad un terribile incidente stradale. Respira autonomamente, ecc., sente e reagisce (il video che gira sulla rete lo fa vedere che piange quando sono andati a vederlo l’ultima volta i suoi genitori). C'è contro di lui e contro migliaia di pazienti come lui una battaglia per eliminarlo “perché la sua qualità di vita è troppo bassa”. Contro questa cultura della morte la sua famiglia lo difende in tutte le sedi del Diritto ma sembrava che la sua condanna definitiva fosse arrivata lunedì scorso: morire di fame e sete! smettendo di alimentarlo e idratarlo. Da qualche Tg nostrano ho sentito chiamare l’alimentazione e l’idratazione “cure palliative”, e "accanimento terapeutico". Questa mattina spero che hai fatto una buona cura palliativa e che non ti senti colpevole di accanimento terapeutico. Io, niente male, caffè latte, pane e marmellata! Certo il rapporto alla vita attraverso la malattia può essere sconvolto, travolgendo anche i famigliari. Tutto questo è molto serio e delicato. Ma proprio perché è un problema molto delicato, in particolare sul piano delle relazioni e dei valori dobbiamo andare alla radice dei principi che reggono la concezione che abbiamo dell'uomo. Infatti, pur riducendo la vita a semplici criteri esterni di godimento, di fruibilità, di utilità, e arrogandosi il diritto di decidere quale vita vale la pena di essere vissuta e quale no, non si osa ancora ricorrere all'eutanasia, perché si aprirebbe troppo grande una porta terribile: uccidere direttamente la persona che ormai da fastidio, la persona che non entra più nei criteri dello Stato. Allora si sceglie ipocritamente di mantenere la  bugia fino alle sue estreme conseguenze: se alimentare una persona è "cura palliativa", "accanimento terapeutico", posso farle "misericordiosamente" il regalo di sospendere queste cure condannandola però ad una morte davvero atroce: morire di fame e soprattutto di sete! 
In extremis il Tribunale di Parigi ha accolto il ricorso all’ONU dei genitori di Vincent e ordinato il ripristino dell’alimentazione e idratazione in attesa della risposta al ricorso.

lunedì 20 maggio 2019

CONTRO L'IDOLATRIA E LA MONDANITA' / lunedì V° di Pasqua

Johann Heiss - Paul e Barnaba a Listra.

Mentre evangelizzano, Paolo e Barnaba guariscono uno storpio. Stupefatti e grati, sia il popolo che il sacerdote pagano vogliono omaggiare gli apostoli con un culto. Paolo e Barnaba comprendono il pericolo e non permettono che la fede sia inquinata dall’errore.
Eppure la tentazione c'è. Il prefetto pagano di Roma (e cugino di sant’Ambrogio!) Simmaco, nel 384 chiede all’imperatore di reintrodurre il culto della dea della Vittoria al senato. Ragiona infatti così: “È giusto ritenere Uno Colui che tutti adorano... ma cosa interessa sapere con quale riflessione ciascuno ricerca il vero? Per una sola strada non si può giungere a cogliere un così gran mistero”.
Invece la Chiesa difende la verità della fede. È il suo compito. È vero che ci sono varietà di lingue e di culture e questo genera tradizioni diverse legittime nei vari popoli cristiani. È vero pure che si possono trovare molti semi di verità nella vita delle persone sincere che appartengono a religioni e filosofie diverse. Ma quando nel popolo cristiano si introduce o rimane l’idolatria, la superstizione, l’interesse materiale o la ricerca dei primi posti e del potere, si travisa la fede. Si vive allora un paganesimo con nomi e simboli cristiani. La tentazione mondana è sempre in agguato nel nostro cuore.


sabato 18 maggio 2019

COSA SIGNIFICA AMARE? / V° domenica di Pasqua


La verità è che non lo so.
“Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.” Gesù dice amatevi gli uni gli altri, ma dice pure di amarci come lui ci ha amati! Sant’Agostino scrisse quella frase famosissima: “Ama e fa ciò che vuoi”. Si rivolgeva ad un cristiano formato ma scrupoloso e lo incoraggiava ad lasciarsi guidare dallo Spirito Santo. Sapeva che per questi l’unico modello e punto di riferimento era Gesù. Il nostro mondo superficiale e talvolta perverso ha voluto estrapolare questa frase e prenderla come bandiera per giustificare qualunque capriccio autoreferenziale: bisogna fare ciò che si vuole, ciò che piace … lo dice persino sant’Agostino! Che errore tragico! L’unico punto di riferimento è Gesù e non sempre egli ha provato sentimenti piacevoli nei nostri confronti. In Matteo 17,17 Gesù esclama: «O generazione incredula e perversa! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatemelo qui». Gesù ama: con i suoi sentimenti ci avrebbe mandato tutti a quel paese come si dice, ma con la sua libera volontà non si tira indietro per fare il bene: portatemelo qui. Nell’amore vero, non sono i sentimenti spontanei, le emozioni, che contano ma la libera volontà di fare il bene di chi mi sta davanti.
Ma come parlare dell’amore di Gesù se, non solo non lo metto in pratica ma nemmeno riesco a comprenderlo?

venerdì 17 maggio 2019

CONTINUA DISCORSO SQUILIBRATO DEL PAPA

Konrad Krajewski, elemosiniere del Papa.

Nel suo discorso “squilibrato” ai membri del Convegno ecclesiale di Roma, dopo l’introduzione alla quale facevo riferimento ieri, papa Francesco continua con un brano del Vangelo e lo commenta in un modo notevole. In particolare per la prima volta ho saputo che in questo brano “farsi piccolo” è letteralmente “umiliarsi”. Sono andato a verificare. È la stessa radice della umiltà di cui parla la Vergine Maria nel magnificat: “si è chinato sull’insignificanza della sua serva”. Questo spazza via tutte le interpretazioni sentimentali o moralistiche di “farsi piccolo”.
Ascoltiamo il papa:
Papa Francesco: Possiamo incominciare con un brano del Vangelo. [Lettura di Matteo 18,1-14]
In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?». Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli.
E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me.
Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all'uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!
Se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di scandalo, taglialo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno. E se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, che avere due occhi ed essere gettato nella Geenna del fuoco.
Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli. [È venuto infatti il Figlio dell'uomo a salvare ciò che era perduto].
Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella perduta? Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli.
Papa Francesco:

giovedì 16 maggio 2019

REGGERE LO SQUILIBRIO / giovedì IV° Pasqua


Era giusto che Gesù lavasse i piedi ai suoi discepoli? Era giusto che, lui che poteva giudicare, si lasciasse giudicare e condannare e morisse in croce per i peccati degli altri? Per il nostro senso della misura e della giustizia, certamente no. Eppure Gesù ci dice: “Se fate anche voi così sarete beati, felici”. Ma – qualcuno dirà – c'è il rischio che lo faccia qualcuno di squilibrato, di poco maturo psicologicamente che si lascia manipolare, che è succube. Questo è vero, e per questo motivo abbiamo bisogno dello Spirito Santo per mettere in pratica il Vangelo. Nessuno può vivere il Vangelo con le sue sole forze umane. D’altronde l’esperienza dice che conta sulle proprie forze cade in una parodia del Vangelo, in atteggiamenti “mistici” falsi. Ma il pericolo più grande e più comune è che cerchiamo di addomesticare il Vangelo per ridurlo alla nostra misura, per trovare un equilibrio più tranquillo che sia compatibile con la mentalità del mondo. Ora Gesù è indubbiamente squilibrato per il nostro senso naturale. Qualche giorno fa Papa Francesco metteva in guardia i responsabili della diocesi di Roma di cercare di avere tutto “ben sistemato”:
Oggi siamo chiamati a reggere lo squilibrio. Noi non possiamo fare qualcosa di buono, di evangelico se abbiamo paura dello squilibrio. Dobbiamo prendere lo squilibrio tra le mani: questo è quello che il Signore ci dice, perché il Vangelo – credo che mi capirete – è una dottrina “squilibrata”. Prendete le Beatitudini: meritano il premio Nobel dello squilibrio! Il Vangelo è così.” Diceva ancora il Papa che c'è il pericolo di “convincer(ci) che il Vangelo è una saggezza, è una dottrina, ma non è un annuncio, non è un kerygma. E tanti lasciano il kerygma, inventano sinodi e contro-sinodi… che in realtà non sono sinodi, sono “risistemazioni”.”.  Alla fine del suo intervento ricordava che “Il disinteresse per sé stessi è la condizione necessaria per poter essere pieni di interesse per Dio e per gli altri, per poterli ascoltare davvero”.
Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, (non rinnega se stesso) non può essere mio discepolo.” Lc 14:33

Prima Lettura   At 13, 13-25
Dalla discendenza di Davide Dio inviò come salvatore Gesù.
Dagli Atti degli Apostoli
Salpàti da Pafo, Paolo e i suoi compagni giunsero a Perge, in Panfìlia. Ma Giovanni si separò da loro e ritornò a Gerusalemme. Essi invece, proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiòchia in Pisìdia, e, entrati nella sinagòga nel giorno di sabato, sedettero. Dopo la lettura della Legge e dei Profeti, i capi della sinagòga mandarono a dire loro: «Fratelli, se avete qualche parola di esortazione per il popolo, parlate!».
Si alzò Paolo e, fatto cenno con la mano, disse: «Uomini d’Israele e voi timorati di Dio, ascoltate. Il Dio di questo popolo d’Israele scelse i nostri padri e rialzò il popolo durante il suo esilio in terra d’Egitto, e con braccio potente li condusse via di là. Quindi sopportò la loro condotta per circa quarant’anni nel deserto, distrusse sette nazioni nella terra di Canaan e concesse loro in eredità quella terra per circa quattrocentocinquanta anni.
Dopo questo diede loro dei giudici, fino al profeta Samuèle. Poi essi chiesero un re e Dio diede loro Sàul, figlio di Chis, della tribù di Beniamino, per quarant’anni. E, dopo averlo rimosso, suscitò per loro Davide come re, al quale rese questa testimonianza: “Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore; egli adempirà tutti i miei voleri”.
Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio inviò, come salvatore per Israele, Gesù. Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di conversione a tutto il popolo d’Israele. Diceva Giovanni sul finire della sua missione: “Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali”».

Salmo Responsoriale   Dal Salmo 88
Canterò in eterno l’amore del Signore.
Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,
perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;
nel cielo rendi stabile la tua fedeltà».
«Ho trovato Davide, mio servo,
con il mio santo olio l’ho consacrato;
la mia mano è il suo sostegno,
il mio braccio è la sua forza».
«La mia fedeltà e il mio amore saranno con lui
e nel mio nome s’innalzerà la sua fronte.
Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza”».

Canto al Vangelo    Ap 1,5
Alleluia, alleluia. Gesù Cristo, testimone fedele, primogenito dei morti, tu ci hai amati e hai lavato i nostri peccati nel tuo sangue. Alleluia.

Vangelo   Gv 13, 16-20
Chi accoglie colui che manderò, accoglie me.
Dal vangelo secondo Giovanni
[Dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù] disse loro:
«In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica.
Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma deve compiersi la Scrittura: “Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno”. Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io sono.
In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».

mercoledì 15 maggio 2019

RISERVATE PER ME BARNABA E SAULO / mercoledì IV° Pasqua


Nella comunità di Antiochia alcuni fratelli sono ricordati per nome. Alcuni sono importanti, di altri non sappiamo nulla o quasi. In ogni caso il libro degli Atti ci appare molto più come il racconto della diffusione della Buona Notizia, che come la descrizione dei problemi e della personalità dei suoi attori. Essi sono strumenti, sono servi.
Io, la mia comunità, la mia famiglia, saremo ricordati come abitati da Dio, come un’avventura di evangelizzazione, un luogo dove appare in primis la luce della risurrezione, dove Dio si manifesta, oppure come delle persone che danno più peso alla loro storia mondana, e, probabilmente al loro difficile relazionarsi e frequente lamentarsi. Appariremo orgogliosi dei nostri successi umani oppure grati di essere stati scelti per ricevere il dono della fede?
Certo l’evangelizzazione passa attraverso la vita, la psicologia, la carne di Bàrnaba, Simeone detto Niger, Lucio di Cirène, Manaèn, compagno d’infanzia di Erode il tetràrca, e Sàulo, e degli altri fratelli e sorelle della comunità. Il Vangelo si incarna e questo è la Buona Notizia e il rischio che il Signore ci invita a prendere. La fede mette in cammino ed è un rischio. Il Verbo si fece carne, il Verbo si fece Storia. Ma è Dio che salva e da consistenza all’uomo e non il contrario. E l'umiltà dei Servi di Dio non è da Lui dimenticata ma glorificata ed esaltata.

martedì 14 maggio 2019

I REQUISITI PER ESSERE APOSTOLI / san Mattia 14 maggio



Gesù sta per morire e lo sa e dice ai suoi discepoli: “Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. Com'è possibile? Non sente dolore e tristezza? Non lo dice pure: la mia anima è triste fino alla morte? Cosa sono queste contraddizioni?
Quando Gesù, in quel contesto così difficile parla della sua gioia che è piena, è perché contempla il Padre e il suo amore nel quale Egli rimane. Una gioia più forte di qualunque tristezza e dolore.
È questa gioia così bella e forte che l’apostolo è chiamato ad annunciare, anzi, a comunicare. Per questo, oltre alla scelta libera di Dio, ci sono requisiti per essere apostolo: conoscere bene Gesù, essere stato con lui dal battesimo di Giovanni all’Ascensione. Cioè avere una conoscenza sperimentata e completa di Gesù, di quello che ha fatto di come reagisce di fronte alle situazioni e le persone. Solo chi ha perseverato con lui nelle sue prove, chi ha attraversato il Calvario con lui può annunciarlo. “Memore come voi delle sofferenze del Signore” dice san Pietro.
La nostra conoscenza di Gesù non è mai finita. Chi crede di conoscerlo fino in fondo si è già fermato nel cammino. Il Cardinale Ursi diceva: “se un seminarista è esperto di Dio e dell’uomo lo posso ordinare immediatamente”.
Chi meglio di Maria è esperta di Gesù? Impariamo da Lei, camminiamo in comunione con Lei.

Prima Lettura  At 1, 15-17. 20-26
La sorte cadde su Mattia, che fu associato agli undici apostoli.

lunedì 13 maggio 2019

LOURDES, FATIMA, MEDJUGORJE / 13 maggio



Non può mancare oggi in tutte le chiese e nelle famiglie il ricordo delle Apparizioni di Fatima.
Sono nato in una famiglia di devoti alla Vergine di Lourdes e di barellieri. In casa non mancavano statue della Vergine della grotta, foto e cartoline del Santuario. Dall’adolescenza in poi ho avuto tante volte l’occasione di andarci. Nei campi estivi nei Pirenei i padri di Bétharram ci portavano, poi da militare e da frate …
Per me da bambino e adolescente Lourdes era il meraviglioso delle apparizioni “della Madonna che sorride e perdona” come dice un bel canto francese, incastonato nel quadro stupendo della grotta e della sorgente accanto al torrente, e della montagna. Assomigliava in fondo ad una stazione termale di preghiera, ad una città di turisti-pellegrini. Solo da frate ho scoperto veramente l’aspetto sociale della vicenda di miseria di Bernadette e della sua famiglia, quella riva del “gave” inondabile dove i più miseri portavano le pecore a pascolare accanto ai porci del comune, Bartrès in collina con aria e cibo buoni e la decisione di Bernadette di lasciare quel posto per ritornare a Lourdes nello squallore del “cachot” pur di poter fare la prima comunione. Solo allora ho colto il messaggio delle letture proprie del Santuario che insistono sulla “umiltà della Sua serva” sulla quale si china il Dio che innalza gli umili e colma di beni gli affamati.
A Fatima sono andato una prima volta all’occasione di una missione di lavoro a Lisbona. Ero in ricerca della fede. Ancora a decine e decine di km da Fatima, mi hanno colpito i pellegrini a piedi lungo la strada, da soli o a gruppetti, sempre più numerosi, spesso con solo grossi calzettoni di lana. Al Santuario di nuovo vedevo la fede semplice della gente, certamente non intellettuale. Era il messaggio di cui avevo bisogno. La prima volta da frate fu invece tutto imperniato sulla Parola di Dio: prendi Maria con te!