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domenica 31 maggio 2020

PENTECOSTE, ESPERIENZA DI MORTE E DI VITA / domenica di Pentecoste

Le letture di oggi ci fanno vedere la sorpresa dei presenti e la potenza dello Spirito che fa meraviglie. Per questo il Signore disse agli Apostoli: rimanete in città, aspettate questo dono. Non vi buttate a fare da soli. Non solo fareste poco ma fareste anche male.
Infatti nel momento più forte della crisi del coronavirus abbiamo visto tanto bene sgorgare dal profondo dell’animo delle persone, in quasi tutti una disponibilità nuova e positiva. Adesso che stiamo in riapertura con le molte difficoltà e problemi che essa comporta per tanti, vediamo che non c'è stato un cambiamento duraturo e generale nelle persone. Non parlo dei semi che sono stati seminati in questo periodo e germoglieranno in futuro. Soprattutto non parlo di chi nella fase critica è arrivato all’eroismo e perfino al dono della vita: in essi il bene era già solidamente radicato da tempo. Ma la conclusione di questo Lockdown è che abbiamo bisogno assoluto dello Spirito Santo per affrontare le grandi sfide presenti e future.
Lo Spirito ci è donato ma dobbiamo sceglierlo. Non tutti lo scelgono. Tra chi sta quel giorno a Gerusalemme, per alcuni si realizza la promessa di Dio e si convertono, per altri sono cose da ridere. Siamo liberi. Ma anche quelli che accetteranno la Parola di Pietro senza difendersi, si sentiranno trafiggere il cuore: “voi l’avete ucciso!” Davvero, io l’ho ucciso, io, non un altro! Un’esperienza di morte prima di ricevere la vita nuova. In genere preferiamo negare questo: siamo stati sempre bravi, non perfetti certo, ma da lì a dirmi che ho ucciso la Vita in me, che ho ucciso l’Unica mia Speranza di salvezza… Come ti permetti? Forse non hai capito bene…
Quel giorno, per chi ascolta, l’esperienza dolorosa di morte è breve. Gli apostoli invece si sono sentito trafiggere il cuore molto più profondamente e molto più a lungo. Erano i più vicini a Gesù e proprio loro l’hanno abbandonato, rinnegato. Hanno pregato giorni e giorni chiusi nel nulla di questo Cenacolo, poveri e anche timorosi di essere vittime di una improvvisa irruzione dei soldati, sospesi tra le ombre del loro fallimento e la speranza nella promessa di Gesù. Hanno sperimentato quanto senza lo Spirito Santo erano incapaci di tutto. Ma hanno scelto di fare fiducia, sostenuti dalla Madre di Gesù, che li aiuta a sperare e a non ritenere la loro vita meritevole di nulla. La coscienza della loro fragilità e del loro peccato, sopratutto il rimorso dei loro peccati, non devono prevalere sulla disponibilità a mettersi a disposizione del Signore che li ha scelti sapendo cosa c'è nell’uomo. L’esperienza della loro fragilità li accompagnerà fino all’ultimo giorno. Proprio per questo motivo la loro definitiva scelta di seguire Gesù è indispensabile e preziosa.

Prima Lettura  At 2, 1-11
Tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare.

sabato 30 maggio 2020

A TE CHE IMPORTA? TU SEGUIMI / sabato viglia della Pentecoste



Concludiamo oggi la lettura degli Atti degli Apostoli. È una vasta fonte di informazioni su ciò che ha fatto e vissuto san Paolo. Ma lo scopo del libro è un altro: è di tracciare il viaggio del Vangelo da Gerusalemme fino a Roma in quanto centro simbolico del paganesimo, del Mondo come potere, non di esaltare dei personaggi. Il Vangelo è la logica alternativa alla mentalità del Mondo: “voi siete nel mondo ma non siete del mondo”. Se l’evangelizzazione è la priorità, Paolo lo incarna perché per lui ogni occasione è buona per evangelizzare. Ci sia di esempio.
San Pietro è stato riconfermato come roccia nella Chiesa, attraverso una professione di amore molto sincera per Gesù. Ma, come a Cesarea, egli comprende in modo parzialmente errato la sua posizione. Chiede a Gesù che ne sarà di Giovanni e Gesù risponde lapidariamente: “che te ne importa!” Ma non è forse lui il Pastore di tutti? Sì certo, ma il Pastore è un servo non un padrone. La sua autorità è fortissima ma non gli da di possedere la vita degli altri. Deve guidare il gregge con il vincastro, il bastone che può servire persino a richiamare qualche pecora recalcitrante. Ma il segreto più intimo della chiamata personale è tra ogni uomo e il suo Signore. È il limite che esiste tra il foro interno e il foro esterno. La Chiesa non giudica il foro interno.
Spesso certe domande provengono da questa ricerca sottile di potere che si chiama curiosità, pettegolezzo, e che dona adito a tanti peccati e vizi. Eppure è un grande bisogno nell’uomo non redento quello di conoscere particolari, dettagli intimi, di non fermarsi davanti al dato sicuro senza cercare di tirare conclusioni. Tutto questo può portare completamente fuori strada. In ogni caso non concentra sull’essenziale. Ma già nella comunità cristiana delle origini, qualcuno non ha potuto o voluto fermarsi di fronte al dato scarno della parola di Gesù: “se voglio che egli rimanga…” e si parla, si discute, si commenta, invece di occuparsi della propria conversione: "Allora questo significa..., allora forse lui non morirà..., secondo me …" San Giovanni non scioglie l’enigma ma si accontenta di ripetere la frase di Gesù, senza conclusione. In questo modo ripropone a tutti noi l'ammonimento rivolto da Gesù a Pietro: "perché ti impicci di ciò che non ti riguarda, che non fa parte strettamente della tua  missione?" Una grandissima lezione.
  
Prima Lettura   At 28,16-20.30-31
Paolo rimase a Roma, annunciando il regno di Dio.

venerdì 29 maggio 2020

SEGUIRE GESU' DOVE NON HAI SCELTO / Beato Paolo VI



Sembra che la prima lettura di oggi non offra nulla di rilevante. Ci permette sopratutto di comprendere perché domani Paolo sarà a Roma. Infatti, per poter concludere il tempo di Pasqua con l’ultima pagina degli Atti, la lettura liturgica salta due capitoli: tutto il viaggio e il naufragio che fa approdare a Malta. Potrebbe essere una buona idea di leggerli privatamente oggi per gustare ciò che la liturgia non riesce a proporci.
Da prigioniero Paolo diventerà una figura preminente e nella tempesta tremenda che investe la nave, salverà la vita di tutti, prigionieri, soldati ed equipaggio. Inoltre potrà introdurre il Cristianesimo nell’isola di Malta, prima di giungere a Pozzuoli dove troverà già dei cristiani e proseguire il suo viaggio verso Roma.
Sapendo che deve testimoniare a Roma, in questo viaggio Paolo è più forte di fronte alla tempesta, perché egli sa che avrà in qualche modo la vita salva. Ma questo non lo rende spericolato. Non si deve tentare Dio. Proprio la sua fede lo rende più libero e attento nei ragionamenti, prudente. Egli sconsiglia di lasciare il porto di Creta dove sono arrivati a fatica e di passare lì l’inverno, ma non viene ascoltato.
Il Signore accompagna sempre i suoi eletti, ma a condizione che essi accompagnino Lui. Infatti la Sposa segue lo Sposo. Che senso avrebbe se uno volesse dirsi cristiano e non volesse seguire Gesù Cristo? Quanti però sono quelli che dicono: “Gesù è tutto per me (cioè: lo amo tanto)!” ma non sono disposti a seguirlo nell’abbassamento, nel disagio, nel servizio? Nel Vangelo di oggi Gesù risana il rapporto tra lui e Pietro fondandolo non su un impegno di buona condotta morale da parte di Pietro ma su una sola realtà e condizione: l’amore. Questo amore implica una conseguenza: seguimi!, anche se non mi ami come ti amo, ma soltanto mi vuoi bene. E pur non riuscendo ad amare Gesù alla perfezione, Pietro viene investito di una missione enorme e seguirà Gesù dove non avrebbe scelto.
Ricordiamo con gioia oggi Paolo VI, riformatore insieme coraggioso e paziente. Il suo seguire Gesù l'ha portato a molti viaggi, ma soprattutto al viaggio interiore e al grande coraggio di raccogliere l'eredità del Concilio rimasto incompiuto con la morte di Giovanni XXIII, e di metterlo in pratica in mezzo a tanti esperimenti imprudenti e tante resistenze arroccate, accogliendo i veri frutti del Concilio. Si dice che ogni grande Concilio, guidato dallo Spirito Santo, ha tre fasi: il tempo degli uomini che seduti in Concilio, prendono le decisioni, il tempo del diavolo che cerca di sviare e far fallire il Concilio, il tempo di Dio quando il Concilio viene accettato e porta i suoi frutti profondamente nella vita della Chiesa. Faccio fatica a comprendere che, dopo tanto tempo, ci siano ancora delle resistenze. Solo con la costante approvazione e l'impegno di applicazione di sette Papi diversi, diversi anche per personalità e sensibilità, il Concilio Vaticano II dovrebbe apparire chiaramente a tutti come un'opera di Dio. Altrimenti bisogna dire che la Parola di Gesù: "Le porte degli inferi non prevarranno sulla Chiesa" è falsa!

Prima Lettura   At 25,13-21
Si trattava di un certo Gesù, morto, che Paolo sosteneva essere vivo.

giovedì 28 maggio 2020

TUTTI SIANO UNA COSA SOLA (non è forse esagerato?) / giovedì dopo l'Ascensione




Ieri Gesù pregava per gli apostoli, per i suoi amici più vicini e direttamente coinvolti in una situazione molto difficile. E in mezzo a quelle difficoltà le promesse di Gesù, il suo sguardo sono molto alti. Egli si presenta veramente come vincitore. La croce non è una sconfitta ma la prova della sua vittoria.
Oggi, Gesù prega per noi, per quelli che, in tutte le generazioni, crederanno in lui per mezzo della Chiesa, dell’annuncio degli altri cristiani. E la sorte riservata a noi, a quelli che vengono dopo, non è minore, inferiore. È uguale. Non esiste l’età d’oro in cui tutto andava bene e in cui privilegiati che non siamo noi, hanno potuto godere di un “paradiso in terra” che ci è rifiutato. Esistono le epoche di fondazione (della Chiesa, delle Chiese, degli Ordini religiosi e dei movimenti di spiritualità) in cui Dio dà dei carismi speciali che accompagnano la santità dei fondatori, ma per il Signore l’attesa di santità e l’offerta di grazia nei confronti di chi viene dopo non è minore. San Massimiliano Kolbe notava che i frati chiedevano una santità che sia una parte della santità di san Francesco, al massimo una santità che sia uguale alla sua. E diceva: è sbagliato, dobbiamo chiedere una santità doppia di quella di san Francesco, molto più grande della sua, perché questo è il desiderio, il progetto di Dio. Un conto è il riconoscere umilmente di essere limitato e peccatore, vedere la propria debolezza, un conto è rinunciare alla santità. Teresa d’Avila diceva che una grande grazia ricevuta era stata quella di aver sempre coltivato “grandi desideri!”. È comune tra i santi iniziare la giornata oppure dopo la confessione, esclamando: “adesso comincio!”, “adesso sono nato!”.
Gesù vuole che i suoi discepoli, in modo particolare le comunità cristiane “siano Uno come tu Padre ed io, siamo Uno nello Spirito Santo”. Questa unità è opera dello Spirito Santo. Non solo come indicazioni e mezzi di santità dati dalla Chiesa che vengono dallo Spirito di Dio, ma proprio come azione diretta di questo Spirito che fonde i suoi eletti in Uno e non può essere descritto e pianificato da nessun uomo.
Ma anche tra chi ha iniziato un cammino di santità, molti motivi, sia pure la sola conoscenza dei propri peccati, portano spesso alla rinuncia. Questo è l’errore più grosso che si possa fare.
  
Prima Lettura    At 22,30; 23,6-11
E' necessario che tu dia testimonianza anche a Roma.

mercoledì 27 maggio 2020

PERCHE' LO SPIRITO SANTO NON TROVA SPAZIO IN NOI? / mercoledì dopo l'Ascensione



Gesù sotto forma di preghiera al Padre, Paolo sotto forma di ammonizioni agli anziani di Efeso, danno indicazioni ai loro discepoli per il futuro. La loro partenza lascerà un vuoto immenso, ma questo vuoto sarà lo spazio per lo Spirito Santo e per la nuova fase della maturità per i discepoli.
Ma questi sono pronti? O sono ancora idolatri come il popolo nel deserto che non sopporta l’assenza di Mosè salito sul monte e chiedono ad Aronne un dio visibile, toccabile comprensibile, che cammini davanti a loro. Ed Aronne fabbrica per loro un vitello d’oro, molto simile a quei dèi pagani dell’Egitto che li hanno oppressi finora, e per i quali gemevano tanto, fino a che il loro grido arrivasse al Volto di Dio. Gesù costaterà amaramente: “Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi ricevete; se un altro venisse nel proprio nome, lo ricevereste”. (Gv 5:43). Alcuni di questi che verranno nel proprio nome saranno lupi rapaci, prevede san Paolo, traviseranno la Parola di Dio, annunceranno un’altra parola. Gesù chiede al Padre di consacrarci nella verità, nella sua parola.
La maggior parte delle persone ha paura del silenzio e del vuoto e vive poco l’interiorità. Non si chiede che senso hanno le loro azioni, la loro vita, le loro decisioni, a che giovano. La fase 2 di quella terribile epidemia che viviamo ce ne offre tanti esempi. E, in questi giorni, si parla di quell’uomo condannato a soli 9 anni dopo che, ubriaco e drogato, correva in macchina nel centro abitato del suo paese e ha ucciso due bambini sul marciapiede. Se quest’uomo avesse avuto l’abitudine di farsi domande sulle sue azioni e la sua vita, non avrebbe potuto compiere una tale tragedia.
Ma noi che abbiamo la Parola di Dio, la Chiesa e il suo insegnamento, i sacramenti, noi che non abbiamo nemmeno l’ambizione di creare gruppi che cambieranno il mondo e fare i grandi maestri degli ignoranti, come mai non siamo pieni di Spirito Santo? Perché non trova spazio in noi! Infatti siamo già pieni. Pieni di noi stessi: vanità, orgoglio, doppiezza, attaccamento ai soldi, ecc. Ma anche pieni delle nostre paure, delle nostre sofferenze, dei nostri rancori, del “si è sempre fatto così”, del “come diceva la mia mamma”, della presunzione di aver ragione, di incredulità. Queste sono le voci che ascoltiamo, e spesso non ci chiediamo nemmeno cosa direbbe o farebbe il Signore.
Può succedere a persone che vanno a messa, a consacrati? Certamente. Eppure il Signore vorrebbe vivere da amico, dialogare con noi, essere il Maestro interiore. Meno male che abbiamo la sua parola, punto fermo e lampada che brilla in un luogo oscuro. Santa Teresa d’Avila confidava che senza la Parola di Dio che parla di inferno come salario del peccato, ci sono momenti in cui non avrebbe resistito alle tentazioni. Paolo affida le sue comunità alla “parola della grazia” di Dio che ha il potere di edificare e di concedere l’eredità. Gesù addirittura CONSACRA i suoi apostoli nella parola del Padre che egli ha data loro, perché è verità.

Prima Lettura      At 20,28-38
Vi affido a Dio, che ha la potenza di edificare e di concedere l’eredità.

martedì 26 maggio 2020

NON RITENGO IN NESSUN MODO PREZIOSA LA MIA VITA / san Filippo Neri




Nelle letture di oggi vediamo sia Gesù che Paolo arrivare alla fine di una loro opera. Gesù porterà a compimento tutta la sua missione non esitando a consegnarsi nelle mani dei suoi nemici e a subire il supplizio della croce per espiare i miei e i tuoi peccati. Anche san Paolo vede all’orizzonte molte nuvole nere: catene e tribolazioni. Vanno avanti perché il senso della loro vita è amare il Padre e giungere a lui. Tutti e due si congedano dai loro discepoli sapendo che non li rivedranno più su questa terra. Danno indicazioni e consigli per il loro futuro. È impressionante il parallelismo tra loro due. Il cammino di Cristo è il cammino del cristiano, di ogni cristiano.
San Paolo dice: “non ritengo in nessun modo preziosa la mia vita!” Come Gesù , Paolo si è completamente svuotato di sé stesso. Egli è, ormai, serenamente pronto a tutto. Non significa che non possa soffrire, ma l’amore per Dio e per le pecore a lui affidate è molto più forte. San Filippo Neri è il santo della Gioia, della facezia, del buon umore. È molto attraente per questa sua caratteristica che lo rende insieme umile e simpatico. Non significa che non abbia dovuto fare grandi scelte per rimanere fedele. Non significa che non abbia dovuto mettere sotto i piedi il proprio orgoglio, le proprie ripugnanze … Non era un buontempone ma un generoso che lasciava irradiare la sua croce dalla luce della Promessa, dalla consolazione dello Spirito Santo invocato continuamente.
Il sorriso e l’humour di san Filippo Neri illuminino la nostra giornata. La frase di san Paolo: “non ritengo in nessun modo preziosa la mia vita!” ci serva di guida di fronte alle difficoltà piccole e grandi, alla nostra sete di giustizia che diventa una mannaia brandita a destra e a manca contro chiunque non vede le cose come le vediamo noi.

Prima Lettura   At 20, 17-27
Conduco a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù.

lunedì 25 maggio 2020

AVETE RICEVUTO LO SPIRITO SANTO QUANDO SIETE VENUTI ALLA FEDE? / Lunedì dopo l'Ascensione

Il dono dello Spirito Santo: Fiumi d'acqua viva.

A Efeso, Paolo trova un gruppo di uomini che, alla predicazione di Giovanni Battista, hanno obbedito facendosi battezzare, chiedendo perdono sinceramente dei loro peccati per prepararsi alla venuta del Messia. Quando è stato annunciato la risurrezione di Gesù hanno riconosciuto in lui il Messia, il Servo sofferente predetto da Isaia. Gente buona e positiva. Eppure manca loro qualcosa e san Paolo se ne accorge. Manca loro il dono dello Spirito Santo. Il Cristianesimo non è misurato sull’uomo, sulla sua buona volontà, ma è misurato su Dio, sula sua infinita forza creatrice. Il Cristianesimo è sacramentale. È grazia. I primi cristiani coreani sentivano che la dottrina cristiana che studiavano da soli su libri trovati in biblioteche li affascinava, li cambiava. Ma poi hanno capito che mancava loro qualcosa: il battesimo e uno di loro è andato a Pechino per essere battezzato e, ritornato in patria, per battezzare a sua volta tutti i suoi compagni, in attesa che venissero i primi missionari gesuiti da Pechino.  
Ma noi che abbiamo ricevuto tutti i sacramenti non assomigliamo forse a questo gruppo di uomini che incontra Paolo? Cristiani sì, ma non afferrati da Cristo. Buonini e tranquilli, ma non abitati dal fuoco. Anzi, fragili come i discepoli che avevano consacrato la loro vita a seguire Gesù ma nel momento della prova sono fuggiti tutti. Perché?
È buono che ci facciamo questa domanda. Gesù ha vinto il mondo e ci accompagna con la sua pazienza mite ma non ha affrontato la morte in croce perché io mi accontenti di essere come sono. 

Prima Lettura   At 19, 1-8
Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?

domenica 24 maggio 2020

ELEMENTI DI DISCERNIMENTO: QUAL E' IL MIO ANNUNCIO? / 01



Qual è il mio annuncio?
Forse la domanda ci sembra difficile da comprendere, ma è fondamentale. Si tratta dell’annuncio cristiano che faccio. Il mio presentare il Cristianesimo risulta essere una buona notizia che da un senso positivo all’esistenza delle persone? Il mio annuncio proviene dalla mia fede. Quindi mi devo chiedere: qual è la mia fede? Papa Giovanni Paolo II ha ringraziato immensamente il Signore per il Concilio Vaticano II – diceva che è stato la più grande grazia che la Chiesa abbia ricevuto nel XX secolo! – anche per un motivo personale. Infatti ha confessato che è stato grazie al Concilio che ha potuto fare la sintesi della sua fede. Ed era già vescovo da alcuni anni! Come possiamo noi pretendere di fare la sintesi della nostra fede se un santo e anche un intellettuale, un uomo al quale, attraverso la consacrazione episcopale, viene dato un carisma di verità per insegnare, ha avuto bisogno di uno dei più grandi Concili ecumenici per arrivare a tanto? Ma nessuno si preoccupi. Per tutti noi non si tratta di fare una sintesi così ricca come quella che ha fatto il futuro Giovanni Paolo II (da questa sua riflessione scrisse anche un libro come guida al Sinodo che convocò nella sua diocesi affinché tutti potessero comprendere, apprezzare, interiorizzare e poi mettere in pratica le indicazioni del Concilio Vaticano II). Eppure tutti dobbiamo sapere in cosa crediamo e renderci conto se il nostro parlare e operare è secondo Dio o meno. Non dice forse Gesù: “Come può un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in una buca?”
Lo Spirito Santo opera sempre e i santi che la Chiesa ci propone come esempi ne sono la testimonianza. San Giovanni Paolo II ha potuto avere una grande luce attraverso il Concilio Vaticano II, altri attraverso altri momenti ed occasioni. Santa Teresina ha, in qualche modo, “scoperto” la Trinità solo alla fine della sua breve vita. Fino a quel momento, non negava certamente la Trinità o alcun punto della fede della Chiesa ma nel suo cammino concreto non ne sentiva l’importanza viva. Per lei pensare a Dio significava pensare essenzialmente a Gesù (E leggeva assiduamente la Scrittura, cercando di “conoscere il carattere di Dio"! Che espressione stupenda!). Questo “limite” di santa Teresina ci permette di comprendere che la nostra esperienza di fede, anche se autentica, non esaurirà mai tutta la fede della Chiesa. E che la fede è un cammino NELLA CHIESA assieme a CRISTO RISORTO che ABBIAMO INCONTRATO. Ma forse non l’abbiamo mai incontrato, oppure, malgrado questo incontro, delle zone oscure resistono che travisano la nostra visione e pratica di fede. Questo è il punto che vogliamo approfondire: quali sono le basi della mia fede? quale visione di Dio ne viene fuori? Non ci sono contraddizioni pericolose in essa? Cosa per me è essenziale, irrinunciabile, o invece secondario, sostituibile con altre forme, altre espressioni?
Cercheremo di comprendere meglio questo partendo innanzitutto “a contrario”, cioè esaminando alcune posizioni che si dicono vere, e anche cristiane, e dimostrando che non lo sono.

ESSI DUBITARONO MA EGLI DISSE: ANNUNCIATE LA BUONA NOTIZIA / Ascensione

Icona dell'Ascensione - Metropolia di Aquileia.

Gesù risorto appare ai suoi discepoli e parla del regno di Dio. Cosa capiscono? Forse molto poco. Infatti gli chiedono: quando ricostituirai il nostro regno, il regno di Israele? Adesso?
Ci sono persone che hanno passato questi due mesi di confinamento chiedendo e sperando soltanto nel miracolo, nella scomparsa della pandemia, nella chiusura di questa molestissima parentesi. Su qualche gruppo girava la profezia della “Madonna” che se gli italiani avessero pregato bene sarebbero stati liberati dal Covid il 25 aprile. Italiani cattivi o falsa profezia?
Invece non è una parentesi. La pandemia a livello globale non rallenta. In molte nazioni assistiamo ad una accelerazione. Le conseguenze saranno lunghe e profonde. Ma per un cristiano è un kairos, un tempo al quale il Signore vuole donare attraverso la fede un senso di rinascita. Ritornare come prima? Perché prima andava tutto bene? Comunque non si può ritornare come prima. Allora impegniamoci affinché sia meglio di prima. È davvero consolante vedere tutto il bene e anche l’eroismo che, nei giorni della crisi profonda, si è manifestato. Ma perché non si manifestava prima? Non c'è il pericolo che la normalità riporti anche tutti i difetti e le difficoltà, l’individualismo, che c'erano prima? Esiste il peccato originale, l’inclinazione profonda al male nel cuore dell’uomo, anche se niente e nessuno potrà mai cancellare il fatto che siamo stati creati all’immagine di Dio, siamo stati creati per il bene. In questi due mesi però anche il male, come sistema di vita, coloro che hanno scelto il male, non si sono fermati. Hanno cercato di approfittare e continueranno.
Allora si tratta di scegliere. Dobbiamo scegliere noi, consapevolmente, chi vogliamo seguire. È una grandissima missione per tempi difficili. Ma Gesù promette ai suoi la forza dello Spirito Santo.
Che fare allora? Impegnarsi, fare tante cose? No, non ancora. I discepoli vanno a Gerusalemme e cominciano a pregare in modo intenso e continuo, sostenuti dalla presenza della vergine Maria. Cosa dobbiamo fare noi? San Paolo oggi ce lo spiega: il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l’efficacia della sua forza e del suo vigore. (che) Egli la manifestò in Cristo,”
Cercare di avere una profonda conoscenza di lui, comprendere a quale speranza ci ha chiamati, quale tesoro di gloria … Se non conosci Dio, come potrai agire come Dio, come figlio di Dio, come servo di Dio? Agire come Dio! Non vorrai dire che io sarei come Dio? Sì, esattamente. La Chiesa “è il corpo di lui, la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose”.
Fai parte della pienezza del Cristo totale che è Capo e Membra. Io? così misero?… Gesù ha assunto la tua umanità, la tua fragilità, e con questa tua carne ha fatto miracoli. Ma lui era senza peccato. È vero ma ha risanato i tuoi peccati sulla croce. D’altronde vedi che anche i discepoli erano peccatori. Addirittura al momento dell’Ascensione, dopo che Gesù si era mostrato vivo con molte prove e li aveva insegnati direttamente dalla sua bocca, essi dubitavano. È una delle parole più scioccanti che abbia mai letto. Ma poi si è trasformata in una delle parole più consolanti. Se dubitavano e l’annuncio del Vangelo è andato avanti, è segno che la Chiesa è di Gesù, che egli è veramente risorto e rimane con noi ogni giorno, che lui è la Roccia.
Se voglio appropriarmi della gloria di Cristo, impedisco al Cristo totale di manifestarsi e anzi, divento contro testimonianza, porto la gente a bestemmiare Dio e la Chiesa. Se mi metto a disposizione di lui come inutile servo e debolissimo strumento, lui potrà fare quello che vuole.

Prima Lettura  At 1,1-11
Fu elevato in alto sotto i loro occhi.

sabato 23 maggio 2020

ESSERE UNO CON IL PADRE / sabato VI sett. di Pasqua

Aquila, Priscilla e Apollo.

Per diventare cristiano devi incontrare un altro cristiano. Apollo, giudeo, colto, versato nelle Scritture e innamorato di esse, non comprende il mistero di Gesù finché non gli viene annunciato. E anche in un primo tempo la sua comprensione è incompleta finché Priscilla e Aquila non gli espongono la via di Dio con maggiore accuratezza.
Le Scritture che lo hanno aperto all’annuncio, senza lo Spirito Santo, senza l’insegnamento e la testimonianza della Chiesa, non bastano. Ci sono tanti autori fantasiosi e spesso senza nessun rigore intellettuale che dalla Bibbia affermano conclusioni aberranti. Chiaramente quando dietro i loro libri c'è la motivazione del guadagno o lo spirito di opporsi alla Chiesa, è molto peggio. Ma ci sono anche tutti i nostri fratelli ebrei che traggono dalle loro Scritture e dallo spirito delle promesse fatte ad Abramo, sapienza, ricchezza spirituale e rettitudine di vita, ma non arrivano a scoprire in Gesù di Nazareth il Messia atteso. Però, una volta che Apollo ha conosciuto la via di Dio, la sua conoscenza delle Scritture diventa molto utile per sé e per tutti, perché le Scritture annunciano il Cristo. Ignorare le Scritture è ignorare Cristo. “Le Parole che io vi ho detto sono Spirito e sono Vita” dice Gesù (Giovanni 6,63).
Il progetto di Dio per noi è immenso come il suo amore. Nel Vangelo di oggi Gesù dice ai discepoli qualcosa di sbalorditivo: sempre nel suo nome, sempre in comunione con lui – egli è la Via – ma quel giorno avremo accesso diretto al Padre, sarà il nostro Padre e noi i suoi figli, seduti anche noi alla sua destra. Molti dicono: ho pregato tanto e non sono stato esaudito! I discepoli avevano lasciato tutto per seguire Gesù, Gesù era diventata la loro vita, eppure ancora non erano giunti alla perfetta comunione che permette questo accesso diretto, non conoscono il Padre. E tu, vorresti costringere Dio a fare la tua volontà, senza essere entrato in comunione con lui.

Prima Lettura   At 18, 23-28
Apollo dimostrava attraverso le Scritture che Gesù è il Cristo.

venerdì 22 maggio 2020

NESSUNO CERCHERA' DI FARTI DEL MALE / venerdì VI sett. Pasqua



Paolo portato in tribunale da Gallione.
Il mestiere di apostolo non è tanto tranquillo. E Paolo ha paura. Ma il Signore lo rassicura: nessuno cercherà di farti del male! Quindi Paolo continua ad evangelizzare a Corinto per un anno e mezzo. Un giorno però viene trascinato in tribunale, senza troppi riguardi, ma nessuno gli fa veramente del male. È invece il povero capo della sinagoga che viene percosso. Perché lui? Perché ha permesso a Paolo di parlare di Gesù nella sinagoga? Questa libertà di parola e di confronto era ed è una tradizione profondamente ebraica. Ma si sa, non tutti sono disposti al dialogo e al confronto quando qualcuno non è d’accordo con le loro posizioni. Paolo vede comunque in questo un segno che la sua missione è finita a Corinto, visto che finora, secondo la promessa del Signore, si è sentito molto preservato e adesso non più? Di fatto, dopo poco, Paolo lascia Corinto.
È normale che l’apostolo trovi resistenza. E quindi non ce ne dobbiamo lamentare. Anzi, questa resistenza è un buon segno se annuncio la verità con tutto quello che posso di “dolcezza e rispetto” e con retta coscienza, come scrive san Pietro. Ogni generazione ha il diritto di conoscere la verità del Vangelo. Questa verità non è mai scontata. Non si nasce cristiani, e il battesimo da piccoli non basta. Ci vuole l’adesione personale al Signore Gesù, alla sua proposta. Quindi tutti devono ricevere l’annuncio del Vangelo. Molti non l’hanno mai ascoltato. C'è anche oggi "un popolo numeroso nella tua città" che aspetta l'annuncio della salvezza. E molti che vorrebbero indirizzare con zelo gli altri alla Chiesa e alla preghiera non annunciano la Buona Notizia. Quale annuncio doni ai tuoi figli, alla tua famiglia, alle persone vicine e lontane? In maniera generale, più i legami sono stretti, quotidiani, più conta la testimonianza e non il ripetere sempre le stesse cose. Ma bisogna sempre avere il coraggio dell’annuncio. Ed è fondamentale che io mi renda conto se annuncio il Vangelo in verità, o in maniera distorta. Pietro parla di servizio della parola. A Corinto san Paolo insegnava tra loro la Parola di Dio. Questa espressione comprende tutto, ma proprio la lettura attenta della Scrittura, degli Atti e delle lettere degli apostoli ci permette di vedere apparire con chiarezza ciò che è il nucleo dell’annuncio. Sarà importante farci un esame di coscienza: Annuncio la Buona Notizia? Quale contenuto ha la Notizia che annuncio?

Prima Lettura   At 18, 9-18
In questa città io ho un popolo numeroso.

IL CORONAVIRUS NON E' UNA SEMPLICE PARENTESI / La lettera del vescovo di Pinerolo





Sogno comunità aperte, umili, cariche di speranza. 

Da due anni, il vescovo di Pinerolo in Piemonte è Derio Olivero (59 anni). Ultimamente anche lui si è ammalato di coronavirus rischiando fortemente di morire. Da questa esperienza è stato conosciuto a livello nazionale perché quando saliva la collera dei super cattolici contro lo Stato che violava le libertà non permettendo ancora le messe, egli ha invitato alla prudenza. Lo fa ancora concretamente, anche dal fatto che il Piemonte è una delle regioni tra le più toccate dal Covid. Infatti nella diocesi di Pinerolo le Celebrazioni col popolo riprenderanno solo lunedì prossimo, 25 maggio.

Il 13 maggio ha scritto una lettera che propone forti riflessioni. Ci farà bene leggerla:  


Sogno comunità aperte, umili, cariche di speranza
Carissime amiche, carissimi amici,
in questi giorni si è acceso un dibattito sulle Messe: aprire o aspettare ancora?
La questione serissima è: “Non è una parentesi!”. Vorrei che l’epidemia finisse domani mattina e la crisi economica domani sera. Ma non sarà così. In ogni caso questo periodo di pandemia e di crisi non è una semplice parentesi. Molti pensano: “Questa parentesi si è aperta ad inizio marzo, si chiuderà e torneremo alla società e alla Chiesa di prima”. No. E’ una bestemmia, un’ingenuità, una follia. Questo tempo parla, ci parla. Questo tempo urla. Ci suggerisce di cambiare. La società che ci sta alle spalle non era la “migliore delle società possibili”. Vi ricordate quanti “brontolamenti” facevamo fino a febbraio? Bene, questo è il tempo per sognare qualcosa di nuovo. Quella era una società fondata sull’individuo. Tutti eravamo ormai persuasi di essere “pensabili a prescindere dalle nostre relazioni”. Tutti eravamo convinti che le relazioni fossero un optional che abbellisce la vita. Una ciliegina sulla torta, un dolcetto a fine pasto. In questo isolamento ci siamo resi conto che le relazioni ci mancano come l’aria. Perché le relazioni sono vitali, non secondarie. Noi siamo le relazioni che costruiamo. Ciò significa riscoprire la “comunità”. Gli altri, la società sono una fortuna e noi ne siamo parte viva. Il mio paesino, il mio quartiere, la mai città sono la mia comunità: sono importanti come l’aria che respiro e devo sentirmi partecipe. L’abbiamo scoperto, ora proviamo a viverlo. Non è una parentesi, ma una nascita. La nascita di una società diversa. Non sprechiamo quest’occasione! Una società che riscopre la comunità degli umani, l’essenzialità, il dono, la fiducia reciproca, il rispetto della terra. Ne ho parlato nella mia lettera “Vuoi un caffè?”. Forse possiamo rileggerla oggi come stimolo per sognare e costruire una società nuova.

giovedì 21 maggio 2020

SAN PAOLO: DALLA DERISIONE ALLE INGIURIE / giovedì VI sett. Pasqua

La rigidità in campo cattolico. Il sito crisinellachiesa.it intitola queste foto di Benedetto XVI in visita nelle Sinagoghe di Cologna, East Park N.Y.  e Roma: "La Chiesa Cattolica sta diventando una succursale della Sinagoga?"

I filosofi di Atene hanno congedato gentilmente Paolo come ciarlatano dopo che abbia parlato del Cristo risorto: “su questo ti ascolteremo un’altra volta!”
A Corinto Paolo incontra tanta gente diversa, ma il suo primo dovere è di annunciare agli ebrei presenti in città che il Messia tanto atteso è venuto ed è Gesù di Nazareth, condannato alla croce, morto e sepolto ma rialzato vivo da Dio e costituito Signore. Nella sinagoga il rifiuto è molto meno educato: coprono Paolo di ingiurie.
Perché questa differenza?
Se per dei greci che pensano di conquistare tutto con la ragione, non vale nemmeno la pena di esaminare questo stupido annuncio della risurrezione dai morti, per degli ebrei che adorano il Dio unico, l’Altissimo, l’idea che il suo Messia abbia potuto essere crocifisso è scandalosa, sacrilega, e attacca il loro sistema di valori.
Forse un cristiano non potrà scandalizzarsi di fronte all’annuncio di Cristo? Invece sì. Ricordo una persona molto devota che mi avvicina dopo una bella catechesi fatta da un laico sull’abbassamento di Gesù: “Come si può parlare così male di nostro Signore?” Gli esempi sarebbero tanti. Il nostro Dio inaccessibile, incorruttibile, si fece uomo, non ritenendo un tesoro geloso la sua divinità, svuotò se stesso, apparendo non solo in forma di uomo, ma di servo obbediente, ai genitori e alle leggi della crescita umana, fino alla morte e alla morte di croce, con tutto ciò che comporta. Tante volte di questo Dio vicino, vicino persino ai malfattori condannati a morte per i loro crimini, abbiamo fatto un Dio di nuovo inaccessibile nel suo cielo, oppure “vicino” ma come un idolo qualsiasi. E questa falsa idea del Sacro, si estende poi ai santi, ai luoghi e agli arredi, e anche a chi riveste autorità nella Chiesa.
La deriva dal Cristianesimo a queste forme di religiosità e specialmente la violenza nel resistere al cambiamento, può venire da due fonti: il non essere stato evangelizzato (abbastanza), e/oppure da una profonda insicurezza personale. Il camminare appoggiato alla grazia di Dio, scioglie pian piano insicurezza e rigidità. Coloro infatti che avranno ben servito, si acquisteranno un grado onorifico e una grande sicurezza nella fede in Cristo Gesù”. (1Tm 3:13). “Il Signore è lo Spirito e dove c'è lo Spirito del Signore (cioè dove l’uomo vecchio di prima è stato crocifisso. Vd. Romani 6,6) c'è libertà”. (2Cor 3:17).

Prima Lettura   At 18, 1-8
Paolo si stabilì in casa loro e lavorava, e discuteva nella sinagoga.

mercoledì 20 maggio 2020

QUERIDA AMAZONIA / CONCLUSIONE, LA MADRE DELL'AMAZZONIA

Nostra Signora dell'Amazzonia.


111. Dopo aver condiviso alcuni sogni, esorto tutti a procedere su vie concrete che permettano di trasformare la realtà dell’Amazzonia e di liberarla dai mali che la affliggono. Ora eleviamo lo sguardo a Maria. La Madre che Cristo ci ha lasciato, pur essendo l’unica Madre di tutti, si manifesta in Amazzonia in diversi modi. Sappiamo che «gli indigeni hanno un incontro vivo con Cristo attraverso molte vie; ma la via mariana ha contribuito più di tutte a questo incontro».[145] Di fronte alla bellezza dell’Amazzonia, che abbiamo scoperto sempre meglio durante la preparazione e lo svolgimento del Sinodo, credo che la cosa migliore sia concludere questa Esortazione rivolgendoci a lei:
Madre della vita,
nel tuo seno materno si è formato Gesù,
che è il Signore di tutto quanto esiste.
Risorto, Lui ti ha trasformato con la sua luce
e ti ha fatta regina di tutto il creato.
Per questo ti chiediamo, o Maria,
di regnare nel cuore palpitante dell’Amazzonia.
Mostrati come madre di tutte le creature,
nella bellezza dei fiori, dei fiumi,
del grande fiume che l’attraversa
e di tutto ciò che freme nelle sue foreste.
Proteggi col tuo affetto questa esplosione di bellezza.
Chiedi a Gesù che effonda tutto il suo amore
sugli uomini e sulle donne che vi abitano,
perché sappiano ammirarla e custodirla.
Fa’ che il tuo Figlio nasca nei loro cuori,
perché risplenda nell’Amazzonia,
nei suoi popoli e nelle sue culture,
con la luce della sua Parola, col conforto del suo amore,
col suo messaggio di fraternità e di giustizia.
Che in ogni Eucaristia
si elevi anche tanta meraviglia
per la gloria del Padre.
Madre, guarda i poveri dell’Amazzonia,
perché la loro casa viene distrutta
per interessi meschini.
Quanto dolore e quanta miseria,
quanto abbandono e quanta prepotenza
in questa terra benedetta,
traboccante di vita!
Tocca la sensibilità dei potenti
perché, se anche sentiamo che è già tardi,
tu ci chiami a salvare
ciò che ancora vive.
Madre del cuore trafitto,
che soffri nei tuoi figli oltraggiati
e nella natura ferita,
regna tu in Amazzonia
insieme al tuo Figlio.
Regna perché nessuno più si senta padrone
dell’opera di Dio.
In te confidiamo, Madre della vita,
non abbandonarci
in questa ora oscura.
Amen.

Dato a Roma, presso San Giovanni in Laterano, il 2 febbraio, Festa della Presentazione del Signore, dell’anno 2020, settimo del mio Pontificato.


Durante la "Settimana Laudato Sii",  siamo arrivati alla fine della lettura di questa bellissima Esortazione apostolica. Meditiamo e usiamo la preghiera a Maria che papa Francesco ha composto alla Vergine come conclusione. Gli incendi in Amazzonia dei mesi scorsi e il continuo di uccisioni di militanti dei diritti degli indigeni e della preservazione della foresta ci ricorda tragicamente l'importanza umana e globale delle sfide in gioco, "in questa ora oscura". C'è oggi un motivo nuovo di preoccupazione, di cui papa Francesco ha parlato: il "genocidio virale". Abbandonare i più poveri al contagio senza cure, magari approfittando del coronavirus e di un sistema sanitaria già deficiente di per sé, per "sgombrare" regioni di cui ci si vuole appropriare. Molte notizie ci dicono che è quello che sta succedendo anche in Amazzonia attualmente.

IN CHE COSA SAN PAOLO HA SBAGLIATO? / mercoledì VI sett. Pasqua

San Paolo predica all'Areòpago.

Arrivato ad Atene san Paolo annuncia Cristo risorto all’Areòpago. Cerca di adattarsi alle persone che ha davanti a sé e alla loro cultura. Però egli ottiene poche conversioni. Quasi tutti esprimono scetticismo e derisione. Eppure Paolo ha detto molte cose vere. Per esempio insiste sul fatto che Dio non abita in templi costruiti dall’uomo, e attacca l’adorazione delle statue. Purtroppo una certa credenza paganeggiante nella “casa di Dio” e nella personificazione del Signore e dei santi nelle statue fa fatica a morire. Eppure quello che annuncia Paolo viene costantemente ripetuto nella Bibbia. È un tema semplice ma delicato per l’attaccamento psicologico che abbiamo a certi luoghi e immagini. Merita approfondimento anche se l’ho già trattato su questo blog. Paolo cita anche l’intuizione poetica di Arato di Soli che apre la mente e il cuore dei greci alla fede nell’adozione a figli da parte di Dio. La Chiesa riterrà infatti la riflessione e il cammino culturale dei greci pagani come “Preparazione al Vangelo”.
Quindi il mezzo fallimento di Paolo è solo dovuto alle persone che lo ascoltano e, liberamente, non accolgono il suo annuncio – gente peraltro abituata a passare la giornata in superficiali “conversazioni da bar”, diremmo oggi – oppure è mancato qualcosa?
San Paolo comincia a lodare gli ateniesi: “siete molto religiosi, siete anche aperti a ciò che non conoscete ancora, bravi!”. Questo modo si chiama “captatio benevolentia”: mettere gli ascoltatori in un atteggiamento positivo verso chi parla. San Paolo lo fa quasi sempre, nei suoi discorsi e nelle sue lettere, e fa bene.
Ma quando Paolo annuncia la risurrezione dai morti di Gesù egli omette di parlare della croce. Tutti muoiono! Nessuno vorrebbe morire e la vita va difesa sempre. Anche se Gesù non ha potuto evitarla, che sia risorto è una buona notizia. Ma non è il cuore della Buona Notizia. È un po’ come certi che cercano nel Cristianesimo e nella preghiera solo il ricevere grazie e guarigioni, liberazioni dai problemi… Invece il Cristianesimo è essenzialmente diverso; è ricevere uno Spirito che mi trasforma e mi rende libero dalla morte nella morte. Quello Spirito che ha fatto dire a Gesù ai suoi discepoli durante l’ultima Cena: “io vivo e quando riceverete lo Spirito anche voi vivrete”. È come dire: “finora siete morti!, morti che camminano, che pensano di vivere, ma sono sotto il potere della morte, schiavi del male e del demonio proprio per paura della morte.
Perché Paolo non ha annunciato Cristo crocifisso a quell’Assemblea? Fatto sta che poi va a Corinto e lì, secondo la sua stessa testimonianza ritenne infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso” (1 Cor 2,2) “scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani” (1Cor 1,23).
È così facile che evitiamo di annunciare la Croce, per fare discorsi di sapienza umana, anche se ammantati di religiosità! Se la mia vita, se la vita delle famiglie cristiane fosse sinceramente fondata sulla Croce di Cristo, speranza di vita eterna e vittoria sul male, quanta pace, quanto bene! Invece bestemmiamo Dio e l’uomo ogni giorno per la croce.
  
Prima Lettura   At 17, 15-22-18,1
Colui che, senza conoscerlo, voi adorate, io ve lo annuncio.

martedì 19 maggio 2020

TRISTEZZA O GIOIA NELLE PROVE? / martedì VI sett. Pasqua.

Non farti del male, siamo tutti qui!

Paolo e Sila in carcere, gettati nella parte più interna con catene ai piedi, con ferite non lavate dalle bastonate ricevute, potendo pensare ad una condanna molto severa nei giorni successivi, sono pieni di gioia. A mezzanotte pregano cantando inni a Dio che li ama. Masochisti?
Gli apostoli durante l’ultima cena si vedono persi. Gesù, il loro punto di riferimento, se ne va. Sono paralizzati dalla tristezza che ha invaso il loro cuore. Per loro l’unica realtà in quel momento è ciò che stanno provando e la preoccupazione per sé stessi. Non riescono a comprendere che tutto ha un senso, che si sta svolgendo il piano di Dio per Gesù e per loro, e ancora meno riescono ad interessarsi a lui come persona. Non osano o non pensano nemmeno a fargli la domanda: dove vai?
Come mai? Da dove proviene questa differenza abissale?
Certamente l’essere preso a questo punto dall’ansia è un tratto molto comune ma non obbligatorio. Ho incontrato persone capaci di ragionare sulle situazioni. Una volta uno mi diceva: affronto sempre tutto con queste 4 domande: chi? quando? come? per quale motivo? per quale scopo? per chi? Questo mi aiuta molto e me la cavo sempre. Infatti avere questo atteggiamento è un grande vantaggio e l‘uomo è capace di lavorare su sé stesso. Conoscere sé stessi e chiedersi in particolare che senso hanno le cose, i comportamenti, decentrarsi per cominciare a vedere gli altri e le situazioni per quello che sono, è un punto fondamentale. Si racconta di papa Giovanni XXIII, il Papa Buono, che sapeva trarre da ognuno il meglio di sé. Ma egli diceva anche: "se devo comandare a qualcuno una cosa di cui so che non lo farà, evito di imporgli questa obbedienza". È d’altronde l’applicazione di un principio di morale cattolica. In genere purtroppo, superiamo difficilmente la proiezione sugli altri dei nostri valori e comportamenti. L’esempio forse più evidente è il concetto dell’Antichità che la donna era un uomo incompleto, e quindi un essere inferiore. Nel Codice Civile napoleonico la donna era un essere minorenne a vita. Questo concetto è duro a morire, ma sopratutto la chiusura si manifesta pienamente quando si ribalta. Allora è l’uomo che viene considerato inferiore alla donna, la donna depositaria di tutti i diritti e l’uomo costante accusato. Ad un livello meno estremo, nel rapporto di coppia si ripete facilmente lo schema: “che ci vuole, perché mia moglie non ci arriva?” – “se non fa questo, che è elementare, è perché mio marito non vuole farlo, la conclusione è che non mi ama!”
Ma nel caso degli Apostoli nell’ultima Cena e di Paolo e Sila in carcere, la differenza fondamentale non è uno sviluppo umano più o meno progredito. La differenza proviene dal dono dello Spirito Santo. Anche gli Apostoli dopo la Pentecoste se ne vanno dal Sinedrio “lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome” (Atti 5,41). Lo Spirito Santo è, secondo l’immagine dei Padri, come la pioggia e il sole: rispetta la natura di ogni pianta e la fa crescere e fiorire. Lo Spirito Santo che trasforma radicalmente la DIREZIONE DELLA TUA VITA, è anche il fattore che maggiormente ti aiuterà nella crescita umana. Lo Spirito Santo è sempre associato alla gioia. Perché venga bisogna attraversare il vuoto della prova.

Prima Lettura   At 16, 22-34
Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia.