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giovedì 31 ottobre 2019

LA TUA CASA TI SARA' LASCIATA DESERTA! / giovedì XXX sett. T.O.



Certamente la vita del discepolo non è sempre tranquilla. Egli “è messo a morte tutto il giorno, considerato come pecora da macello”… Ma nulla può togliergli la “più che vittoria”, la comunione con Cristo vincitore della morte.
A condizione però che lo voglia. La visita del Signore se non genera conversione può portare al deserto spirituale, alla desolazione, al terribile abbandono alla propria volontà: non hai voluto lasciarti aiutare, ecco, sarà fatto come vuoi, morirai nella tua meschinità, nei tuoi vizi, “la tua casa sarà abbandonata a te” ci sarai tu dentro ma Dio no…
Frase terribili che sono dette come ammonimento da chi mi ama perché può solo amarmi. È Amore e non può rinnegare se stesso. Però non ci possiamo adagiare su questo e indurire il nostro cuore o diventare statue di sale. È troppo pericoloso. Gesù ha detto questo molto seriamente. E sappiamo cosa è successo a Gerusalemme.
I farisei danno a Gesù un buon avvertimento, quasi caritatevole, ma è solo perché egli da fastidio, per allontanarlo. Ma lui non si allontana anche se vede profilarsi l’insuccesso della sua missione. Sarà umiliato, offeso, distrutto, per amore tuo. Potrai rifiutare il suo amore ancora? Coraggio, grida al Signore! Digli che d'ora in poi vuoi fare solo la la sua volontà. Il malfattore si è trovato Gesù crocifisso accanto a lui, per amore suo, ed è andato in paradiso. L'altro malfattore crocifisso che aveva indurito il cuore non si sa. 

Prima Lettura   Rm 8, 31-39
Nessuna creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, che è in Cristo Gesù.

PRETI SPOSATI, COSA SUCCEDE ADESSO?



Mi chiedono di parlare del seguito del recente Sinodo. Il problema che interessa e preoccupa noi Occidentali è senz’altro quello della possibilità di ordinare preti degli uomini già sposati, e forse anche quello delle donne diacono o chissà, anche loro preti?
Cominciano ad apparire articoli di giornalisti (al 90% troppo poco competenti per scrivere seriamente su tali argomenti), ma anche di teologi, preti e non, e anche qualche dichiarazione di vescovi e cardinali. Il documento finale del Sinodo propone la possibilità di ordinare uomini sposati (è stato tra i 120 paragrafi del documento quello che ha ricevuto meno voti favorevoli e più voti contrari). Il Papa ha ricordato che non è obbligato a scrivere una “esortazione post sinodale”. Anche se ha detto che cercherà di farlo a breve, ha quindi massima libertà. Ci conviene avere la prudenza e il buon senso di aspettare le sue decisioni che solo conteranno a livello normativo. Ma ci sono già dei punti fermi?
Sul diaconato femminile papa Francesco ha già detto che le diaconesse dei primi secoli della Chiesa facevano poco tranne, per esempio, aiutare il vescovo a verificare se una donna fosse stata veramente picchiata dal marito, guardando assieme a lei le ferite sul suo corpo. Qualche vescovo copto (non cattolico) ha ricominciato ad ordinare donne diacono. Vedremo come si potrà configurare questo nella nostra Chiesa. Il diacono può fare in modo abituale e solenne ciò che può fare in modo non solenne o eccezionale ogni laico. Avere una donna ordinata diacono può essere molto importante per il suo posto nella comunità, e per le donne in generale nella Chiesa.

mercoledì 30 ottobre 2019

NON VI CONOSCO, NON SO DI DOVE SIETE! / mercoledì XXX sett. T.O.

Michelangelo - Giudizio universale.

È terribile il Vangelo di oggi. Dopo aver ascoltato tante omelie e catechesi, partecipato a molte messe, fatto innumerevoli comunioni, potremo sentirci dire dal Signore: “non ti conosco, non so di dove sei!” Il parallelo di Matteo (7,21-23) è più sbalorditivo ancora: “non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demoni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?” Ma, come? nemmeno questo basta per essere giusti davanti a Dio? è possibile fare una profezia senza fare la volontà del Padre che sta nei cieli? Sì!, è vero, Caifa profetizzò su Gesù e non aveva certamente un cuore da credente. Allo stesso modo, per la missione ricevuta posso cacciare demoni e non essere in comunione con Dio. È quindi vero che si possono fare PRODIGI (dunàmeis) senza che siano SEGNI di fede. Ho parlato ieri di padre Marcial Maciel fondatore dei “Legionari di Cristo”, con molte vocazioni, condannato e sospeso dall’esercizio sacerdotale per doppia vita, attaccamento ai soldi e altro.
Non era un piccolo del Vangelo.
Ma, a queste parole io stesso sono diventato titubante, forse anch’io sbaglio strada? San Paolo mi aiuta riconoscendo che nemmeno sappiamo cosa sia conveniente domandare, e solo affidandomi allo Spirito Santo lui mi guiderà e mi darà luce, passo dopo passo, mi darà il discernimento. Il successo delle mie iniziative non è sufficiente come criterio di autenticità. Siamo purtroppo profondamente affascinati dal successo e corriamo facilmente dietro al carro del vincitore di turno, o alla fama, alla visibilità sui media pubblici. Per un cristiano solo il Vangelo è il criterio di autenticità. Purtroppo non lo approfondiamo, spesso non lo conosciamo e portiamo avanti le nostre idee. Questo è vero per tutti, almeno in parte. Ma se, per principio, di fronte alla Parola di Dio, dico: "Sì, è vero, ma ..." non sono d'accordo, non è giusto, gli altri però, ecc. ... quel "ma" rovina tutto.
Se non so fino in fondo cosa è giusto, cosa è conveniente domandare, se posso fare prodigi e profezie senza essere gradito a Dio, mi rimane solo da convertirmi “con timore e tremore”. Se cerco davvero di camminare “nell’amore e nella pazienza di Cristo”, accogliendo in me gli stessi suoi sentimenti, imitandolo in tutto, so che quando arriverò davanti a lui sarò atteso, e mi dirà: "entra piccolo peccatore, so da dove vieni, sei nato dal mio amore".

Prima Lettura   Rm 8, 26-30
Tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio.

martedì 29 ottobre 2019

LA CREAZIONE INTERA GEME E SOFFRE IN ATTESA DEI FIGLI DI DIO / martedì XXX sett. T.O.



Siamo spesso sgomenti di fronte alla nostra piccolezza messa a confronto con il male, con le strategie di coloro che ottengono successo (spesso è solo una illusione, però ne soffriamo come se fosse vero). Gesù lo sa e ci vuole rassicurare sulla potenza della grazia. Alcuni semi sono così piccoli ma possono generare piante molto grandi, il lievito sembra niente eppure … Chi si appoggia sul Vangelo vince e lascia opere molto importanti. Come san Gaetano Errico, un nostro santo napoletano, della vecchia Secondigliano, che ricordiamo oggi.
A tal punto che san Paolo può esclamare che, tutto proteso verso la ricompensa, verso la pienezza di vita che sta già germogliando in lui e in tutti i battezzati, le sofferenze che può vivere un cristiano sono sempre poca cosa in confronto di ciò che sarà il nostro compimento in cielo. Tutta l’umanità è chiamata a questo compimento, anche la creazione e geme come nelle sofferenze e nell’attesa di un parto, di una vita nuova, redenta. Il Sinodo per l’Amazzonia appena concluso ce lo ha ricordato.
Mi è stato chiesto un commento al documento finale del Sinodo. Un po’ di pazienza anche perché solo il Papa esprime un magistero sicuro. Ma comunque lo sto leggendo e credo veramente che questo Sinodo ha lanciato un processo bellissimo. Sta però a noi di mettere in pratica la “Ecologia integrale”, a cambiare stili di vita e di relazioni.

Prima Lettura  Rm 8, 18-25
L’ardente aspettativa della creazione è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi.
L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio. La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.

lunedì 28 ottobre 2019

SONO STATO SCELTO DA GESU'? / Santi Simone e Giuda, Apostoli. 28 ottobre

Santi Simone e Giuda - El Greco.

Chi sono Simone e Giuda Taddeo, gli Apostoli che festeggiamo oggi? Sappiamo poco di loro, sappiamo solo l’essenziale che però è impressionante.
-Sono uomini scelti ad uno ad uno per nome e con amore da Gesù dopo una notte di preghiera.
-Hanno lasciato tutto per seguirlo.
-Sono uomini liberi: liberati dal male e dalla morte da Gesù ma che conservano tutta la loro libertà personale. Anche Giuda Iscariota è stato scelto allo stesso modo degli altri e forse Gesù, umanamente, si aspettava molto da lui. Ma Gesù voleva sopra ogni cosa il suo amore e quindi la sua libertà e gli ha permesso di tradirlo. E Simone e Giuda Taddeo, essendo liberi, come hanno vissuto la loro chiamata? Hanno dato un frutto immenso o mediocre? Lo sapremo in paradiso.
Anche tu, che pensi di non contare nulla nella Chiesa, quello che ha fatto il Signore per te è impressionante! Sei stato scelto con amore e per nome da Gesù. Forse non in quella notte precisa, ma nella sua preghiera e la sua offerta totale sulla croce sì. Non esistono i numeri o le masse per Gesù, ma figli e fratelli. E la Chiesa va avanti grazie alla santità dei suoi membri. Se non è santo, più un membro della Chiesa è in vista più è di scandalo e di impedimento alla salvezza del mondo.

domenica 27 ottobre 2019

COSA PENSAVA BENEDETTO XVI (3/3) La Chiesa ha una responsabilità per il creato



Il Sinodo si è concluso oggi consegnando al Papa il documento finale che raccoglie le proposte votate dai membri. Probabilmente il Papa redigerà poi una Esortazione Apostolica che sarà magistero ordinario. Nel frattempo finiamo di leggere il Capitolo IV di "Charitas in Veritate" che ci fa comprendere sempre meglio che i temi portati avanti da Papa Francesco non sono nuovi.

La Chiesa ha una responsabilità per il creato e deve far valere questa responsabilità anche in pubblico. E facendolo deve difendere non solo la terra, l'acqua e l'aria come doni della creazione appartenenti a tutti. Deve proteggere soprattutto l'uomo contro la distruzione di se stesso. È necessario che ci sia qualcosa come un'ecologia dell'uomo, intesa in senso giusto. Il degrado della natura è infatti strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana: quando l'« ecologia umana » [124è rispettata dentro la società, anche l'ecologia ambientale ne trae beneficio. Come le virtù umane sono tra loro comunicanti, tanto che l'indebolimento di una espone a rischio anche le altre, così il sistema ecologico si regge sul rispetto di un progetto che riguarda sia la sana convivenza in società sia il buon rapporto con la natura.
Per salvaguardare la natura non è sufficiente intervenire con incentivi o disincentivi economici e nemmeno basta un'istruzione adeguata. Sono, questi, strumenti importanti, ma il problema decisivo è la complessiva tenuta morale della società. Se non si rispetta il diritto alla vita e alla morte naturale, se si rende artificiale il concepimento, la gestazione e la nascita dell'uomo, se si sacrificano embrioni umani alla ricerca, la coscienza comune finisce per perdere il concetto di ecologia umana e, con esso, quello di ecologia ambientale. È una contraddizione chiedere alle nuove generazioni il rispetto dell'ambiente naturale, quando l'educazione e le leggi non le aiutano a rispettare se stesse. Il libro della natura è uno e indivisibile, sul versante dell'ambiente come sul versante della vita, della sessualità, del matrimonio, della famiglia, delle relazioni sociali, in una parola dello sviluppo umano integrale. I doveri che abbiamo verso l'ambiente si collegano con i doveri che abbiamo verso la persona considerata in se stessa e in relazione con gli altri. Non si possono esigere gli uni e conculcare gli altri. Questa è una grave antinomia della mentalità e della prassi odierna, che avvilisce la persona, sconvolge l'ambiente e danneggia la società.
52. La verità e l'amore che essa dischiude non si possono produrre, si possono solo accogliere. La loro fonte ultima non è, né può essere, l'uomo, ma Dio, ossia Colui che è Verità e Amore. Questo principio è assai importante per la società e per lo sviluppo, in quanto né l'una né l'altro possono essere solo prodotti umani; la stessa vocazione allo sviluppo delle persone e dei popoli non si fonda su una semplice deliberazione umana, ma è inscritta in un piano che ci precede e che costituisce per tutti noi un dovere che deve essere liberamente accolto. Ciò che ci precede e che ci costituisce — l'Amore e la Verità sussistenti — ci indica che cosa sia il bene e in che cosa consista la nostra felicità. Ci indica quindi la strada verso il vero sviluppo.


CHIUNQUE SI ESALTA SARA' UMILIATO, CHI INVECE SI UMILIA SARA' ESALTATO / XXX Domenica T.O.


 

Tutti conosciamo il Vangelo del fariseo e del pubblicano al Tempio. Ma lo metto in pratica? Credo davvero che chi si esalta, prima o poi sarà umiliato, e ne traggo le conseguenze per non essere umiliato nell’ultimo giorno, il giorno del giudizio? Credo davvero che chi si umilia sarà esaltato e ne traggo le conseguenze? Non con tristezza ma con gioia, magari solo nella fede, senza consolazione sensibile, credendo alla ricompensa e al bene che farà il Signore a me e agli altri attraverso la mia docilità alla sua Parola.
Alcuni avevano l’intima presunzione di essere giusti”. Oh! quanta è intima questa presunzione! Fa talmente corpo con me che non la vedo proprio, mi sembra tanto naturale, normale, che è quindi buona, è la natura! E così anche il disprezzare gli altri…
Il fariseo “prega tra sé”. Dice ad alta voce preghiere formalmente rivolte a Dio e anche giuste (“Ti ringrazio per i tuoi doni”), ma non prega. “Prega tra sé”. Non si espone allo sguardo di Dio. Invece guarda gli altri e fa i paragoni. Come siamo lontani dai credenti sinceri! “Io sono nulla più il mio peccato” diceva santa Teresa d’Avila, ma quando muore l’albero fuori dalla sua stanza fiorisce di colpo, fuori stagione, e la sua salma esala un profumo così intenso che riempie il monastero. Il pubblicano si espone allo sguardo di Dio tanto da non osare alzare gli occhi e si rivolge a lui. La sua preghiera diventerà il modello e l’ispirazione della “preghiera del cuore”: “Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo, abbi pietà di me peccatore”, che, ripetuta continuamente, porta tanti frutti, lontano dalla ribalta del mondo. Chiediamo la grazia di conoscere il nostro peccato e di umiliarci. Signore fa che io sia un “tapeinòn eautòn”, un “abassante se stesso”, come la Vergine Maria, per essere da te esaltato.

Prima Lettura  Sir 35, 15-17.20-22
La preghiera del povero attraversa le nubi.

sabato 26 ottobre 2019

LO SPIRITO DI DIO, CHE HA RISUSCITATO GESU' DAI MORTI, ABITA IN VOI! / sabato XXIX sett. T.O.


 
James Tissot - Il fico improduttivo.
San Paolo afferma che non c'è più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù! Quale condanna se non ho fatto nulla di male? La condanna della Legge! La Legge aiuta l’uomo a comprendere profondamente ciò che è retto e promette la Vita a coloro che osserveranno TUTTI I SUOI PRECETTI. Essendo quindi giusti saranno ricompensati con la vittoria sulla morte. Ma a coloro che disobbediscono viene promessa la condanna (questo è il motivo per cui anche teologicamente, la condanna di Gesù alla croce e la sua morte è stata considerata da molti come la prova che egli fosse un impostore!). Infatti la stessa natura umana fatta a immagine di Dio, anche se ferita profondamente dal peccato, impone di amare il prossimo come se stessi e di servire il Creatore con tutto se stesso. Ma nella sua spinta naturale alla crescita l’uomo ha creduto al demonio e non a Dio, e ha cercato una realizzazione fuori dal piano divino. Separandosi da Dio, unica fonte della Vita, l’uomo non ha più avuto la forza di compiere ciò che è giusto, è diventato schiavo del demonio, continuando ad ascoltare la sua voce. S. Luigi di Monfort usa un’immagine che mi colpisce particolarmente perché un giorno ho rovinato così una damigiana di buon vino: se metti ottimo vino in una bottiglia che non è perfettamente pulita e asciutta, inacidisce subito tutto. Ora siamo questa bottiglia sporca che rovina ogni grazia.
Ma Gesù Cristo ha vinto tutto ciò che mi separa da Dio e se lo seguo Egli mi dona la sua vittoria. Sono ancora l’uomo della carne (molto più di quanto penso!) ma adesso posso scegliere chi seguire: lasciarmi dominare dalla carne o seguire lo Spirito di Cristo.
Il guaio è che la carne, lo spirito di egoismo, si può manifestare in modo molto religioso, con tanta preghiera. In questo caso però non cerco la croce ma la gloria, il successo e la carriera, una posizione di privilegio, o di godimento e di consolazione spirituali, una posizione di sicurezza e di protezione che “mi faccia andare tutto bene”, una posizione di sapere per poter fare da maestro e non aver bisogno di conversione. San Giovanni della Croce dice che allora cerco i Beni del Cielo e non i Beni della Terra, ma non cerco Dio, cerco me stesso attraverso la preghiera e le devozioni e il demonio vince ancora. È ciò che lui chiama “Cammino di spirito di imperfezione” che non arriva da nessuna parte. E un giorno l’albero senza frutto sarà tagliato!
Siano rese grazie a Dio che ci da la vittoria nel suo Figlio Gesù Cristo! Gesù mi ha detto: “cerca Dio e il suo Regno prima di ogni cosa e tutto il resto ti sarà dato in sovrappiù”.

Prima Lettura  Rm 8, 1-11
Lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi.

venerdì 25 ottobre 2019

CHI MI LIBERERA' DA QUESTO CORPO DI MORTE / venerdì XXIX sett. T.O.



Con la prima lettura di oggi abbiamo un problema di vocabolario. San Paolo parla in senso negativo della sua carne, del corpo e delle membra. Però non li intende in senso materiale. Sarebbe un gravissimo errore credere che la materia sia negativa e in opposizione allo spirito. Dio li ha uniti, siamo spiriti incarnati, siamo psichismi che organizzano molecole di materia, formando così “organismi”. Quando lo spirito si separa dalla materia quello che era corpo si decompone. La carne fisica è necessaria per vivere e amare in modo umano. Il peccato di cui devo confessarmi non sta nella mia realtà fisica, ma nella mia libertà spirituale. San Paolo parla della carne come “basar” (in ebraico), “sarx” (in greco) che significa debolezza, fragilità, incapacità alla costanza. Egli parla dell’ “uomo vecchio”, della natura di Adamo corrotta dal peccato. Nello Spirito di Cristo, ha una nuova visione della vita, vede la bellezza e la bontà della Legge, del progetto di Dio che è amore fino alla croce, e desidera sinceramente realizzarlo. Ma non ci riesce. Anzi, tocca con mano che non può essere giusto, non può salvarsi. Prima si consegnava liberamente alle passioni, all’orgoglio in particolare, ma adesso che vuole seguire Cristo, è il suo limite che lo ferma e si rende conto che solo Gesù può salvarlo. Allora si appoggia totalmente, corpo, anima, volontà, affettività, storia, libertà, al Signore che gli ha promesso la vita eterna. In questo modo, anche se debole e imperfetto, ama già Dio con tutto il cuore, tutta la mente, tutte le forze, con tutto se stesso. E Dio lo porta, attraverso un cammino, alla perfezione.
Se non scopro il mio peccato (“voi l’avete ucciso” dice Pietro il giorno di Pentecoste), se non accetto di rinascere in Cristo (“chi è in Cristo è una creatura nuova, le cose vecchie sono passate” dice Paolo), se non mi consegno totalmente a Gesù per obbedirgli in tutto, per fare la sua volontà (“E chiunque non ascolterà quel profeta sarà estirpato di mezzo al popolo” dice Pietro alla folla riferendosi alle profezie di Mosè, e poi, al Sinedrio: “Dio ha dato lo Spirito Santo a coloro che si sottomettono a lui”) non posso essere discepolo di Gesù. Essere discepolo di Gesù non significa essere superman o impeccabile, significa proprio aver bisogno di lui in tutto e consegnargli tutto me stesso.  
Adesso Paolo benedice Dio perché in Cristo ha rivelato il suo amore e l’ha riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo, rendendoci giusti gratuitamente. E anche se sa di essere ancora lontano dalla meta, in combattimento spirituale, sa che Gesù è stato costituito Signore ed è fedele. Dio porterà a compimento l’opera che ha iniziato in lui per mezzo di Cristo.

Prima Lettura   Rm 7, 18-25a
Chi mi libererà da questo corpo di morte?

COSA PENSAVA BENEDETTO XVI? ... (2/3) RAFFORZARE QUELL'ALLEANZA TRA ESSERE UMANO E AMBIENTE

Brasile - "Parco dos lençois" (Parco delle lenzuola),
Continuiamo la nostra lettura di alcuni paragrafi del Capitolo IV della "Caritas in Veritate" di Papa Benedetto XVI (2009):

50. Questa responsabilità (la costruzione di un mondo migliore) è globale, perché non concerne solo l'energia, ma tutto il creato, che non dobbiamo lasciare alle nuove generazioni depauperato delle sue risorse. All'uomo è lecito esercitare un governo responsabile sulla natura per custodirla, metterla a profitto e coltivarla anche in forme nuove e con tecnologie avanzate in modo che essa possa degnamente accogliere e nutrire la popolazione che la abita. C'è spazio per tutti su questa nostra terra: su di essa l'intera famiglia umana deve trovare le risorse necessarie per vivere dignitosamente, con l'aiuto della natura stessa, dono di Dio ai suoi figli, e con l'impegno del proprio lavoro e della propria inventiva. Dobbiamo però avvertire come dovere gravissimo quello di consegnare la terra alle nuove generazioni in uno stato tale che anch'esse possano degnamente abitarla e ulteriormente coltivarla. Ciò implica l'impegno di decidere insieme, « dopo aver ponderato responsabilmente la strada da percorrere, con l'obiettivo di rafforzare quell'alleanza tra essere umano e ambiente che deve essere specchio dell'amore creatore di Dio, dal quale proveniamo e verso il quale siamo in cammino » [120]. È auspicabile che la comunità internazionale e i singoli governi sappiano contrastare in maniera efficace le modalità d'utilizzo dell'ambiente che risultino ad esso dannose. È altresì doveroso che vengano intrapresi, da parte delle autorità competenti, tutti gli sforzi necessari affinché i costi economici e sociali derivanti dall'uso delle risorse ambientali comuni siano riconosciuti in maniera trasparente e siano pienamente supportati da coloro che ne usufruiscono e non da altre popolazioni o dalle generazioni future: la protezione dell'ambiente, delle risorse e del clima richiede che tutti i responsabili internazionali agiscano congiuntamente e dimostrino prontezza ad operare in buona fede, nel rispetto della legge e della solidarietà nei confronti delle regioni più deboli del pianeta [121]. Uno dei maggiori compiti dell'economia è proprio il più efficiente uso delle risorse, non l'abuso, tenendo sempre presente che la nozione di efficienza non è assiologicamente neutrale.

giovedì 24 ottobre 2019

COSA PENSAVA BENEDETTO XVI SULL'ECOLOGIA E LO SVILUPPO INTEGRALE?



Papa Francesco è fortemente criticato da alcune persone e gruppi, e c'è chi rimpiange Papa Benedetto, cercando di opporre l’uno all’altro. Qualcuno pretende che la Chiesa non deve occuparsi di ecologia ecc. Ho trovato una nota interna al Vaticano in cui Papa Benedetto spiega perché il Papa deve occuparsi invece di questi argomenti. Ma è più semplice leggere il suo magistero ufficiale. Nel 2009 Benedetto XVI ha scritto un'enciclica: “Caritas in Veritate” (la Carità nella Verità) “sullo sviluppo integrale nella carità e nella verità” che riprende la “Populorum Progressio” di Paolo VI e tocca tutti i temi che Papa Francesco ha sviluppato nella “Laudato Sii”. Tutti parlano del documento di papa Francesco. L’Enciclica di Papa Benedetto non ha forse avuto la stessa risonanza ed è stata dimenticata da molti. Riprendo in due post alcuni paragrafi del Capitolo IV dell’Enciclica di Benedetto intitolato “SVILUPPO DEI POPOLI, DIRITTI E DOVERI, AMBIENTE”. Ci farà bene meditare sull’insegnamento costante della Chiesa e se “Benedetto è il tuo Papa”, sappi che papa Francesco dice la stessa cosa, e inversamente se “il tuo Papa è Francesco” non puoi opporlo a Papa Benedetto, perché la Chiesa è di Cristo e cammina guidata dallo Spirito Santo.

48. Il tema dello sviluppo è oggi fortemente collegato anche ai doveri che nascono dal rapporto dell'uomo con l'ambiente naturale. Questo è stato donato da Dio a tutti, e il suo uso rappresenta per noi una responsabilità verso i poveri, le generazioni future e l'umanità intera. Se la natura, e per primo l'essere umano, vengono considerati come frutto del caso o del determinismo evolutivo, la consapevolezza della responsabilità si attenua nelle coscienze. Nella natura il credente riconosce il meraviglioso risultato dell'intervento creativo di Dio, che l'uomo può responsabilmente utilizzare per soddisfare i suoi legittimi bisogni — materiali e immateriali — nel rispetto degli intrinseci equilibri del creato stesso. Se tale visione viene meno, l'uomo finisce o per considerare la natura un tabù intoccabile o, al contrario, per abusarne. Ambedue questi atteggiamenti non sono conformi alla visione cristiana della natura, frutto della creazione di Dio.

mercoledì 23 ottobre 2019

SEI SALVATO PER GRAZIA, BENEDICI IL SIGNORE E VIVI DA RISORTO! / mercoledì XXIX sett. T.O.



La salvezza di Dio è totalmente gratuita. In Gesù Cristo, Dio rivela il suo amore misericordioso e incondizionato per l’uomo, ogni uomo. L’uomo era rinchiuso nel peccato, incapace di fare opere di vita eterna. Anche la ricerca più intelligente sul mistero della vita (la filosofia), il lavoro su sé stessi più impegnato (il moralismo), le preghiere e i sacrifici più grandi fino alle rinunce più radicali (la religione), ecc., possono salvare l’uomo. Non è in nostro potere aprire la nostra prigione (la morte e la paura che essa genera). Ma Dio ha aperto lui la porta di questa prigione attraverso la vita e la risurrezione di Gesù. Se io credo che in Gesù la porta è aperta, se io attraverso questa porta perché credo che questa sia la vera libertà e la felicità, ho vinto la morte. Non perché ho meritato qualcosa. I Santi, prima della conversione, erano per metà persone per bene e per metà peccatori. Hanno solo accettato la Grazia, lasciandosi guidare, e perseverando in essa. Si sono appoggiati meglio di noi alla croce di Cristo. Il mio impegno è di rimanere fedele alla Grazia che mi è stata donata.
La gratuità della salvezza è un esperienza di tale libertà nell’amore incondizionato, e il peccato perde così tanto consistenza (come poche gocce d’acqua gettate in una fornace ardente diceva santa Teresina) che può venirmi una tentazione: “Se Dio è così buono, se perdona sempre i peccati, perché devo evitare il peccato, quasi quasi mi tolgo qualche sfizio…”. Questo è il problema che Paolo affronta oggi. Comportarsi così non è accettare la misericordia. Non è credere che Dio mi indica per amore la via della felicità e della saggezza attraverso i comandamenti. Il ragionamento di Paolo non fa una grinza: Non sapete che, se vi mettete a servizio di qualcuno come schiavi per obbedirgli, siete schiavi di colui al quale obbedite: sia del peccato che porta alla morte, sia dell’obbedienza che conduce alla giustizia?” Rimani legato a colui al quale hai scelto di obbedire. Ora, il peccato porta alla morte. La definizione di peccato è “via della morte”. Per esprimere la via opposta, Paolo non dice “siate schiavi della perfezione”, perché nessuno è perfetto, e anche dopo essere stati illuminati, nemmeno uno sa ancora cosa sia la perfezione. Paolo ci invita ad essere schiavi dell’obbedienza. Se gli obbedisco, Gesù mi porterà alla perfezione dell’amore. Se disobbedisco dopo aver sperimentato la Parola di Dio che mi ha liberato e torno al peccato, la mia colpevolezza è più grave che se sono ancora nell'ignoranza! Eppure Dio mi darà di nuovo tutta la pienezza del suo amore se ritorno a lui con sincerità. Sei salvato per grazia, confida in Dio e vivi da risorto!

Prima Lettura   Rm 6, 12-18
Offrite voi stessi a Dio come viventi, ritornati dai morti.

martedì 22 ottobre 2019

AFFINCHE' MOLTI RICEVANO L'ABBONDANZA DELLA GRAZIA E POSSANO REGNARE ... / Giovanni Paolo II, 22 ottobre



In modo meraviglioso le letture di oggi si adattano ad illustrare la figura e il magistero di papa Giovanni Paolo II che ricordiamo oggi. Egli è il papa della “Redemptor Hominis”, di Cristo Unico Redentore dell’Uomo, del grido in piazza san Pietro all’inaugurazione del suo ministero petrino: “Non abbiate paura! Spalancate le porte a Cristo! Cristo sa quello che c'è nel cuore dell’uomo! Lui solo lo sa” mentre tutti si chiedevano se l’Unione Sovietica avrebbe tollerato un vescovo polacco sulla Sede di Pietro. In quel momento, diplomatici presenti hanno sentito una lacrima di commozione scendere spontaneamente dai loro occhi.
Il papa cresciuto durante la follia nazista, che ha scelto la resistenza culturale col teatro e ha visto morire tanti amici impegnati nella lotta, armata o meno, e iniziò a chiedersi quale progetto Dio aveva per lui per sentirsi così preservato, ma ha anche sperimentato la forza della parola e del dialogo in verità. Esperienza che si è rafforzata sotto il regime comunista. Il giovanissimo vescovo che riconosce aver fatto la sintesi della sua fede grazie al Concilio Vaticano II, che egli chiamava la più grande grazia donata alla Chiesa nel XX° secolo.   
Il papa del dialogo ecumenico e dell’incontro di Assisi (“in Vaticano alcuni mi volevano scomunicare”), seguendo le orme dei predecessori e applicando il Concilio Vaticano II. Cioè annunciando Cristo in tutta la sua unicità e la sua universalità. Cristo che abbatte le barriere ma non per invadere e dominare ma per servire e dare dignità, perché per mezzo di lui solo, dove ha regnato il peccato, quelli che ricevono la grazia possano regnare nella vita.
Il papa che con tanto coraggio e determinazione ha sostenuto i movimenti ecclesiali, frutto del Concilio e ha permesso così a tanti uomini e donne di incontrare Cristo vivo. Infatti se Cristo è l’Unico Redentore, continuiamo a sperimentare che lo scandalo del peccato anche di uno solo si irradia su tanti, ma per la fedeltà anche di un solo discepolo, la grazia di Cristo può arrivare a molti. Signore aprici le porte dell’evangelizzazione e custodiscici nella grazia di questo servizio! San Giovanni Paolo II, servo fedele che hai aperto ogni volta che il tuo Signore bussava, intercedi per noi affinché possiamo annunciare oggi con franchezza la Risurrezione di Cristo!

Prima Lettura  Rm 5, 12. 15b. 17-19. 20b-21
Se per la caduta di uno solo la morte ha regnato, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo.

lunedì 21 ottobre 2019

O UOMO, CHI MI HA COSTITUITO GIUDICE? / lunedì XXIX sett. T.O.


Sardegna, due fratelli uccisi per motivi di eredità.
I due fratelli del Vangelo riponevano la loro sicurezza nella ricchezza materiale. Gesù avverte loro e tutti noi: la vita dell’uomo non dipende da ciò che egli possiede”. Frase sulla quale si glissa sempre.
Da che cosa dipende la vita dell’uomo secondo Gesù? Dalla promessa di Dio. San Paolo scrive che Abramo credette, non esitando – ciò che ci sembrerebbe molto comprensibile – e fece dipendere la sua vita totalmente da questa promessa, mettendosi in cammino, lasciando terra natia e parentela – in pratica tutto – senza sapere dove Dio lo avrebbe portato, lasciandosi guidare.
Il dramma di mammona, della ricchezza-sicurezza è che il suo potere scompare con la morte – non mettiamo nemmeno più nelle nostre tombe armi, gioielli e viveri, o statuette di servi, per la vita oltre tomba, come facevano i popoli antichi – eppure in questa vita quasi tutti servono mammona. Quasi tutti obbediscono al potere dei soldi e al loro fascino, mentalmente, idealmente e concretamente, anche quando sono poveri e non hanno niente. Grande è il potere dei soldi! (Ma il servo di Dio che non serve i soldi nel suo cuore, li usa però con responsabilità, fa la contabilità, non spreca, ecc. Egli è un “servo senza utile”, spende per il bene comune, non per sé).
Concretamente, la tua vita dipende dal potere dei soldi o dalla promessa di Dio? Mentre Abramo si fidava, Dio lo fece aspettare e tanto! Ma mentre camminava nella Promessa, Dio lo plasmava ed egli diventava suo Amico, entrava già nella Vita e la Vita che vince la morte abitava già in lui.

Prima Lettura   Rm 4, 20-25
È stato scritto anche per noi, ai quali deve essere accreditato: a noi che crediamo.

domenica 20 ottobre 2019

QUAL E' IL TUO VERO AVVERSARIO? / XXIX DOMENICA T.O.





In questa domenica il Signore ci invita a pregare sempre senza stancarci. Dalla preghiera sincera e assidua viene sempre un frutto buono. La prima lettura aggiunge un grande segreto: chiedi aiuto nella preghiera, unitevi nella preghiera! Il Vangelo presenta il tipo di persona che ha meno mezzi umani per difendere i suoi diritti, eppure con la sua costanza questa vedova ottiene quello che vuole. Se questo si realizza a livello umano, come puoi pensare che Dio, che è Padre, sarà più insensibile di un giudice senza coscienza né cuore? Come puoi assimilare Dio a un “super giudice disonesto”, padrone di tutto e che quindi può essere capriccioso e ingiusto a suo piacimento essendo intoccabile? Hai di Dio questa idea mostruosa? Eppure la maggior parte delle persone lo pensa e tira fuori da questo Vangelo la conclusione che deve solo pregare di più, incaponirsi di più, sacrificarsi di più, fare “preghiere più efficaci” (“San Gennaro, sono cliente voglio il trattamento! – questo non ascoltarlo, ho visto che va anche da san Ciro…” diceva un grande comico napoletano). Gesù ci vuol dire esattamente il contrario. Ma allora perché Dio non mi esaudisce?
La seconda lettura aggiunge un altro elemento. Se la preghiera è dialogo con Dio e non monologo fino all’esaurimento, non può prescindere dall’ascolto della sua voce e nella Parola di Dio c'è la sua voce , il suo pensiero, la sua sollecitudine per l’uomo. Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona. Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù,…  annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento.”
Perché tanti che pregano mettono da parte la Parola di Dio? perché non si formano su basi solide? Immaginiamo che questa donna che ha perso la vita nel suo braccio di ferro con il giudice, ottiene soddisfazione e dopo, si accorge che il suo vero avversario è un altro e che ha combattuto per una vittoria costosissima quanto inutile? Succede ogni giorno a tante persone con la salute, succede con il lavoro, succede con la politica, succede anche con la vita spirituale: cerchiamo o adottiamo soluzioni che non sono quelle veramente buone, combattiamo contro problemi che non sono quelli importanti lasciando che la situazione reale peggiori in modo irrimediabile. Curiamo il sintomo, l’apparenza, e non la causa. Un aspetto chiave del Cristianesimo è il DISCERNIMENTO. Il discernimento non è mai automatico ma senza la Parola di Dio e il confronto comunitario, molto difficilmente potremo avere discernimento, uscire dal nostro camminare con i paraocchi, dalle nostre paranoie, dalle nostre battaglie inutili. …
  
Prima Lettura  Es 17, 8-13
Quando Mosè alzava le mani, Israele prevaleva.

sabato 19 ottobre 2019

MA A TE, DIO TI HA FATTO UNA PROMESSA? / Santi Martiri Canadesi 19 ottobre

Martiri canadesi.
Le letture di oggi ci invitano alla fede vera da due approcci diversi.
Dio ha fatto ad Abramo una promessa che solo lui poteva realizzare – dargli un figlio mentre con Sarah erano sterili e ormai così anziani – e Abramo ha creduto. Questo lo ha reso giusto e la promessa si è compiuta aldilà di ogni immaginazione. Dio ha “moltiplicato la gioia”. Molta gente crede che Dio sia onnipotente, ma non ha idea che Dio gli abbia fatto una promessa. Il suo rapporto con Dio passa dunque solo attraverso la speranza che Egli esaudisca i suoi desideri. E crede che pregando molto lo forzerà ad esaudirli. È proprio l’atteggiamento dei pagani che Gesù vuole che i suoi discepoli evitino. Riflettiamo: se voglio (devo) obbligare Dio ad esaudirmi sto dicendo due cose. Innanzitutto, che Dio è nemico dell’uomo, visto che non vuole lui per primo il suo bene, poi che non è onnipotente, visto che si può costringere. Ma sopratutto contraddico l’affermazione fondamentale che Dio è mio Padre e io sono suo figlio, che faccio parte di quelli che “non da sangue né da volere di uomo ma da Dio furono generati”. Ti sei mai chiesto quale promessa Dio ti ha fatto? Hai mai chiesto a Lui, aspettando la risposta nel silenzio? O credi di essere “uno dei tanti, mica Dio può pensare a me!” Se sei “uno di quei tanti” la tua vita non ha senso. Vivi, ma non sai perché sei nato, e un giorno dovrai morire, non sai quando, non sai perché.
Il brano del Vangelo di oggi si rivolge a quanti sanno che Dio li ha chiamati per nome, e che gli ha affidato una missione: trasformare il mondo, senza ricchezze né armi ma solo con la fede. Una missione così grande che può prenderti lo scoraggiamento, il desiderio di fuggire. Ma Dio sarà con te.
Senza questi due approcci, la tua vita non ha senso e non porta frutto. La vita dei Martiri Canadesi ricordati oggi dalla Chiesa aveva senso e ha portato frutto.
Io credo in Dio Padre, mio Padre, nostro Padre, Onnipotente, che mi chiama per nome e ha un progetto per me, una missione affinché io porti frutto, un frutto che rimanga per la vita eterna, e io abbia la vita e la vita in abbondanza. Quello che faccio in obbedienza alla missione che Dio mi ha dato è una goccia nell’oceano ma se non lo faccio mancherà questa goccia all’oceano. Quello che faccio fuori da questa missione aumenta solo la confusione e la sfiducia del mondo.
 
Cripta della chiesa dei martiri Canadesi a Roma.
Prima Lettura  Rm 4, 13. 16-18
Egli credette, saldo nella speranza contro ogni speranza.

venerdì 18 ottobre 2019

SAN LUCA: UN'AVVENTURA TUTTA NELLO SPIRITO SANTO / San Luca 18 ottobre





San Luca è un pagano convertito a Gesù. È arrivato all’età adulta, aveva una buona professione, ecc.,  senza essere mai stato inserito nella comunità ebraica. Nel suo Vangelo, scritto forse 20 anni dopo la Risurrezione di Gesù, egli lo chiama con sicurezza “Signore”, “Kyrios”. L’Unico Signore! È vero che letto da un certo punto di vista l’Antico Testamento permette di riconoscere in Gesù di Nazareth il Messia di Dio. Ma la lettura ufficiale e comune lo negava. Gesù è stato rigettato dalle autorità e dal popolo. Mentre era crocifisso come impostore, tutti a Gerusalemme celebravano la Pasqua chiedendo a Dio di mandare presto il Messia. Gesù è stato condannato da tutto ciò che era stabilito, rodato, tranquillo, spirituale, saggio, impegnato, pio. “La pietra scartata dai costruttori è diventata pietra d’angolo, ed è una meraviglia ai nostri occhi!” Quale esperienza enorme con Cristo risorto ha dovuto fare Luca per credere, per perdere la sua vita dietro a Paolo e affrontare tutte le grane e le persecuzioni che subivano! Ha scritto due libri (il Vangelo e gli Atti degli Apostoli) di cui ogni parola è stata ispirata dallo Spirito Santo. Certamente ha sperimentato una  vicinanza speciale dello Spirito mentre rifletteva, sceglieva gli episodi e le parole!
Il Cristianesimo è un’avventura tutta appoggiata sullo Spirito Santo, sulla comunione con Cristo risorto, e in niente sulle istituzioni mondane. Però la tentazione di installarsi, o di rimanere nel proprio guscio è sempre presente. La condizione, ieri e oggi, per essere anche un semplice discepolo è di andare come agnelli in mezzo a lupi; non portando borsa, né sacca, né sandali e non perdendo tempo fuori dall’obbedienza.
Un altro punto: Luca voleva conoscere Gesù a fondo, non si accontentava di qualche preghiera ripetuta. Per poter scrivere il Vangelo ha dovuto approfondire, ma era una esigenza della sua fede, conoscere Gesù, quello che aveva fatto, quello che aveva detto, il suo pensiero e i suoi sentimenti. Non si può essere discepoli diversamente.

Prima Lettura  2 Tm 4, 10-17
Solo Luca è con me.

giovedì 17 ottobre 2019

L'UOMO DEVE DOMINARE SUL CREATO COME DICE GENESI 1,26?


Tintoretto - Creazione degli animali.
 Il libro della Genesi dice chiaramente che l’uomo deve dominare sulla Creazione e in particolare sugli esseri viventi. Sappiamo che questo verbo è stato usato da molti per giustificare un vero sfruttamento della Terra e degli esseri viventi fino alla distruzione da parte dell’uomo. Qualcuno cerca di tradurre “dominare” con “custodire” ma non si può e non è il caso di farlo. La Bibbia introduce abbondantemente il concetto di custodia e di rispetto del Creato come ci spiega il Papa. Quando è stato scritto il libro della Genesi, questa frase è stata una reazione al contesto politeista degli altri popoli. L’uomo adorava il Sole, la Luna e le Stelle, ma anche molti animali, come dèi e sentiva la sua debolezza di fronte alla loro forza e ferocia. Ma lo Spirito Santo conferma all’uomo la sua qualità e il suo posto particolare nel Creato, lo incoraggia e quindi può e deve dominare sugli animali e non scambiarli per divinità. Questo non significa distruggere o non rispettare il Creato. Rubo dall’Osservatore Romano – per la buona causa – stralci di «Una grande speranza», il saggio inedito di Papa Francesco che conclude il libro «Nostra Madre Terra. Una lettura cristiana della sfida dell’ambiente» che uscirà il 24 ottobre (Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, euro 15). «Nostra Madre Terra» raccoglie frasi, testi, discorsi e omelie di Papa Bergoglio sul tema della custodia del creato e della promozione di una vita degna per ogni uomo. Introduce il libro una prefazione del patriarca ecumenico Bartolomeo, che sottolinea l’intesa tra ortodossi e cattolici nella tutela — alla luce della fede in Cristo — del dono della creazione e della vita umana.

(Papa Francesco) La Sacra Scrittura ci insegna che Dio ha creato il mondo. La liturgia della Chiesa poi ci confida che egli lo ha fatto «per effondere il suo amore» (Messale romano. Prefazio della Preghiera eucaristica IV) su tutto ciò che dal nulla veniva alla vita. Quanto esiste porta dunque con sé un’impronta, una traccia, una memoria — oserei quasi dire genetica — che rinvia al Padre. Ciò significa che, in tutto quanto esiste, il Padre si dona, e dunque lo possiamo incontrare, possiamo avere una qualche esperienza del suo amore, percepire una scintilla della sua paternità. Non esiste niente di così piccolo o povero che non porti in sé questa origine o che la possa perdere del tutto. Possiamo così prendere a prestito le parole dell’autore del Libro della Sapienza, che si rivolge a Dio, dicendo: «Tu infatti ami tutte le cose che esistono e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure formata. Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non l’avessi voluta? Potrebbe conservarsi ciò che da te non fu chiamato all’esistenza? Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue, Signore, amante della vita (Sapienza 11, 24-26)».
Esiste, dunque, un collegamento continuo, radicale tra tutto ciò che esiste: il mondo proviene da un Dio amore che nel mondo si dona e ci chiama a condividere questo suo modo di esistenza. La creazione tuttavia non è, come spesso si pensa, semplicemente natura e ambiente.
Noi siamo creature, anche il tempo che passa è creatura. Ciò vuol dire che non esiste nessuna situazione, nessuna prova o crisi, nessuna gioia o successo, in cui non si possa fare esperienza del Signore, compiere un passo verso di Lui per crescere nell’amicizia con Lui e per poter a nostra volta amare, in quanto follemente amati.
Tutto ciò che esiste, esiste dunque per poter “vivere” come Dio, cioè come dono, come amore accolto e consegnato. Ma la creazione può vivere questo solo tramite l’uomo. Solo nell’uomo, microcosmo che condensa in sé l’universo, ma che vive del soffio che il Dio personale ha direttamente insufflato sul suo volto, il mondo può corrispondere alla sua segreta sacramentalità, cioè essere visto come dono. Un dono è sempre una realtà personale: in qualche modo contiene chi lo ha donato e chiede a colui a cui viene offerto proprio di vederlo così, come una realtà trasparente del volto del donatore, un dono fatto per conoscere chi si ama e fare della vita dell’altro una comunione con sé. È compito dell’uomo decifrare in modo libero e creatore la rivelazione di questo dono. Ed è altrettanto compito dell’uomo prendere il mondo nella sua comunione con Dio. La creazione è dunque un luogo in cui siamo invitati a scoprire una presenza. Ma ciò significa che è la capacità di comunione dell’uomo a condizionare lo stato della creazione. Questa è la nostra grande responsabilità. Quando non riusciamo a decifrare la presenza che abita le cose, tutto diventa banale e opaco, smette di essere un mezzo di comunione e diventa un’occasione di tentazione e di inciampo. Tutto questo comincia nel cuore di ciascuno di noi e si diffonde attraverso pensieri, intenzioni, comportamenti, abitudini, sia a livello di singoli che di gruppi sociali. Per essere parte di questa catena che banalizza o deturpa il dono della creazione non è necessario allora essere dei criminali: è “sufficiente” non riconoscere il dono che l’altro — chiunque altro — è, dal familiare al vicino di casa, dal collega di lavoro al povero che incontro per strada, dall’amico al migrante che cerca lavoro o un appartamento dove vivere... Ciò che accade nel cuore dell’uomo ha un significato universale e si imprime sul mondo. È dunque il destino dell’uomo a determinare il destino dell’universo.

mercoledì 16 ottobre 2019

NON HAI ALCUN MOTIVO DI SCUSA! / Santa Margherita M. Alacoque 16 ottobre



Cappella delle Apparizioni, Paray Le Monial.
 “Mentre giudichi l’altro condanni te stesso”. Benedico il Signore che mi ha fatto conoscere questa parola per la prima volta tanti anni fa, non come sapere o studio ma come parola viva, rivolta a me. In quel momento sono rimasto sinceramente sorpreso, perché ero sicuro di non fare “le medesime cose”. Poi ho chiesto al Signore di aprirmi gli occhi e ho visto di me quello che non vedevo da sempre! Da noi stessi non vediamo la nostra trave, vederla è una grazia! Ed è facile caricare gli altri “di pesi insopportabili, e quei pesi non toccarli nemmeno con un dito!” senza (troppo) accorgercene. Ma la pazienza misericordiosa di Dio verso di noi ci spinge alla conversione!
Ora è facile appunto metterci a posto la coscienza con piccole cose (la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe) senza consegnare veramente la nostra vita a Dio perché ne faccia quello che vuole Lui, oppure trascurare di fare le scelte importanti che sappiamo di dover fare. Quasi sempre riduciamo col tempo il Vangelo o i carismi dei santi a pratiche esteriori che non ci convertono. La ricorrenza di oggi ce ne mostra un esempio. 
Oggi è la festa di santa Margherita Maria Alacoque che ha ricevuto a Paray Le Monial le rivelazioni del Sacro Cuore. Gesù le ha dato un messaggio semplice e profondo: “guarda questo cuore che ha tanto amato il mondo!” che invitava alla fiducia, rassicurava e invitava tutti ad avvicinarsi a Dio per vivere in comunione con Lui. Il Signore ha dato anche indicazioni per concretizzare in modo facile il suo messaggio: i Nove Primi Venerdì del mese. Per quante persone queste rivelazioni sono diventate non una Buona Notizia ma solo un insieme di istruzioni da osservare, e, se manchi un venerdì anche senza colpa, una fonte di scrupoli? Si sono trasformate anche in statue, statuine del Sacro Cuore più o meno sdolcinate? Santa Teresina diceva che non vedeva il Sacro Cuore come le consorelle, che vedevano un Gesù con la mano sul petto e un cuore rosso circondato di spine, ma Gesù stesso, che irradia un fuoco di amore.