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martedì 31 dicembre 2019

NATALE, FESTA PAGANA? / 31 dicembre.


Cristo è la Luce vera che illumina ogni uomo.
IHS = Iesus Homini Salvator: Gesù Salvatore dell'Uomo.
“Tanti auguri di buon natale e felice 2020. Tu sai che noi evangelici non crediamo nel natale perché festa pagana e non menzionata nella Bibbia quale 25 dicembre, idem per l’Epifania.”
Ho ricevuto questi auguri affettuosi da un caro amico diventato evangelico. Purtroppo il suo ragionamento è comune tra gli evangelici e forse altri. Ma è un ragionamento solido? È un ragionamento fedele alla Bibbia e al piano di Dio?
Pretendere che tutto sia scritto tale e quale nella Bibbia per avere valore è fuorviante e smentisce la Bibbia stessa che confessa che si non si potevano scrivere tutto ciò che di importante Dio ha operato per la nostra salvezza (vedi Giovanni 21,25; e passi simili). Tutto ciò che è scritto lo è stato per portarci alla fede, quindi alla salvezza, ma non ha mai escluso che ci siano altre cose vere, non scritte nella Bibbia.
Nel caso del Natale il problema è ancora più semplice.
A/ I cristiani confessano, seguendo la Fede di sempre e i Vangeli, che Gesù è nato nella carne, dalla Vergine Maria (anche un evangelico riconosce che Maria era vergine al momento della nascita di Gesù come dice Matteo 1,25). Il Verbo si è fatto carne. È una verità strepitosa. Devo rallegrarmi con tutta la mia comunità, con tutte le comunità cristiane del mondo per questo dono, fare una festa memorabile! Non voglio privarmi per un puntiglio di festeggiare, di contemplare insieme un dono immenso del Mistero del Cristo nostro Salvatore. Benedire Dio per i suoi doni, radunati insieme nel suo nome e quindi con il dono specifico della presenza del Signore risorto in mezzo ai fratelli è una forza che la Scrittura esorta a non trascurare (Ebrei 10,24-25).
B/ Ma il 25 dicembre non è scritto nella Bibbia! Certo ma per fare una festa insieme ho bisogno di un appuntamento, di una data. Un mio fratello nato negli ultimi giorni di dicembre è stato dichiarato all’anagrafe il primo gennaio che è diventato il giorno della sua nascita, il giorno in cui lo festeggiamo. Quando ha compiuto 20 anni ha fatto il bagno nel laghetto vicino casa e mi ha invitato ad accompagnarlo, proprio il primo gennaio. Me lo ricordo perché l’acqua era a tre gradi!!! Non ha sempre importanza il giorno preciso storico. E tutti sappiamo che il 25 dicembre è quello che si chiama una data convenzionale. Hanno importanza però due cose: che Gesù sia veramente nato e avere una data precisa per far festa tutti insieme e rallegrarci per la sua nascita. Cari evangelici scegliete un’altra data se volete ma festeggiate la Nascita del nostro unico Salvatore!
C/ Ma Natale è una festa pagana! Dispiace contraddire ma no! Natale è una festa cristiana. Noi festeggiamo la Nascita di Cristo! Più cristiano di così! È vero, era una festa pagana tra i romani, perché il 25 dicembre è il primo giorno dopo il solstizio d’inverno in cui si nota che i giorni ricominciano ad allungare, che il sole è di nuovo più alto nel cielo. Ma noi non festeggiamo il dio sole, ma il vero Sole vittorioso delle tenebre, la Luce Vera che è venuta nel mondo e che le tenebre non hanno vinto (Giovanni 1,5). È un processo proprio divino: inclusivo e correttivo. È dire la verità sul Creato, verità che era stata distorta dai pagani. Il sole non è una divinità, non è eterno, è solo la fonte di luce maggiore, che Dio ha creato per regolare il giorno (Genesi 1,16-18; salmo 135,8-9).  Il Sole appartiene a Dio e al suo Cristo senza il quale nulla è stato fatto di ciò che esiste (Giovanni 1,3). E quindi, festeggiando la nascita di Cristo il 25 dicembre, affermiamo il suo potere su ogni elemento materiale, cosmico, sociale, spirituale. Non solo Natale è una festa cristiana, ma è molto conveniente celebrarla il 25 dicembre! Secondo il Libro Esseno dei "Giubilei" alcuni, calcolando che Zaccarìa era della classe di Abìa, vedono che Elisabetta rimase incinta al ritorno del marito dal Tempio quindi a fine settembre. Sei mesi dopo Maria rimase incinta (Luca 1,26), quindi a fine marzo e a fine dicembre è nato Gesù! Per noi non ha un'importanza fondamentale ma è un tassello in più che impedisce di liquidare come pagana o fantasiosa la tradizione cristiana. 
 Temi ancora che questo possa generare confusione? Ma se Dio ha proceduto sempre in questo modo! Cosa è la Pasqua? La Festa cristiana più importante, celebriamo la Risurrezione di Gesù da tra i morti! Molto bene. E prima? Prima era la festa ebraica della liberazione dalla schiavitù d’Egitto. Ancora una volta hai risposto bene. E prima? Forse non lo sai, ma prima era una festa pagana cosmica, il primo plenilunio di primavera, la liberazione dall’inverno. Dio ha scelto proprio queste feste pagane di aspirazione dell’uomo alla libertà e alla vita, dandole una pienezza sempre maggiore, indirizzando il cuore dell’uomo verso i valori più profondi.
Dio ha proceduto allo stesso modo per far crescere il suo popolo attraverso festeggiamenti che includevano elementi naturalistici o pagani, completandoli e PURIFICANDOLI. Così per la festa di Pentecoste, la festa di Hanukkah che si festeggia nello stesso periodo del nostro Natale, ecc…

Vangelo   Gv 1, 1-18
Il Verbo si fece carne.

domenica 29 dicembre 2019

LA REALTA' PIU' BELLA E PIU' ATTACCATA, LA FAMIGLIA / Festa della Santa Famiglia



“La famiglia è la realtà più attaccata!” Di chi è questa frase? Di papa Francesco. Per questo motivo fece due Sinodi preceduti da una inchiesta mondiale sulla situazione delle famiglie in cui vennero interrogati i vescovi e le realtà ecclesiali più importanti. Non era mai successo prima che ci fosse un questionario di questo tipo in preparazione a un Sinodo. Un lavoro molto serio. Porterà frutto? Perché porti frutto deve innanzitutto arrivare alle persone. Cosa è arrivato di questi Sinodi e della Esortazione successiva “Amoris Laetitia” alla gente fuori e dentro le parrocchie? La maggior parte ha saputo a malapena ciò che hanno detto i giornali, con titoli e articoli spesso superficiali o anche menzogneri. Perfino molti preti hanno solo capito che ormai si può dare la comunione ai divorziati risposati senza pensarci due volte. Non hanno mai letto la nota di Amoris Laetitiae che parla di discernimento (quindi di un processo che richiede tempo e attenzione) che può, solo in alcuni casi, aprirsi alla comunione eucaristica per divorziati risposati. In ogni caso la ricchezza delle discussioni e dell’Esortazione che seguì non si può esaurire sul caso dei divorziati risposati.
Un modo per rendere inefficace la Parola di Dio è molto semplice: ignorarla. E quando non si può ignorarla, basta non approfondirla, non cercare di comprenderla, basta estrapolarla, basta citarla a metà... Così anche per il Magistero. Basta non leggerlo però magari partecipi poi a discussioni pro o contro su qualche sito web e diffondi articoli. Non sai di cosa parli ma prendi parte! Che assurdità!
Allora questa volta leggi con attenzione le letture di questa domenica e comincia ad interrogarti da solo: cosa significano? Sono parole scritte tanto tempo fa, hanno ancora valore oggi? Cosa dicono alla mia vita di oggi, alla mia vita di famiglia, alla mia vita di relazione con i miei genitori o con chi ne occupa il posto, alla mia vita di relazione con i miei figli,…? Guarda quante promesse stupende ti fa la prima lettura. Se onori i genitori avrai il perdono dei tuoi peccati e sarai più forte contro le tentazioni future. A proposito conosci il secondo comandamento? Mi rispondi: Sì, certo, dice: “onora il Padre e la Madre!” Solo questo? Ascolta cosa dice: “onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà”. ( Esodo 20,12). San Paolo nota che è il primo comandamento accompagnato da una promessa: “perché tu sia felice e godi di una lunga vita sulla terra”. (Efesini 6,2). È una scoperta per te? Non l’avevi mai sentito, eppure hai fatto il catechismo? Cosa dire? A volte la Chiesa mutila se stessa senza motivo non donando ai suoi figli il pane di vita che fa crescere sani e felici.

Prima Lettura  Sir 3, 3-7.14-17a
Chi teme il Signore onora i genitori.

sabato 28 dicembre 2019

PERCHE' DIO HA SALVATO SOLO IL BAMBINO GESU' E NON GLI ALTRI? / Santi Innocenti 28 dicembre



Bambini massacrati mentre Gesù che Erode voleva uccidere è salvato da un intervento speciale dal cielo! Una pagina difficile della Bibbia. Perché queste preferenze? Le mamme non avrebbero accettato qualsiasi vocazione, qualunque missione per il Regno di Dio per i loro figli piuttosto che vederli morire così?
La prima lettura di san Giovanni afferma che Dio è solo luce e in lui non c'è tenebra alcuna. Ecco, lui non c’entra col male, non fa nessun gioco sporco. Ma perché non ha salvato gli altri bambini? Perché non salva tutti i bambini, tutti gli innocenti, tutti i poveri? Anche perché ha tutto nelle mani. Il Vangelo conclude in questo modo: la strage di Erode compì una profezia.
“era troppo duro da comprendere ai miei occhi” dice il salmista.
Ci resta solo da essere in comunione con lui e camminare nella luce, di essere gli anti Erode o piuttosto i figli di Dio che scelgono di accendere una luce piuttosto che maledire l’oscurità, di seguire colui che passò beneficando tutti coloro che erano sotto il potere del maligno. Gesù adulto sulla croce si caricherà volontariamente anche del peccato di Erode, sarà ucciso anche lui da Erode e da tutti i suoi complici, cioè noi. E Gesù offrendosi come vittima di espiazione, laverà il peccato di Erode e quelli di tutto il mondo.

Prima Lettura  1 Gv 1,5-2,2
Il sangue di Gesù ci purifica da ogni peccato.

venerdì 27 dicembre 2019

INCARNAZIONE, MISTERO SCONVOLGENTE CHE CAMBIA TUTTO / san Giovanni Evangelista, 27 dicembre





La successione Santo Stefano-San Giovanni Evangelista ci presenta subito dopo il giorno di Natale gli aspetti Passione-Martirio e Risurrezione del Mistero di Gesù. Gesù è venuto per dare la sua vita in riscatto per molti. Per questo motivo, in Oriente, le icone della Natività mostrano Gesù deposto nel sepolcro e non nella mangiatoia.
Ma anche le letture di oggi, scelte per la festa dell’Evangelista, mettono in evidenza l’Incarnazione (le nostre mani hanno toccato) che continua nella condizione glorificata della Risurrezione (vide e credette).
L’Incarnazione è un Mistero così formidabile che non ha mancato di suscitare fin dall’inizio del Cristianesimo, domande, approfondimenti, riflessioni e anche dibattiti, fino ai Concili che se ne sono occupati, i cosiddetti Concili Cristologici. Molti hanno cercato una verità più accettabile per la ragione umana appoggiata solo sulle proprie forze: l’Umanità di Gesù era solo un’apparenza, l’uomo Gesù era diverso dal Verbo, solo associato a Lui, ecc… E, diceva ancora di recente un vescovo, si fa sempre fatica ad accettare tutta la potenza e le conseguenze del Mistero dell’Incarnazione. Quanti di noi hanno la coscienza dell’Incarnazione nella loro vita quotidiana, nella loro preghiera? Non pregano forse un Dio lontano, in cielo, la cui presenza sulla terra è ridotta ai sacramenti o ad altri segni sacri? Eppure tutto il Nuovo Testamento testimonia continuamente che Gesù è il Signore, è Risorto nel suo vero corpo che è il nostro corpo. Per questo, i primi cristiani inculcavano che essere battezzato era diventare un “Alter Christus”, un “Altro Cristo”. Questa espressione così bella e potente, travolgente, da far smarrire l’intendimento, l’ho sentita per molto tempo riservata a san Francesco. In qualche modo, come un privilegio, era attribuita anche ai sacerdoti, separati dagli altri uomini fino a formare una “casta sacerdotale” (le mani consacrate del prete che sole potevano toccare l’ostia e il calice, ecc.). Certamente il sacerdozio ministeriale non è da confondere con il ministero comune. Ma anche il presbitero condivide il sacerdozio comune con tutti gli altri battezzati. Purtroppo è proprio questa coscienza del sacerdozio comune che è scemata nel popolo. Quanti dicono: “mica sono Gesù Cristo io!”

Prima Lettura  1 Gv 1,1-4
Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi.

STEFANO RIVELA LE NOSTRE FRAGILITA' / Santo Stefano 26 dicembre




Stefano sta in mezzo ai suoi fratelli ebrei, in mezzo al popolo che attende il compimento delle promesse di Dio. La Buona Notizia che egli annuncia dovrebbe riempirli di gioia o almeno suscitare un ascolto pieno di interesse. E invece trova resistenza fino alla chiusura. Tentano di discutere con lui, ma non hanno argomenti. Anche lui conosce la Scrittura e il suo annuncio, non solo corrisponde al compimento delle profezie, ma lo Spirito con cui egli parla li sovrasta. Invece di aprirsi alla Salvezza, o almeno di fare silenzio per riflettere e pregare su un argomento così importante di cui vedono svelarsi dimensioni insospettate, si chiudono e reagiscono con la violenza. Tolgono Stefano di mezzo, lo escludono, e lo uccidono. Perché si sentono minacciati dal Vangelo che annuncia Stefano? Forse, annunciando loro la gioia della Risurrezione, egli rivela tutta l’inconsistenza di ciò di cui si gloriano. E non lo sopportano. In ogni caso la rigidità e la violenza rivelano sempre una grande fragilità interiore e una mancanza di ragioni profonde.
Siamo tutti feriti e spesso le nostre reazioni rivelano la nostra fragilità. Prenderne coscienza però ci aiuta a camminare e ad aprirci alla verità, alla salvezza.
Infatti quel giovane chiamato Saul che approvava la lapidazione di Stefano ha percepito la sicurezza e la misericordia che riempivano Stefano mentre moriva. Questo seme gettato in lui, attraverso un percorso difficile, una lotta con la verità, germoglierà pienamente in lui, ed egli diventerà l’Apostolo di Gesù per eccellenza. Dovendosi muovere nel mondo greco romano scelse un nome nuovo: Paulus, Paolo. Non fu una scelta a caso. Paulus, in latino, significa “poco”, “piccolo”. “Ultimo fra tutti apparve anche a me come ad un aborto” (1 Corinti 15,8).

Prima Lettura  Atti 6,8-10; 7,54-60
Ecco, contemplo i cieli aperti.

mercoledì 25 dicembre 2019

ANDARE SENZA INDUGIO VERSO LA MANGIATOIA / Natale del Signore 2019

Von Honthorst - Adorazione dei Pastori.
“Andarono, senza indugio,”…  Tutti coloro che partecipano al Mistero di quella Notte hanno dovuto muoversi, lasciare il loro posto abituale, le loro sicurezze. Giuseppe e Maria, incinta del nono mese, hanno dovuto andare da Nazareth a Betlemme e lì cercare un riparo di fortuna. I Magi hanno iniziato da tempo un viaggio lungo e faticoso. I pastori partono senza indugio, subito, dando priorità assoluta su ogni altra cosa all’annuncio che hanno ricevuto.
Questa è una caratteristica indispensabile per ogni ricerca di Dio e ogni cammino di fede. Camminare, cambiare, dare priorità concreta e assoluta a Dio e alla propria conversione. Lo so che non è quello che facciamo nel quotidiano. Ma questo è il motivo per cui siamo così deboli nella fede, inconcludenti nella vita. “Senza indugio”, questa espressione ci deve spronare e guidare.
«Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
Maria avvolge con cura il neonato in fasce. Nella sua povertà è ordinata, si prende cura con tutto l’amore del suo bambino. Servi l’ordine e l’ordine ti servirà. Oltre la pigrizia, il disordine è un altro difetto spirituale contro il quale combattiamo per essere servi di Dio.
Ma la culla è una mangiatoia. Non è l’ideale sognato, specie da un abile falegname come Giuseppe. Ma la culla non si poteva portare da Nazareth. Neppure una stalla è quello che si vorrebbe per accogliere un primogenito, né come prestigio, né come comodità e igiene. Si tocca il fondo. Veramente non è ancora il fondo. Gesù scenderà molto più in basso ancora, ma indubbiamente la mangiatoia è un SEGNO.
Anche se il tuo cuore, le tue mani, la tua vita, sono una mangiatoia, Gesù non esiterà a venirci. Certo una pulitina la farai! Ma per quanto aggiusti le cose alla meglio, una mangiatoia non sarà mai una culla di lusso. Questo però non sarà mai un impedimento per il Signore. E se il tuo vicino, la tua comunità ti fa pensare ad una stalla, ad una mangiatoia, non dubitare che Gesù vi sia presente. Lì lo troverai: nella mangiatoia.

Vangelo  Lc 2,15-20 (Messa dell'Aurora)
I pastori trovarono Maria e  Giuseppe e il bambino.

martedì 24 dicembre 2019

GIOVANNI: COSA SIGNIFICA LA GRAZIA? / 24 dicembre

Dio stesso costruirà una casa a Davide.
 Giovanni = (Dio) fa grazia! Nel caso di Zaccarìa è chiaro che il suo bambino appena nato è un dono di pura grazia. Dopo una vita di attesa e ormai avanti negli anni come poteva essere diversamente? Dio ha fatto tutto anche se Giovanni è stato concepito in un normale rapporto coniugale.
Dio fa tutto e vuole fare tutto! Nella prima lettura Davide vuole costruire un tempio al Signore e ciò sembra del tutto buono al profeta Natan. Ma Dio stesso lo blocca, ricordandogli come tutto è stato grazia nella sua vita. Il suo padre lo aveva persino dimenticato quando Samuele ha chiesto di vedere i suoi figli! Eppure è stato unto re. Ancora, il Signore rivendica per sé la distruzione dei suoi nemici come se Davide non avesse fatto nulla. Eppure il braccio che maneggiava la spada si è stancato, ed  egli affrontava la propria paura mettendo la sua fiducia nel Signore che non vedeva! Ma Davide sa che quella “striscia di vittorie”, come diciamo oggi, non è frutto dei suoi sforzi. Anche la sua astuzia viene da Dio e sopratutto la Sapienza che gli ha fatto risparmiare Saul, il consacrato del Signore, lì dove i suoi capi di guerra vedevano Dio stesso offrigli di farla finita con il suo nemico mortale. Sapienza controcorrente e benedetta che ha portato così tanti frutti e tanta gloria nella sua vita.
Le letture di oggi ci aprono gli occhi sulla grazia. Abbiamo tendenza a concepire la grazia come qualcosa che Dio fa mentre noi rimaniamo seduti, spettatori. Invece Dio ci vuole coinvolti, associati e partecipi alla sua opera. La grazia è un’avventura. “Il Dio che ti ha creato senza di te, non ti salverà senza di te”, “ti vuole salvare in maniera degna di un essere intelligente e libero”, dice san Francesco di Sales. In noi il borghese, l’uomo ancora vecchio, vorrebbe sedersi mentre la natura dell’uomo redento è il movimento, il servizio, il dono di sé. E quando ci pesa – e quanto ci pesa tante volte! –servire, abbassarci (o essere abbassati), faticare, consideriamolo come un programma benedetto di fisioterapia celeste che viene a sciogliere le nostre paralisi, viene a sciogliere le conseguenze di questo incidente mortale che si chiama peccato originale e dal quale solo per grazia siamo scampati.  

Prima Lettura    2 Sam 7, 1-5.8-12.14.16
Il regno di Davide durerà in eterno.

lunedì 23 dicembre 2019

CHE SARA' MAI QUESTO BAMBINO? / 23 dicembre



La gente che sente parlare della nascita del Battista si meraviglia e si chiede: «Che sarà mai questo bambino?». È normale che l’eccezionalità delle circostanze che l’hanno accompagnato fin dal concepimento susciti "gossip". Ma le persone “custodivano in cuor loro”, era quindi un chiedersi cosa voleva annunciare loro Dio attraverso questa nascita.
Il Signore lancia processi, apre il futuro, ci incammina su strade mai percorse prima, tanto meno da ognuno di noi. Sapere che Dio ha tutto nelle mani e guida la Storia è un pilastro fondamentale della fede biblica. Con la sua morte da condannato in croce e la sua risurrezione, Gesù ha dimostrato di diventare Signore di tutto, anche degli avvenimenti e delle circostanze di morte, di desolazione. Ed egli "ci rende partecipi della sua vita immortale". Non siamo mai abbandonati e, invocando il Nome di Gesù, possiamo entrare nella morte, la nostra morte, le nostre morti, non per gusto morboso, ma perché Egli ha vinto la morte.
Essere fedeli significa cambiare molto e molte volte diceva il santo Cardinale John H. Newman. Non il cambiamento per il cambiamento o senza criterio, ma un cammino di conversione dove ci apriamo alle sorprese di Dio, alla profondità del suo Amore che si manifesta nella croce. L’ha ricordato papa Francesco alla Curia qualche giorno fa, aggiungendo, citando Papa Benedetto, che non siamo in un tempo di cambiamenti normali, ma in un cambiamento di epoca. La Cristianità è ormai alle spalle, che lo vogliamo oppure no. E continuare ad avere dei comportamenti modellati sulla Cristianità, ritarda o addirittura danneggia l’evangelizzazione e la Chiesa stessa, mentre il Vangelo è eterno.

Prima Lettura   Ml 3, 1-4.23-24
Prima del giorno del Signore manderò il profeta Elia.


domenica 22 dicembre 2019

L'ANNUNCIAZIONE A GIUSEPPE FIGLIO DI DAVIDE / IV Domenica di Avvento



I primi evangelizzatori non parlavano, o pochissimo, di Maria. E così anche gli evangelisti. Marco la nomina solo due volte e in modo quasi aneddotico. Il Vangelo di Matteo non parla dell’Annunciazione a Maria ma a Giuseppe. Solo in seguito, ben impiantato l’Annuncio del Mistero pasquale e di Gesù Unico Salvatore e Unico Mediatore, con Luca si propone ai credenti la meditazione sull’infanzia di Gesù e il Mistero della Madre. San Paolo che ha annunciato il Mistero della salvezza e ha scritto prima degli evangelisti segue la stessa linea. Di Maria dice solo che Gesù è “nato da donna”.
Il brano di Matteo di oggi, non sminuisce la grandezza di Maria ma invece mette in risalto l’importanza di Giuseppe che spesso trascuriamo (io almeno finora). Dio che ha voluto aver bisogno della sua creatura e prendere carne da lei non ha voluto servirsi solo di Maria per venire nel mondo, ma anche di Giuseppe. Spesso non comprendiamo che è attraverso Giuseppe che Gesù diventa figlio di Davide e compie la promessa del “virgulto di Jesse”, non comprendiamo che la sua incarnazione significa anche educazione umana e inserimento sociale e che Giuseppe è fondamentale in questo campo. È il padre che con l’esempio e l’insegnamento trasmette la Legge e i suoi valori ai figli. Padre e madre. Dio ha anche bisogno di te, di tutti noi.
Nell’icona della Sacra Famiglia sopra, Giuseppe porta il tutto peso del Figlio sulle spalle, e l’asta della croce sembra trafiggerlo nelle spalle. Ma sopratutto ciò che sorprende è che Giuseppe ha il volto del Servo Sofferente, un volto da Sindone. Ma non è forse Gesù il Servo Sofferente, l’uomo della Sindone? Certo, ma ognuno di noi è configurato a Cristo e Giuseppe è estremamente vicino a Cristo in questo cammino. Egli è il servo obbediente che non ricava nulla di mondano dalla sua chiamata. Sull’Icona sono menzionati Maria (a sinistra, MR ThU: Mater Theou, Madre di Dio) e Gesù Cristo (a destra IS. XS., Iesous Christos) ma non Giuseppe. Ma sopratutto, oltre al provvedere fedelmente alla sua Famiglia e a difenderla, Giuseppe “porta la vergogna di Maria e di Gesù, la vergogna del peccato” come crede la gente e come credeva anche lui prima che l’angelo lo visitasse. Certo che Maria è rimasta immacolata, senza ombra di peccato, ma per molti sembrava il contrario. Infatti se Giuseppe voleva ripudiarla in segreto è perché credeva che Maria fosse stata infedele. Tutti nel villaggio si erano accorti di questa gravidanza. Come spiegarla? Giuseppe la copre, e anche se la gente pensa che il figlio è suo (Luca 3,23 e altri), per l’opinione comune, come minimo Giuseppe ha sposato una donna leggera che gli ha ceduto prima del tempo e neppure lui è stato irreprensibile. Hanno rovinato il loro onore. Il Figlio, come e forse più dei genitori, è marchiato da questa leggerezza, da questa poca affidabilità morale. E si sa cosa significa in un ambiente paesano, povero culturalmente e pettegolo, subire il giudizio della gente.

Prima Lettura  Is 7, 10-14
Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio.

sabato 21 dicembre 2019

MARIA E LA CHIESA




Dai «Discorsi» del beato Isacco della Stella, abate
(Disc. 51; PL 194, 1862-1863. 1865)

Il Figlio di Dio è il primogenito tra molti fratelli; essendo unico per natura, mediante la grazia si è associato molti, perché siano uno solo con lui. Infatti «a quanti l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio» (Gv 1, 12). Divenuto perciò figlio dell’uomo, ha fatto diventare figli di Dio molti. Se ne è dunque associati molti, lui che è unico nel suo amore e nel suo potere; ed essi, pur essendo molti per generazione carnale, sono con lui uno solo per generazione divina.

Il Cristo è unico, perché Capo e Corpo formano un tutt’uno. Il Cristo è unico perché è figlio di un unico Dio in cielo e di un’unica madre in terra.

Si hanno insieme molti figli e un solo figlio.
Come infatti Capo e membra sono insieme un solo figlio e molti figli, così Maria e la Chiesa sono una sola e molte madri, una sola e molte vergini. Ambedue madri, ambedue vergini, ambedue concepiscono per opera dello Spirito Santo senza concupiscenza, ambedue danno al Padre figli senza peccato. Maria senza alcun peccato ha generato al corpo il Capo, la Chiesa nella remissione di tutti i peccati ha partorito al Capo il corpo.

Tutt’e due sono madri di Cristo, ma nessuna delle due genera il tutto senza l’altra.

Perciò giustamente nelle Scritture divinamente ispirate quel ch’è detto in generale della vergine madre Chiesa, s’intende singolarmente della vergine madre Maria; e quel che si dice in modo speciale della vergine madre Maria, va riferito in generale alla vergine madre Chiesa; e quanto si dice d’una delle due, può essere inteso indifferentemente dell’una e dell’altra.

Anche la singola anima fedele può essere considerata come Sposa del Verbo di Dio, madre figlia e sorella di Cristo, vergine e feconda. Viene detto dunque in generale per la Chiesa, in modo speciale per Maria, in particolare anche per l’anima fedele, dalla stessa Sapienza di Dio che è il Verbo del Padre: Fra tutti questi cercai un luogo di riposo e nell’eredità del Signore mi stabilii (cfr. Sir 24, 12). Eredità del Signore in modo universale è la Chiesa, in modo speciale Maria, in modo particolare ogni anima fedele. Nel tabernacolo del grembo di Maria Cristo dimorò nove mesi, nel tabernacolo della fede della Chiesa sino alla fine del mondo, nella conoscenza e nell’amore dell’anima fedele per l’eternità.


UN MODELLO PERFETTO DI EVANGELIZZAZIONE: LA VISITA DI MARIA AD ELISABETTA


Maryam - Elysabet. Piccole Sorelle di Gesù.

Il sì di Maria è stato dato nell’oscurità della fede, nel turbamento e nel timore, nella fiducia che, dal più profondo dell'essere, rischia tutto per rispondere ad un amore così reale ma così diverso da quello che è il nostro mondo, i nostri sensi, i nostri progetti, i nostro pensieri e i nostro criteri di controllo e di pianificazione.
Dopo questo “passaggio”, da questa Pasqua, attraversata la morte Maria si ritrova avvolta dalla Vita nuova. È ancora nel mondo ma non è più del mondo. Lo è mai stata? È vero Maria per singolare privilegio è l’Immacolata Concezione e quindi in lei l’immagine di Dio non è mai stata offuscata, ma ogni tappa predisposta da Dio, ogni adesione di Maria alla volontà di Dio l’hanno fatta crescere in questa grazia. E l'Annunciazione è un punto di svolta fondamentale della sua vita di fedeltà e di unione a Dio. Se non avesse detto sì, non solo non sarebbe cresciuta ma nel caso di un rifiuto volontario della grazia, si sarebbe discostata da Dio. È ciò che si chiama peccato di omissione. E Maria non ha finito di crescere. Dovrà conoscere ancora in molti modi la prova della croce, fino a quando una spada le trafiggerà il cuore per il tragico rifiuto dell’uomo di essere salvato. Tutto ciò che è unico in Maria non toglie quindi che è pellegrina nella fede come noi. Se i nostri percorsi sono diversi per i doni ricevuti e per la fedeltà o infedeltà proprie di ognuno, il dinamismo dello Spirito Santo è unico e comune a tutti. Leggiamo nel Breviario del Beato Isacco della Stella, abate: Anche la singola anima fedele può essere considerata come Sposa del Verbo di Dio, madre figlia e sorella di Cristo, vergine e feconda. Viene detto dunque in generale per la Chiesa, in modo speciale per Maria, in particolare anche per l’anima fedele, dalla stessa Sapienza di Dio che è il Verbo del Padre:…” (Disc. 51; PL 194, 1862-1863. 1865).
Questa grazia sovrabbondante è gioia e santificazione. È effusione dello Spirito Santo e illumina chi viene in contatto con chi la porta. Contempliamo il quadro perfetto di evangelizzazione che è la visita di Maria a Elisabetta sua cugina, incinta di Giovanni Battista: evangelizzare in modo perfetto è essere talmente pieni di Spirito Santo, uniti in tutto a Dio che lo manifesti attraverso ogni tua parola, ogni tuo gesto, anche senza annunciare esplicitamente Gesù Cristo. Certo la predicazione è necessaria, ma non deve essere proselitismo: “la Chiesa cresce per attrazione” diceva papa Benedetto XVI.

Prima Lettura   Ct 2, 8-14
Ecco, l’amato mio viene saltando per i monti.

venerdì 20 dicembre 2019

L'ANNUNCIAZIONE: SOLO GIOIA? / 20 dicembre

Cortona - Annunciazione - Beato Angelico.

Più volte all’anno ascoltiamo questo Vangelo meraviglioso dell’Annunciazione a Maria. Sappiamo quanto è stato importante il sì libero e volontario di una fragile creatura umana per la nostra salvezza. Il Corano dice: “è cosa decisa”. Nel Corano Dio non chiede il consenso di Maria.
Forse vediamo questa scena solo come luce e gioia. Come ce lo dipingono i pittori migliori. Come una dichiarazione d’amore tra fidanzati che pensano che tutto sarà meraviglioso e facile. È chiaro che c'è un amore incomparabile che avvolge e sostiene la Vergine. Ma nel suo atto di abbandono totale c'è anche tutta l’oscurità della notte della fede. Deve dare la sua disponibilità a qualcosa che non può assolutamente dominare. C'è il morire profondo a se stessa. Quello che normalmente non c'è tra fidanzati dove sembra che ci sarà solo vita, completamento, e non spogliazione e umiliazione.
Dopo il sì, dopo la kenosi dal Vergine, il suo svuotamento, scompare il turbamento e c'è la gioia che invade.
Maria dona la sua parola che passa. È solo una parola umana anche se la parola umana è ciò che c'è di più prezioso nell’uomo. E in cambio Maria riceve la Parola Eterna.
A questo siamo chiamati anche noi. Ascoltare la Parola di Dio per noi, passare attraverso la morte del sì totale e ricevere il verbo di Vita.

Prima Lettura   Is 7, 10-14
Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio.

giovedì 19 dicembre 2019

FIGLI CONCEPITI PRIMA NELLA FEDE POI NELLA CARNE / 19 dicembre



Sansone nasce da una coppia sterile come dono del cielo. Anche altri, come Samuele, come i figli di Giacobbe e Rachele…
Giovanni Battista è stato atteso per tutta una vita. Un’attesa sentita come una vergogna costante in mezzo alla gente del villaggio e del parentado e che ha logorato questi sposi. Erano giusti davanti a Dio e compivano tutti i comandamenti quindi avevano una grande forza spirituale ma possiamo immaginare nervosismi, silenzi, incomprensioni, dialoghi troncati o accuse, magari senza fondamento apparente. E poi davanti a Dio, quella stanchezza che spegne la freschezza della fede di Zaccaria.
Dio ha veramente dei tempi che non sono i nostri. Beati però i figli che vengono concepiti prima nella fede poi nella carne. Ci sono vari casi straordinari nella storia della Chiesa. Forse l’ultimo è quello di Chiara “Luce” Badano, oggi beata, figlia unica attesa per 11 anni. Dobbiamo tutti essere fecondi, papa Francesco lo ricorda alle suore spesso vecchie e senza più vocazioni:”Non so come, ma siate feconde!” Generare nella fede e nella preghiera prima che nelle opere.
Mi colpisce la mitezza di Elisabetta quando dice “Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna fra gli uomini”. La traduzione è buona, ma l’espressione greca è bellissima: “ha volto lo sguardo per togliere la mia vergogna…”

Prima Lettura   Gdc 13, 2-7. 24-25a
La nascita di Sansone è annunciata dall'angelo.

IL PAPA HA TOLTO IL SEGRETO DI CONFESSIONE PER I CRIMINI DI PEDOFILIA?



È rimbalzata la notizia il 17 dicembre che papa Francesco aveva tolto il segreto pontificio per quanto riguarda i crimini di pedofilia. Tutti hanno commentato che è una svolta storica, un grande passo avanti. L'ha detto anche mons. Scicluna vescovo di Malta e sottosegretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, specialmente delegato a questi casi.
Questa misura però riguarda SOLO LE INCHIESTE PENALI E I PROCESSI. Non riguarda la confessione.
IL PAPA NON HA TOLTO IL SEGRETO DI CONFESSIONE! ANCHE PER I PECCATI DI PEDOFILIA RIMANE L'OBBLIGO PER IL CONFESSORE DI NON PARLARNE CON NESSUNO DOPO LA CONFESSIONE.
SE QUALCUNO VIENE A CONFESSARE UN PROPRIO PECCATO DI PEDOFILIA SONO TENUTO AL SIGILLO DELLA CONFESSIONE, AL SEGRETO ASSOLUTO, COME PER OGNI ALTRO PECCATO.
Potrò consigliare a questa persona di autodenunciarsi ma non potrò io denunciarlo a nessuno.

SE QUALCUNO VIENE A PARLARE IN CONFESSIONE O IN COLLOQUIO RISERVATO DEL PECCATO DI PEDOFILIA COMMESSO DA ALTRI SONO COMUNQUE TENUTO AL SEGRETO NATURALE. CIOE’ NON POTRO’ PARLARNE FUORI DALLA CONFESSIONE A MENO CHE QUESTA PERSONA MI AUTORIZZI O MI CHIEDA DI FARLO.

In una parrocchia della Diocesi c'è stato il caso di un prete che si era macchiato di questi peccati. Le “vittime” (quasi tutti maggiorenni) hanno chiesto al Cardinale di non fare i loro nomi, per vergogna. Pur non essendo un segreto di confessione stretto, il Cardinale non ha potuto spiegare alla comunità quello che era successo perché legato dal segreto naturale della confidenza. Questo ha ritardato molto la risoluzione del caso. Ma è giusto che le persone siano cautelate nella loro reputazione.


mercoledì 18 dicembre 2019

LA VERGINE MARIA ERA METICCIA?

Particolare dell'Immagine della Madonna di Guadalupe.

 Tra il 9 e il 12 dicembre 1531, sulla collina del Tepeyac a nord di Città del Messico, Maria apparve più volte a Juan Diego Cuauhtlatoatzin, uno dei primi aztechi convertiti al cristianesimo. Il nome Guadalupe venne dettato da Maria stessa a Juan Diego: alcuni hanno ipotizzato che sia la trascrizione in spagnolo dell'espressione azteca Coatlaxopeuh, "colei che schiaccia il serpente" (cfr. Genesi 3,14-15).
Cristoforo Colombo aveva scoperto l’America appena 40 anni prima e dopo pochi anni ci fu la corsa al Nuovo Mondo per arricchirsi e conquistare con armi e distruzioni. L’invasione era dunque molto recente e i missionari con tutto il loro zelo eroico e la loro testimonianza di carità evangelica erano visti dalle popolazioni indigeni come stranieri, parte di coloro che li avevano sottomessi con violenza. Allora succede questo fatto grandioso: La Vergine Maria apparendo a Juan Diego gli dice di raccogliere fiori presenti ai suoi piedi, sbocciati fuori stagione in una desolata pietraia, e di portarli come prova. Juan Diego li raccoglie nella sua tilma, il mantello tradizionale degli indios, fatto di fibre d’agave. Quando egli apre la tilma davanti al vescovo appare l’immagine di Maria sotto l’aspetto di una giovane donna meticcia, incinta, con la luna sotto i suoi piedi. Dell’immagine della Vergine ci sono molti particolari straordinari che è bellissimo approfondire a cominciare dalla conservazione della tilma stessa da cinque secoli. Normalmente questo mantello non dura mai più di qualche anno. Nel 1921 Luciano Pèrez, un attentatore inviato dal governo, nascose una bomba in un mazzo di fiori posti ai piedi dell'altare; l'esplosione danneggiò la basilica, ma il mantello e il vetro che lo proteggeva rimasero intatti. C'è anche la consistenza stessa dell’immagine sul mantello che è prodigiosa. Le stelle che circondano la Madonna rappresentano il cielo di quel momento. Ecc.
San Martìn de Porres

martedì 17 dicembre 2019

COSA CI INSEGNA LA GENEALOGIA DI GESU' / martedì III sett. Avvento


Tamar restituisce i pegni a Giuda (Genesi 38)
Il Vangelo di oggi ci presenta la genealogia di Gesù secondo Matteo. Questo testo conferma ciò che dicono il buon senso e tutte le fonti, anche extra bibliche: il popolo ebraico non è una razza ma un popolo molto mescolato sul piano genetico. Quello che lo caratterizza e lo unifica, anzi lo rende profondamente speciale, è la fede nel Dio Unico, l’Alleanza che Egli ha fatto con Abramo nostro Padre e le Promesse che ha compiuto in Gesù di Nazareth.
Gesù ha molti stranieri nel suo albero genealogico. Infatti, in modo particolare le donne menzionate come sue antenate, Tamar, Racab, Rut, Betsabea, sono tutte straniere. È anche molto istruttivo leggere le loro vicende nella Bibbia, come Dio sa superare situazioni anche imbarazzanti sul piano morale e le ha integrate nella storia della quale Gesù è il frutto sul piano umano.
D’altronde questa è la situazione generale dell’Umanità, sia sul piano morale che sul piano genetico. Nessuno è "puro". Il concetto di razza pura per gli esseri umani è una illusione che, abbinato al concetto di razza superiore, ha prodotto effetti devastanti. Recentemente il colonialismo ma sopratutto le ideologie fasciste hanno fatto vedere quanto l’applicazione di questi concetti distrugga l’umanità e le vite umane. Niente di più estraneo alla fede cristiana (e alla scienza) che il concetto di razza pura e il razzismo.
Celebrando la Madonna di Guadalupe, la “Morenita”, il 12 dicembre, papa Francesco ha rimarcato che era meticcia. Qualcuno forse non ha capito la parola e sopratutto il messaggio e si è sentito ferito da questo aggettivo. Eppure è la Vergine Maria stessa che si è presentata come meticcia, infatti questo è il cuore profondo del Vangelo. Voglio riprendere domani la Storia meravigliosa delle apparizioni della Vergine a san Juan Diego Cuauhtlatoatzin.

Prima Lettura   Gn 49, 2.8-10
Non sarà tolto lo scettro da Giuda.

lunedì 16 dicembre 2019

LA VITA CRISTIANA NON SI RAFFORZA CON UNA ROMANELLA



Qualche giorno fa, parlando a braccio durante l’omelia a Santa Marta, papa Francesco si è fatto scappare un’espressione che più romana non si può: «La vita cristiana non si rafforza con una romanella».
La “romanella” è il piatto di pasta avanzata che si ripassa in padella per riscaldarla e restituirle un po’ di gusto. E da lì viene usato per indicare metaforicamente un lavoro sbrigativo e superficiale fatto per rimettere a posto o ridare un lustro apparente a cose abbastanza malmesse. Da vero romano papa Francesco ha colto questa parola dialettale in qualche conversazione.
Quello che ci vuole dire è ovvio: «La vita cristiana non si rafforza con qualche aggiustatina sbrigativa e superficiale, appariscente ma senza spessore».
Eppure quanti vengono a chiedere i sacramenti per sé (cresima, matrimonio) o per i loro figli (battesimo, comunione), o partecipano alla vita della parrocchia con questo atteggiamento! Ci ha molto addolorato e fatto pensare, un ministro dell’Eucaristia e io, il caso di una coppia anziana, lui allettato con l’ossigeno, che ci parlavano con enfasi di tutti i pellegrinaggi nei migliori e più grandi santuari che avevano fatto. Pensavamo che fosse una coppia radicata nella fede. E invece lui l’ha picchiata e si è fatto venire a prendere dai parenti (con tutta la bombola di ossigeno) lasciandola sola nella casa. Non so come si dividono le colpe e non interessa. Ripeto solo a me e a tutti quanto scrive san Paolo: “chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere”.( 1Cor 10:12), (vedi anche 2 Cor 2,11; Gal 6,1; 1 Tim 3,6).

VI FARO' ANCH'IO UNA DOMANDA! / lunedì III sett. Avvento



Balaam, figlio di Beor, è “l’uomo dall’occhio penetrante”. Ode le parole di Dio e intuisce la grandezza di questo popolo di profughi accampato nella valle. Cosa c’entra Balaam con Gesù?
Anche Gesù ha l’occhio lungo (il discernimento) ed evita una polemica sterile con i capi dei sacerdoti mettendo come condizione per dialogare con loro che rispondano prima a una sua domanda. Essi dicono che non sanno rispondere ma in verità non vogliono rispondere. Sono prigionieri meschini di calcoli di egoismo, di paura e di potere.
Gesù ci insegna come non cadere nelle polemiche ma anche ad evitarle senza scostarci dalla verità. La domanda che rivolge ai suoi interlocutori non è una semplice scappatoia ma puntualizza il fondamento del problema: Giovanni Battista è il precursore di Gesù e quindi fa parte dello stesso progetto di Dio. Se qualcuno non prende posizione riguardo al Battista che era stato un fenomeno sociale e spirituale senza precedenti, attirando folle da tutta la Giudea e dalle altre regioni, discutere su ciò che fa o meno Gesù non serve alla salvezza. Gesù da parte sua può avere questo atteggiamento così maturo umanamente, prudente e positivo insieme, perché le sue emozioni sono tutte alla luce di Dio e perché egli è sempre e solo al servizio della verità, mai di sé stesso.
Quante discussioni provochiamo perché non cerchiamo di servire solo la verità che edifica, siamo imprudenti e poco caritatevoli nel parlare. "Ma io vi dico che di ogni parola infondata gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio" Matteo 12:36.
Quante volte evitiamo le discussioni (ed è quasi sempre un bene) con scuse fasulle (e questo non aiuta nessuno).

Prima Lettura   Nm 24,2-7. 15-17
Una stella spunta da Giacobbe.

domenica 15 dicembre 2019

VANGELO E CAFFE' DI QUALITA' / III Domenica di Avvento



“Ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di Giovanni il Battista”. Se guardiamo al Battista nella sua statura umana, di asceta (vestiva con pelli di animali, mangiava locuste!!! e viveva nel deserto), certamente non ci sogniamo di uguagliarlo né Gesù ce lo chiede. In che senso allora Gesù ci dice che siamo più grandi di lui? Perché portiamo una luce, un messaggio che nemmeno Giovanni Battista riusciva ancora a vedere pienamente: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?” Noi portiamo il Vangelo.
Ma quale Vangelo porto? Gandhi si rammaricava che i missionari cristiani proclamassero il Vangelo senza viverlo: “Una rosa non grida: sono bella!, sono bella! Basta il suo profumo per attirare tutti a lei!” A Napoli abbiamo il caffè e sappiamo distinguere le marche migliori. L’odore del buon caffè riempie la stanza e attrae. Quando il caffè non è buono lo chiamiamo “ciofeca” o “acqua e’ palluotole” o con altri nomi evocativi. Durante la guerra pur di avere una bevanda calda e nera si faceva "caffè" con castagne o fave. Ma non era caffè. Se un cristiano scambia il Vangelo per un suo surrogato non è la stessa cosa. La vendetta divina che annuncia Isaia non è contro i miei nemici ma perché Dio non vuole che io rimanga cieco, zoppo, storpio. Vuole vendicare il male che mi opprime, aprirmi gli occhi, che io possa camminare sulla “Via Santa, sulla quale ritorneranno i riscattati dal Signore”. Che grazia grandissima e meravigliosa poter portare il Vangelo! Quanto rispetto per il Vangelo puro dobbiamo avere! Non possiamo accontentarci di una ciofeca di Vangelo. Quanta sete di imparare e di convertirci al Vangelo deve abitarci!
Se dico: “ma io vedo bene!”, il mio peccato rimane e il Signore può fare ben poco per me (vd. Giovanni 9,41).

Prima Lettura  Is 35,1-6a. 8a. 10
Ecco il vostro Dio, egli viene a salvarvi.

sabato 14 dicembre 2019

AMORE E CROCE SONO INSEPARABILI? / san Giovanni della Croce, 14 dicembre

Il Profeta Elia portato via sul carro di fuoco - Icona russa.
Il Siracide chiude con una frase stupenda: Beati coloro che ti hanno visto (Elia) e si sono addormentati nell’amore”. Infatti, beato chi incontra la presenza di Dio in un Santo. Quell’incontro lo sosterrà tutta la vita. E anche se i santi sono irraggiungibili (o sono io che non voglio seguire il Vangelo fino in fondo?), ci hanno aperto il cuore alla fede e perciò ci addormenteremo nell’amore infinito di Dio. Sono stato ospite dei padri della Piccola Opera della Redenzione. Tutti i religiosi erano vissuti direttamente a contatto col Fondatore, P. Arturo, e si sentiva.
Ma quale amore? Anche nel breve riassunto che fa il Siracide si vede che Elia non era un sentimentalista: fece venire su di loro la carestia e con zelo li ridusse a pochi”. Magari solo col senno di poi, il Popolo ha compreso che li ha salvati.
Nel Vangelo la frase di Gesù su “Elia che è già venuto ma non riconosciuto” esprime la tragicità del rifiuto dell’uomo di fronte a Dio. Dio crede sempre in noi: ha mandato un Precursore affinché apparendo suo Figlio la sua venuta e il suo insegnamento siano accolti subito, totalmente, con grande gioia. Invece non fu così. Per salvare qualcuno non devi solo predicare ma anche soffrire. Questo ci scandalizza. Gesù invece lo sa bene anche se da uomo è ferito profondamente nei suoi sentimenti. La buona notizia è che Gesù non si tira indietro. Tutto il male del mio rifiuto egli lo compensa infinitamente non esitando a lasciarsi inchiodare sulla croce.
L’Amore e la Croce per il mondo sono la negazione l'uno dell'altra, per il cristiano sono inseparabili. Per questo nel mondo l'Amore non esiste o piuttosto non dura. Croce, quella di Gesù, che salva perché cancella i miei peccati. Croce, la mia, che salva perché prendendola posso vivere con dignità la mia vita, crescendo. Amare qualcuno comprende anche il soffrire per lui. Amare qualcuno significa in secondo luogo aiutarlo a prendere la sua croce.
Scrive san Giovanni della Croce (Ufficio delle Letture di oggi): Chi desidera veramente la sapienza divina, in primo luogo brama di entrare veramente nello spessore della croce!
Per questo san Paolo ammoniva i discepoli di Efeso che non venissero meno nelle tribolazioni, ma stessero forti e radicati e fondati nella carità, e così potessero comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità e conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza per essere ricolmi di tutta la pienezza di Dio (cfr. Ef 3, 17). Per accedere alle ricchezze della sapienza divina la porta è la croce. Si tratta di una porta stretta nella quale pochi desiderano entrare, mentre sono molti coloro che amano i diletti a cui si giunge per suo mezzo.

Prima Lettura   Sir 48, 1-4. 9-11
Elia ritornerà.