Sala
stampa della Santa Sede
"L’origine
del presepe trova riscontro anzitutto in alcuni dettagli evangelici della
nascita di Gesù a Betlemme. L’Evangelista Luca dice semplicemente che Maria
«diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in
una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio» (2,7). Gesù
viene deposto in una mangiatoia, che in latino si dice praesepium, da cui
presepe."
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1. Il mirabile segno del presepe, così caro al popolo cristiano, suscita
sempre stupore e meraviglia. Rappresentare l’evento della nascita di Gesù
equivale ad annunciare il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio con
semplicità e gioia. Il presepe, infatti, è come un Vangelo vivo, che trabocca
dalle pagine della Sacra Scrittura. Mentre contempliamo la scena del Natale,
siamo invitati a metterci spiritualmente in cammino, attratti dall’umiltà di
Colui che si è fatto uomo per incontrare ogni uomo. E scopriamo che Egli ci ama
a tal punto da unirsi a noi, perché anche noi possiamo unirci a Lui.
Con questa Lettera vorrei sostenere la bella tradizione delle nostre
famiglie, che nei giorni precedenti il Natale preparano il presepe. Come pure
la consuetudine di allestirlo nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli
ospedali, nelle carceri, nelle piazze...
È davvero un esercizio di fantasia creativa, che impiega i materiali più disparati per dare vita a piccoli capolavori di bellezza. Si impara da bambini: quando papà e mamma, insieme ai nonni, trasmettono questa gioiosa abitudine, che racchiude in sé una ricca spiritualità popolare. Mi auguro che questa pratica non venga mai meno; anzi, spero che, là dove fosse caduta in disuso, possa essere riscoperta e rivitalizzata.
È davvero un esercizio di fantasia creativa, che impiega i materiali più disparati per dare vita a piccoli capolavori di bellezza. Si impara da bambini: quando papà e mamma, insieme ai nonni, trasmettono questa gioiosa abitudine, che racchiude in sé una ricca spiritualità popolare. Mi auguro che questa pratica non venga mai meno; anzi, spero che, là dove fosse caduta in disuso, possa essere riscoperta e rivitalizzata.
2. L’origine del presepe trova riscontro anzitutto in alcuni dettagli
evangelici della nascita di Gesù a Betlemme. L’Evangelista Luca dice
semplicemente che Maria «diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse
in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto
nell’alloggio» (2,7). Gesù viene deposto in una mangiatoia, che in latino si
dice praesepium, da cui presepe.
Entrando in questo mondo, il Figlio di Dio trova posto dove gli animali
vanno a mangiare. Il fieno diventa il primo giaciglio per Colui che si rivelerà
come «il pane disceso dal cielo» (Gv 6,41). Una simbologia che già
Sant’Agostino, insieme ad altri Padri, aveva colto quando scriveva: «Adagiato
in una mangiatoia, divenne nostro cibo» (Serm. 189,4). In realtà, il presepe
contiene diversi misteri della vita di Gesù e li fa sentire vicini alla nostra
vita quotidiana.
Ma veniamo subito all’origine del presepe come noi lo intendiamo. Ci rechiamo con la mente a Greccio, nella Valle Reatina, dove San Francesco si fermò venendo probabilmente da Roma, dove il 29 novembre 1223 aveva ricevuto dal Papa Onorio III la conferma della sua Regola. Dopo il suo viaggio in Terra Santa, quelle grotte gli ricordavano in modo particolare il paesaggio di Betlemme. Ed è possibile che il Poverello fosse rimasto colpito, a Roma, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, dai mosaici con la rappresentazione della nascita di Gesù, proprio accanto al luogo dove si conservavano, secondo un’antica tradizione, le tavole della mangiatoia.
Ma veniamo subito all’origine del presepe come noi lo intendiamo. Ci rechiamo con la mente a Greccio, nella Valle Reatina, dove San Francesco si fermò venendo probabilmente da Roma, dove il 29 novembre 1223 aveva ricevuto dal Papa Onorio III la conferma della sua Regola. Dopo il suo viaggio in Terra Santa, quelle grotte gli ricordavano in modo particolare il paesaggio di Betlemme. Ed è possibile che il Poverello fosse rimasto colpito, a Roma, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, dai mosaici con la rappresentazione della nascita di Gesù, proprio accanto al luogo dove si conservavano, secondo un’antica tradizione, le tavole della mangiatoia.
È così che nasce la nostra tradizione: tutti attorno alla grotta e ricolmi
di gioia, senza più alcuna distanza tra l’evento che si compie e quanti
diventano partecipi del mistero.
Il primo biografo di San Francesco, Tommaso da Celano, ricorda che quella notte, alla scena semplice e toccante s’aggiunse anche il dono di una visione meravigliosa: uno dei presenti vide giacere nella mangiatoia Gesù Bambino stesso. Da quel presepe del Natale 1223, «ciascuno se ne tornò a casa sua pieno di ineffabile gioia».[3]
Il primo biografo di San Francesco, Tommaso da Celano, ricorda che quella notte, alla scena semplice e toccante s’aggiunse anche il dono di una visione meravigliosa: uno dei presenti vide giacere nella mangiatoia Gesù Bambino stesso. Da quel presepe del Natale 1223, «ciascuno se ne tornò a casa sua pieno di ineffabile gioia».[3]
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