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martedì 28 febbraio 2023

BALCONE FIORITO: PREPARIAMO LA PRIMAVERA!


Anche quest'anno vogliamo fiorire la nostra città. Quest'anno abbiamo però pensato in parrocchia a fare una premiazione speciale per i nostri bambini, invitandoli a coltivare dal seme una o più piante di girasole. Si tratta infatti di  una pianta di grande effetto e di facile coltivazione se si rispettano alcune condizioni. Il concorso è aperto ai bambini del catechismo e ai ragazzi della Comunità Fede e Luce, ai quali stiamo fornendo i semi. Essi faranno le foto delle loro piantine durante le varie fasi della crescita, fino alla fioritura completa.


Girasoli in vaso: istruzioni alla coltivazione

Per un solo girasole prendi un contenitore dal diametro di almeno 20 cm. Per più piante nello stesso contenitore, usa una fioriera più capiente.Se la densità delle piante è eccessiva, il rischio di ruggine, di muffe, marciumi e di altre malattie aumenta. Ecco perché è importante rispettare uno spazio adeguato tra le diverse piante nello stesso vaso di 25-30 cm.

In pieno campo il girasole necessita di irrigazione solo nella prima fase di sviluppo, una volta adulti i girasoli resistono alla siccità. Per i girasoli in vaso dovrai provvedere a bagnare il terreno in ogni fase di crescita delle piante.

SIGNORE INSEGNACI A PREGARE / Martedì 1° sett. Quaresima 2023.


Abbiamo riflettuto sulla preghiera in alcuni post recenti, concludendo con il Padre Nostro. Rimando a questi post che non esauriscono certamente l’argomento:  
La Gioia del Vangelo: PREGARE PUÒ FAR MALE? CI SONO PREGHIERE TOSSICHE? 1/ 3 ; La Gioia del Vangelo: PREGHIERE TOSSICHE 2/3 ; La Gioia del Vangelo: PREGHIERE TOSSICHE: COME PREGARE COME DIO VUOLE? 3/3 ) 

Dalla prima lettura di oggi vediamo che la Parola di Dio che Gesù ci ha consegnato sotto forma di preghiera, si realizzerà sempre. Verrà il Regno di Dio. Anzi, è già venuto. È Gesù stesso. È una notizia splendida! Devi però entrare in questo Regno, accettare che si faccia la Volontà di Dio nella tua vita, perché Dio ci ha lasciato come dono più grande la libertà, prendendo il rischio che ci roviniamo totalmente, roviniamo la sua opera, il suo capolavoro. Ed ecco che il mondo è pieno di sofferenza e di scandali perché io per primo, non voglio prendere il rischio di essere figlio di Dio, consegnandogli la mia libertà avendo gli stessi sentimenti di Cristo. Preferisco lamentarmi. Oppure le mie labbra pregano con le parole insegnate da Gesù ma il mio cuore dice “Signore, dammi…”, come se non fosse Padre, non avesse cura di me, non sapesse di che cosa ho bisogno prima ancora che io glielo chieda. Con delle parole cristiane, la mia preghiera in realtà è pagana. E così non si realizza il Regno di Dio né viene santificato il suo Nome.

Poi Matteo sottolinea con chiarezza la preoccupazione di Gesù per il perdono. Egli sa che questo aspetto scivola volentieri dalla nostra coscienza. Il perdono non è facile. Siamo tanto bravi ad invitare gli altri a porgere l’altra guancia. Riconosco che tante volte anch’io sono tentato di chiedere agli altri di farlo: infatti se lo facessero sarei sicuramente più tranquillo. Ma difficilmente mi metto in causa. Eppure Gesù usa un parallelismo perfetto: la mia misura sarà la sua. Se voglio essere perdonato totalmente devo perdonare totalmente. Che condizione misera sarebbe la mia se il Signore non mi perdonasse di vero cuore, mi conservasse rancore, col dito puntato su di me! Purtroppo oggi è entrata profondamente nella mentalità comune che : “io non voglio vendetta ma deve soffrire come soffro io!” Il che è esattamente la vendetta! Siamo molto lontani dal perdono. Agli antipodi si può dire. E tante volte ci giustifichiamo nel nostro risentimento, o anche l’odio, per fatti che si possono considerare comunque minori. Ripetiamo allora di cuore: “Signore insegnaci a pregare!”. Ma non le formule, le conosciamo già! Ci serve incominciare a pregare, come Gesù vuole. 

(vedi anche La Gioia del Vangelo: COME LA PIOGGIA E LA NEVE SCENDONO DAL CIELO... martedì I° settimana di Quaresima 2017)


Prima Lettura    Is 55, 10-11  La mia parola opera ciò che desidero.

DIECI ANNI FA, LE DIMISSIONI DI PAPA BENEDETTO E LA SEDE VACANTE



Dieci anni fa, il 28 febbraio 2013, alle ore 20, iniziava il periodo di Sede Vacante, secondo le disposizioni di Papa Benedetto. Con la chiusura del Portone del Palazzo di Castel Gandolfo, dove Joseph Ratzinger era arrivato qualche ora prima, veniva significato  l’inizio di questo nuovo periodo, confermato dal saluto dell’ormai Papa emerito ad una piccola folla. Ancora la mattina, nel suo ultimo discorso, Papa Benedetto aveva detto:  “... Voi sapete che questo mio giorno è diverso da quelli precedenti; non sono più Sommo Pontefice della Chiesa cattolica: fino alle otto di sera lo sarò ancora, poi non più. Sono semplicemente un pellegrino che inizia l’ultima tappa del suo pellegrinaggio in questa terra. …”. 

Tutto quindi, molto chiaramente deciso, annunciato con precise e limpide motivazioni, ed eseguito. 

Ecco, dal sito Vaticano, il testo della Declaratio davanti ai Cardinali dell’ 11 febbraio precedente: 

DECLARATIO

Carissimi Fratelli,

lunedì 27 febbraio 2023

SIGNORE QUANDO TI ABBIAMO SERVITO? / Lunedì 1° Sett. Quaresima.


È sorprendente constatare come per molte persone Bibbia/religione e giustizia sociale, diritto, siano cose separate. La maggior parte pensa che la religione siano solo preghiere, devozioni e qualche elemosina. Un’altra parte pensa che l’uomo si deve impegnare e che quindi le mani che operano nel sociale siano più sante di quelle che pregano. Come se si potesse separare l’amore per Dio dall’amore per il prossimo e per il bene comune.

Ma la verità è che se ascoltiamo la Parola di Dio, ci sentiamo - a torto - più facilmente a disagio riguardo alla carità verso il prossimo che riguardo alle preghiere. Il Vangelo di oggi è uno di quei brani.

Quel “tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me” ci rende terribilmente “precari”, cioè senza diritti da avanzare, ma dipendenti da colui che preghiamo. Ma non dimentichiamo la bellezza nascosta per ora ai nostri occhi del: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”, con la promessa della Vita eterna!

I giusti dicono meravigliati: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato …". Cosa significa “vedere” oggi? Il samaritano vede qualcuno sul suo cammino. Anche noi dobbiamo fare come lui, come ci raccomanda Gesù (Luca 10,37). Ma oggi “vedo” il mondo intero in contemporanea attraverso i Mass Media. Dove agire? In Ucraina, in Siria, in Africa, nello Yemen, a Haiti? Poter intervenire anche per cause giuste lontane fisicamente deve essere un vantaggio della nostra epoca, non uno svantaggio. Che l’immensità dei bisogni non ci paralizzi e non ci impedisca di vedere dove il Signore ci chiama, e in particolare chi abita vicino a noi.


Prima Lettura   Lv 19, 1-2. 11-18 Giudica il tuo prossimo con giustizia.

Dal libro del Levìtico

domenica 26 febbraio 2023

ADAMO ED EVA: PERCHÉ PECCA COLUI CHE HA GIÀ TUTTO? / 1a Dom Quaresima, A.


Adamo ed Eva avevano tutto, non gli mancava nulla. Come hanno potuto peccare, ascoltare il demonio? Possono peccare perché Dio ha detto loro: “crescete”. In questa esigenza profonda della natura dell’uomo, donata da Dio stesso, si trova la possibilità per la tentazione: il demonio, con la menzogna, propone loro di farli crescere di più e meglio. 

Eva e Adamo conoscevano la Parola di Dio. Peccano perché non ci hanno creduto. Non avevano una fede provata.

Gesù viene condotto nel deserto dallo Spirito Santo “PER essere tentato dal diavolo” (nel Vangelo secondo Marco, il verbo greco dice che Gesù viene “spinto”, “gettato” nel deserto). Quindi la tentazione non è un incidente spiacevole che capita solo agli sfortunati. L’uomo deve crescere e scegliere, deve maturare perché la sua fede diventi una fede adulta. L’uomo deve raggiungere la piena libertà, scegliendo liberamente.

Il tentatore raggiunge Gesù nella sua storia personale, nella sua condizione concreta (Se tu sei Figlio di Dio), come per Adamo ed Eva. E lo trova però non in una condizione di equilibrio e di abbondanza, ma in una condizione di debolezza, la fame, il non farcela più, e si inserisce in essa. Gesù ha preso la nostra condizione, è debole come noi. Ma vince, a differenza di Adamo ed Eva, perché oltre a conoscere la Parola di Dio, e conoscerla con discernimento (“Sta scritto anche…”), si appoggia su di essa. 

Gesù non morirà di fame, anche se ha rifiutato di provvedere ad un suo bisogno evidente e stringente con mezzi illeciti. 

Il digiuno al quale siamo invitati pressantemente nella Quaresima ci rafforza perché ci permette di esprimere la nostra superiorità su bisogni e pulsioni profondi: quelli materiali, quelli della nostra condizione, e infine quelli profondamente spirituali della tentazione di ribellarsi a Dio scegliendo il campo del demonio.

Il digiuno però ci indebolisce anche e mette in evidenza la nostra dipendenza da questi bisogni e pulsioni profondi e ci obbliga a scegliere: appoggiarmi a Dio che non vedo cogli occhi della carne e andare avanti, o tornare indietro vinti dalla tentazione. Questa maturazione della nostra fede è lunga quanto il cammino della vita, ma lo facciamo in sicurezza e allegria (con umiltà certo!) perché Cristo ha vinto e ci dona la sua vittoria, inondandoci di misericordia.


Prima Lettura  Gn 2, 7-9; 3, 1-7 La creazione dei progenitori e il loro peccato.

Dal libro della Gènesi

venerdì 24 febbraio 2023

24 FEBBRAIO 2022-2023: UN TRISTE ANNIVERSARIO E LA SPERANZA.


Nel 1978 sorse Giovanni Paolo II che “veniva da un paese lontano”. La sua nazione era sotto il dominio sovietico. L’insegnamento del russo era obbligatorio nelle scuole in nome della “fratellanza dei popoli” "uniti dalla lotta di classe contro gli sfruttatori capitalisti". Ma tutti rifiutavano di parlare russo dicendo: “non conosco il russo”. Ne ho fatto esperienza con degli amici nel 1979 durante il primo viaggio di Giovanni Paolo II in Polonia. Il regime stava costruendo Nova Huta, “una città moderna, socialista, felice, finalmente liberata dalla superstizione, cioè senza Dio”.  Il vescovo di Cracovia appoggiò il desiderio della gente di avere una chiesa e la Messa. Vinsero. Proprio da Nova Huta, nel ‘79, diventato Giovanni Paolo II, Wojtyla lanciò la Nuova Evangelizzazione. Da vescovo non faceva politica e per questo motivo era tollerato, anzi, preferito dal potere tra i vari vescovi polacchi. Eppure fu lui a dare il massimo contributo per il crollo del sistema sovietico. Da giovane prete si rese conto che i giovani che curava volevano sapere se la Chiesa poteva aiutarli ad avere una vita felice. E quindi da forse ideologo anche lui all’inizio (!? Semplifico evidentemente molto), spostò il suo insegnamento e la sua riflessione su questo. Per dei giovani universitari cristiani sotto un regime ateo, il punto che li interessava veramente riguardo alla Chiesa era sapere come vivere l’innamoramento e l’amore, discernere se quella ragazza, quel ragazzo, era la persona giusta e come costruire un amore duraturo e una famiglia felice. Karol Wojtyla li formava a vivere la loro dignità di esseri umani, ad essere persone a 360 gradi davanti a Dio e agli altri, anche davanti alle autorità. Sostenne il movimento Solidarnosc, invitando però tutti non solo alla lotta ma anche alla conversione personale, affinché, buttato giù “Cesare”, non prendessero semplicemente il suo posto diventando a loro volta “Cesare”. È la fede in Dio e la formazione cristiana, la preghiera e l’intima convinzione di avere la dignità di figli di Dio e di persone umane, che sono diventate forza di resistenza contro il regime ateo e oppressore guidato da Mosca. Tutto il resto è storia. 

martedì 21 febbraio 2023

PREGHIERE TOSSICHE: COME PREGARE COME DIO VUOLE? 3/3


Continuiamo il discorso sulle preghiere tossiche (vedi La Gioia del Vangelo: PREGHIERE TOSSICHE 2/3). Pregare è essenziale per la vita. Però, come essere certo che prego come Dio vuole? Un modo sicuro è lasciarmi guidare dalla Bibbia. La Bibbia è un immenso libro di preghiera. Quando dialogo con Dio partendo dalla sua Parola prego bene. 

Se, prima delle mie parole ci sta l’ascolto della Parola di Dio, sono già quasi salvo!. Perché “quasi”? Perché spesso, benché io abbia iniziato la mia preghiera con la proclamazione o la lettura della Parola di Dio, di fatto non ascolto nulla, e la copro con le mie parole, riflessioni, l’esternazione dei miei stati d’animo, ecc. 

La Bibbia inoltre mi propone direttamente molti testi di preghiere! Un libro intero, quello dei Salmi, è costituito unicamente di preghiere: cantici, meditazioni sulla Legge, richieste di aiuto, ringraziamenti, riconoscimento del proprio peccato, benedizioni e lodi a Dio per le sue opere... Anche quando si chiede vendetta sui nemici, tutto finisce sempre con l’affidare tutto a Dio perché è giusto e può tutto, farà giustizia nel momento e nel modo migliore.

Ma ci sono preghiere e cantici anche fuori dal Libro dei Salmi, nell’Antico e nel Nuovo Testamento. Trovarli nella Bibbia e usarli è una grandissima ricchezza che forma secondo lo Spirito di Dio, lo Spirito Santo.

Ma, fra tutte, nella Bibbia c'è la “Preghiera domenicale”, la preghiera che Gesù stesso ha insegnato ai discepoli e quindi a “tutti coloro che crederanno per la loro parola”, cioè noi. 

lunedì 20 febbraio 2023

PAPI DIVERSI, PAPI DIVISI?


L’attualità di questi anni ha riportato in primo piano domande sulla figura del Papa, anche per la compresenza di un Papa in carica e di un “Papa emerito”. 

Sono domande importanti per ogni cattolico che conviene chiarire.


GIOVEDÌ 23 FEBBRAIO alle ore 19.00, nel Salone parrocchiale, potremo parlarne insieme. 


Dopo una breve introduzione sui principi, desunti dalla Scrittura e dalla Tradizione, che ci guidano come cattolici per comprendere il ruolo del Vescovo di Roma, e sulle conseguenze concrete per la nostra vita, dialogheremo in base alle domande.

L’incontro, aperto a tutti, durerà circa un’ora. 


                                                                                fra’ Sereno


13 LA SORGENTE PROFONDA: IL CALVARIO È IL MONTE EGLI INNAMORATI / Totum Amoris Est.



Quanto invece alla sorgente profonda di questa estasi, egli la lega sapientemente all’amore manifestato dal Figlio incarnato. Se, da un lato, è vero che «l’amore è il primo atto e il principio della nostra vita devota o spirituale, per mezzo della quale viviamo, sentiamo, ci commuoviamo» e, dall’altro, che «la vita spirituale è tale quali sono i nostri movimenti affettivi», è chiaro che «un cuore che non ha affetto non ha amore», come pure che «un cuore che ha amore non è senza movimento affettivo». [52] Ma la sorgente di questo amore che attrae il cuore è la vita di Gesù Cristo: «Niente fa pressione sul cuore dell’uomo quanto l’amore», e il culmine di tale pressione è che «Gesù Cristo è morto per noi, ci ha dato la vita con la sua morte. Noi viviamo soltanto perché egli è morto ed è morto per noi, a nostro vantaggio e in noi». [53]

Commuove questa indicazione che manifesta, oltre a una visione illuminata e non scontata del rapporto tra Dio e l’uomo, lo stretto legame affettivo che legava il santo Vescovo al Signore Gesù. La verità dell’estasi della vita e dell’azione non è generica, ma è quella che appare secondo la forma della carità di Cristo, che culmina sulla croce. Questo amore non annulla l’esistenza, ma la fa brillare di una qualità straordinaria.

È per questo che, con un’immagine bellissima, San Francesco di Sales descrive il Calvario come «il monte degli innamorati». [54] Lì, e solo lì, si comprende che «non è possibile avere la vita senza l’amore, né l’amore senza la morte del Redentore: ma fuori di là, tutto è o morte eterna o amore eterno, e tutta la sapienza cristiana consiste nel saper scegliere bene». [55] Così egli può chiudere il suo Trattato rinviando alla conclusione di un discorso di Sant’Agostino sulla carità: «Che cosa vi è di più fedele della carità? Fedele non all’effimero ma all’eterno. Essa sopporta tutto nella presente vita, per la ragione che tutto crede sulla futura vita: sopporta tutte le cose che qui ci sono date da sopportare, perché spera tutto quello che le viene promesso là. Giustamente non ha mai fine. Perciò praticate la carità e portate, meditandola santamente, frutti di giustizia. E se troverete voi, a sua lode, altre cose che io non vi abbia detto ora, lo si veda nel vostro modo di vivere». [56]

È questo ciò che traspare dalla vita del santo Vescovo di Annecy, e che è consegnato, ancora una volta, a ciascuno di noi. La ricorrenza del quarto centenario della sua nascita al cielo ci aiuti a farne devota memoria; e per sua intercessione il Signore effonda abbondanti i doni dello Spirito sul cammino del santo Popolo fedele di Dio.

Roma, San Giovanni in Laterano, 28 dicembre 2022.

FRANCESCO


[52] S. Francesco di Sales, Traité de l’amour de Dieu, VII, 7: ed. Ravier – Devos, Paris 1969, 684.

[53] Ibid., VII, 8: 687.688.

[54] Ibid., XII, 13: 971.

[55] Ibid.

[56] Discorsi, 350, 3: PL 39, 1535.


12 UN CRITERIO EFFICACE PER DISCERNERE L'AUTENTICITÀ DELLA NOSTRA VITA CRISTIANA / Totum Amoris Est.


Alla descrizione dell’“estasi dell’azione e della vita” San Francesco aggiunge, infine, due precisazioni importanti, anche per il nostro tempo. La prima riguarda un criterio efficace per il discernimento della verità di questo stesso stile di vita. La seconda, circa la sua sorgente profonda. Quanto al criterio di discernimento, egli afferma che, se da un lato tale estasi comporta un vero e proprio uscire da sé stessi, dall’altro questo non significa un abbandono della vita. È importante non dimenticarlo mai, per evitare pericolose deviazioni. In altre parole, chi presume di elevarsi verso Dio, ma non vive la carità per il prossimo, inganna sé stesso e gli altri.

Ritroviamo qui lo stesso criterio che egli applicava alla qualità della vera devozione. «Quando si incontra una persona che nell’orazione ha dei rapimenti per mezzo dei quali esce e sale al di sopra di se stessa fino a Dio, e tuttavia non ha estasi della vita, ossia non conduce una vita elevata e congiunta a Dio, […] soprattutto per mezzo di una continua carità, credimi, Teotimo, tutti i suoi rapimenti sono molto dubbi e pericolosi». Molto efficace è la sua conclusione: «Essere sopra di se stessi nell’orazione e al di sotto di se stessi nella vita e nell’azione, essere angelici nella meditazione e animali nella conversazione […] è un vero segno che tali rapimenti e tali estasi non sono che divertimenti e inganni dello spirito maligno». [51] È, in sostanza, quanto già Paolo ricordava ai Corinti nell’inno alla carità: «Se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe» ( 1 Cor 13, 2-3).

Per San Francesco di Sales, dunque, la vita cristiana non è mai senza estasi e, tuttavia, l’estasi non è autentica senza la vita. Infatti, la vita senza l’estasi rischia di ridursi a un’obbedienza opaca, a un Vangelo che ha dimenticato la sua gioia. D’altro lato, l’estasi senza la vita si espone facilmente all’illusione e all’inganno del Maligno. Le grandi polarità della vita cristiana non si possono risolvere l’una nell’altra. Semmai l’una mantiene l’altra nella sua autenticità. In tal modo, la verità non è senza giustizia, il compiacimento senza responsabilità, la spontaneità senza legge; e viceversa.


[51] S. Francesco di Sales, Traité de l’amour de Dieu, VII, 7: ed. Ravier – Devos, Paris 1969, 685.


11 LA VITA CRISTIANA È "ESTASI DELL'AZIONE E DELLA VITA" / Totum Amoris Est.



L’estasi della vita

Tutto questo ha condotto il santo Vescovo a considerare la vita cristiana nella sua interezza come «l’estasi dell’azione e della vita». [46] Essa, però, non va confusa con una facile fuga o una ritirata intimistica, tanto meno con un’obbedienza triste e grigia. Sappiamo che questo pericolo è sempre presente nella vita di fede. Infatti «ci sono cristiani che sembrano avere uno stile di Quaresima senza Pasqua. […] Capisco le persone che inclinano alla tristezza per le gravi difficoltà che devono patire, però poco alla volta bisogna permettere che la gioia della fede cominci a destarsi, come una segreta ma ferma fiducia, anche in mezzo alle peggiori angustie». [47]

Permettere alla gioia di destarsi è proprio quanto Francesco di Sales esprime nel descrivere l’“estasi dell’azione e della vita”. Grazie ad essa «non viviamo soltanto una vita civile, onesta e cristiana, ma una vita sovrumana, spirituale, devota ed estatica, ossia una vita che in ogni caso è fuori e al di sopra della nostra condizione naturale». [48] Ci troviamo qui nelle pagine centrali e più luminose del Trattato. L’estasi è l’eccesso felice della vita cristiana, lanciata oltre la mediocrità della mera osservanza: «Non rubare, non mentire, non commettere lussuria, pregare Dio, non giurare invano, amare e onorare il padre, non uccidere, è vivere secondo la ragione naturale dell’uomo; ma abbandonare tutti i nostri beni, amare la povertà, chiamarla e ritenerla una deliziosa padrona, considerare gli obbrobri, il disprezzo, le abiezioni, le persecuzioni, i martiri come felicità e beatitudini, mantenersi nei limiti di un’assoluta castità, e infine vivere nel mondo e in questa vita mortale contro tutte le opinioni e le massime del mondo e contro la corrente del fiume di questa vita, con abituale rassegnazione, rinuncia e abnegazione di noi stessi, non è vivere secondo la natura umana, ma al di sopra di essa; non è vivere in noi, ma fuori di noi e al di sopra di noi: e siccome nessuno può uscire in questo modo al di sopra di se stesso se non l’attira l’eterno Padre, ne consegue che tale modo di vivere deve essere un rapimento continuo e un’estasi perpetua d’azione e di operazione». [49]

domenica 19 febbraio 2023

SI FACCIA STOLTO PER DIVENTARE SAPIENTE / VII Dom T.O., A.


Le letture di questa domenica sono di quelle che spesso suscitano commenti circostanziati, lunghi, lontani dal testo. Molto meglio la reazione di un giovane detenuto di Nisida: "Padre, è tutto chiaro, Gesù dice: se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra”. Ma questo Vangelo offende l’intelligenza. Uno mi da na pacchera e io dovrei prendermene un’altra?"

Cosa dire allora?

Dopo aver letto, ascoltato con attenzione queste parole, puoi dire due cose soltanto: credo che questa parola è verità perché l'ha detta il Signore Gesù oppure: non è vero, questa parola non ha valore. Poi, se credi, devi aggiungere: questa parola è per me, oppure: non è per me. E se è per te, si pone la domanda: come fare?

A girare intorno cerchiamo soltanto di eliminare questa parola dalla nostra vita coprendola di spiegazioni pretestuose. Alla fin dei conti dici allora: “Sono un buon cristiano anche se non metto in pratica le parole centrali del Vangelo che devono caratterizzare il mio comportamento di fedele”. 

Lo Spirito Santo indica e apre una strada. Per il mondo la Parola del Signore sarà sempre follia, stupidità. Ma il credente costata che è vincente e sapiente. Mentre ricordavo che chi sperimenta l’amore per il nemico scopre nel suo cuore la presenza di Dio perché un tale amore solo opera sua, un fratello ricordò la gioia simile provata quando aveva finalmente chiesto perdono a un parente dopo tanto tempo. 


Prima Lettura  Lv 19, 1-2. 17-18 Ama il prossimo tuo come te stesso.

sabato 18 febbraio 2023

PREGHIERE TOSSICHE 2/3


Ieri ho detto che ci sono preghiere tossiche, rapporti con Dio che sono tossici (La Gioia del Vangelo: PREGARE PUÒ FAR MALE? CI SONO PREGHIERE TOSSICHE? 1/ 3). Mentre il mondo è pieno di chi ti da consigli per non cadere nei rapporti tossici con le persone, specialmente sul piano sentimentale, o liberartene, c'è molta meno attenzione riguardo ai falsi percorsi spirituali. 

Dio non è un partner tossico. Ma io posso instaurare un rapporto tossico con lui e questo mi danneggia, anche molto. Per questo motivo ci sono quelli, in particolare psicoterapeuti, che consigliano di allontanarsi dalla preghiera per evitare questo rischio. Ma così si fa un torto più grave. Proprio un rapporto sincero con il Signore è un percorso di guarigione anche per gravi disturbi esistenziali, mentali e caratteriali. Il mio rapporto con Dio porterà sempre più frutti man mano che scoprirò i miei modi sbagliati nel viverlo. 

La testimonianza di Paolo agli Efesini riportata ieri (2 Corinzi 12, 7-10) fa comprendere come si può ancora cadere in trappola anche dopo un lungo e serio cammino spirituale ma che proprio una relazione sincera con Dio e un umile ascolto della sua Parola, del suo Spirito, non solo libera da questa trappola, ma fa progredire ancora di più nel vero Mistero di Cristo, nel raggiungere la sua Statura, una fede adulta.

Allora diamo alcuni punti fermi:

venerdì 17 febbraio 2023

UNA NOVENA DI PREGHIERA PER LA FINE DELLA GUERRA NEL COMPIERSI DI UN ANNO DALL'INIZIO DEL CONFLITTO

Mio nipote (a destra) porta altre due ambulanze in Ucraina, date dai Vigili del Fuoco francesi.

Il 24 febbraio saranno 365 giorni dall'invasione su larga scala dell’Ucraina, Stato democratico, indipendente e internazionalmente riconosciuto nelle sue frontiere del 1991 da tutti, compresa la stessa Federazione Russa con un trattato internazionale! Nessuno pensava che la Russia avrebbe scatenato la guerra perché con un esercito di 150.000 uomini non puoi tenere un territorio così vasto come quello  ucraino. Questa invasione ha dimostrato dal primo giorno fino ad oggi il suo carattere folle sul piano strategico, e particolarmente criminale sul piano umano, con un disprezzo totale della vita degli ucraini ma anche di quella del proprio popolo, dei propri soldati, dei carcerati arruolati con false promesse e trasformati in carne da cannone.

I vescovi ucraini latini hanno lanciato ieri una novena per “la fine della guerra, la vittoria sul nemico e l’instaurazione di una pace giusta in Ucraina”. Alla messa conclusiva sarà presente anche l’arcivescovo Visvaldas Kulbokas, nunzio apostolico in Ucraina. Approfittiamo anche noi di questi 9 giorni per elevare a Dio una supplica insistente per tutte le vittime, per la pace  nel mondo, per riflettere su quanto siamo davvero uomini e donne di pace oppure elementi di divisione o di indifferenza. Il male è sempre negativo e quindi è un eccesso. E il mondo è pieno di eccesso di male. Solo un eccesso di bene può rimarginarlo. È quello che ha fatto Gesù ed è la via che egli ci ha indicato.


(Chiesa greco-cattolica ucraina, Segretariato dell’Arcivescovo Maggiore, Roma) 16 febbraio 2023

Sia lodato Gesù Cristo!

Cari fratelli e sorelle in Cristo, oggi è giovedì 16 febbraio 2023, e in Ucraina è in corso il 358 ° giorno della grande e sanguinosa guerra che l'occupante russo ha portato nella pacifica terra ucraina.

Nottetempo l'Ucraina ha vissuto un altro crimine sanguinoso e potente che la Russia ha commesso in Ucraina. Di notte abbiamo vissuto un pesante attacco missilistico che si è abbattuto sulle pacifiche città ucraine mentre la gente stava dormendo, stava riposando nelle proprie case. Stamattina sappiamo che di notte in Ucraina sono stati lanciati almeno 32 missili da crociera. Purtroppo la maggior parte di loro ha centrato l’obiettivo. Hanno subito danni da esplosioni la regione di Leopoli e quella di Kirovohrad, la regione di Poltava e di Dnipropetrovsk. Sfortunatamente, ci sono gravi distruzioni delle infrastrutture critiche che assicurano la vita delle nostre città e dei villaggi. Un attacco missilistico notturno sulle città e sui villaggi pacifici è un atto particolarmente cinico, che mira non solo a distruggere alcune cose ma ancora una volta a intimidire, demoralizzare gli ucraini e spezzare la loro volontà di essere liberi.

giovedì 16 febbraio 2023

PREGARE PUÒ FAR MALE? CI SONO PREGHIERE TOSSICHE? 1/ 3



Dopo aver celebrato le Lodi e ricevuto questa Parola nella Lettura Breve : “Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati”. (Rm 8, 35.37), una persona prega in questo modo: Signore fa che io non abbia più questi pensieri bui che mi allontanano da te e mi fanno tanto soffrire. Spero che mi manderai una buona giornata….

Le ho risposto che questa preghiera, malgrado la sua “umiltà” e consapevolezza di dipendere da Dio, non è una preghiera veramente cristiana, e, se lei si limita ad essa, è una preghiera tossica che non le permette di camminare, e aumenterà sempre di più la sua sofferenza, è una preghiera che manifesta l’immaturità della sua fede. 

Dai giudizi molto forti! Com'è possibile parlare in questo modo? Cosa significa? 

È una preghiera tossica, perché temendo questi pensieri bui non volontari, desiderando di non averli, pregando per non averli, focalizza la sua attenzione su di essi, e quindi ha sempre il pensiero di questi pensieri, che, inevitabilmente si moltiplicheranno fino a diventare ossessivi. Non è una preghiera cristiana, non è una preghiera di fede. 

mercoledì 15 febbraio 2023

10 LA DEVOZIONE (=SANTITÀ) È PER TUTTI MA DEVE ESSERE VERO AMORE DI DIO; NON UN AMORE QUALSIASI / Totum Amoris Est.


La novità e la verità della devozione, invece, si trovano altrove, in una radice profondamente legata alla vita divina in noi. In tal modo «la vera e viva devozione […] esige l’amore di Dio, anzi non è altro che un vero amore di Dio; non un amore genericamente inteso». [38] Nella sua fervente immaginazione essa non è che, «a dirla in breve, una sorta di agilità e vivacità spirituale per mezzo della quale la carità agisce in noi o, se vogliamo, noi agiamo per mezzo suo, con prontezza e affetto». [39] Per questo essa non si pone accanto alla carità, ma è una sua manifestazione e, insieme, conduce ad essa. È come una fiamma rispetto al fuoco: ne ravviva l’intensità, senza mutarne la qualità. «In conclusione, si può dire che la carità e la devozione differiscono tra loro come il fuoco dalla fiamma; la carità è un fuoco spirituale, che quando brucia con una forte fiamma si chiama devozione: la devozione aggiunge al fuoco della carità solo la fiamma che rende la carità pronta, attiva e diligente, non soltanto nell’osservanza dei Comandamenti di Dio, ma anche nell’esercizio dei consigli e delle ispirazioni del cielo». [40] Una devozione così intesa non ha nulla di astratto. È, piuttosto, uno stile di vita, un modo di essere nel concreto dell’esistenza quotidiana. Essa raccoglie e interpreta le piccole cose di ogni giorno, il cibo e il vestito, il lavoro e lo svago, l’amore e la generazione, l’attenzione agli obblighi professionali; in sintesi, illumina la vocazione di ognuno.

Si intuisce qui la radice popolare della devozione, affermata fin dalle prime battute di Filotea: «Quasi tutti quelli che hanno trattato della devozione si sono interessati di istruire persone separate dal mondo o, perlomeno , hanno insegnato un tipo di devozione che porta a questo isolamento. Io intendo offrire i miei insegnamenti a quelli che vivono nelle città, in famiglia, a corte, e che, in forza del loro stato, sono costretti, dalle convenienze sociali, a vivere in mezzo agli altri». [41] È per questo che si sbaglia di molto chi pensa di relegare la devozione a qualche ambito protetto e riservato. Piuttosto, essa è di tutti e per tutti, ovunque siamo, e ciascuno la può praticare secondo la propria vocazione. Come scriveva San Paolo VI nel quarto centenario della nascita di Francesco di Sales, «la santità non è prerogativa dell’uno o dell'altro ceto; ma a tutti i cristiani è rivolto il pressante invito: “Amico, sali più in alto” ( Lc 14,10); tutti sono vincolati dall’obbligo di salire il monte di Dio, anche se non tutti per la stessa via. “La devozione dev’essere esercitata in modo diverso dal gentiluomo, dall’artigiano, dal cameriere, dal principe, dalla vedova, dalla giovane, dalla sposa. Ancor più, la pratica della devozione deve essere adattata alle forze, agli affari e ai doveri di ognuno”». [42] Attraversare la città secolare, custodendo l’interiorità, coniugare il desiderio di perfezione con ogni stato di vita, ritrovando un centro che non si separa dal mondo, ma insegna ad abitarlo, ad apprezzarlo, imparando anche a prendere le giuste distanze da esso: questo era il suo intento, e continua a essere una lezione preziosa per ogni donna e uomo del nostro tempo.

martedì 14 febbraio 2023

PREZIOSITÀ DELL'ANNUNCIO / SS. Cirillo e Metodio, 14 febbraio.



Non possiamo pensare ai fratelli Cirillo e Metodio, proclamati da Giovanni Paolo II compatroni d'Europa, garanti di una cristianità a due polmoni, senza pensare al conflitto che insanguina fisicamente e moralmente molti popoli slavi o comunque legati dall'alfabeto cirillico, che essi inventarono per le tribù d’Europa centrale che evangelizzavano. Le lingue che usano oggi questo alfabeto, con vari adattamenti - ogni lingua ha suoni propri - , sono molte. Lingue slave: il bulgaro, l’ucraino, il russo, il bielorusso, il macedone, il serbo, il ruteno, il bosniaco e il montenegrino, e lingue non slave come Azero, Baschiro, Kirghiso, Ciuvascio, Kazako, Uzbeco, Abcaso, Osseto, Tagico, Khalkha, Buriat, Calmucco… Cirillo ha mai pensato che la sua iniziativa dettata dall’amore per il prossimo più povero e la sua dignità, avrebbe avuto poi una così grande influenza ed estensione!? Purtroppo, da fattore di unità e di umanizzazione, serve oggi anche per uccidere.

Infatti, Cirillo e Metodio, preti greci di alto rango sociale del IX secolo, non hanno esitato ad andare verso tribù pagane e barbare perché ogni uomo è fatto ad immagine di Dio e ogni popolo e ogni lingua deve poter conoscere il suo amore e proclamare la sua lode. Già allora le ragioni della geopolitica, infiltratesi anche nella Chiesa, crearono non poche difficoltà. Per questo, non più sostenuti abbastanza da Bisanzio, cercarono appoggio presso il Papa di Roma. Infatti la Chiesa era ancora unita. È a Roma che morì, esausto, Cirillo, contento di non doversi più sentire legato dalle autorità civili ed ecclesiastiche ma solo figlio di Dio, amato. 

Primato del Vangelo, ma poi anche della Scrittura, zelo per l’evangelizzazione dei poveri, promozione dell’uomo sul piano spirituale ma, inevitabilmente, anche sul piano umano, unità della Chiesa, costruzione dell’unità dell’Europa nella diversità… Quanti valori, quante lezioni, ci lasciano questi due santi fratelli.

Riguardo al primato del Vangelo come Buona Notizia da annunciare a tutti, il brano di oggi ci pungola e ci dà una conferma importante: “In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui,”. Se per essere cristiani bastasse “essere brave persone”, “pregare a modo mio”, “andare in chiesa quando è vuota”, non ci sarebbe bisogno di annunciare la Buona Notizia. Lì dove non è ancora stato annunciato il Vangelo ci sono già “brave persone”, “figli della pace”. Se il cristianesimo non portasse nulla di nuovo, nulla di più, non avrebbe senso evangelizzare. Ma per essere annunciatore credibile la mia vita deve dimostrare che anch’io sono già un “figlio della pace”.


Prima Lettura  At 13,46-49 Noi ci rivolgiamo ai pagani.

Dagli Atti degli Apostoli

TUTTA QUESTA BRAVA GENTE, DALL'OPINIONE COMUNE È CONSIDERATA DEVOTA, MA NON LO È PER NIENTE / Totum Amoris Est.



La vera devozione

Una seconda grande scelta cruciale è stata quella di aver messo a tema la questione della devozione. Anche in questo caso, come ai nostri giorni, il nuovo passaggio d’epoca aveva sollevato, in merito, non pochi interrogativi. In particolare, due aspetti chiedono di essere compresi anche oggi e rilanciati. Il primo riguarda l’idea stessa di devozione, il secondo, il suo carattere universale e popolare. Indicare, anzitutto, cosa si intenda per devozione, è la prima attenzione che troviamo all’inizio di Filotea: «È necessario, prima di tutto, che tu sappia che cos’è la virtù della devozione. Di vera ce n’è una sola, ma di false e vane ce ne sono tante; e se non sai distinguere la vera, puoi cadere in errore e perdere tempo correndo dietro a qualche devozione assurda e superstiziosa». [35]

Gustosa e sempre attuale è la descrizione di Francesco di Sales della falsa devozione, in cui non ci è difficile ritrovarci, non senza una efficace punta di sano umorismo: «Chi si consacra al digiuno, penserà di essere devoto perché non mangia, mentre ha il cuore pieno di rancore; e mentre non se la sente di bagnare la lingua nel vino e neppure nell’acqua, per amore della sobrietà, non avrà alcuno scrupolo nel tuffarla nel sangue del prossimo con la maldicenza e la calunnia. Un altro penserà di essere devoto perché biascica tutto il giorno una filza interminabile di preghiere; e non darà peso alle parole cattive, arroganti e ingiuriose che la sua lingua rifilerà, per il resto della giornata, a domestici e vicini. Qualche altro metterà mano volentieri al portafoglio per fare l’elemosina ai poveri, ma non riuscirà a cavare un briciolo di dolcezza dal cuore per perdonare i nemici; ci sarà poi l’altro che perdonerà i nemici, ma di pagare i debiti non gli passerà neanche per la testa; ci vorrà il tribunale». [36] Sono evidentemente vizi e fatiche di sempre, anche di oggi, per cui il Santo conclude: «Tutta questa brava gente, dall’opinione comune è considerata devota, ma non lo è per niente». [37]


[35] S. Francesco di Sales, Introduction à la vie dévote, I, 1: ed. Ravier – Devos, Paris 1969, 31.

[36] Ibid.: 31-32.

[37] Ibid.: 32.


lunedì 13 febbraio 2023

09 LA BREZZA E LE ALI / Totum Amoris Est.


La brezza e le ali

La prima di tali scelte è stata quella di rileggere e riproporre a ciascuno, nella sua specifica condizione, la felice relazione tra Dio e l’essere umano. In fondo, la ragione ultima e lo scopo concreto del Trattato è proprio quello di illustrare ai contemporanei il fascino dell’amore di Dio. «Quali sono – egli si chiede – le corde abituali per mezzo delle quali la divina Provvidenza è solita attirare i nostri cuori al suo amore?». [28] Prendendo suggestivamente avvio dal testo di Osea 11,4, [29] definisce tali mezzi ordinari come «legami di umanità o di carità e amicizia». «È fuor di dubbio – scrive –, che non siamo attirati verso Dio con catene di ferro, come tori e bufali, ma mediante inviti, attrattive deliziose, e sante ispirazioni, che poi sono i legami di Adamo e dell’umanità; ossia adatti e convenienti al cuore umano, per il quale la libertà è naturale». [30] È tramite questi legami che Dio ha tratto il suo popolo dalla schiavitù, insegnandogli a camminare, tenendolo per mano, come fa un papà o una mamma col proprio bimbo. Nessuna imposizione esterna, dunque, nessuna forza dispotica e arbitraria, nessuna violenza. Piuttosto, la forma persuasiva di un invito che lascia intatta la libertà dell’uomo. «La grazia – prosegue pensando certamente a tante storie di vita incontrate – ha forza, non per costringere, ma per attirare il cuore; possiede una santa violenza, non per violare, ma per rendere amorosa la nostra libertà; agisce con forza, ma tanto soavemente che la nostra volontà non rimane schiacciata sotto un’azione così potente; ci spinge, ma non soffoca la nostra libertà: per cui ci è possibile, di fronte a tutta la sua potenza, consentire o resistere ai suoi movimenti, a nostro piacimento». [31]

Poco prima aveva abbozzato tale rapporto nel curioso esempio dell’“apodo”: «Ci sono certi uccelli, Teotimo, che Aristotele chiama “apodi”, perché hanno gambe talmente corte e piedi così deboli, che non se ne possono servire, proprio come se non li avessero; e se, per caso, si appoggiano a terra, ci rimangono, senza poter riprendere il volo da soli, perché, non avendo l’uso delle gambe, né quello dei piedi, non hanno modo di spingersi e lanciarsi in aria; per cui rimangono accovacciati per terra e vi muoiono, a meno che il vento, sostituendosi alla loro incapacità, con folate sul terreno li prenda e li sollevi, come fa con molte altre cose. In tal caso se, servendosi delle ali, assecondano lo slancio e la prima spinta che dà loro il vento, lo stesso vento continua a venire in loro aiuto spingendoli sempre più in alto per aiutarli e riprendere il volo». [32] Così è l’uomo: fatto da Dio per volare e dispiegare tutte le sue potenzialità nella chiamata all’amore, rischia di diventare incapace di spiccare il volo quando cade a terra e non acconsente a riaprire le ali alla brezza dello Spirito.

PERCHÉ QUESTA GENERAZIONE CHIEDE UN SEGNO? / Lunedì VI sett. T.O., dispari.


I farisei chiedono a Gesù di fargli vedere un segno  “per metterlo alla prova”. Gesù “sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno». Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva”. Gesù li pianta in asso! Impressionante.

Mi dicono che la gente vuole vedere. È giusto, la gente deve vedere. Ma cosa? "Vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli”, dice Gesù. (Mt 5,16; vedi Luca 11,33; Gv 7,3).  Siccome il cuore dell’uomo è fatto da Dio e per Dio, sono certo che la gente nel segreto del cuore “attende la rivelazione dei figli di Dio”. Magari con meno impazienza della Creazione (Rom 8,19). Vedo che è sempre meno ansiosa di vedere le processioni o sbaglio? Ma comunque molti sono alla ricerca di segni e purtroppo incappano in segni falsi che di evangelico ed evangelizzatore non hanno niente.


Prima Lettura   Gn 4, 1-15. 25 Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. 

Dal libro della Gènesi

domenica 12 febbraio 2023

MA IO VI DICO ... / VI Dom. T.O., A.



La prima lettura dice che l’uomo tiene (deve tenere) in mano il timone della sua vita. Tutte le nostre vite sono condizionate dal contesto in cui siamo cresciuti e quello in cui viviamo, ma questo non toglie la nostra responsabilità. C'è chi vive col “pilota automatico”, senza mai prendere una decisione, assumersi responsabilità. Dice che tutto viene dalle circostanze, la sfortuna, le colpe degli altri, ecc. (vedi catechesi di Papa Francesco del 5 ottobre 2022 sul discernimento, Udienza generale). Dio non l’ha mai pensata così. In Gen, 4,6-7, Dio dialoga con Caino turbato perché Dio ha preferito Abele e gli dice di dominare il peccato). È vero che il risultato apparente dipende anche dalle circostanze, dai talenti e Dio guarda il cuore perché conta che l'amministratore risulti fedele (1 Cor 4,2), ma è il cuore che decide da quale parte stare e lottare.

Il Vangelo mostra da parte di Gesù esigenze impossibili all’uomo. Gesù come legislatore morale appare come Mosè al quadrato. Se Mosè chiedeva 1000, Gesù chiede 1 000 000! Questa Scrittura si apre però se comprendiamo che la giustizia degli scribi e dei farisei era senza amore. L’amore spinge avanti, sempre di più, è frutto dello Spirito Santo. E lo Spirito Santo non abolisce ma porta a compimento e viene donato a coloro che si sottomettono a Dio accettando Gesù come Signore.

Comprendiamo allora perché Papa Benedetto novantenne da una parte confidava di avere talvolta timore di aprire il Vangelo e dall'altra che le sue ultime parole siano state: “Gesù ti amo”. Era accolto nella Verità.

Sì, abbiamo timore di avventurarci nel campo così sconosciuto a noi delle Beatitudini che sono totalmente al di sopra delle nostre forze umane, possibili solo con la grazia dello Spirito Santo. Mentre ammiriamo chi esplora campi nuovi, apre strade non tracciate, abbiamo paura di confidare in Dio, di consegnarci a lui


 

Prima Lettura  Sir 15, 15-20 A nessuno ha comandato di essere empio.

Dal libro del Siràcide

sabato 11 febbraio 2023

AMBIENTE: È TROPPO TARDI PER ESSERE PESSIMISTI. BISOGNA AGIRE TUTTI. / 11 febbraio, Festa di san Castrese.

I cicli periodici da 400 000 anni a questa parte sono oggi travolti. 
Fonte INGV, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.

Cosa desideriamo per il futuro? Non forse una vita felice? Una vita felice per noi stessi, che siamo giovani o più anziani, e in particolare desideriamo che siano felici coloro che hanno tutta la vita davanti, figli e nipoti. Oppure preferiamo non curarci del nostro e loro futuro, ci vogliamo lavare le mani di fronte alle nostre responsabilità? Vogliamo essere la generazione che passerà alla Storia come quella che sapeva e non ha fatto il necessario? Dobbiamo rispondere onestamente a questa domanda. 

Purtroppo, l’orizzonte si presenta cupo, in particolare sul piano del cambiamento climatico, dell’inquinamento, delle malattie e degli sconvolgimenti sociali che ne conseguono, in particolare il fenomeno massiccio dei conflitti e delle migrazioni. 

Tante minacce toccano già la nostra vita quotidiana: per esempio la plastica usata e non riciclata ma gettata con disinvoltura nella natura e altri veleni sono già entrati nella catena alimentare e arrivano fino alle nostre tavole. 

Dirai: “sono cose da poco, basta allarmismi!” 

Non si vuole provocare allarmismi ma impegno ragionato e serio. Riflettiamo su due meccanismi. 

La saturazione: piccole dosi di veleno prese in modo ripetuto e costante, se non vengono compensate, eliminate, si accumulano fino a diventare pericolose. 

La rottura di equilibri: quando un sistema è in equilibrio, regge. Non importano le quantità in gioco. Quando un’aggiunta anche minima rompe l’equilibrio il sistema precipita. Lo possiamo vedere guardando una bilancia, o un carico bilanciato, se si aggiunge un nuovo peso solo da un lato si rischia di far rovesciare tutto. Una diga che si rompe, un muro che crolla, sono catastrofi che iniziano spesso con piccole fessure non curate. Una bottiglia già piena alla quale si vuole aggiungere il contenuto di un solo bicchierino, trabocca! L’attività dell’uomo sul clima, sul circolo delle risorse, è quel peso in più, quel bicchierino che il sistema non riesce ad assorbire.

giovedì 9 febbraio 2023

TERREMOTO IN SIRIA E TURCHIA, PERCHÉ DIO PERMETTE QUESTI MORTI? ALCUNE RISPOSTE.


“Se non si muove foglia che Dio non voglia come dicono i cristiani, questo Dio non poteva avvisare che stava tutto per crollare?”

Da un ateo viene riproposto in questo modo, in occasione del terremoto che ha colpito così duramente le popolazioni di Siria e Turchia, il vecchio dilemma del male. È chiaramente una critica rivolta contro Dio (e la sua esistenza) e in particolare contro il Dio dei cristiani, i quali dicono che Dio è Amore. Nietzsche aveva espresso questa stessa critica in una frase forte: Se c'è un solo bambino che soffre ingiustamente ci sono due possibilità: O Dio non è onnipotente e quindi non è Dio, oppure è onnipotente e allora è un mostro!

La verità è che siamo tutti colpiti profondamente da quello che è successo e le risposte che sta dando la gente riguardo alla presenza e azione di Dio in quel momento sono esitanti e varie. Anche da credente si può chiedere a Dio: “perché l’hai permesso?”. “Signore se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!”, dice Marta a Gesù (Gv 11,21). Ma la nostra domanda tocca anche il perché della sofferenza: “Perché devono soffrire, “pagare” degli innocenti?” (già quando diciamo “pagare”, manifestiamo che la nostra visione di Dio è ancora quella del Moloch che si nutre di sacrifici ed esige riparazione e sofferenza per le offese a lui fatte). E spesso ci sentiamo messi le spalle al muro dal dilemma che ci presenta  Nietzsche. Infatti se il terremoto che non è provocato dagli uomini ci riporta immediatamente a Dio o al suo concetto, tutte le sofferenze innocenti ci turbano, e in particolare le guerre, visto che Dio per definizione ha tutto nelle mani.

Diamo qualche risposta sul piano teologico e sul piano della responsabilità umana.

mercoledì 8 febbraio 2023

ASCOLTATEMI TUTTI E COMPRENDETE BENE! : IL RITORNO ALLA BELLEZZA SEMPLICE DEL PROGETTO DI DIO / Mercoledì V sett. T.O., dispari.


In questi giorni leggiamo il meraviglioso racconto della Creazione. Meraviglioso ma non ingenuo: prende in contropiede sapientemente i racconti delle origini babilonesi. Senza polemica offre il proprio racconto, in forma bella che attira anche chi non sa nulla delle cosmogonie pagane e non lascia l’amaro della critica. 

In questo racconto della Genesi colpisce anche, appunto, la bellezza e semplicità dell’opera di Dio, di ciò che esce dalle sue mani. Mentre i vari Vangeli di questi giorni fanno vedere la fatica di Gesù per riportare l’uomo a “ciò che era in principio”. Infatti, nell’uomo corrotto dal peccato originale, anche lo sforzo di ritornare a Dio diventa limitato fino ad arrivare talvolta al meschino, e perfino lo spirito cattivo si insinua per costruire un complesso di regole religiosi limitanti che allontanano sempre più dallo Spirito di Dio. L’uomo introduce regole e regolette che hanno spesso più carattere di tabù che di mezzi per orientare l’uomo a Dio, che rasentano la magia (se osservi questa formula otterrai questo, questa preghiera è particolarmente efficace contro…, per …, ecc.). Fino ad adorare la legge, fino a chiamare carisma spirituale quello  che è vuoto di ispirazione ed è solo tradizione umana. Come dice quel detto  fortemente espressivo: il saggio indicò la luna col dito e lo stupido guardò il dito. Abbiamo bisogno del dito, specialmente quando la luna è nascosta dalle nuvole, ma quello  che dobbiamo vedere è la luna, dobbiamo cercare Dio. 

L’insegnamento di Gesù di oggi con gli alimenti puri e impuri è estremamente semplice e comprensibile. Eppure sappiamo che ci sono grandi religioni che impongono ancora divieti alimentari con giustificazioni religiose. Noi siamo stati liberati su questo punto. Ma il meccanismo di cui ci mette in guardia Gesù nel Vangelo è sempre presente in noi, nelle nostre pulsioni più o meno inconsce. 


Prima Lettura   Gn 2,4b-9.15-17  Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden.

Dal libro della Gènesi

martedì 7 febbraio 2023

08 LE DOMANDE DI UN PASSAGGIO D'EPOCA / Totum Amoris Est.



Le domande di un passaggio d’epoca

Nella ricorrenza del quarto centenario della sua morte, mi sono interrogato sull’eredità di San Francesco di Sales per la nostra epoca, e ho trovato illuminanti la sua duttilità e la sua capacità di visione. Un po’ per dono di Dio, un po’ per indole personale, e anche per la sua tenace coltivazione del vissuto, egli aveva avuto la nitida percezione del cambiamento dei tempi. Lui stesso non avrebbe mai immaginato di riconoscervi una tale opportunità per l’annuncio del Vangelo. La Parola che aveva amato fin dalla sua giovinezza era capace di farsi largo, aprendo nuovi e imprevedibili orizzonti, in un mondo in rapida transizione.

È quanto ci attende come compito essenziale anche per questo nostro passaggio d’epoca: una Chiesa non autoreferenziale, libera da ogni mondanità ma capace di abitare il mondo, di condividere la vita della gente, di camminare insieme, di ascoltare e accogliere. [26] È quello che Francesco di Sales ha compiuto, leggendo, con l’aiuto della grazia, la sua epoca. Perciò egli ci invita a uscire da una preoccupazione eccessiva per noi stessi, per le strutture, per l’immagine sociale e a chiederci piuttosto quali sono i bisogni concreti e le attese spirituali del nostro popolo. [27] È importante, dunque, anche per l’oggi, rileggere alcune sue scelte cruciali, per abitare il cambiamento con saggezza evangelica.


[26] Cfr Discorso ai vescovi, sacerdoti, religiosi, seminaristi e catechisti,, Bratislava, 13 settembre 2021: L’Osservatore Romano, 13 settembre 2021, pp. 11-12.

[27] Cfr ibid.


07 È MOLTO IMPORTANTE TENER CONTO DEL TEMPO IN CUI SI SCRIVE" / Totum Amoris Est.



La carità fa tutto per i suoi figli

Tra il 1620 e il ‘21, dunque ormai sul limitare della sua vita, Francesco indirizzava a un sacerdote della sua Diocesi parole capaci di illuminare la sua visione dell’epoca. Lo incoraggiava ad assecondare il suo desiderio di dedicarsi alla scrittura di testi originali, capaci di intercettare i nuovi interrogativi, intuendone la necessità. «Vi devo dire che la conoscenza che vado acquisendo ogni giorno degli umori del mondo mi porta ad augurarmi appassionatamente che la divina Bontà ispiri qualcuno dei suoi servi a scrivere secondo il gusto di questo povero mondo». [21] La ragione di questo incoraggiamento la trovava nella propria visione del tempo: «Il mondo sta divenendo così delicato, che fra poco non si oserà più toccarlo, se non con guanti di velluto, né medicare le sue piaghe, se non con impiastri di cipolla; ma che importa, se gli uomini vengono guariti e, in definitiva, vengono salvati? La nostra regina, la carità, fa tutto per i suoi figli». [22] Non è un tratto scontato, tanto meno una resa finale di fronte a una sconfitta. Era, piuttosto, l’intuizione di un cambiamento in atto e dell’esigenza, tutta evangelica, di capire come poterlo abitare.

La medesima consapevolezza, del resto, l’aveva maturata ed espressa introducendo il Trattato dell’amore di Dio, nella Prefazione: «Ho tenuto presente la mentalità delle persone di questo secolo e non potevo fare diversamente; è molto importante tener conto del tempo in cui si scrive». [23] Chiedendo, poi, la benevolenza del lettore affermava: «Se trovi che lo stile è un po’ diverso da quello usato nella Filotea, ed entrambi molto distanti da quello della Difesa della croce, tieni presente che in diciannove anni si imparano e si dimenticano molte cose; che il linguaggio della guerra è diverso da quello della pace e che ai giovani principianti si parla in un modo, ai vecchi compagni in un altro». [24] Ma, di fronte a questo cambiamento, da dove iniziare? Non lontano dalla stessa storia di Dio con l’uomo. Di qui l’intento ultimo del suo Trattato: «In realtà mi sono proposto soltanto di rappresentare con semplicità e genuinità, senza artifici e, a maggior ragione, senza fronzoli, la storia della nascita, della crescita, della decadenza, delle operazioni, delle proprietà, dei vantaggi e delle eccelse qualità dell’amore divino». [25]


[21] S. Francesco di Sales, Lett. 1869: À M. Pierre Jay (1620 o 1621), in Œuvres de Saint François de Sales, XX ( Lettres, X: 1621-1622), Annecy 1918, 219.

[22] Ibid.

[23] Id., Traité de l’amour de Dieu, Préface: ed. Ravier – Devos, Paris 1969, 339.

[24] Ibid., 347.

[25] Ibid., 338-339.


lunedì 6 febbraio 2023

06 GIORNI APPARENTEMENTE INUTILI E FALLIMENTARI SI TRASFORMARONO IN UNA SCUOLA INCOMPARABILE ... / Totum Amoris Est.


Incontrare quelle persone e riconoscere le loro domande fu una delle circostanze provvidenziali più importanti della sua vita. Giorni apparentemente inutili e fallimentari si trasformarono, in tal modo, in una scuola incomparabile, al fine di leggere, senza mai blandirli, gli umori del tempo. In lui, l’abile e infaticabile controversista si andava trasformando, per grazia, in un fine interprete del tempo e straordinario direttore d’anime. La sua azione pastorale, le grandi opere (Introduzione alla vita devota e Trattato dell’amore di Dio), le migliaia di lettere di amicizia spirituale che ne verranno, inviate dentro e fuori le mura dei conventi e dei monasteri a religiosi e monache, a uomini e donne di corte come alla gente comune, l’incontro con Giovanna Francesca di Chantal e la stessa fondazione della Visitazione nel 1610, risulterebbero incomprensibili senza questa svolta interiore. Vangelo e cultura trovavano allora una sintesi feconda, da cui derivava l’intuizione di un metodo vero e proprio, giunto a maturazione e pronto per un raccolto durevole e promettente.

In una delle primissime lettere di direzione e amicizia spirituale, inviata a una delle comunità visitate a Parigi, Francesco di Sales parla, pur con umiltà, di un “suo metodo”, che si differenzia da altri, in vista di una vera riforma. Un metodo che rinuncia all’asprezza e conta pienamente sulla dignità e capacità di un’anima devota, nonostante le sue debolezze: «Mi viene il dubbio che si possa opporre alla vostra riforma anche un altro impedimento: forse coloro che ve l’hanno imposta, hanno curato la piaga con troppa durezza. […] Io lodo il loro metodo, sebbene non sia quello che soglio usare, specialmente nei riguardi di spiriti nobili e ben educati come i vostri. Credo che sia meglio limitarsi a mostrar loro il male e mettere il bisturi nelle loro mani, perché pratichino essi stessi l’incisione necessaria. Ma non tralasciate per questo la riforma di cui avete bisogno». [19] Traspare in queste parole quello sguardo che ha reso celebre l’ottimismo salesiano e che ha lasciato la sua impronta durevole nella storia della spiritualità, per fioriture successive, come nel caso di don Bosco due secoli dopo.

domenica 5 febbraio 2023

VOI SIETE LA LUCE DEL MONDO! CHI MAI È ALL'ALTEZZA DI QUESTO COMPITO?


“Voi siete il sale della terra; … voi siete la luce del mondo… “

Che onore, ma anche che responsabilità: illuminare il mondo, dargli sapore! Chi può ascoltare questa notizia senza tremare sapendo quanto luce e sale sono elementi indispensabili per la vita di ogni giorno ("salario" viene da sale) e quanto buio c'è da illuminare, quanta insipienza c'è in giro! "E chi è mai all'altezza di questi compiti?" (Cor 2,16). 

Ma, a chi lo dice? Gesù lo dice ai suoi discepoli, a chi lo riconosce come maestro spirituale. Per lo più sono adulti, magari con storie complicate alle spalle ( come vediamo anche nelle prime comunità cristiane. Cf. 1 Cor 6,10-11).  Il candore dei bambini è un richiamo formidabile al Regno di Dio, ma i bambini non hanno una virtù provata che può venire solo dall’aver affrontato e superato prove (Romani 5,3-4). Ma questi discepoli sono tutti plasmati da un lungo esercizio spirituale? No. Il loro essere luce e sale dipende quindi dal messaggio al quale hanno aderito sinceramente e dal quale si  lasciano guidare, pur con tutte le loro debolezze e immaturità spirituali. Dipende quindi dalla logica del Vangelo che non è quella del mondo.

Il sale perde sapore se viene mischiato con altro, la luce non illumina se viene nascosta. Gesù chiede ai suoi discepoli una professione pubblica e coraggiosa del suo messaggio. Non distorcerlo, non amputarlo. 

Il suo evidentemente è un invito a mettere in pratica, a trasformare in comportamento concreto la fede e l’insegnamento che ne deriva. La prima lettura ne è la conferma.

Benedico il Signore per la prudenza del mio padre spirituale nel nostro primo incontro. Avevo scoperto che c'era una chiesa vicino a dove abitavo. Lo salutai alla fine della messa. Era stato proclamato il Vangelo del giovane ricco. Dissi: “Sono io il giovane ricco!” Avevo infatti un ottimo salario di europeo in un paese del terzo mondo ed ero venuto lì per i soldi. Mi rispose: “Oh, ma può fare tanto bene. Si ricordi solo che il cristiano non è come gli altri!” Da una parte mi rassicurò nei miei sensi di colpa, dall’altra mi incoraggiò a camminare. Vorrei avere sempre questa misura incontrando le persone. Ma questa è la verità. Dio ci accoglie con immenso amore per quello che siamo, ci ricorda la nostra dignità di figli Suoi. E desidera il progresso dei suoi figli (calma, conversione, abbandono fiducioso: Isaia 30,15), desidera che camminiamo nella via del Vangelo, Luce del mondo e Sale della terra. 


Prima Lettura  Is 58, 7-10  La tua luce sorgerà come l'aurora.

05 LA SCOPERTA DI UN MONDO NUOVO / Totum Amoris Est.

Parigi nel 1600.

La scoperta di un mondo nuovo

Terminati gli studi umanistici, proseguì con quelli di diritto all’Università di Padova. Rientrato ad Annecy, aveva ormai deciso l’orientamento della sua vita, nonostante le resistenze paterne. Ordinato sacerdote il 18 dicembre 1593, nei primi giorni di settembre dell’anno seguente, su invito del vescovo, Mons. Claude de Granier, fu chiamato alla difficile missione nello Chablais, territorio appartenente alla diocesi di Annecy, di confessione calvinista, nuovamente passato, nell’intricato dedalo di guerre e trattati di pace, sotto il controllo del ducato di Savoia. Furono anni intensi e drammatici. Qui scoprì, insieme a qualche rigida intransigenza che in seguito gli darà da pensare, le proprie doti di mediatore e uomo di dialogo. Si mostrò, inoltre, inventore di originali e audaci prassi pastorali, come i famosi “fogli volanti”, appesi ovunque e fatti scivolare persino sotto le porte delle case.

Nel 1602 fece ritorno a Parigi, impegnato a svolgere una delicata missione diplomatica, per conto dello stesso Granier e su precisa indicazione della Sede Apostolica, in seguito all’ennesimo mutamento del quadro politico-religioso del territorio della diocesi di Ginevra. Nonostante la buona disposizione d’intenti da parte del re di Francia, la missione fu fallimentare. Lui stesso scrisse a Papa Clemente VIII: «Dopo nove mesi interi, sono stato costretto a tornare sui miei passi senza aver concluso quasi nulla». [17] Eppure quella missione si rivelò per lui e per la Chiesa di una ricchezza inattesa sotto il profilo umano, culturale e religioso. Nel tempo libero concesso dai negoziati diplomatici, Francesco predicò alla presenza del re e della corte di Francia, intrecciò relazioni importanti e, soprattutto, si immerse totalmente nella prodigiosa primavera spirituale e culturale della moderna capitale del Regno.

sabato 4 febbraio 2023

SO IN CHI HO CREDUTO E LO SEGUO COME MIO SIGNORE / sabato IV sett. T.O., dispari.


Comportarsi da cristiani è esigente, oppure facile? La testimonianza dei santi ci dice che la vita cristiana non è difficile per chi ha fede. È molto spesso impossibile per chi non ha fede. La nostra difficoltà maggiore è il non credere o addirittura il non aver mai saputo della ricchezza dell’Amore di Dio e delle ricadute benefiche per la nostra vita della Risurrezione di Gesù e il suo essere costituito Signore.

Per questo motivo gli Apostoli nelle loro lettere ricordano continuamente il kerigma, la base di questa Via Nuova e Vivente aperta nella Carne del Figlio di Dio e chiedono ai discepoli di aprirsi ad una conoscenza sempre maggiore di questo Evento, come oggi nel brano della Lettera agli Ebrei. 

Ma la vita di fede che è innanzitutto Incontro con il Risorto, e esperienza della sua vita in noi, è anche scelta, volontà. Così si possono superare i momenti di dubbio, di aridità, di tentazione. San Francesco di Sales, giovane, era assediato dall'angoscia della condanna all'inferno e della predestinazione. Egli ha allora un'idea coraggiosa e geniale ad un tempo: si fa chiudere per una notte intera in una chiesa per pregare dicendosi: “se vado all'inferno avrò la consolazione di aver passato una notte intera a lodare Dio!” Ne esce trasformato e annota nel suo quaderno intimo: «Qualsiasi cosa accada, Signore, tu che tieni tutto nelle tue mani e le cui vie sono tutte giustizia e verità, […] io ti amerò, Signore […], ti amerò qui, o mio Dio, e spererò sempre nella tua misericordia, e sempre ripeterò la tua lode. […] O Signore Gesù, tu sarai sempre la mia speranza e la mia salvezza nella terra dei viventi».

Anche noi, se abbiamo incontrato il Risorto, possiamo fare nostre le sue parole, deciderci per la fede per non dipendere più dai nostri umori, dalle nostre sensazioni. Fa attraversare le notti più profonde, scalare le montagne più alte, solleva i pesi più gravosi, raddrizza i disordini più totali. Diventa fonte di vita e di vita felice perché fa conoscere Dio e noi stessi in lui.

Potesse questa generazione avere sete della Parola di Dio come vediamo nel Vangelo di oggi.


Prima Lettura   Eb 13,15-17.20-21 Il Dio della pace, che ha ricondotto dai morti il Pastore grande delle pecore vi renda perfetti in ogni bene.