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sabato 4 febbraio 2023

04. QUALSIASI COSA ACCADA, SPERERÒ SEMPRE NELLA TUA MISERICORDIA, SEMPRE RIPETERÒ LA TUA LODE / Totum Amoris Est.



Gli anni della prima formazione: l’avventura del conoscersi in Dio 


Era nato il 21 agosto 1567, nel castello di Sales, vicino a Thorens, da François de Nouvelles, signore di Boisy, e da Françoise de Sionnaz. «Vissuto a cavallo tra due secoli, il Cinquecento e il Seicento, raccolse in sé il meglio degli insegnamenti e delle conquiste culturali del secolo che finiva, riconciliando l’eredità dell’umanesimo con la spinta verso l’assoluto propria delle correnti mistiche». [14]

Dopo la formazione culturale iniziale, prima nel collegio di La Roche-sur-Foron e poi in quello di Annecy, giunse a Parigi, al collegio gesuitico Clermont, di recente fondazione. Nella capitale del Regno di Francia, devastata dalle guerre di religione, sperimentò a breve distanza due consecutive crisi interiori, che segneranno indelebilmente la sua vita. Quella ardente preghiera fatta nella chiesa di Saint-Étienne-des-Grès, davanti alla Madonna Nera di Parigi, gli accenderà nel cuore, in mezzo all’oscurità, una fiamma che resterà viva in lui per sempre, quale chiave di lettura della propria e altrui esperienza. «Qualsiasi cosa accada, Signore, tu che tieni tutto nelle tue mani e le cui vie sono tutte giustizia e verità, […] io ti amerò, Signore […], ti amerò qui, o mio Dio, e spererò sempre nella tua misericordia, e sempre ripeterò la tua lode. […] O Signore Gesù, tu sarai sempre la mia speranza e la mia salvezza nella terra dei viventi». [15]

Così aveva annotato nel suo quaderno, ritrovando la pace. E questa esperienza, con le sue inquietudini e i suoi interrogativi, rimarrà per lui sempre illuminante e gli darà una singolare via di accesso al mistero del rapporto di Dio con l’uomo. Lo aiuterà ad ascoltare la vita degli altri e a riconoscere, con fine discernimento, l’atteggiamento interiore che unisce il pensiero al sentire, la ragione agli affetti, e che chiama per nome il “Dio del cuore umano”. Per questa via Francesco non ha corso il pericolo di attribuire un valore teorico alla propria esperienza personale, assolutizzandola, ma ha imparato qualcosa di straordinario, frutto della grazia: leggere in Dio il proprio e altrui vissuto.

Malgrado egli non abbia mai preteso di elaborare un vero e proprio sistema teologico, la sua riflessione sulla vita spirituale ha avuto una eminente dignità teologica. Emergono in lui i tratti essenziali del fare teologia, per la quale non bisogna mai dimenticare due dimensioni costitutive. La prima è proprio la  vita spirituale, perché è nella preghiera umile e perseverante, nell’apertura allo Spirito Santo, che si può cercare di intendere ed esprimere il Verbo di Dio; teologi si diventa nel crogiolo della preghiera. La seconda dimensione è  la  vita ecclesiale: sentire nella Chiesa e con la Chiesa. Anche la teologia ha risentito della cultura individualistica, ma il teologo cristiano elabora il suo pensiero immerso nella comunità, spezzando in essa il pane della Parola. [16] La riflessione di Francesco di Sales, a margine delle dispute di scuola della sua epoca e pur con rispetto verso di esse, nasce precisamente da questi due tratti costitutivi.


[14] Benedetto XVI, Catechesi, 2 marzo 2011: Insegnamenti, VII/1 (2011), 270.

[15] S. Francesco di Sales, Fragments d’écrits intimes, 3: Acte d’abandon heroïque, in Œuvres de Saint François de Sales, XXII ( Opuscules, I), Annecy 1925, 41.

[16] Cfr Discorso alla Commissione Teologica Internazionale (29 nov. 2019): L’Osservatore Romano, 30 novembre 2019, p. 8.


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