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giovedì 30 giugno 2022

VERI E FALSI PROFETI, COME RICONOSCERLI / SS Protomartiri romani, 30 giugno.

 


Israele sa che Dio suscita dei Profeti, e li teme. Se quello è un vero Profeta e mi metto contro di lui, Dio mi punirà. Ma evidentemente non tutti sono profeti, non tutti servono il Signore. Se è gravissimo non ascoltare il vero profeta è anche un errore fatale seguire un falso profeta. A molti, per vanità, presunzione, esaltazione, squilibrio mentale, sete di guadagno, piace fare il profeta senza essere stati mai chiamati da Dio. Come distinguerli? 

La Bibbia dà essenzialmente due criteri. 

Innanzitutto le sue parole si realizzano:

Se qualcuno non ascolterà le parole, che egli (il profeta) dirà in mio nome, io gliene domanderò conto. Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire. Se tu pensi: Come riconosceremo la parola che il Signore non ha detta? Quando il profeta parlerà in nome del Signore e la cosa non accadrà e non si realizzerà, quella parola non l'ha detta il Signore; l'ha detta il profeta per presunzione; di lui non devi aver paura. (Dt 18,19-22).

Il Profeta non devia mai dalla fedeltà all’Alleanza con il Dio dei Padri:

Qualora si alzi in mezzo a te un profeta o un sognatore che ti proponga un segno o un prodigio e il segno e il prodigio annunciato succeda ed egli ti dica: Seguiamo dèi stranieri, che tu non hai mai conosciuti, e rendiamo loro un culto, tu non dovrai ascoltare le parole di quel profeta o di quel sognatore; (Dt 13,2-4).

Per i falsi profeti la pena era la morte. In alcuni momenti questa pena era applicata e questo incuteva timore (1 re 18;). Perché è gravissimo sviare dietro a sé persone usando il nome di Dio o falsificare la verità della sua Parola. Anche oggi il pericolo è presente. La Chiesa non uccide i falsi profeti sorti nel suo seno, ma cerca di riconoscerli, isolarli, metterli da parte. In questo mese di giugno la Chiesa ha decretato la soppressione di una Comunità di consacrati, di ritirare il riconoscimento canonico ad un movimento laicale, di congelare le ordinazioni sacerdotale di un'intera diocesi. Parliamo per i primi casi di realtà estese in varie nazioni. Non è una cosa nuova. Al tempo di san Francesco la Chiesa, per il proliferare spesso disordinato di comunità nuove, decise di non riconoscere più nuovi ordini religiosi e quindi la creazione di nuove Regole. I domenicani dovettero adottare la Regola di sant'Agostino, mentre san Francesco ebbe il privilegio di un'eccezione, volendo avere come Regola il solo Vangelo. Questo testimonia la forza del suo carisma. In questi tempi la Chiesa ha inoltre deciso che nessun vescovo potrà erigere nuove comunità religiose senza il permesso scritto di Roma, e che il mandato dei responsabili di Associazioni o Comunità riconosciute da Roma non dovrà superare due volte cinque anni. Tutto questo ci fa capire quanto il problema dei falsi profeti e delle derive riguardo all'ispirazione data dal Signore è reale nella Chiesa.

Gesù è il Profeta annunciato da Mosè. Le sue parole si realizzano e i suoi miracoli ne sono una prova ulteriore. La Parola di Dio si realizza sempre, a differenza delle parole degli uomini. Egli è l’Unico veramente fedele all’Alleanza. Per questo non abbiamo Altri e non diffondiamo parole in contrasto con il Vangelo né abbandoniamo o critichiamo la Chiesa. I santi, in particolare i martiri, come i primi martiri romani festeggiati oggi , sono i veri profeti in quanto lo Spirito che li abita li hanno spinto ad amare Dio e il prossimo fino al dono della vita.

 

Prima Lettura   Am 7, 10-17
Và, profetizza al mio popolo.

mercoledì 29 giugno 2022

IL PAPA ALLE COMUNITA' NEOCATECUMENALI: ANNUNCIO, TUTTO NELLA CHIESA, INCULTURAZIONE


Ieri Papa Francesco ha inviato 430 famiglie del Cammino Neocatecumenale in missione. Un segno forte per tutta la Chiesa e una gioia per tutte le comunità neocatecumenali che vedono i frutti del cammino che seguono. Sicuramente anche un richiamo per quelle povere di slancio, tentate di addormentarsi nella routine.

Parlando a braccio, incoraggiando all'evangelizzazione, il Papa ha toccato anche due punti. Innanzitutto l’obbedienza alla Chiesa e in particolare la comunione col vescovo. Sappiamo le scelte che ha fatto Kiko fin dall’inizio, non scontate in quel periodo e in quel contesto. Sappiamo come non ha mai deviato da questa linea anche se i suoi rapporti con i vescovi è sempre stato dinamico. Può darsi che papa Francesco senta che per alcuni, rafforzati dalle tante approvazioni e sostegni da parte di Roma, ci sia la tentazione di svincolarsi da questa comunione nelle situazioni locali.

Meno scontato è il secondo punto: l’inculturazione. Si è posto molto rapidamente per il cammino il problema della sua unità. Credo che siano stati i francesi a creare i problemi più grossi. E quindi per avere un tronco comune, immediatamente riconoscibile, si è bypassato il problema della inculturazione che era un tema molto presente allora nella Chiesa. Ricordo che, negli anni ’90, cercavo di conoscere meglio questo cammino, e chiesi ad un catechista in Cammino da molti anni: “e l’inculturazione?” Mi diede una risposta molto significativa: “scusami, vuoi ripetere questa parola? Non l’ho mai sentita!” Però un Iniziatore spagnolo che vive molto in Italia e scrive molti canti partendo direttamente dal testo CEI non è un grosso problema. La struttura delle lingue è molto simile e la tradizione latina, in tutta la sua immensa ricchezza, è comune. Ma cantare la preghiera eucaristica con una melodia cucita per l’italiano e lo spagnolo, pone già problemi seri col messale francese. E le difficoltà aumentano molto con culture e lingue non neolatine. Un bellissimo punto è il fatto che Kiko mandi – per esempio in Cina – persone adulte senza una profonda preparazione linguistica e culturale. Sa che non parleranno mai bene il cinese. Ma in quel modo dovranno fare molto più affidamento allo Spirito Santo e restare in atteggiamento di umiltà di fronte al popolo che devono evangelizzare. L’inculturazione in un Cammino esteso in tutto il mondo è necessaria. E' venuto il momento per il Papa? Però non si può trattare a tavolino. Come rivelano in particolare la Scrittura e la Tradizione liturgica, l’inculturazione è un processo di interazione viva tra le culture di coloro che si incontrano nel cammino di fede. Per esempio, nella messa preconciliare invocavamo la misericordia di Dio solo con “Kyrie Eleison, Christe Eleison…” al punto che tantissimi, come me bambino, credevano che fosse latino e non greco traslitterato: un’espressione greca era rimasta in un contesto tutto latino segno del passaggio del Vangelo attraverso le terre e soprattutto la cultura greca. 


DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
ALLE COMUNITÀ NEOCATECUMENALI

Aula Paolo VI
Lunedì, 27 giugno 2022

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Abbiamo sentito la missione di Gesù: “Andate, date testimonianza, predicate il Vangelo”. E da quel giorno gli apostoli, i discepoli, la gente tutta è andata avanti con la stessa forza di quello che Gesù aveva dato loro: è la forza che viene dallo Spirito. “Andate e predicate… Battezzate…”.

EVANGELIZZAZIONE, PERSECUZIONE, LIBERAZIONE / SS. Pietro e Paolo, 29 giugno.

 

Pietro liberato dal carcere.

Pietro e Paolo, due apostoli giganti tra le “colonne della Chiesa”, per la loro missione e il loro operato, con origini e percorsi di vita molto diversi eppure complementari.

Li unisce la fede nell’accettare Gesù di Nazareth quale Messia di Dio e servirlo. Li unisce anche – come ce lo ricorda la Chiesa oggi – l’esperienza della persecuzione e in particolare del carcere. Ma il Signore è vicino e libera lui stesso dalle catene, dalla bocca del leone. La Chiesa deve evangelizzare e il Signore la libera affinché possa farlo. La liberazione è esteriore ma anche interiore. Queste liberazioni prodigiose non sono solo funzionali, ma rafforzano la fede in Cristo Signore e aprono l'intimo alla sua grazia, diventando un segno che favorisce la conversione.

Evangelizzazione, persecuzione, liberazione. Un’esperienza comune agli apostoli ma non solo a loro. San Paolo scrive a Timoteo di non scandalizzarsi perché : Del resto, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati”. (2 Tim 3:12). Ma anche liberati. Gesù è il Signore.

 

Prima Lettura   At 12, 1-11
Ora so veramente che il Signore mi ha strappato dalla mano di Erode.

martedì 28 giugno 2022

GUERRA, MINACCIA NUCLEARE, CRISI ALIMENTARE: LA TEMPESTA STA NELLE MANI DI DIO? / Sant'Ireneo, Vescovo e Martire.

 



Amos è un profeta che dovrebbe fare il profeta, parlare di salvezza dell’anima, di liturgia e di sacramenti. Invece parla di giustizia sociale, di paga degli operai, di difesa dei poveri in tribunale, e minaccia pure chi sfrutta i più deboli. E pretende di parlare in nome di Dio! Oggi farebbe pure l’ecologista!? Facesse il Papa, scusate il Profeta, come si deve.

Sant’Ireneo come molti delle prime generazioni cristiane ha lasciato tutto e la sua nativa Smirne per portare il Vangelo a popoli lontani. Fu vescovo di Lione per 25 anni, successore di san Potino, morto martire assieme ad altri 47 fratelli. Morì ultra settantenne, forse martire anche lui. Certamente il messaggio cristiano non si conformava al mondo di allora, altrimenti perché le persecuzioni? Tempi di acque agitate in cui la fede ha permesso alle comunità cristiane di attraversare i marosi e di rafforzarsi sempre di più. Mi viene in mente il motto di Parigi, città sulla Senna, che si adatta bene a noi discepoli di Cristo e alla nostra comunità-ecclesia: “Fluctuat nec mergitur”, "è sbattuta dai flutti ma non affonda". Forse, nel caso di Parigi questo motto è dettato solo dall'orgoglio e dal coraggio umani. Nei cristiani la perseveranza e la speranza sono dettate dalla fiducia nell’amore onnipotente di Dio, oltre che alla fierezza di appartenergli e al coraggio umano sempre necessario abbinato alla mitezza e pazienza che caratterizza i discepoli di quel Chrestos (mite) come chiamavano anche il Messia di questa nuova Via, che si era lasciato condannare e uccidere accettando il supplizio della croce, e che affermavano essere risorto.

Anche oggi siamo in acque molto agitate, come mondo e come Chiesa. Dio ha un progetto di bene per l’Umanità. Tutto sta nelle sue mani, avvolto dal suo Amore e anche se la Tempesta  ci scuote, non dovrebbe spaventarci. Dobbiamo soltanto agire come Cristo, fedeli ai suoi sentimenti e insegnamenti senza mai separare sentimenti e insegnamenti.

 

Prima Lettura  Am 3,1-8; 4,11-12
Il Signore Dio ha parlato: chi può non profetare?

IL FUTURO DELL'UCRAINA / Messaggio dell'Arcivescovo Maggiore Shevchuk



Mentre viviamo con lui e il suo popolo, l'angoscia e l'amarezza per questa guerra assurda, il vescovo Shevchuk ci invita a guardare il futuro.

Tra un Occidente per molti aspetti alla deriva, e un Oriente, quello rappresentato da Mosca, radicalmente pervertito malgrado qualche valore apparente, qual è il posto dell’Ucraina? Siamo in un mondo dove molti usano il Vangelo, travisandolo, pretendendo di aver capito meglio i suoi valori della Chiesa stessa. La compassione giustifica uccisioni e aborti, si dice che Dio, essendo buono, non può chiedere la conversione e lascia la soggettività dell’uomo decidere ciò che è bene o male, oppure si è rigidi, invocando “il fuoco dal cielo” su tutti quelli che non si sottomettono, come un tempo i discepoli per quel villaggio di samaritani. L’Ucraina non era il paradiso sulla terra, anche dal punto di vista spirituale. Ma l’evangelizzazione dell’Est europeo è scaturita fortemente dal Battesimo dei Rus di Kiev, compreso Mosca che ancora non esisteva, e la cultura e la lingua ucraine sono una realtà viva, malgrado i frequenti spostamenti di frontiera, prima e meglio della cultura russa. Chi conosceva la Polonia prima di Giovanni Paolo II? Anche i Polacchi hanno subito varie dominazioni straniere conservando fondamentalmente la loro identità, legata alla fede. E così hanno contribuito in modo determinante a plasmare l’Europa attuale. Sarà lo stesso per l’Ucraina?

(Chiesa greco-cattolica ucraina, Segretariato dell’Arcivescovo Maggiore, Roma)
27 giugno 2022
Sia lodato Gesù Cristo!
Cari fratelli e sorelle in Cristo, oggi è lunedì 27 giugno 2022 e la nostra Patria sta già vivendo il 124° giorno di invasione militare di larga scala della Russia sul territorio del nostro stato sovrano. Sono 124 giorni di spargimenti di sangue, di grandi battaglie, dolore, pianto e di sofferenza dei bambini innocenti.
L'ultimo fine settimana, in particolare la giornata di ieri, è stata segnata da grandi tragedie in Ucraina. Al fronte, i combattimenti più intensi sono in corso nelle regioni di Luhansk e Donetsk, da quanto apprendiamo dai rapporti dei nostri militari. Ma ieri, l'Ucraina ha subito forse il più massiccio attacco missilistico della Russia nella sua storia. I missili da crociera russi si sono abbattuti su Kyiv, sulle regioni di Chernihiv e di Cherkasy, sulle regioni di Odesa e Mykolayiv, sono state bombardate la città di Kharkiv e la nostra regione di Sumy. In effetti, probabilmente non esiste una città, un luogo, una regione dell'Ucraina che non fossero ferite da questa guerra spietata.
Ma l'Ucraina resiste! L'Ucraina lotta! L'Ucraina prega! E ringraziamo il Signore Dio, ringraziamo le Forze armate dell'Ucraina di essere sopravvissuti fino a questa mattina, e di poter vedere la luce del giorno.
Oggi vorrei riflettere con voi su un altro, e molto importante, frutto dell'azione dello Spirito Santo nell'uomo. È un certo segno che manifesta la spiritualità anche del nostro popolo ucraino, della nostra santa Chiesa che oggi commemora i nuovi martiri ucraini, martiri del comunismo innalzati agli altari della Chiesa universale da Papa Giovanni Paolo II durante la sua visita in Ucraina. E questo frutto speciale dello Spirito Santo è la fede. Spesso sentiamo e parliamo della fede come di una virtù, di una virtù teologale. La fede come virtù è l’inizio di ogni vita cristiana, perché per comunicare con Dio bisogna credere in Lui, cioè bisogna fidarsi di Lui, aprirgli il proprio cuore, la propria mente, la propria volontà, cioè la propria vita. E il credente percorre le strade di questa vita terrena non più da solo, cioè, non è solo. L’essere umano cammina, tenendo la mano del suo Dio amorevole e misericordioso.
Ma la fede, come frutto dello Spirito Santo, mostra una particolare maturità della persona credente. E l'uomo diventa partecipe della conoscenza divina. Lo Spirito Santo è lo Spirito che rivela all'uomo i misteri divini. Infatti, il frutto dello Spirito Santo - la fede - dà alla persona la possibilità di sentire che Dio non ha più segreti davanti a lei. Dio la introduce nella maestà, nell'incomprensibilità della sua Divinità. Il Santo Apostolo Paolo descrive questo frutto speciale dell'azione dello Spirito Santo nell'uomo nella prima Lettera ai Corinzi. L'Apostolo delle Genti scrive: «Lo Spirito infatti scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio. Chi conosce i segreti dell'uomo se non lo spirito dell'uomo che è in lui? Così anche i segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere se non lo Spirito di Dio. Ora, noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato”.
Dunque, lo Spirito Santo, in quanto Consolatore, ci rende partecipi della conoscenza che Dio ha di Sé stesso, e di conseguenza ci dona una capacità speciale: il credente, nello Spirito Santo, è in grado di vedere il mondo e le altre persone attraverso gli occhi di Dio. Cioè, guardare se stesso, il prossimo con gli occhi, dall’altezza da cui ci guarda, da cui ci vede il nostro Dio Signore, Creatore e Salvatore.
Questo è un dono speciale che talvolta si manifesta nella Chiesa come un dono di preveggenza. É quando si tratta dei padri spirituali che, cercando di servire i loro figli spirituali, ricevono da Dio il dono della conoscenza del cuore. Ancor prima che una persona apra bocca, quel padre spirituale vede il cuore di una persona e sa tutto di lei. Tale dono, il dono della preveggenza, viene ricevuto nella Chiesa da un credente che può vedere tutti gli eventi di oggi attraverso gli occhi di Dio e, quindi, anche in circostanze disperate può vedere un raggio di speranza.
Oggi, durante le drammatiche circostanze in cui versa l'Ucraina, chiediamo al Signore Dio questo dono speciale, il frutto speciale dello Spirito Santo che è la fede. È la Fede con la quale hanno emanato lo splendore i nuovi martiri della Chiesa ucraina, martiri che hanno portato la Parola di Dio fino ai confini della terra, in Siberia, in Kazakistan e sulla costa del Pacifico. Proprio oggi chiediamo che quei martiri che in carcere hanno potuto vedere il futuro della Chiesa e delle persone, vivere e lottare per essa, ci aprano oggi gli orizzonti per la nostra esistenza ucraina.
Oggi chiediamo al Signore Dio il dono di vedere, di vedere l'Ucraina dopo la guerra e di costruirla oggi nella nostra coscienza e nei nostri cuori.
Il nemico viene a portarci via il futuro, a dirci a noi, ucraini, che non dovremmo esistere, che non abbiamo il diritto di esistere come popolo, come Stato. Ma attraverso il frutto dello Spirito Santo, che è la fede, vediamo che il Signore Dio non solo vede l'Ucraina e la custodisce nel suo progetto originale, ma ci ha anche preparato una missione speciale nel mondo moderno, nella chiesa moderna, una missione per l'uomo del terzo millennio.
Oggi chiediamo: Dio, dacci questo frutto dello Spirito Santo. Dacci la possibilità di credere, di credere in Te, di credere nella vittoria dell'Ucraina, di credere nella persona che consideri buona, di credere nella nostra forza che con l'aiuto della Tua forza e grazia, Signore, potremmo indirizzare al bene. Dio, benedici tutti coloro che oggi sostengono l'Ucraina e vedono il futuro dell'Ucraina attraverso il prisma della fede in Te, nostro Dio Creatore e Salvatore.
Dio, benedici l’Ucraina!
La benedizione del Signore sia su di voi, con la Sua grazia e il Suo amore per gli uomini, ore e sempre e nei secoli dei secoli. Amen.

 

lunedì 27 giugno 2022

CONTRO LE LETTURE LEGALISTE E MORALISTE DEL VANGELO / lunedì XIII sett. T.O., pari.

 

Il Vangelo oggi riprende due dei tre incontri di Gesù narrati dal Vangelo di ieri, in cui spiega le condizioni necessarie per il Regno di Dio. Se Luca e Matteo collocano questi incontri in contesti diversi, significa che si tratta di condizioni valide per tutti. Il contesto di Luca, ieri, è la salita a Gerusalemme per lo scontro finale con il male infiltrato nei vertici. Pure il contesto di Matteo è significativo: “ vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all’altra riva”. La folla ha il nome di Gesù sulla bocca ma non fa la scelta esclusiva per il Regno: “passare all’altra riva”, all’altra logica, cioè riconoscere Dio unica fonte di vita, Gesù unico Salvatore e Maestro, e seguirlo. Vivere lo “Shema’ Israel”. Gesù distacca i discepoli dalla folla.

Ma noi pensiamo che la vita ci venga (anche) dalle strutture, dai soldi, da tutto ciò che ci rende sicura la vita (=Mammon). Pensiamo pure che la vita ci venga dalle persone, in primis i  genitori e la famiglia. È il senso della richiesta di quell’uomo: permettimi di andare prima a seppellire mio padre”. Nel terzo episodio di ieri, un uomo tale si impone: “ Ti seguirò … prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia”. Siamo spesso confusi riguardo a queste frasi di Gesù e conviene fare chiarezza.

Gesù non dice: “nessuno … è degno per il Regno dei Cieli”. E' il Signore che ci rende degni. Non si tratta quindi di questo. Gesù dice: "Essere adatti" che significa invece poter progredire nel cammino del Regno, anche partendo da sotto zero. Chi si volge indietro non progredirà.

Poi c'è la lettura legalista e quella moralista. La lettura legalista fa credere che per seguire Gesù devo essere nella miseria (nemmeno una pietra, figurati un cuscino), non devo andare al funerale di mio padre (magari di mia madre sì, perché nel Vangelo non si parla della madre), non devo salutare i genitori. In pratica il Regno di Dio escluderebbe Matrimonio e Famiglia. Per essere un vero cristiano devo farmi frate o suora; al massimo prete secolare, ma forse nemmeno. Sotto traccia, questi dubbi sono molto diffusi. La lettura moralista invece fa credere che sia tutto uno sforzo; chi non ottiene risultati visibili è bocciato, oppure di fronte agli insuccessi, ci si ripiega su un piccato “Dio vede il cuore”, “nessuno può giudicare”, ecc.. 

Qual è la verità? È chiaro che entro nella sequela di Cristo con tutte le mie debolezze, bisognoso del medico. Ma un conto è avere un solo medico e fargli fiducia perché so a chi ho creduto, un altro conto averne vari di riserva dai quali cercare il parere che più aggrada, mettere i paletti a Dio: questo sì, questo no, fin qui va bene, oltre no. Se abbandono tutta la mia vita a Dio, anche il funerale di mio padre sarà nelle sue mani, la mia famiglia non andrà contro il suo Regno ma, sottomessa a lui, riceverà da lui abbondanza di grazia e sostegno.

 

Prima Lettura   Am 2, 6-10. 13-16
Calpestano come polvere della terra la testa dei poveri.

domenica 26 giugno 2022

IL VOLTO INDURI' PER ANDARE A GERUSALEMME / XIII Dom. T.O., C.

 


“Egli il volto indurì per andare a Gerusalemme”. Questa traduzione letterale dal greco è resa dalla nostro Bibbia con Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme”. Allo stesso modo i samaritani di quel villaggio non accolsero Gesù e i suoi discepoli perché “il volto di lui era andante a Gerusalemme”. Il volto rivolto alla meta. Un volto che la decisione indurisce e non rende disponibile a distrazioni o altri scopi. Il modo di esprimersi del greco ci aiuta a cogliere lo stato d’animo interiore di Gesù. Anche i discepoli sono tesi per questo andare a Gerusalemme e sono pronti alla lotta. Ma il loro spirito è diverso. Infatti se i Samaritani non accolgono Gesù che va a trionfare a Gerusalemme, si mettono fuori dalla salvezza e non meritano di vivere. Ma Gesù “si voltò e li rimproverò”. Lo sforzo che fa su se stesso è di consegnarsi alla logica di misericordia del Padre, al suo rispetto per la libertà dei suoi figli e alla sua longanimità, chiudendosi ad ogni pretesa di successo umano, di “scorciatoie” e compromessi, con coalizioni dove ognuno trova il suo tornaconto terreno.

Gesù precisa a chi deve seguirlo le condizioni: senza una pietra dove posare il capo, cioè per i discepoli scarse prospettive di comodità o di carriera, il Regno di Dio prevale sulle relazioni famigliari, anche le più sacre, e sul rischio evidente di essere giudicati male. Il demonio in particolare usa molto facilmente in modo pietoso gli affetti e l’amore umano per ostacolare il Regno di Dio. Il demonio esiste. Leggiamo due dichiarazioni di papi:

"Il male non è più soltanto una deficienza, ma un’efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà. Misteriosa e paurosa. Non vi stupisca come semplicista, o addirittura come superstiziosa e irreale la nostra risposta: uno dei bisogni maggiori è la difesa da quel male, che chiamiamo il Demonio”.  Paolo VI, 15 Nov. 1972.

“Ma a questa generazione – a tante altre – hanno fatto credere che il diavolo fosse un mito, una figura, un’idea, l’idea del male. Ma IL DIAVOLO ESISTE e noi dobbiamo lottare contro di lui. Lo dice Paolo, non lo dico io! La Parola di Dio lo dice. Ma noi non siamo tanto convinti. E poi Paolo dice com’è questa armatura di Dio, quali sono le diverse armature, che fanno questa grande armatura di Dio. E lui dice: ‘State saldi, dunque, state saldi, attorno ai fianchi la verità’. Questa è un’armatura di Dio: la verità”. “La vita è una milizia. La vita cristiana è una lotta, una lotta bellissima, perché quando il Signore vince in ogni passo della nostra vita, ci dà una gioia, una felicità grande: quella gioia che il Signore ha vinto in noi, con la sua gratuità di salvezza. Ma sì, tutti siamo un po’ pigri, no, nella lotta, e ci lasciamo portare avanti dalle passioni, da alcune tentazioni. E’ perché siamo peccatori, tutti! Ma non scoraggiatevi. Coraggio e forza, perché c’è il Signore con noi”. Papa Francesco

 

Prima Lettura  1 Re 19, 16. 19-21
Eliseo si alzò e seguì Elia.

sabato 25 giugno 2022

QUALE RAPPORTO DEVE AVERE UN CATTOLICO COL MAGISTERO?

 


Con “Itinerari catecumenali per la vita matrimoniale” abbiamo iniziato una riflessione sul rapporto che deve avere ogni fedele, in particolare i preti ecc., con il Magistero. Sarà utile ascoltare ciò che dice il Concilio Vaticano II in proposito. Ho sottolineato quanto vien detto del vescovo di Roma che è Papa della cattolicità, Pietro vivente in mezzo a noi.

“Ma un Papa dice una cosa, il suo successore e ne dice un’altra!” Chi ascolta il Papa senza pregiudizi non può non notare la continuità da un Papa all’altro anche se con linguaggi e accenti diversi. Ogni Papa ha la sua sensibilità, esperienze personali che plasmano il suo modo di esprimersi, e spiega in parte i punti che privilegia nella sua predicazione. L’esempio della Famiglia e della continuità/diversità tra Familiaris Consortio e Amoris Laetitia lo dimostra. Oltre lo sviluppo della Tradizione, la Storia dimostra due cose dall’alternarsi di personalità diverse alla guida della Chiesa: permette da una parte di avere in quel momento la persona più adatta per affrontare le questioni di maggiore attualità. Papa Giovanni Paolo II veniva dal giogo comunista e della propaganda dell’ateismo militante marxista. Serviva questo allora. Ma egli non ha mancato di sottolineare che il successo del Comunismo veniva anche dalle mancanze dei cristiani riguardo alle esigenze di giustizia sociale del Vangelo, e ha criticato il Capitalismo puro. Papa Francesco ha vissuto l’imperialismo occidentale in America Latina e viene in un altro momento: il marxismo è ormai screditato, mentre il cambiamento climatico e la globalizzazione errata sono problemi planetari attuali. Non si tratta quindi di “appiattirsi” su quello che dice un Papa ma di ascoltare seriamente ogni Papa sia perché puntualizza i problemi del momento, sia perché aiuta a non chiudersi nel pensiero del Papa precedente che rimane pur sempre limitato.

 

Lumen Gentium n. 25: La funzione d'insegnamento dei vescovi

Tra i principali doveri dei vescovi eccelle la predicazione del Vangelo [75]. I vescovi, infatti, sono gli araldi della fede che portano a Cristo nuovi discepoli; sono dottori autentici, cioè rivestiti dell'autorità di Cristo, che predicano al popolo loro affidato la fede da credere e da applicare nella pratica della vita, la illustrano alla luce dello Spirito Santo, traendo fuori dal tesoro della Rivelazione cose nuove e vecchie (cfr. Mt 13,52), la fanno fruttificare e vegliano per tenere lontano dal loro gregge gli errori che lo minacciano (cfr. 2 Tm 4,1-4) . I vescovi che insegnano in comunione col romano Pontefice devono essere da tutti ascoltati con venerazione quali testimoni della divina e cattolica verità; e i fedeli devono accettare il giudizio dal loro vescovo dato a nome di Cristo in cose di fede e morale, e dargli l'assenso religioso del loro spirito. Ma questo assenso religioso della volontà e della intelligenza lo si deve in modo particolare prestare al magistero autentico del romano Pontefice, anche quando non parla « ex cathedra ». Ciò implica che il suo supremo magistero sia accettato con riverenza, e che con sincerità si aderisca alle sue affermazioni in conformità al pensiero e in conformità alla volontà di lui manifestatasi che si possono dedurre in particolare dal carattere dei documenti, o dall'insistenza nel proporre una certa dottrina, o dalla maniera di esprimersi.

 

CONOSCERE IL CUORE DI MARIA / memoria del Cuore Immacolato di Maria.

 

Giuseppe e Maria cercano Gesù.
Bellissimo acquarello di Maria Cavazzini Fortini.


Il Cuore di Maria è un Mistero che si può dire infinito e bisogna vivere con lei nella preghiera e nell'affidamento, innanzitutto. Ma affinché questa conoscenza non sia frutto di o di sentimentalismo, è necessario partire, come sempre, dalla Scrittura. La Chiesa è nostra maestra anche scegliendo le letture che illustrano una figura o una ricorrenza. Cosa ci fa conoscere del Cuore di Maria? Sottolineiamo brevemente alcuni punti.

“Il mio cuore esulta nel Signore!”. È un cuore che ringrazia per i benefici, loda. La perfezione della spiritualità cristiana è la lode a Dio.

“si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti”. È un cuore che vive la relazione con Giuseppe, con la famiglia, col vicinato, sa fare fiducia alla comunità di villaggio lasciando Gesù crescere autonomamente in essa.

“Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”. È un cuore che non si mette in avanti. Non dice “io, io”. Nomina prima Giuseppe “tuo padre”. È un cuore materno che si preoccupa per il figlio e conosce l’angoscia così comune tra i mortali.

“Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore”. È un cuore che non pretende di sapere tutto, anzi, sa che il Mistero di Dio ha profondità che vanno custodite e meditate. Lei più di tutti sa quanto Gesù è vissuto per Dio solo e quanto il suo sangue è stato versato per tutti. Per tutti! Un cuore di madre che vuole la salvezza di tutti perché tutti sono suoi figli.

 

Prima Lettura  Is 61, 10-11
Gioisco pienamente nel Signore.

venerdì 24 giugno 2022

COME GESU' CERCA ANCORA LA PECORA SMARRITA? / Solennità del Sacro Cuore.

 


In un tempo in cui la gente era lontana dai sacramenti e dalla speranza della salvezza per il timore del Giudice Divino, il Signore stesso, tramite una monaca di Paray Le Monial e suo confessore gesuita istituì il Culto moderno del Sacro Cuore con la pratica dei Nove Primi Venerdì, aperta a tutti, clero compreso, che richiede solo un po’ di attenzione e un cuore sincero, e dà la sicurezza della conversione finale e quindi della salvezza a chi la esegue.

“Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna”. Con la rassegna il pastore vede se le pecore ci stanno tutte e in salute. “Che bello se Gesù tornasse a cercare le tante pecore smarrite!” Infatti non siamo lontani dalla battuta amara che dice: Gesù parla di una pecora smarrita, ma qui sono novantanove pecore smarrite e una rimasta! I nostri praticanti costanti sono circa il 6 %!  Gesù ci ha abbandonato? No, ma vuole l’ascolto, soprattutto della Parola di Dio e della Chiesa.

Ieri sono andato da una persona molto depressa. Già una volta il Signore le aveva mostrato come è sempre presente quando parliamo di lui, riuniti nel suo nome, come s’interessa di noi. Ieri, dopo un lungo colloquio, le chiedo: - Tu hai fede? - Molta! - Che significa? - Io continuo a pregare perché il Signore mi faccia stare bene. – Questo non è aver fede! E le spiego brevemente cosa è la fede. Poi dopo un Ave Maria invochiamo il Signore che ci dona Luca 24,12: Pietro tuttavia corse al sepolcro e chinatosi vide solo le bende. E tornò a casa pieno di stupore per l'accaduto”. Le donne dicono di aver trovato la tomba vuota e angeli che annunciano che Gesù è risorto, "come aveva detto". Ma “Quelle parole parvero loro  (agli Apostoli) come un vaneggiamento e non credettero ad esse”. Malgrado lo scetticismo che lo invade (anche lui non ricorda ciò che Gesù aveva detto. Quando non credo il diavolo porta via la Parola di Dio), per Pietro tutto ciò che riguarda Gesù va verificato. E' annichilito dalla fine catastrofica del Maestro, dal suo rinnegamento di fronte a una piccola serva e dal tradimento di Giuda che ha riempito di collera ma anche di dubbio il cuore di tutti (Uno di voi mi tradirà. –Sono forse io, Signore? cf. Mt 26, 21-22), Eppure, Pietro si alza e corre al sepolcro. Questo è l'atteggiamento di fede.

Gesù ci cerca tramite la Chiesa, in particolare col Magistero che, purtroppo spesso viene trascurato, accolto con scetticismo, anche se la fede obbliga i fedeli a dare sempre al Magistero del vescovo e in particolare del vescovo di Roma “l'assenso religioso del loro spirito” (Lumen Gentium 25). In “Itinerari Catecumenali per la Vita Matrimoniale”, si  ricorda Familiaris Consortio n.66 che voleva per la preparazione prossima al matrimonio la forma di “un cammino catecumenale”. Familiaris Consortio è di ... 41 anni fa! Anche quando gli incontri per i fidanzati sono fatti bene, non vedo nessun Corso Prematrimoniale “come un cammino catecumenale”, eccetto il Cammino Neocatecumenale. Non valeva la pena fermarsi e mettersi in ascolto religioso della Parola della Chiesa già nel 1981?

 

Prima Lettura  Ez 34, 11-16
Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare.

giovedì 23 giugno 2022

GIOVANNI BATTISTA, UOMO DELLA SPERANZA / Nascita di Giovanni Battista, 23 giugno 2022

 


L’uomo ha bisogno di sperare. Quasi sempre chi si suicida lo fa perché ha perso ogni speranza. C'è la speranza umana e quella divina, che la si aspetti su questa terra o nel Regno dei Cieli. San Giovanni Battista è l’uomo della speranza: annuncia che la promessa di Dio sta per realizzarsi. Questo motiva le folle che devono decidersi perché sarà un giudizio: o dentro o fuori. Le persone sono anche motivate dall’attesa del nuovo: suscita interesse, apre orizzonti. In questa attesa del nuovo si mobilita molto l’immaginazione. Infatti anche Giovanni Battista e i suoi discepoli immaginavano un Messia diverso da come Gesù si è presentato (Luca 7,19). Anche Paolo pur portando la realtà della risurrezione non sfugge a questa legge: Gesù apre un orizzonte di speranza dove ognuno può inserire anche i propri desideri, le proprie immaginazioni. Quando però la realtà si rivela più umile, più difficile di quanto sperato, chi ha incontrato veramente il Signore risorto, persevera, entrando sempre di più nel mistero della volontà di Dio. Chi si è fermato solo alle prospettive di cambiamento della sua vita, rimane deluso e talvolta si allontana. In particolare i primi cristiani pensavano che la fine del mondo sarebbe arrivata subito (2 Pietro 3,9; 2 Ts 2,1-3).

Un vantaggio di Giovanni Battista e dei primi evangelizzatori era quindi di annunciare un avvenimento ancora da venire o così recente che ognuno vi poteva proiettare liberamente le sue attese. È però è un vantaggio effimero. Ci si sveglia dal sonno!, benché il bisogno di speranza spinga a credere a nuove promesse, anche se le precedenti erano fasulle. Lo vediamo con la politica di tutti i tempi, con le sette o i gruppi di spiritualità inconsistenti: c'è sempre chi abbocca. Per esempio i Testimoni di Geova hanno annunciato la venuta del Regno di Dio più volte nel corso del XX secolo, con date e luoghi precisi. Chiaramente non è mai successo nulla, eppure hanno sempre seguaci! Oggi sono prudentemente più vaghi.

Abbiamo detto che chi ha incontrato Gesù risorto persevera e lascia cambiare le sue prospettive, abbandona le sue attese per lasciarsi portare dalla Speranza che non delude. Perché, però, la Speranza non delude, se Dio tarda a realizzare le sue promesse, non ti dona ciò che sentivi essenziale per essere felice? Perché c'è l’esperienza concreta dello Spirito Santo: La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”. (Romani 5:5). Ma pesa fortemente su tutti il fatto che dopo 2000 anni la Chiesa si presenta come quel gruppo o quella Istituzione che non ha realizzato le sue promesse e spesso le ha tradite. Nella nostra stessa vita personale il dover prendere coscienza della nostra miseria rimane come un’ombra nera sulla nostra fede. Eppure questo è proprio il momento per iniziare un vero cammino di fede, vivere e proporre in modo più autentico il vero straordinario dono di Dio (Giovanni 4,10). Ma questo dono si realizzerà pienamente solo nella Risurrezione, e quindi l'annuncio della Chiesa e la sua testimonianza, oltre a mantenere l'apertura al Dio che viene ogni giorno a visitarci, deve anche sempre aiutare l'Uomo a volgere lo sguardo verso la pienezza della sua Venuta definitiva e al Giudizio.

 

Prima Lettura   Is 49,1-6
Ti renderò luce delle nazioni.

mercoledì 22 giugno 2022

COSA SIGNIFICA "DAI LORO FRUTTI LI RICONOSCERETE"?

 

Gesù ripete nel Vangelo di oggi: Dai loro frutti dunque li riconoscerete”. Nei santi questo appare evidente anche se il loro percorso non è esente da errori. Noi invece siamo discepoli senza sapore, infingardi. Ma si pone il problema di quanto dura il frutto dei buoni. Tutti, apertamente o segretamente, desideriamo sederci, riposare, vedere il “Trionfo del Cuore Immacolato di Maria” che metta tutto a posto per magia e per sempre, veniamo da Gesù per farlo re, che risolva tutti i nostri problemi.

Ezechia distrusse i pali sacri e perfino il serpente di bronzo di Mosè perché il popolo gli rivolgeva un culto non lecito. Che coraggio ha avuto per osare distruggere una statua storica! Per fede resistette all’invasore assiro che blandiva il popolo e salvò Gerusalemme dal dominio pagano. Ma ecco che dopo di lui, subito, suo proprio figlio, frutto delle sue viscere e anche, in qualche modo, frutto della sua educazione, “fece ciò che è male agli occhi del Signore” e così anche il figlio di suo figlio. Nulla di ciò che facciamo è eterno e infallibile. Anche Gesù, umanamente, conobbe il fallimento, in modo particolare con Giuda.

Quando arrivò al potere il pronipote di Ezechia, Giosia, imitò invece in tutto la condotta di Davide, suo antenato, ed ebbe molto da fare. Si mise a riparare il Tempio e il Sommo Sacerdote ritrovò il libro della Legge! Scioccante! Come se in una parrocchia per un lungo tempo non ci fosse più una Bibbia, o il Messale, e nessuno se ne fosse preoccupato. Il Tempio sarà restaurato e distrutto, abbandonato e ricostruito varie volte nella Storia. Così anche nella Storia della Chiesa. Il Santo Curato arrivando ad Ars dopo le persecuzioni della Rivoluzione francese, diceva: “lasciate una parrocchia vent’anni senza prete e la gente vi adorerà gli animali”. La Francia, Figlia primogenita della Chiesa ha conosciuto molti momenti oscuri. San Vincenzo de’ Paoli, nato nel periodo delle guerre di religioni (1562-1598), ordinato prete nel 1600 e nominato parroco a Clichy vicino a Parigi, trova una chiesa in rovina. Più tardi, sensibile alla miseria spirituale e materiale del popolo egli rilancia la prassi della confessione scomparsa tra la gente e fonderà la Congregazione della Missione e, in seguito, le Figlie della Carità e (Vincenziani e Vincenziane).

Oggi non è meglio. C'è una profonda ignoranza della fede, poca formazione, molta trascuratezza e confusione. La vita esige la lotta spirituale. Ognuno di noi “nel prezioso sangue di Cristo” (S: Caterina da Siena), perché “l’amore del Cristo ci spinge” (2 Cor 5,14) è invitato a diventare costruttore del Tempio e “riparatore di brecce” (Is 58:12), anche se dopo di noi potrà sembrare che sia tutto da ricominciare da capo. San Francesco chiamato a riparare la Chiesa che cadeva in rovina, lavorò alla chiesetta di san Damiano ma la sua missione era di rimettere Cristo e il Vangelo nel cuore delle persone. Il “frutto che rimane” (Giovanni 15,8) sono le persone che raggiungono liberamente la vita eterna, le cose esterne passano e scompaiono.

  

Prima Lettura   2 Re 22,8-13; 23,1-3
Il re lesse alla presenza del popolo tutte le parole del libro dell’alleanza, trovato nel tempio del Signore e concluse l’alleanza davanti al Signore.

martedì 21 giugno 2022

ITINERARI CATECUMENALI PER LA VITA MATRIMONIALE: SENZA MEZZI TERMINI.

 


Con grande superficialità tanti, troppi, si sono messi a scrivere sull’ultimo documento del Vaticano “Itinerari Catecumenali per la Vita Matrimoniale”, appena reso pubblico. “Niente sesso prima del matrimonio!” sono stati i titoli più diffusi, chiaramente doppiamente riduttivi. A poche ore dalla pubblicazione ci sono stati commenti, discussioni, dibattiti e polemiche, anche da parte di preti, non tanto sul testo della Chiesa ma su quello che ne hanno detto persone che non hanno avuto ancora il tempo materiale di leggerlo! Anzi, si sa che per testi del genere non basta una lettura veloce. La prefazione di papa Francesco, molto chiara, mentre inizia l'Incontro Mondiale delle Famiglie, invita tutti noi a leggere per intero il testo del documento pontificio e a riflettere (pregare!?), prima di darne valutazioni. 


ITINERARI CATECUMENALI PER LA VITA MATRIMONIALE

PREFAZIONE DEL SANTO PADRE FRANCESCO

« L’annuncio cristiano che riguarda la famiglia è davvero una buona notizia » (Amoris laetitia, 1). Questa affermazione della relatio finalis del Sinodo dei Vescovi sulla fa­miglia meritava di aprire l’Esortazione Apostolica Amoris laetitia. Perché la Chiesa, in ogni epoca, è chiamata ad annunciare nuovamente, soprattutto ai giovani, la bellezza e l’abbondanza di grazia che sono racchiuse nel sacramento del matrimonio e nella vita familiare che da esso scaturisce. A cinque anni dalla sua pubblicazione, l’Anno “Famiglia Amoris laetitia” ha inteso rimettere al centro la famiglia, invitare a riflettere sui temi dell’Esortazione apostolica e animare tutta la Chiesa nell’impegno gioioso di evangelizzazione per le famiglie e con le famiglie.

Uno dei frutti di questo Anno speciale sono gli “Itinerari catecumenali per la vita matrimoniale”, che ora ho il piacere di affidare ai pastori, ai coniugi e a tutti coloro che lavorano nella pastorale familiare. Si tratta di uno strumento pastorale preparato dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita dando seguito a un’indicazione che ho espresso ripetutamente, cioè « la necessità di un “nuovo catecumenato” in preparazione al matrimonio »; infatti, « è urgente attuare concretamente quanto già proposto in Familiaris consortio (n. 66), che cioè, come per il Battesimo degli adulti il catecumenato è parte del processo sacramentale, così an­che la preparazione al matrimonio diventi parte integrante di tutta la procedura sacramentale del matrimonio, come antidoto che impedisca il moltiplicarsi di celebrazioni matrimoniali nulle o inconsistenti » (Discorso alla Rota Romana, 21 gennaio 2017).

SALVACI SIGNORE AFFINCHE' TUTTI SAPPIANO CHE TU SOLO SEI DIO! / martedì XII sett. T.O., pari.

 


Il re Ezechia fece ciò che è retto davanti al Signore. Non solo distrusse i luoghi di culto agli dèi pagani, ma perfino il serpente di bronzo fatto da Mosè nel deserto, perché gli israeliti gli prestavano culto come a un dio, contrariamente allo scopo per il quale era stato creato (2 re 18,4). Accadde che si trovò confrontato col re d’Assiria che minacciava Gerusalemme dopo aver espugnato Samaria e deportato i suoi abitanti come tutti gli altri popoli circostanti di cui aveva distrutto idoli e templi. Ezechia accettò di pagare un tributo in cambio della pace, spogliando il Tempio e i tesori della reggia. Ma il re d’Assiria non rispettò le sue promesse e assediò Gerusalemme, insultando il Dio degli ebrei, come incapace di salvare, invitando il popolo ad arrendersi e a non ascoltare il re che diceva di confidare nel Signore (non so perché, ma mi ricorda una nazione che consegnò le sue testate nucleari in cambio della promessa di pace e del rispetto della sua integrità territoriale, poi, però, fu attaccato in vari modi, subì intense campagne di propaganda che negavano la sua identità, e finalmente fu invaso lo stesso. L’invasore invitò il popolo ad arrendersi e a non ascoltare il proprio governo).

Ezechia sale al Tempio e prega. È una preghiera nell’angoscia eppure anche una preghiera missionaria: “Signore dimostra che sei l’unico vero Dio! Che non sei come gli dèi degli altri popoli che sono solo legno e argento!” Dio risponde: Proteggerò questa città per salvarla, per amore di me e di Davide mio servo”. I meriti dei padri e di ogni generazione contano nel piano di salvezza di Dio.  

È tempo che facciamo anche noi questa preghiera nel tempo di angoscia in cui ci troviamo. Una preghiera per tutti noi, per tutto il popolo. Però non è più tempo di accontentarci, di svendere i sacramenti (“Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi”). Papa Francesco propone di rendere l’ Iniziazione cristiana una vera Iniziazione, cioè una scuola di formazione cristiana, un catecumenato (La Gioia del Vangelo: SVOLTA DI PAPA FRANCESCO? COSA C'E' IN QUEL NUOVO DOCUMENTO VATICANO?). Non si tratta di respingere nessuno, ma di offrire a chi lo desidera itinerari che permettano di conoscere realmente la fede e il Vangelo, e di poter discernere ciò che nella mentalità odierna va contro la fede autentica. Si tratta anche di dire chiaramente che se non esiste una Chiesa di puri, se appartenere a un gruppo più impegnato non dà nessun certificato di santità, c'è però chi vuole accogliere il Vangelo nella sua integralità  e chi si accontenta di alcuni elementi, spesso annacquati.

 

Prima Lettura  2 Re 19, 9-11. 14-21. 31-35. 36
Proteggerò questa città per salvarla, per amore di me e di Davide mio servo.