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lunedì 31 ottobre 2016

TECNICA

Mi sembra di aver sbloccato la possibilità di fare commenti direttamente sul blog. Provateci. Chiedo scusa della mia imperizia.

lunedì XXXI settimana CARITA' SEMPRE

papa Francesco in Svezia ANSA/EPA
La prima lettura ci parla della carità all’interno della comunità con molte sfumature, tutte preziose per l’educazione spirituale dei singoli e la crescita e testimonianza della comunità. Questo brano ci prepara all’inno alla Kenosi (kenosis = svuotamento) di Cristo, che però non ascolteremo domani perché sarà la Solennità di Tutti i Santi. Questo Inno è molto importante, certamente tra i più importanti del Nuovo Testamento: dà il senso profondo del cammino di Gesù e della sua esaltazione come Kyrios-Signore, e del nostro progresso nel cammino della carità che è partecipazione al Mistero Pasquale di Gesù e finisce nella nostra propria esaltazione se abbiamo molto amato:
Fil. 2,5 Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù,
6 il quale, pur essendo di natura divina,
non considerò un tesoro geloso
la sua uguaglianza con Dio;
7 ma spogliò se stesso,
assumendo la condizione di servo
e divenendo simile agli uomini;
apparso in forma umana,
8 umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e alla morte di croce.
9 Per questo Dio l'ha esaltato
e gli ha dato il nome
che è al di sopra di ogni altro nome;
10 perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra;
11 e ogni lingua proclami
che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.

giovedì 27 ottobre 2016

«LA RISURREZIONE DEI MORTI E' LA FEDE DEI CRISTIANI: CREDENDO IN ESSA SIAMO TALI». IL PROBLEMA DELLA CREMAZIONE

Qualche mese fa abbiamo scritto come parrocchia un foglio informativo sulla posizione della Chiesa e di due filosofi non cristiani riguardo alla cremazione che si diffonde molto anche dalle nostre parti. 

L’ho messo anche sul blog. Come foglio è stato preso continuamente dalla nostra bacheca perché è un problema attuale che tocca un po’ tutti. Volevo aggiornarlo per accentuare l’incitamento a scegliere profeticamente di NON ricorrere alla cremazione.

Ed ecco che la Congregazione per la Dottrina della Fede ha pubblicato una nuova istruzione semplice e dettagliata sulla questione.
La ricopio di seguito e invito tutti a leggerla con attenzione.

Io non ho un corpo come si ha un vestito, ma sono corpo animato, sono uno spirito incarnato. Dio nel suo Verbo si è incarnato e chiamandomi alla grazia mi ha santificato corpo e anima. Per cui nulla deve distogliermi dalla fede nella risurrezione dei corpi: non sarei più cristiano. Io, come credente devo avere il massimo rispetto per questo mistero e in particolare per le spoglie dei miei cari defunti, pur elaborando il lutto correttamente (distacco)
Se si ricorre comunque alla cremazione, la conservazione delle ceneri pone dei problemi molto concreti che la nuova istruzione considera in modo pratico e ben comprensibile.


CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE
Istruzione Ad resurgendum cum Christo
circa la sepoltura dei defunti
e la conservazione delle ceneri in caso di cremazione

SAN FRANCESCO PATRONO DEGLI AMANTI DEL CREATO: COMPOSTIAMO

Il discorso sul compost ha suscitato grande interesse, ben aldilà di quello che avrei immaginato. Tutti quelli che non lo fanno ancora sembrano disponibili ad iniziare.

Solo un caro amico reagisce dicendo che bisogna pregare e non occuparsi di queste cose terrene (terrene: è il caso di dirlo!). Lo ringrazio molto perché è un caro amico e mi obbliga a dare qualche precisazione. Grazie a Dio sono francescano. Non si può accusare san Francesco di essere un materialista che trascura la preghiera, un politicante, un imprenditore ipocritamente rivestito di apparenze spirituali. Ora sappiamo che, alla fine della sua vita, stringendo in poche righe l’essenziale della sua esperienza e del suo insegnamento, proprio nel primo paragrafo del suo Testamento, egli ricorda come la sua conversione è cominciata col servizio molto concreto ai lebbrosi:
“Il Signore dette a me, frate Francesco, d'incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d'animo e di corpo. E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo”.

Molto di più, Assisi allora, come tutte le città erette in “Comuni” di quell’epoca, era divisa in due classi sociali: i Mayores e i Menores (i maggiorenti e i minori) e san Francesco ha osato chiamare la sua fraternità “Fratres Menores”, frati minori. Questo particolare non è certamente passato inosservato tra la gente di allora che non ha potuto vedervi solo un nome tratto dal Vangelo e indicante astrattamente l’umiltà mistica. Anzi, penso che per il papà di san Francesco che aveva ben altri progetti per lui, la famiglia, gli amici, tutto questo è arrivato come un pugno nell’occhio.

Fare quindi il compost. La domanda più ricorrente però è: “a che serve? Una volta fatto il terriccio, cosa ne faccio?”

La natura “naturalmente” arricchisce se stessa. Da quando era totalmente nuda, la terra si è trasformata pian piano in giardino grazie all’attività stessa della vita, degli organismi viventi. Infatti le piante usano l’energia del sole e le sostanze presenti nelle rocce grazie all’acqua e al vento, per crescere. Le loro foglie, i loro rami e tronchi, ritornando alla terra la arricchiscono e formano l’humus. Allo stesso modo fanno gli organismi più evoluti mangiando le piante e lasciando i loro escrementi, i loro cadaveri, trasportando i semi o impollinando i fiori. Così tutta la catena alimentare diventa un meccanismo che contribuisce allo sviluppo della vita in forme sempre più evolute e diffuse, ma anche a trasformare la geologia della terra stessa e il clima.
Noi classifichiamo il petrolio e il carbone, per esempio, nel campo della geologia, ma la loro origine è biologica: si tratta di microorganismi morti caduti sul fondo del mare, di foreste di alberi pietrificati.

martedì 25 ottobre 2016

HO COMINCIATO A FARE IL COMPOST DOMESTICO. E TU?



A settembre, al primo incontro su "Amoris Laetitia", il documento di papa Francesco sull'amore nella famiglia, ho ricordato che l'anno precedente avevamo fatto altri incontri, molto belli, sulla "Laudato Sii" e, in seguito, anche una marcia silenziosa in appoggio alla COP21 di Parigi.
Da allora molti paesi hanno confermato l'impegno della COP21 o stanno per confermarlo, tra cui l'Italia.
Purtroppo le notizie sul fronte dell'inquinamento da CO2 e di cambiamento climatico con l'innalzamento delle temperature globali non sono per nulla buone.
Ho chiesto allora cosa aveva fatto ognuno durante l'anno trascorso per la conversione ecologica richiesta da papa Francesco. Qualcuno non aveva fatto nulla di molto concreto. Non bastano le direttive e gli incentivi statali e l'impegno delle grandi ditte. Ci vuole anche l'impegno di ciascuno di noi.

Neanch'io ho fatto abbastanza. Ma qualcosina sì. A livello di plastica, nei negozi non prendo quasi mai il sacchetto per la spesa e comincio a ricordarmi più facilmente di scendere dalla macchina con la sporta mia. Altrimenti esco con le mani e le tasche piene dei prodotti comprati. Anche se è un po' scomodo e forse poco estetico ....
Compro l'acqua minerale in bottiglie di vetro.

Di recente ho cominciato a fare il Compost domestico (il 4 ottobre, Festa di san Francesco, precisamente!). E tu?

Proprio cercando di capire come dovevo fare, ho incontrato vari di voi che già fanno il compost, magari da anni! In una parrocchia semi rurale come san Castrese sarebbe sorprendente il contrario. Ma il fatto è che dobbiamo farlo tutti, anche chi ha solo un terrazzo o un balcone!

Per chi non lo sapesse il Compost è il terriccio che si ottiene dalla decomposizione naturale degli scarti vegetali del giardino o della cucina, dello stallatico, ecc. "L'umido della raccolta differenziata", per usare un termine comune. Questo umido rappresenta oltre il 30% della raccolta globale dei rifiuti urbani. Toglierlo dal circuito dei rifiuti urbani per un reimpiego, poi, nelle piante di ornamento o nel giardino tuo o del vicino è un bel guadagno per tutti! Anche perché il compost è un ottimo fertilizzante biologico.
Per chi ha un giardino è semplicissimo e facilissimo farlo. Per chi ha solo un balcone ci vogliono alcune precauzioni supplementari, ma ho iniziato anche questa esperienza e non sembra che sia troppo complicato. Anche riguardo ai vicini, non ci sono odori sgradevoli.

La cosa più complicata alla fine è stata di farsi il selfie con la compostiera!


lunedì 24 ottobre 2016

IL PUBBLICANO, IL FARISEO E IL FUOCO DEL PURGATORIO

Divina Commedia - Purgatorio - Avari
Solo alcuni brevi spunti sul Vangelo di questa ultima domenica. Spunti, per me, tremendamente importanti anche se a qualcuno sembreranno forse banali.

1.      Una preghiera fatta bene può ottenere la salvezza.

2.      Umiltà e sincerità. Il pubblicano non sa ancora amare, non ha opere di giustizia da presentare, non sa nemmeno elencare i suoi peccati: non si sa confessare. Infatti gliene saranno venuti così tanti alla mente di peccati da creargli una confusione totale. La sua collaborazione alla sua giustificazione si chiama solo umiltà e sincerità.


3.     
Noi non siamo così bravi come il fariseo. Se penso che quello digiunava due volte alla settimana!! … Sicuramente qualcuno che frequenta Medjurgorje digiuna una volta alla settimana a pane e acqua, ma chi lo fa due volte? Io quasi mai e non me ne vanto. Non sono il fariseo. Formalmente non ho commesso i peccati di cui si è caricato il pubblicano. Non sono il pubblicano. Allora chi sono? Se
uno ha incontrato Gesù e lo ha accettato come Signore, come può guardare il suo modo di vivere il proprio battesimo e non scoprirsi peggio del pubblicano? Se sei un “Altro Cristo”, se hai promesso di amare come Gesù ha amato, come puoi non sentirti l’ultimo peccatore, uno che deve solo chiedere pietà e misericordia, uno che tutti guardano come cristiano e che con il suo modo di vivere svia gli altri riguardo alla natura stessa del Cristianesimo? Quando ho incontrato il mio padre spirituale, ho creduto che fosse in qualche modo uno stregone: non avevo idea che una tale esperienza spirituale potesse esistere nella Chiesa cattolica che conoscevo fin da bambino, con confessioni settimanali nel periodo delle Medie. La Chiesa mi ha salvato e sono grato a tutti i miei confessori. Sono io che non ero aperto. Invece quella sera sulla riva sud del Mediterraneo, Dio mi aspettava e io ero, senza saperlo, confuso e smarrito, ero come il pubblicano, senza pretese e senza immaginazioni, disponibile. Ho preso coscienza che non sapevo amare, che non avevo mai amato, e la mia vita è scomparsa nel fuoco del purgatorio. Dice san Paolo ai Corinzi: "Ma ciascuno stia attento come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l'opera di ciascuno sarà ben visibile: la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità dell'opera di ciascuno. Se l'opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa; ma se l'opera finirà bruciata, sarà punito: tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco". (1 Cor 3, 10-15)

domenica 23 ottobre 2016

GIOVANNI PAOLO II / MATURITA' CRISTIANA E VITA COMUNITARIA

Il Vangelo di oggi (sabato XXIX sett.) manifesta ancora una volta la “gelosia” misericordiosa di Dio: sempre pronto a perdonare e a pazientare perché si tratta di figli e non di impiegati o di candidati ad un concorso, Dio però non si arrende: la creatura fatta a sua immagine deve avere in sé il dinamismo dell’amore che punta alla perfezione della carità. Allora va bene il rimprovero forte, l’ammonizione severa.
Educatori pensateci e … andiamo a rileggere quello che Papa Francesco dice sulla sanzione in Amoris Laetitia: Il valore della sanzione come stimolo.
268. Ugualmente, è indispensabile sensibilizzare il bambino e l’adolescente affinché si renda conto che le cattive azioni hanno delle conseguenze. Occorre risvegliare la capacità di porsi nei panni dell’altro e di pentirsi per la sua sofferenza quando gli si è fatto del male. Alcune sanzioni – ai comportamenti antisociali aggressivi – possono conseguire in parte questa finalità. È importante orientare il bambino con fermezza a chiedere perdono e a riparare il danno causato agli altri. Quando il percorso educativo mostra i suoi frutti in una maturazione della libertà personale, il figlio stesso a un certo punto inizierà a riconoscere con gratitudine che è stato un bene per lui crescere in una famiglia e anche sopportare le esigenze imposte da tutto il processo formativo.
269. La correzione è uno stimolo quando al tempo stesso si apprezzano e si riconoscono gli sforzi e quando il figlio scopre che i suoi genitori mantengono viva una paziente fiducia. Un bambino corretto con amore si sente considerato, percepisce che è qualcuno, avverte che i suoi genitori riconoscono le sue potenzialità. Questo non richiede che i genitori siano immacolati, ma che sappiano riconoscere con umiltà i propri limiti e mostrino il loro personale sforzo di essere migliori. Ma una testimonianza di cui i figli hanno bisogno da parte dei genitori è che non si lascino trasportare dall’ira. Il figlio che commette una cattiva azione, deve essere corretto, ma mai come un nemico o come uno su cui si scarica la propria aggressività. Inoltre un adulto deve riconoscere che alcune azioni cattive sono legate alle fragilità e ai limiti propri dell’età. Per questo sarebbe nocivo un atteggiamento costantemente sanzionatorio, che non aiuterebbe a percepire la differente gravità delle azioni e provocherebbe scoraggiamento e irritazione: «Padri, non esasperate i vostri figli» (Ef 6,4; cfr Col 3,21).
270. La cosa fondamentale è che la disciplina non si tramuti in una mutilazione del desiderio, ma in uno stimolo per andare sempre oltre. Come integrare disciplina e dinamismo interiore? Come far sì che la disciplina sia un limite costruttivo del cammino che deve intraprendere un bambino e non un muro che lo annulli o una dimensione dell’educazione che lo inibisca? Bisogna saper trovare un equilibrio tra due estremi ugualmente nocivi: uno sarebbe pretendere di costruire un mondo a misura dei desideri del figlio, che cresce sentendosi soggetto di diritti ma non di responsabilità. L’altro estremo sarebbe portarlo a vivere senza consapevolezza della sua dignità, della sua identità singolare e dei suoi diritti, torturato dai doveri e sottomesso a realizzare i desideri altrui.

La Perfezione è nella carità; è quello che ci dice anche la prima lettura: “il corpo … cresce in modo da edificare se stesso nella carità”. (Efesini 4,16). Però questa carità è inserita in un corpo. Siamo inseriti in un corpo.

La cosa nuova che porta questo brano ed è veramente degna della nostra meditazione è che questo corpo è garanzia di fede matura e di carità vera.

giovedì 20 ottobre 2016

MOSE': TRADUZIONE IN PROGRESS

Mosè di Michelangelo - San Pietro in vincoli - Roma
Volevo finire questa traduzione di MOSE' per oggi. Sono alle ultime pagine ma non ci sono riuscito. 
Ai lettori in anteprima un brano dell'ultimo capitolo che propone applicazioni per il nostro tempo degli insegnamenti che la Bibbia ci ha tramandato su Mosè e l'avventura del popolo con lui.

I popoli migrano da sempre. Dappertutto sul globo, gli uomini si spostano o sono costretti di spostarsi oggi più di ieri. Non c'è nulla di nuovo nel fatto che le identità e le frontiere evolvono. In ogni tempo, l’uomo ha dovuto adattarsi a nuove culture, e intrecciare con altri i suoi modi di vivere. È una lotta comune al genere umano da molto tempo. L’uomo non è che un pellegrino su questa terra. La sua Patria sta altrove.
 Alla fine della strada del deserto non c'è la disperazione e la morte, ma un paese fertile preparato da Dio. Ma per arrivarci bisogna lottare e affrontare degli avversari. Non basta arrivare nella terra promessa, perché all’orizzonte si profilano nuove difficoltà e attraverso di esse la marcia verso un’altra terra. I quarant’anni del deserto sono una pesante storia di peccato dell’uomo, ma anche della tenacia del Dio che perdona.

martedì 18 ottobre 2016

18 ottobre SAN LUCA E LO "H FACTOR", IL FATTORE UMANO

S. Luca in un manoscritto bizantino del X secolo
Oggi rosso e prefazio degli Apostoli per uno che non era tra i dodici scelti da Gesù. Ma si è associato agli apostoli quando ha creduto alla Buona Notizia e senza perdere la sua sensibilità di medico per gli ammalati e i poveri e sofferenti, né rinnegare la sua scienza, ha compreso che la migliore medicina era quella che salva per la vita eterna, quella che fa risorgere i morti (ciò che la medicina non può fare). E Dio lo ha associato alle fatiche, poi alla Gloria degli Apostoli, dandogli di scrivere della Buona Notizia e, grazie a questo, evangelizzare per i secoli dei secoli.

Anche tu puoi essere associato alla Gloria degli Apostoli. Purché credendo, tu metta la tua vita al servizio del Vangelo: evangelizzando, oppure orientando le realtà del mondo che ti circonda al Regno di Dio.

Non sarai guardato come una seconda scelta, uno di serie “B” ma anche i santi molto più grandi di te ti accoglieranno come un fratello e ti laveranno i piedi. È il Fattore Umano della Chiesa .

C'è un secondo aspetto del Fattore Umano: “La messe è molta ma gli operai sono pochi”. Questa frase del Vangelo di oggi si realizza anche oggi. La messe è molta tra tutti quelli che non hanno mai sentito parlare di Gesù e del Vangelo in modo vivo. La messe è molta tra i tanti inquinati dalla lotta feroce che fa il demonio alla Chiesa calunniandola in tutti i modi. La messe è molta tra i tanti che sono rimasti delusi davvero da qualche esperienza con la Chiesa (io, invece, ho avuto la grazia di sperimentare che il Signore mi ha salvato nella sua Chiesa e per la sua Chiesa).

17 ottobre SANT'IGNAZIO DI ANTIOCHIA IL TEOFORO

sant'Ignazio vescovo di Antiochia e martire
Non ho avuto il tempo di scrivere sulle letture di questo lunedì che era anche la giornata mondiale della lotta alla povertà. Solo un invito che ci viene dal Vangelo: "anche se è nell’abbondanza la vita dell’uomo non dipende dai suoi beni”. Se prendendo le nostre cose, usandole, cercandole, calcolando, comprando, vendendo, pensassimo a questa frase di Gesù ne scaturirebbe per noi uno stile di vita sobrio e più solidale, chiave della lotta alla povertà nel mondo.

Volevo però permettere a coloro che non la conoscono, di leggere il brano della lettera che sant’Ignazio il Teoforo (portatore di Dio) vescovo di Antiochia in Siria dopo l’apostolo Pietro, morto martire a Roma nel 107, rivolge ai cristiani di Roma. Il suo timore è che qualcuno si dia da fare per ottenere la sua liberazione mentre sente che questo è il momento propizio per andare incontro al suo Dio e vivere con lui.
Questa sete di Dio non gli impedisce di avere amore per la Chiesa e di prendersene cura. Infatti leggere le sue lettere è raccomandato per rafforzare l’amore per la Chiesa e l’Unità in obbedienza al vescovo.

Dalla «Lettera ai Romani» di sant'Ignazio di Antiochia, vescovo e martire

Sono frumento di Dio: sarò macinato dai denti delle fiere

"Scrivo a tutte le chiese, e a tutti annunzio che morrò volentieri per Dio, se voi non me lo impedirete. Vi scongiuro, non dimostratemi una benevolenza inopportuna. Lasciate che io sia pasto delle belve, per mezzo delle quali mi sia dato di raggiungere Dio. Sono frumento di Dio e sarò macinato dai denti delle fiere per divenire pane puro di Cristo. Supplicate Cristo per me, perché per opera di queste belve io divenga ostia per il Signore.
A nulla mi gioveranno i godimenti del mondo né i regni di questa terra. E' meglio per me morire per Gesù Cristo che estendere il mio impero fino ai confini della terra. Io cerco colui che è morto per noi, voglio colui che per noi è risorto. E' vicino il momento della mia nascita.

lunedì 17 ottobre 2016

MOSE', TERESA D'AVILA, LA VEDOVA IMPORTUNA E LA PREGHIERA: Domenica XXIX del T. O.

chiesa di Saint Etienne du Rouvray presso Rouen
La battaglia contro Amalek ci insegna che dobbiamo combattere con tutte le forze fisiche e spirituali ma, alla fine, è la preghiera che decide le sorti delle nostre cause. Anche l’aiuto che riceve Mosè (o chiede) ci insegna quanto sia importante il non rimanere soli nella lotta che facciamo nella preghiera.

Nel Vangelo Gesù parla di “necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai”. Necessità, non “optional”, o regalo da fare a Dio. Pregare sempre, non “quando mi sento”, “se mi emoziono, perché così è più vero”. Pregare “senza stancarsi mai”: lì ancora di più entra la prospettiva della fede.

Un’annotazione riguardo alla fede. La fede mi aiuta a perseverare quando non sento più niente, non vedo, mi invade il sentimento che Dio non mi ascolta, ecc. Ma pregare non è un’ossessione, non è un desiderio mio che diventa nevrosi, fissazione. E proprio la fede che è dialogo con Dio mi salva dal pericolo della fissazione e della nevrosi. Non c'è un grido, una supplica dei suoi figli che Dio disprezzi, non ascolti, ma non tutto è buono, non tutto è maturo in me. Nel mio dialogo con Dio io parto dal mio bisogno, dal mio dolore, dal mio desiderio, ma lo affido a Dio perché sia un cammino di vita e non di morte, possa maturare e pacificarsi, possa aprirsi a una verità più piena. Prendiamo l’esempio del marito abbandonato dalla moglie. La ama e soffre terribilmente, si sente solo e smarrito. Prega per la riconciliazione. Non significa che il suo modo precedente di vivere il matrimonio fosse realmente maturo, per esempio. Ripartire da capo con le stesse fragilità, gli stessi fraintendimenti sulla natura del matrimonio (anche da parte di tutt’e due) può portare ad un secondo fallimento che lascia ferite peggiori. Dio che lo sa, vuole l’unione di due sposi uniti dal sacramento ma vuole anche una crescita. Affidando a lui il mio desiderio di riconciliazione in una preghiera che sia anche ascolto, Dio forse non mi esaudisce subito, ma allarga le vedute, rafforza gli aspetti ancora troppo fragili, purifica ciò che è ancora egoismo perché diventi amore di donazione.

domenica 16 ottobre 2016

SANTA TERESA D'AVILA (1515-1582) sabato 15 ottobre

Teresa d'Avila (preso da Wikipedia)
Il Vangelo di ieri venerdì ci diceva di non temere chi può uccidere il corpo e poi non può più fare nulla, ma di temere Dio solo. Sarebbe stato un buon Vangelo per accompagnare la festa di santa Teresa d’Avila di cui si è sempre notato il coraggio “degno di un uomo”. 

Ma anche le letture di questo sabato sono idonee: Teresa vive in un momento di grandissimo turbamento per la Cristianità. Nasce praticamente con lo scisma d’Occidente ossia la Riforma di Lutero di cui stiamo per celebrare il quinto centenario, e i cui effetti iniziali sono stati certamente disastrosi con guerre, divisioni, persecuzioni, anche se metteva in evidenza la corruzione troppo generalizzata presente da tempo nella società e sopratutto fin nel cuore della Chiesa. Teresa cresce alla Luce di Gesù e nel fermento che porta al grande progetto evangelizzatore del Concilio di Trento (1545-1563).

Il suo desiderio di una vita autentica la porta a iniziare una riforma del Carmelo dove vive. E in una Chiesa molto rilassata ci sono già fermenti e realtà di rinnovamento. Il suo incontro con san Pietro d’Alcantara, riformatore francescano, è decisivo in questo senso.

Nella prima lettura la lettera agli Efesini continua a descriverci una comunità fervente e luminosa, che scopre la bellezza del progetto di Dio: come la comunità fondata da santa Teresa. Se proponi un ideale, sopratutto ai giovani, avrai risposte positive. Il cuore dell'uomo è fatto per la bellezza.

Ma che succede quando ti trovi in una comunità mediocre, stanca e rilassata nell’osservanza della regola, degli impegni assunti?

mercoledì 12 ottobre 2016

FANTASTIC NEWS!

Ho diffuso quanto più mi è stato possibile una petizione da parte di CitizenGO per manifestare all'Assemblea Parlamentare del Consiglio di Europa che tanti cittadini europei erano contrari a che fosse introdotta in Europa una regolamentazione giuridica della "Surrogacy" o "Maternità Surrogata", "Utero in Affitto" in italiano, GPA secondo il gusto francese che significa "Gestation pour autrui", "Gestazione altruista" secondo i promotori della cosa, pur sapendo che più le donne sono povere e senza sbocchi di lavoro più sono altruiste in quanto si possono pagare di meno.

So che quasi tutti quelli che ho contattati hanno firmato e hanno diffuso a loro volta la petizione ai loro amici e contatti. Qualcuno che non conosceva l'inglese non ha voluto lasciar perdere e mi ha chiamato per capire e poter firmare. Abbiamo dato il nostro piccolo contributo.
Ringraziamo il Signore per queste Fantastic News, per queste notizie fantastiche.

Un amico caro invece mi ha risposto risentito consigliandomi di non fare politica. E mi ha chiesto con quale partito partecipavo a questa campagna. Capisco che il sospetto che un prete si schieri con un partito mette a disagio.

Non conosco politici, e questa iniziativa si colloca al di fuori di ogni logica di partito. Si tratta solo di dire i valori nei quali crediamo come cristiani. Sono valori talmente evidenti che non avrei bisogno della fede cristiana per condividerli. Sono certo che Sylviane Agacinski moglie dell'ex primo ministro ateo francese Lionel Jospin, che ha sposato dopo il suo divorzio dalla prima moglie (niente di troppo cattolico tutto questo) avrà esultato in nome dei diritti dell'uomo e del buon senso.

Si tratta di difendere bambini inermi, la dignità di persone umane, e l'umanità intera da una sciagura terribile.
Un essere umano, un bambino deve nascere da un rapporto di amore stabile tra l'uomo e la donna che lo hanno generato, svilupparsi nel grembo della mamma che lo ha concepito, nascere nel seno della sua famiglia naturale!
La mia piccola esperienza di persone adottate è più che sufficiente per sapere con certezza quanto la mancanza della famiglia naturale sia una ferita reale molto seria anche quando è compensata dall'amore immenso della famiglia adottiva. Figuriamoci essere strappato dal seno materno al momento stesso della nascita da pagatori, bi o omosex (o single!?) che avranno fatto uccidere i fratelli e sorelle "non idonei". Uno scenario da incubo, purtroppo molto reale.

Chiediamo al Signore di cambiare i nostri cuori affinché tutti quelli che sono stati deprivati dell'amore più elementare, sono stati talmente confusi o hanno aderito col cuore al nulla che nega ogni valore alla stessa natura, possano incontrarLo attraverso noi.






GALATI: IL PICCOLO DAVIDE E IL FRUTTO DELLO SPIRITO

Questo è l’ultimo brano dalla lettera ai Galati alla Messa quotidiana. È una lettera molto importante e conviene ritornare un po’ sulle parti che non abbiamo commentato.

Intanto il brano stesso di oggi è una chiave fondamentale per la nostra vita.
Appare infatti il terzo attore essenziale della nostra vita spirituale: la “Carne” che giustamente la Traduzione in Lingua Corrente (TILC) della Bibbia traduce con “egoismo”. Carne è l’uomo lasciato a se stesso nella fragilità della sua condizione fisica, psicologica e morale. Tutto in lui dice che è limitato e mortale e quindi si difende contro la morte. Difendendosi contro la morte pensa prima a se stesso e quindi è inevitabilmente egoista. Non è l’egoismo come scelta in ribellione a Dio e ai valori, ma è piuttosto una condanna: l’uomo, da solo, non può non essere egoista.

I tre attori della nostra vita spirituale sono dunque la Carne, la Legge e lo Spirito.

martedì 11 ottobre 2016

MOSE'

Il Vitello d'oro visto dal grandissimo Luzzati
Un amico editore mi ha chiesto di tradurre un piccolo libro dal francese: "Mosè", scritto da un biblista di chiara fama. Un impegno molto più lungo di quanto mi aspettavo, che non mi lascia il tempo di aggiornare il blog. Malgrado l'interesse in particolare della lettura continua della lettera ai Galati che devo comunque cercare di ricuperare, eccomi in ritardo. 

Sono certo però che l'investimento di questi giorni ripagherà me e i futuri lettori in avvenire. Difatti rileggere la figura di Mosè attraverso la tradizione sapienziale di Israele è un grande dono e fonte di gratitudine per i nostri Fratelli maggiori. 
Do sotto un piccolissimo assaggio che riguarda l'episodio del vitello d'oro, in attesa di poter gustare tutto il libro di cui annuncerò, spero presto, la pubblicazione.

Quando si avvicinò all’accampamento, Mosè vide il vitello, gli strumenti di musica e Satana che saltellava davanti al popolo. L’amarezza si impadronì di lui: “Guai al popolo che ha sentito al Sinai: non ti farai immagini né figure né alcuna rappresentazione”. Scagliò le tavole dalle sue mani e le spezzò ai piedi della montagna. La Scrittura sacra che vi si trovava spiccò il volo verso il cielo. Prese il vitello, lo bruciò nel fuoco e lo macinò fino a quando divenne una polvere che fece bere ai figli di Israele. La prova della polvere mescolata con acqua fu simile alla prova della donna adultera. A colui che aveva fornito un oggetto in oro, un segno appariva sul volto.

Perché distruggere le parole scritte da Dio? La situazione era simile ad un principe che si era appena fidanzato. Quando mandò il suo servo per prendere la sua fidanzata a casa sua, questi trovò la ragazza incinta. Cosa doveva fare? Strappò il contratto di matrimonio per evitare che la ragazza fosse lapidata. Allo stesso modo la rottura delle tavole dell’alleanza fu un atto di clemenza verso Israele. Dio preferì sacrificare la sua Torah piuttosto che perdere il suo popolo. Le tavole della Torah scritte dal dito di Dio non erano sante in se stesse, altrimenti sarebbero diventate oggetto di culto idolatrico. Erano sante dal fatto che erano osservate. È l’obbedienza umana che santificava la Torah.

Mosè non annullò puramente e semplicemente l’operazione forgiando di nuovo degli anelli e dei gioielli. Neppure si sbarazzò dell’oro. Lo diede di nuovo a ciascuno sotto la forma di una bevanda. Così l’oro penetrò nella carne. Non fu più disponibile per una nuova fusione. Fu messo al suo giusto posto, respinto nelle profondità dell’essere umano. Non era possibile sbarazzarsene: faceva parte dell’umano. In ogni generazione d'Israele rimane un’oncia dell’oro del vitello d'oro. 

Se qualcuno si limita ad una lettura superficiale del solo testo della Bibbia non scopre tutta questa profondità e mitezza. Questo piccolo brano dimostra, se ce n'era bisogno, quanto il popolo d'Israele nella  riflessione credente dei suoi saggi e nella sua catechesi, è accompagnato dallo Spirito Santo che educa, tra l'altro, alla Misericordia del Santo, Benedetto sia il suo Nome.

sabato 8 ottobre 2016

sabato XXVII settimana T.O. - GALATI: LA GIOIA E LA FATICA DELLA FEDE

Nel Vangelo di oggi, una donna che ascolta Gesù esclama a voce alta: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!» e Gesù risponde : «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».
Questa donna ammira Gesù e lo esprime in espressioni molto umane e positive. Ma se ragioniamo, vediamo che esprime così anche il suo limite, la chiusura dell’esperienza umana: Io non sono tua madre, non lo sarò mai, “non sono e non sarò beata”.
Gesù risponde: puoi essere molto più beata che se tu fossi mia stessa madre, se tu ascolti la Parola di Dio e la metti in pratica.
È un’apertura, un dischiudersi di un orizzonte infinito e favoloso, da sogno divino, che include tutti coloro che aprono il cuore a Dio. San Francesco esprime questo dischiudersi dell’orizzonte del regno di Dio quando scrive ai tutti i fedeli: “Oh, come sono beati e benedetti quelli e quelle, quando fanno tali cose e perseverano in esse; perché riposerà su di essi lo Spirito del Signore, e farà presso di loro la sua abitazione e dimora; e sono figli del Padre celeste del quale compiono le opere, e sono sposi, fratelli e madri del Signore nostro Gesù Cristo. Siamo sposi, quando l'anima fedele si unisce al Signore nostro Gesù Cristo per virtù di Spirito Santo. Siamo suoi fratelli quando facciamo la volontà del Padre che è nei cieli. Siamo madri, quando lo portiamo nel cuore e nel corpo nostro per mezzo del divino amore e della pura e sincera coscienza, lo generiamo attraverso le opere sante, che devono risplendere agli altri in esempio”.

mercoledì 5 ottobre 2016

PAPA FRANCESCO SU FEDE, MATRIMONIO, DIVORZIO, GENDER



Papa Francesco non cambia in quello che dice. Anzi ripete tante volte le stesse cose. Ma spesso le sue parole non arrivano a tutti oppure sono travisate dai Media. Questa volta alcune parole forti sembrano essere arrivate. 
Ma forse è opportuno permettere a qualcuno in più di leggere tutto ciò che il papa ha detto su questi temi durante il suo viaggio nel Caucaso.


INCONTRO CON SACERDOTI, RELIGIOSI, RELIGIOSE, SEMINARISTI E AGENTI DI PASTORALE  Chiesa dell'Assunta – Tbilisi Sabato, 1 ottobre 2016
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Saldi nella fede significa capacità di ricevere dagli altri la fede, conservarla e trasmetterla. Tu hai detto, parlando di questo essere saldi nella fede: “tenere viva la memoria del passato, la storia nazionale e avere il coraggio di sognare e di costruire un futuro luminoso”. Saldi nella fede significa non dimenticare quello che noi abbiamo imparato, anzi, farlo crescere e darlo ai nostri figli. Per questo a Cracovia ho dato come missione speciale ai giovani quella di parlare con i nonni. Sono i nonni che ci hanno trasmesso la fede. E voi che lavorate con i giovani dovete insegnare loro ad ascoltare i nonni, a parlare con i nonni, per ricevere l’acqua fresca della fede, elaborarla nel presente, farla crescere – non nasconderla in un cassetto, no – elaborarla, farla crescere e trasmetterla ai nostri figli.

L’Apostolo Paolo, parlando al suo discepolo prediletto, Timoteo, nella Seconda Lettera, gli diceva di conservare salda la fede che aveva ricevuto dalla mamma e dalla nonna. Questa è la strada che noi dobbiamo seguire, e questo ci farà maturare tanto. Ricevere l’eredità, farla germogliare e darla. Una pianta senza radici non cresce. Una fede senza la radice della mamma e della nonna non cresce. Anche una fede che mi è stata data e che io non do agli altri, ai più piccoli, ai miei “figli” non cresce.

Dunque, per riassumere: per essere saldi nella fede bisogna avere memoria del passatocoraggio nel presente e speranza nel futuro. Questo, riguardo all’essere saldi nella fede.

GALATI, PAOLO RESISTE IN FACCIA A PIETRO!

Pietro e Paolo
Ecco il testo della lettera ai Galati che avremmo letto ieri se non ci fosse stato la festa di san Francesco:
“Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo, come io perseguitassi fieramente la Chiesa di Dio e la devastassi, superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com'ero nel sostenere le tradizioni dei padri. Ma quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque di rivelare a me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai pagani, subito, senza consultare nessun uomo, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco.
In seguito, dopo tre anni andai a Gerusalemme per consultare Cefa, e rimasi presso di lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore. In ciò che vi scrivo, io attesto davanti a Dio che non mentisco. Quindi andai nelle regioni della Siria e della Cilicia. Ma ero sconosciuto personalmente alle Chiese della Giudea che sono in Cristo; soltanto avevano sentito dire: «Colui che una volta ci perseguitava, va ora annunziando la fede che un tempo voleva distruggere». E glorificavano Dio a causa mia.” (Galati 1, 12 – 24)

San Paolo conosce bene il suo argomento: tra chi vuole imporre ancora la circoncisione come indispensabile alla salvezza o altre tradizioni, e chi invece ha sperimentato che la fede in Gesù Cristo da sola basta a creare l’uomo nuovo, egli si è trovato dall’una e dall’altra parte. Un tempo estremista della salvezza legata all’osservanza di tutte le tradizioni, comprende meglio il rinnovamento portato da Cristo e se ne fa il difensore più fermo ed convinto.

martedì 4 ottobre 2016

4 ottobre SAN FRANCESCO NEL CUORE DELLA LETTERA AI GALATI

Ancora una volta una festa viene ad interrompere la nostra lettura continua alla Messa mattutina. Questa volta però, più che interrompere la lettura, la festa di san Francesco ci getta nel cuore della lettera di Paolo ai Galati.
Di fronte alle comunità fondate da Paolo sulla base dell’amore di Dio rivelato in Cristo crocifisso e risorto, vengono molti che dicono di credere in Cristo ma ne sminuiscono la novità e la forza di Buona Notizia gratuita, oppure non sono credenti in Cristo si fanno forza dell’antichità e della ricchezza delle loro tradizioni per contestare l’impostazione di vita di queste nuove comunità, costituite anche di molti “fuorusciti” dalle comunità tradizionali ebraiche. E i membri delle comunità di Paolo vacillano. Questo è il motivo della lettera di Paolo. Egli arriva al cuore di ciò che gli ha cambiato la vita: “quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo.” Quello che conta  è “l’essere nuova creatura”.
Il Vangelo ci indica i frutti della croce: chi è stanco e sfiduciato ritrova la vita.

Forse nulla illustra meglio questi passi della Scrittura del brano dei Fioretti su La Perfetta Letizia:
Come andando per cammino santo Francesco e frate Leone, gli spuose quelle cose che sono perfetta letizia.

lunedì 3 ottobre 2016

CHI PREDICA UN VANGELO DIVERSO, SIA ESCLUSO, MALEDETTO!

Da oggi iniziamo a leggere la lettera di san Paolo ai Galati. Vale la pena riportare il brano di oggi aggiungendo i primi versetti da 1 a 5:
Paolo, apostolo non da parte di uomini, né per mezzo di uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo e di Dio Padre che lo ha risuscitato dai morti, e tutti i fratelli che sono con me, alle Chiese della Galazia. Grazia a voi e pace da parte di Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo, che ha dato se stesso per i nostri peccati, per strapparci da questo mondo perverso, secondo la volontà di Dio e Padre nostro, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. In realtà, però, non ce n'è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! L'abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema! Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo!
Vi dichiaro dunque, fratelli, che il vangelo da me annunziato non è modellato sull'uomo; infatti io non l'ho ricevuto né l'ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo. Gàlati 1, 1-12

domenica 2 ottobre 2016

Sabato 1 ottobre GIOBBE E SANTA TERESINA: DIO RIVELA IL MISTERO DEL REGNO AI PICCOLI

Questa mattina abbiamo ascoltato la conclusione del libro di Giobbe (cap. 42). Avevamo anticipato che Giobbe con la sua ragione poteva considerare la sua piccolezza di fronte a Dio e la sua incapacità a comprendere troppe cose della vita e dell’Universo. Non capiva soprattutto Dio stesso che scopriva lontano e indifferente verso la sua creatura (cap. 9).

Quando Dio parla a Giobbe (cap. 38 e seguenti), in fondo dice le stesse cose (lettura del venerdì della XXVI settimana) ma con una differenza: parlando si rivela il Dio vicino pur rimanendo misterioso, al di là dell’intendimento dell’uomo. In questa vicinanza si rompe la solitudine di Giobbe. Il testo non dice che si sente amato né che gli viene rivelato una sua missione. Questo si realizzerà nel cristianesimo come compimento dell’Alleanza tra Dio e l’uomo. Anche se già nell’Antico Testamento questo è una caratteristica della vocazione dei profeti. Ma ogni cristiano non è forse un profeta?

Quello che conta per Giobbe è che nella sua piccolezza egli si sente qualcuno per Dio. Non può pretendere di essere l’uguale di Dio, né di essere artefice della propria vita, ma è una persona per Dio stesso. Dio gli dà ragione di fronte ai suoi amici, riconosce che non ha colpe particolari per subire queste prove, ma che egli fa parte di un disegno misterioso. Senza conoscerne il nome, Giobbe entra nella croce benché non gliene venga rivelata la pienezza,.