Papa Francesco non cambia in quello che dice. Anzi ripete tante volte le stesse cose. Ma spesso le sue parole non arrivano a tutti oppure sono travisate dai Media. Questa volta alcune parole forti sembrano essere arrivate.
Ma forse è opportuno permettere a qualcuno in più di leggere tutto ciò che il papa ha detto su questi temi durante il suo viaggio nel Caucaso.
INCONTRO CON
SACERDOTI, RELIGIOSI, RELIGIOSE, SEMINARISTI E AGENTI DI PASTORALE Chiesa dell'Assunta – Tbilisi Sabato, 1 ottobre 2016
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Saldi nella
fede significa capacità di ricevere dagli altri la fede, conservarla e trasmetterla.
Tu hai detto, parlando di questo essere saldi nella fede: “tenere viva la memoria del
passato, la storia nazionale e avere il coraggio di sognare e di costruire un
futuro luminoso”. Saldi nella fede significa non dimenticare quello che noi
abbiamo imparato, anzi, farlo crescere e darlo ai nostri figli. Per questo a
Cracovia ho dato come missione speciale ai giovani quella di parlare con i
nonni. Sono i nonni che ci hanno trasmesso la fede. E voi che lavorate con i
giovani dovete insegnare loro ad ascoltare i nonni, a parlare con i nonni, per
ricevere l’acqua fresca della fede, elaborarla nel presente, farla crescere –
non nasconderla in un cassetto, no – elaborarla, farla crescere e trasmetterla
ai nostri figli.
L’Apostolo
Paolo, parlando al suo discepolo prediletto, Timoteo, nella Seconda Lettera,
gli diceva di conservare salda la fede che aveva ricevuto dalla mamma e dalla
nonna. Questa è la strada che noi dobbiamo seguire, e questo ci farà maturare
tanto. Ricevere l’eredità, farla germogliare e darla. Una pianta
senza radici non cresce. Una fede senza la radice della mamma e della nonna non
cresce. Anche una fede che mi è stata data e che io non do agli altri, ai più
piccoli, ai miei “figli” non cresce.
Dunque, per
riassumere: per essere saldi nella fede bisogna avere memoria del
passato, coraggio nel presente e speranza nel
futuro. Questo, riguardo all’essere saldi nella fede.
E adesso,
Irina. Abbiamo parlato con il prete, con i religiosi, con i consacrati della
fede salda; ma come è la fede nel matrimonio? Il matrimonio è la
cosa più bella che Dio ha creato. La Bibbia ci dice che Dio ha creato l’uomo e
la donna, li ha creati a sua immagine (cfr Gen 1,27). Cioè,
l’uomo e la donna che diventano una sola carne sono immagine di Dio. Io ho
capito, Irina, quando tu spiegavi le difficoltà che tante volte vengono nel
matrimonio: le incomprensioni, le tentazioni… “Mah, risolviamo la cosa per la
strada del divorzio, e così io mi cerco un altro, lui si cerca un’altra, e
incominciamo di nuovo”. Irina, tu sai chi paga le spese del divorzio? Due
persone, pagano. Chi paga?
[Irina
risponde: tutti e due]
Tutti e due?
Di più! Paga Dio, perché quando si divide “una sola carne”, si sporca
l’immagine di Dio. E pagano i bambini, i figli. Voi non sapete, cari fratelli e
sorelle, voi non sapete quanto soffrono i bambini, i figli piccoli, quando
vedono le liti e la separazione dei genitori! Si deve fare di tutto per salvare
il matrimonio. Ma è normale che nel matrimonio si litighi? Sì, è normale.
Succede. Alle volte “volano i piatti”. Ma se è vero amore, allora si fa la pace
subito. Io consiglio agli sposi: litigate finché volete, litigate finché volete
ma non finite la giornata senza fare la pace. Sapete perché? Perché la “guerra
fredda” del giorno dopo è pericolosissima. Quanti matrimoni si salvano se hanno
il coraggio, alla fine della giornata, di non fare un discorso, ma una carezza,
ed è fatta la pace! Ma è vero, ci sono situazioni più complesse, quando il
diavolo si immischia e mette davanti all’uomo una donna che gli sembra più
bella della sua, o quando mette davanti a una donna un uomo che le sembra più
bravo del suo. Chiedete aiuto subito. Quando viene questa tentazione, chiedete
aiuto subito.
E’ questo
quello che tu [Irina] dicevi, di aiutare le coppie. E come si aiutano le
coppie? Si aiutano con l’accoglienza, la vicinanza, l’accompagnamento,
il discernimento e l’integrazione nel corpo della
Chiesa. Accogliere, accompagnare, discernere e integrare. Nella comunità
cattolica si deve aiutare a salvare i matrimoni. Ci sono tre parole: sono
parole d’oro nella vita del matrimonio. Io domanderei ad una coppia: “Vi volete
bene?” - “Sì”, diranno. “E quando c’è qualcosa che uno fa per l’altro, sapete
dire grazie? E se uno dei due fa una diavoleria, sapete chiedere scusa? E se
voi volete portare avanti un progetto, [ad esempio] passare una giornata in
campagna, o qualsiasi cosa, sapete chiedere l’opinione dell’altro?”. Tre
parole: “Cosa ti sembra? Posso?”; “grazie”; “scusa”.
Se nelle coppie si usano queste parole: “Scusami, ho sbagliato”; “Posso fare
questo?”; o “Grazie di quel bel pasto che mi hai fatto”; “Posso?”, “grazie”,
“scusa”, se si utilizzano queste tre parole, il matrimonio andrà avanti bene.
E’ un aiuto.
Tu, Irina,
hai menzionato un grande nemico del matrimonio, oggi: la teoria del gender.
Oggi c’è una guerra mondiale per distruggere il matrimonio. Oggi ci sono
colonizzazioni ideologiche che distruggono, ma non si distrugge con le armi, si
distrugge con le idee. Pertanto, bisogna difendersi dalle colonizzazioni
ideologiche. Se ci sono problemi, fare la pace al più presto possibile, prima
che finisca la giornata, e non dimenticare le tre parole: “permesso”, “grazie”,
“perdonami”.
Maria Elena
Ribezzo della
Svizzera, della rivista “La Presse”:
Salve,
Santità, buona sera. Senta, Lei ieri ha parlato di una guerra mondiale in atto
contro il matrimonio, e in questa guerra ha usato parole molto forti contro il
divorzio: ha detto che sporca l’immagine di Dio; mentre nei mesi scorsi, anche
durante il Sinodo, si era parlato di un’accoglienza nei confronti dei
divorziati. Volevo sapere se questi approcci si conciliano, e in che modo.
Papa
Francesco:
Tutto è
contenuto, tutto quello che ho detto ieri, con altre parole - perché ieri ho
parlato a braccio e un po’ a caldo – si trova nell’Amoris laetitia,
tutto. Quando si parla del matrimonio come unione dell’uomo e della donna, come
lo ha fatto Dio, come immagine di Dio, è uomo e donna. L’immagine di Dio non è
l’uomo [maschio]: è l’uomo con la donna. Insieme. Che sono una sola carne
quando si uniscono in matrimonio. Questa è la verità. È vero che in questa
cultura i conflitti e tanti problemi non sono ben gestiti, e ci sono anche
filosofie dell’“oggi faccio questo [matrimonio], quando mi stanco ne faccio un
altro, poi ne faccio un terzo, poi ne faccio un quarto”. E’ questa “guerra
mondiale” che Lei dice contro il matrimonio. Dobbiamo essere attenti a non
lasciare entrare in noi queste idee. Ma prima di tutto: il matrimonio è
immagine di Dio, uomo e donna in una sola carne. Quando si distrugge questo, si
“sporca” o si sfigura l’immagine di Dio. Poi l’Amoris laetitia parla
di come trattare questi casi, come trattare le famiglie ferite, e lì entra la
misericordia. E c’è una preghiera bellissima della Chiesa, che abbiamo pregato
la settimana scorsa. Diceva così: “Dio, che tanto mirabilmente hai creato il
mondo e più mirabilmente lo hai ricreato”, cioè con la redenzione e la
misericordia. Il matrimonio ferito, le coppie ferite: lì entra la misericordia.
Il principio è quello, ma le debolezze umane esistono, i peccati esistono, e
sempre l’ultima parola non l’ha la debolezza, l’ultima parola non l’ha il
peccato: l’ultima parola l’ha la misericordia! A me piace raccontare – non so
se l’ho detto, perché lo ripeto tanto – che nella chiesa di Santa Maria
Maddalena a Vézelay c’è un capitello bellissimo, del 1200 più o meno. I
medievali facevano catechesi con le sculture delle cattedrali. Da una parte del
capitello c’è Giuda, impiccato, con la lingua fuori, gli occhi fuori, e
dall’altra parte del capitello c’è Gesù, il Buon Pastore, che lo prende e lo porta
con sé. E se guardiamo bene la faccia di Gesù, le labbra di Gesù sono tristi da
una parte ma con un piccolo sorriso di complicità dall’altra. Questi avevano
capito cos’è la misericordia! Con Giuda! E per questo, nell’Amoris laetitia si
parla del matrimonio, del fondamento del matrimonio come è, ma poi vengono i
problemi. Come prepararsi al matrimonio, come educare i figli; e poi, nel
capitolo ottavo, quando vengono i problemi, come si risolvono. Si risolvono con
quattro criteri: accogliere le famiglie ferite, accompagnare, discernere ogni
caso e integrare, rifare. Questo sarebbe il modo di collaborare in questa
“seconda creazione”, in questa ri-creazione meravigliosa che ha fatto il
Signore con la redenzione. Si capisce così? Sì, se prendi una parte sola non
va! L’Amoris laetitia – questo voglio dire –: tutti vanno al
capitolo ottavo. No, no. Si deve leggere dall’inizio alla fine. E qual è il
centro? Ma… dipende da ognuno. Per me il centro, il nocciolo dell’Amoris
laetitia è il capitolo quarto, che serve per tutta la vita. Ma si deve
leggerla tutta e rileggerla tutta e discuterla tutta, è tutto un insieme. C’è
il peccato, c’è la rottura, ma c’è anche la misericordia, la redenzione, la
cura. Mi sono spiegato bene su questo?
Joshua
McElwee del
giornale americano National Catholic Reporter:
Grazie,
Santo Padre. In quello stesso discorso di ieri in Georgia, Lei ha parlato, come
in tanti altri Paesi, della teoria del gender, dicendo che è il
grande nemico, una minaccia contro il matrimonio. Ma vorrei chiedere: cosa
direbbe a una persona che ha sofferto per anni con la sua sessualità e sente
veramente che c’è un problema biologico, che il suo aspetto fisico non
corrisponde a quello che lui o lei considera la propria identità sessuale? Lei
come pastore e ministro, come accompagnerebbe queste persone?
Papa
Francesco:
Prima di
tutto, io ho accompagnato nella mia vita di sacerdote, di vescovo – anche di
Papa – ho accompagnato persone con tendenza omosessuale e anche con pratiche
omosessuali. Le ho accompagnate, le ho avvicinate al Signore, alcuni non
possono, ma le ho accompagnate e mai ho abbandonato qualcuno. Questo è ciò che
va fatto. Le persone si devono accompagnare come le accompagna Gesù. Quando una
persona che ha questa condizione arriva davanti a Gesù, Gesù non gli dirà
sicuramente: “Vattene via perché sei omosessuale!”, no. Quello che io ho detto
riguarda quella cattiveria che oggi si fa con l’indottrinamento della teoria del gender.
Mi raccontava un papà francese che a tavola parlavano con i figli – cattolico
lui, cattolica la moglie, i figli cattolici, ma all’acqua di rose, però
cattolici – e ha domandato al ragazzo di dieci anni: “E tu che cosa voi fare
quando diventi grande?” - “La ragazza”. E il papà si è accorto che nei libri di
scuola si insegnava la teoria del gender. E questo è contro le cose
naturali. Una cosa è che una persona abbia questa tendenza, questa opzione, e
c’è anche chi cambia il sesso. E un’altra cosa è fare l’insegnamento nelle
scuole su questa linea, per cambiare la mentalità. Queste io le chiamo
“colonizzazioni ideologiche”. L’anno scorso ho ricevuto una lettera di uno
spagnolo che mi raccontava la sua storia da bambino e da ragazzo. Era una
bambina, una ragazza, e ha sofferto tanto, perché si sentiva ragazzo ma era
fisicamente una ragazza. L’ha raccontato alla mamma, quando era già ventenne,
22 anni, e le ha detto che avrebbe voluto fare l’intervento chirurgico e tutte
queste cose. E la mamma gli ha chiesto di non farlo finché lei era viva. Era
anziana, ed è morta presto. Ha fatto l’intervento. E’ un impiegato di un
ministero di una città della Spagna. È andato dal vescovo. Il vescovo lo ha
accompagnato tanto, un bravo vescovo: “perdeva” tempo per accompagnare
quest’uomo. Poi si è sposato. Ha cambiato la sua identità civile, si è sposato
e mi ha scritto la lettera che per lui sarebbe stata una consolazione venire
con la sua sposa: lui, che era lei, ma è lui. E li ho ricevuti. Erano contenti.
E nel quartiere dove lui abitava c’era un vecchio sacerdote, ottantenne, il
vecchio parroco, che aveva lasciato la parrocchia e aiutava le suore, lì, nella
parrocchia… E c’era il nuovo [parroco]. Quando il nuovo lo vedeva, lo sgridava
dal marciapiede: “Andrai all’inferno!”. Quando trovava il vecchio, questo gli
diceva: “Da quanto non ti confessi? Vieni, vieni, andiamo che ti confesso e
così potrai fare la Comunione”. Hai capito? La vita è la vita, e le cose si
devono prendere come vengono. Il peccato è il peccato. Le tendenze o gli
squilibri ormonali danno tanti problemi e dobbiamo essere attenti a non dire:
“E’ tutto lo stesso, facciamo festa”. No, questo no. Ma ogni caso accoglierlo,
accompagnarlo, studiarlo, discernere e integrarlo. Questo è quello che farebbe
Gesù oggi. Per favore, non dite: “Il Papa santificherà i trans!”. Per favore!
Perché io vedo già i titoli dei giornali... No, no. C’è qualche dubbio su
quello che ho detto? Voglio essere chiaro. È un problema di morale. E’ un
problema. E’ un problema umano. E si deve risolvere come si può, sempre con la
misericordia di Dio, con la verità, come abbiamo detto nel caso del matrimonio,
leggendo tutta l’Amoris laetitia, ma sempre così, sempre con il cuore
aperto. E non dimenticatevi quel capitello di Vézelay: è molto bello, molto
bello.
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