Qualche mese fa abbiamo scritto come parrocchia un
foglio informativo sulla posizione della Chiesa e di due filosofi non cristiani
riguardo alla cremazione che si diffonde molto anche dalle nostre parti.
L’ho
messo anche sul blog. Come foglio è stato preso continuamente dalla nostra bacheca
perché è un problema attuale che tocca un po’ tutti. Volevo aggiornarlo per accentuare
l’incitamento a scegliere profeticamente di NON ricorrere alla cremazione.
Ed ecco che la Congregazione per la Dottrina della Fede
ha pubblicato una nuova istruzione semplice e dettagliata sulla questione.
La ricopio di seguito e invito tutti a leggerla con attenzione.
Io non ho un corpo come si ha un vestito, ma sono corpo
animato, sono uno spirito incarnato. Dio nel suo Verbo si è incarnato e chiamandomi
alla grazia mi ha santificato corpo e anima. Per cui nulla deve distogliermi
dalla fede nella risurrezione dei corpi: non sarei più cristiano. Io, come credente
devo avere il massimo rispetto per questo mistero e in particolare per le
spoglie dei miei cari defunti, pur elaborando il lutto correttamente (distacco)
Se si ricorre comunque alla cremazione, la conservazione
delle ceneri pone dei problemi molto concreti che la nuova istruzione considera in
modo pratico e ben comprensibile.
CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA
FEDE
Istruzione Ad resurgendum cum Christo
circa la sepoltura dei defunti
e la conservazione delle ceneri in caso di cremazione
circa la sepoltura dei defunti
e la conservazione delle ceneri in caso di cremazione
1. Per risuscitare con Cristo, bisogna morire con Cristo, bisogna «andare
in esilio dal corpo e abitare presso il Signore» (2 Cor 5,8). Con
l’Istruzione Piam et constantem del 5 luglio 1963, l’allora
Sant’Uffizio ha stabilito che «sia fedelmente mantenuta la consuetudine di
seppellire i cadaveri dei fedeli», aggiungendo però che la cremazione non è «di
per sé contraria alla religione cristiana» e che non siano più negati i
sacramenti e le esequie a coloro che abbiano chiesto di farsi cremare, a
condizione che tale scelta non sia voluta «come negazione dei dogmi cristiani,
o con animo settario, o per odio contro la religione cattolica e la Chiesa».[1] Questo
cambiamento della disciplina ecclesiastica è stato poi recepito nel Codice di
Diritto Canonico (1983) e nel Codice dei Canoni delle Chiese Orientali (1990).
Nel frattempo la prassi della cremazione si è notevolmente diffusa in non
poche Nazioni, ma nel contempo si sono diffuse anche nuove idee in contrasto
con la fede della Chiesa. Dopo avere opportunamente sentito la Congregazione
per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il Pontificio Consiglio per
i Testi Legislativi e numerose Conferenze Episcopali e Sinodi dei Vescovi delle
Chiese Orientali, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha ritenuto
opportuno la pubblicazione di una nuova Istruzione, allo scopo di ribadire le
ragioni dottrinali e pastorali per la preferenza della sepoltura dei corpi e di
emanare norme per quanto riguarda la conservazione delle ceneri nel caso della
cremazione.
2. La risurrezione di Gesù è la verità culminante della fede cristiana,
predicata come parte essenziale del Mistero pasquale fin dalle origini del
cristianesimo: «Vi ho trasmesso quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo
morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il
terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici» (1
Cor 15,3–5).
Mediante la sua morte e risurrezione, Cristo ci ha liberato dal peccato e
ci ha dato accesso a una nuova vita: «Come Cristo fu risuscitato dai morti per
mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita
nuova» (Rm 6,4). Inoltre, il Cristo risorto è principio e sorgente
della nostra risurrezione futura: «Cristo è risuscitato dai morti, primizia di
coloro che sono morti...; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno
la vita in Cristo» (1 Cor 15,20–22).
Se è vero che Cristo ci risusciterà nell’ultimo giorno, è anche vero che,
per un certo aspetto, siamo già risuscitati con Cristo. Con il Battesimo,
infatti, siamo immersi nella morte e risurrezione di Cristo e sacramentalmente
assimilati a lui: «Con lui infatti siete stati sepolti insieme nel Battesimo,
in lui anche siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio,
che lo ha risuscitato dai morti» (Col 2,12). Uniti a Cristo
mediante il Battesimo, partecipiamo già realmente alla vita di Cristo risorto
(cf. Ef 2,6).
Grazie a Cristo, la morte cristiana ha un significato positivo. La liturgia
della Chiesa prega: «Ai tuoi fedeli, Signore, la vita non è tolta, ma
trasformata; e mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene
preparata un’abitazione eterna nel cielo».[2] Con
la morte, l’anima viene separata dal corpo, ma nella risurrezione Dio tornerà a
dare la vita incorruttibile al nostro corpo trasformato, riunendolo alla nostra
anima. Anche ai nostri giorni la Chiesa è chiamata ad annunciare la fede nella
risurrezione: «La risurrezione dei morti è la fede dei cristiani: credendo in
essa siamo tali».[3]
3. Seguendo l’antichissima tradizione cristiana, la Chiesa raccomanda
insistentemente che i corpi dei defunti vengano seppelliti nel cimitero o in
altro luogo sacro.[4]
Nel ricordo della morte, sepoltura e risurrezione del Signore, mistero alla
luce del quale si manifesta il senso cristiano della morte,[5]l’inumazione
è innanzitutto la forma più idonea per esprimere la fede e la speranza nella
risurrezione corporale.[6]
La Chiesa, che come Madre ha accompagnato il cristiano durante il suo
pellegrinaggio terreno, offre al Padre, in Cristo, il figlio della sua grazia e
ne consegna alla terra le spoglie mortali nella speranza che risusciterà nella
gloria.[7]
Seppellendo i corpi dei fedeli defunti, la Chiesa conferma la fede nella
risurrezione della carne,[8] e
intende mettere in rilievo l’alta dignità del corpo umano come parte integrante
della persona della quale il corpo condivide la storia.[9] Non
può permettere, quindi, atteggiamenti e riti che coinvolgono concezioni errate
della morte, ritenuta sia come l’annullamento definitivo della persona, sia
come il momento della sua fusione con la Madre natura o con l’universo, sia
come una tappa nel processo della re–incarnazione, sia come la liberazione
definitiva della “prigione” del corpo.
Inoltre, la sepoltura nei cimiteri o in altri luoghi sacri risponde
adeguatamente alla pietà e al rispetto dovuti ai corpi dei fedeli defunti, che
mediante il Battesimo sono diventati tempio dello Spirito Santo e dei quali,
«come di strumenti e di vasi, si è santamente servito lo Spirito per compiere
tante opere buone».[10]
Il giusto Tobia viene lodato per i meriti acquisiti davanti a Dio per aver
seppellito i morti,[11] e
la Chiesa considera la sepoltura dei morti come un’opera di misericordia
corporale.[12]
Infine, la sepoltura dei corpi dei fedeli defunti nei cimiteri o in altri
luoghi sacri favorisce il ricordo e la preghiera per i defunti da parte dei
familiari e di tutta la comunità cristiana, nonché la venerazione dei martiri e
dei santi.
Mediante la sepoltura dei corpi nei cimiteri, nelle chiese o nelle aree ad
esse adibite, la tradizione cristiana ha custodito la comunione tra i vivi e i
defunti e si è opposta alla tendenza a occultare o privatizzare l’evento della
morte e il significato che esso ha per i cristiani.
4. Laddove ragioni di tipo igienico, economico o sociale portino a
scegliere la cremazione, scelta che non deve essere contraria alla volontà
esplicita o ragionevolmente presunta del fedele defunto, la Chiesa non scorge
ragioni dottrinali per impedire tale prassi, poiché la cremazione del cadavere
non tocca l’anima e non impedisce all’onnipotenza divina di risuscitare il
corpo e quindi non contiene l’oggettiva negazione della dottrina cristiana
sull’immortalità dell’anima e la risurrezione dei corpi.[13]
La Chiesa continua a preferire la sepoltura dei corpi poiché con essa si
mostra una maggiore stima verso i defunti; tuttavia la cremazione non è
vietata, «a meno che questa non sia stata scelta per ragioni contrarie alla
dottrina cristiana».[14]
In assenza di motivazioni contrarie alla dottrina cristiana, la Chiesa,
dopo la celebrazione delle esequie, accompagna la scelta della cremazione con
apposite indicazioni liturgiche e pastorali, avendo particolare cura di evitare
ogni forma di scandalo o di indifferentismo religioso.
5. Qualora per motivazioni legittime venga fatta la scelta della cremazione
del cadavere, le ceneri del defunto devono essere conservate di regola in un
luogo sacro, cioè nel cimitero o, se è il caso, in una chiesa o in un’area
appositamente dedicata a tale scopo dalla competente autorità ecclesiastica.
Sin dall’inizio i cristiani hanno desiderato che i loro defunti fossero
oggetto delle preghiere e del ricordo della comunità cristiana. Le loro tombe
divenivano luoghi di preghiera, della memoria e della riflessione. I fedeli
defunti fanno parte della Chiesa, che crede alla comunione «di coloro che sono
pellegrini su questa terra, dei defunti che compiono la loro purificazione e
dei beati del cielo; tutti insieme formano una sola Chiesa».[15]
La conservazione delle ceneri in un luogo sacro può contribuire a ridurre
il rischio di sottrarre i defunti alla preghiera e al ricordo dei parenti e
della comunità cristiana. In tal modo, inoltre, si evita la possibilità di
dimenticanze e mancanze di rispetto, che possono avvenire soprattutto una volta
passata la prima generazione, nonché pratiche sconvenienti o superstiziose.
6. Per i motivi sopra elencati, la conservazione delle ceneri
nell’abitazione domestica non è consentita. Soltanto in caso di circostanze
gravi ed eccezionali, dipendenti da condizioni culturali di carattere locale,
l’Ordinario, in accordo con la Conferenza Episcopale o il Sinodo dei Vescovi
delle Chiese Orientali, può concedere il permesso per la conservazione delle
ceneri nell’abitazione domestica. Le ceneri, tuttavia, non possono essere
divise tra i vari nuclei familiari e vanno sempre assicurati il rispetto e le
adeguate condizioni di conservazione.
7. Per evitare ogni tipo di equivoco panteista, naturalista o nichilista,
non sia permessa la dispersione delle ceneri nell’aria, in terra o in acqua o
in altro modo oppure la conversione delle ceneri cremate in ricordi
commemorativi, in pezzi di gioielleria o in altri oggetti, tenendo presente che
per tali modi di procedere non possono essere addotte le ragioni igieniche,
sociali o economiche che possono motivare la scelta della cremazione.
8. Nel caso che il defunto avesse notoriamente disposto la cremazione e la
dispersione in natura delle proprie ceneri per ragioni contrarie alla fede
cristiana, si devono negare le esequie, a norma del diritto.[16]
Il Sommo Pontefice Francesco, nell’Udienza concessa al
sottoscritto Cardinale Prefetto in data 18 marzo 2016, ha approvato la presente
Istruzione, decisa nella Sessione Ordinaria di questa Congregazione in data 2
marzo 2016, e ne ha ordinato la pubblicazione.
Roma, dalla Sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, 15 agosto
2016, Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria.
Gerhard Card. Müller
Prefetto
Prefetto
+ Luis F. Ladaria, S.I.
Arcivescovo titolare di Thibica
Segretario
Arcivescovo titolare di Thibica
Segretario
[13] Cf. Suprema Sacra
Congregazione del Sant’Uffizio, Istruzione Piam et constantem, 5
luglio 1963: AAS 56 (1964), 822.
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