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venerdì 31 gennaio 2020

PERSECUZIONE DEI CRISTIANI; IL CASO DEL CARDINALE BARBARIN



La persecuzione dei cristiani è un fatto molto serio di cui parla spesso il Papa. Le statistiche dicono che tra i credenti i cristiani sono i più perseguitati anche se purtroppo la piena libertà religiosa è negata in molte parti del mondo anche a credenti di tutte le altre fedi e religioni.

Un fatto nuovo in questo periodo recente, però, è il cosiddetto “ecumenismo del sangue”: i cristiani sono perseguitati allo stesso modo che siano ortodossi, protestanti o cattolici. Questo fenomeno si va affermando di pari passo che avanza il cammino di ritorno alla piena unità che stanno facendo i cristiani delle varie confessioni. L’unità dei cristiani è un dovere per noi. Gesù nell’Ultima Cena pregava il Padre: “Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me.” (Giovanni 17,20-23). Papa Francesco mette spesso in risalto questo aspetto: “se siamo uniti nella morte, nella persecuzione, come possiamo essere divisi nella vita?”. Ricordiamo la frase rivoluzionaria di Papa Giovanni XXIII, frutto in particolare della sua vita in paesi in cui i cattolici erano minoranza: “Sono molto di più le cose che ci uniscono che non quelle che ci separano”. Guardare all’altro partendo da ciò che ci unisce e non da ciò che ci separa, non significa negare ciò che ci separa, né abbandonare la ricchezza che mi è stata trasmessa, ma abbattere muri di separazione che il Signore Gesù ci ha supplicato di non creare, e dare un’opportunità ad un cammino di riconciliazione. Il cardinale Tuckson, del Ghana, è nato da un genitore cattolico e l’altro protestante e ha qualche zio musulmano. Dice: “si può vivere nell’armonia pur appartenendo a confessioni e anche religioni diverse e senza confusioni”. Normalmente i cristiani dovrebbero essere i più preparati a vivere in queste situazioni perché l’esempio di Gesù e la fede che ne scaturisce si caratterizzano per l’amore al nemico, il servizio gratuito a tutti, il riconoscere addirittura la presenza del Cristo in tutti i bisognosi e piccoli, senza distinzione di razza e di religione… Purtroppo non sempre i gruppi cristiani fanno la loro unità solo sul Vangelo meditato e vissuto appassionatamente. Quando non si mette tutto il Vangelo alla base della nostra vita le conseguenze possono essere disastrose in ogni campo. Per esempio, la Chiesa Cattolica non ha mai professato l’antisemitismo. Ma molti cattolici sì. E come spiegò il rabbino Jacob a papa Giovanni XXIII, la Shoah era il risultato dell’ “insegnamento del disprezzo” verso gli ebrei che era comune nella Chiesa prima della seconda guerra mondiale.

giovedì 30 gennaio 2020

LA CHIESA NON VA? AIUTALA DIVENTANDO SANTO!



Ho trovato queste citazioni di Madre Teresa che riporto volentieri.
Madre Teresa di Calcutta, quando sentiva qualcuno che si lamentava perché vedeva poca santità nella Chiesa, rispondeva:  “Ti lamenti perché vedi poca santità nella Chiesa? Aiutala! Fatti santo!”.
E aggiungeva, con sapienza: “Non serve a niente gridare: E’ buio! E’buio!, quando è buio; l’unica cosa che dobbiamo fare è accendere la luce; anzi l’unica cosa importante è diventare luce, lasciandosi accendere da Gesù”.

San Pietro d’Alcantara (1499 - 1562) rispondeva allo stesso modo. Egli è vissuto nel periodo terribile dello scisma di Lutero, provocato secondo lo stesso Papa di allora, Adriano VI, dalla corruzione dilagante nella Curia Romana. Era anche il periodo lungo e intermittente del Concilio di Trento (durò 22 anni!) che sembrava non arrivare a nessuna conclusione. Se un laico si lamentava dei problemi e degli scandali nella Chiesa – e gli scandali erano veramente tanti e gravi – egli rispondeva: “Diventiamo più santi noi due e la Chiesa migliorerà”.

Più vicino a noi, tutti conosciamo Padre Pio, condannato ingiustamente dalla Santa Sede, sulla base di una relazione medica totalmente menzognera in quanto quel medico non l’aveva mai visitato. La gente voleva fare proteste e lui li fermava: “Volete protestare contro la nostra Madre la Chiesa?”

Gli esempi si possono moltiplicare perché tutti i veri discepoli di Gesù si sono comportati allo stesso modo. È strano che tutti i Santi abbiano avuto lo stesso atteggiamento nel loro amore verso la Chiesa e le sofferenze di Gesù, e tanti oggi per “un grande amore alla Chiesa” trovino doveroso di criticare e seminare dubbio e sconcerto tra i fedeli. Gesù ha detto agli apostoli che la loro unità sarà il segno tramite il quale il mondo crederà. Se la gente di fuori vede gli stessi cattolici criticare il Papa e non si mantiene l’unità, la testimonianza cristiana è minata dalle fondamenta. E il demonio raccoglie.

Comportarsi in figlio della Chiesa rispettoso del Papa e dei pastori non significa non voler capire di più. Anche il confronto sui problemi di fede è buono ma per essere fruttuoso ha le sue regole che devono essere rispettate e troppo spesso non lo sono (vedi nel Diritto canonico i canoni sui fedeli, in particolare il canone 212). In particolare avere la misura della propria scienza e formazione intellettuale, della propria conoscenza della situazione e anche del proprio coinvolgimento reale nel problema. La Chiesa - dal primo giorno - si estende e convince perché manifesta che Gesù, ucciso per i peccati nostri e di tutta l'umanità, ha vinto la morte ed è vivo in mezzo a noi. La Chiesa convince con la carità, per la qualità della sua testimonianza, non per le discussioni che si fanno.

mercoledì 29 gennaio 2020

LOTTARE PER CUSTODIRE LA PAROLA DI DIO / mercoledì III sett. T.O.




Il seminatore uscì a seminare. 
Marco ci dona come prima parabola quella del seminatore, presentandola come basilare, anche per comprendere tutte le altre parabole.
Quello che conta per spezzare il regno del male, la schiavitù dell’uomo, è che cresca in lui la Parola di Dio. Infatti se è solo Dio che dona la vita (è lui il seminatore), Egli si rivolge a creature libere e dotate di intelligenza, e quindi il terreno (noi) porterà frutto grazie ad un dialogo in cui accogliamo una Parola creatrice.
Ma ci sono ostacoli. Faccio fatica a comprendere cosa significa quando il demonio porta via la Parola, ma l’immagine della strada fa vedere il pericolo di non lottare continuamente contro la durezza di cuore. Capisco molto più facilmente cosa può significare la mia incostanza, la mia non perseveranza, e il mio scoraggiarmi di fronte alle difficoltà. Assiduità, assiduità fratelli! Comprendo anche quanto le preoccupazioni del mondo, del “quello che diranno”, del “purtroppo non ho tempo” o del “rimandare”, il chiudermi nella ricerca di sicurezze, o nel lasciarmi dominare da qualche idolo, possano soffocare la Parola e non permetterle di portare frutto. Tutto viene da te Signore, ma insegnaci a lottare! Infatti sono convinto che sotto la strada, sotto le pietre, sotto le radici dei rovi, c'è buona terra.

Prima Lettura   2 Sam 7, 4-17
Io susciterò un tuo discendente dopo di te e renderò stabile il suo regno. 

martedì 28 gennaio 2020

OH, COME E' GLORIOSO, SANTO E GRANDE AVERE IN CIELO UN PADRE. / martedì III sett. T.O.



Gesù insegna alla folla, arrivano i suoi parenti e lo mandano a chiamare. Non sono venuti per partecipare all’incontro. Hanno un problema di parentela da risolvere con lui, ed egli deve interrompere tutto per ascoltarli. Ma lui afferma che in Dio c'è una fraternità, una parentela più forte e bella dei legami di sangue.
San Francesco commenta questo Vangelo in modo stupendo nella “Prima Lettera a tutti i fedeli”
(ESORTAZIONE AI FRATELLI E ALLE SORELLE DELLA PENITENZA)
«Nel nome del Signore!
CAPITOLO I – Di coloro che fanno penitenza
Tutti coloro che amano il Signore con tutto il cuore, con tutta l’anima e la mente, con tutta la forza (cf. Mc. 12,30) e amano i loro prossimi come se stessi (cf. Mt. 22,39), e hanno in odio i loro corpi con i vizi e i peccati, e ricevono il corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo, e fanno frutti degni di penitenza (cf. Lc. 3,8):
Oh, come sono beati e benedetti quelli e quelle, quando fanno tali cose e perseverano in esse; perché riposerà su di essi lo Spirito del Signore (cf. Is. 11,2) e farà presso di loro la sua abitazione e dimora (cf. Gv. 14,23); e sono figli del Padre celeste (cf. Mt. 5,45), del quale compiono le opere, e sono sposi, fratelli e madri (cf. Mt. 12,50) del Signore nostro Gesù Cristo.
Siamo sposi, quando l’anima fedele si unisce al Signore nostro Gesù Cristo per virtù di Spirito Santo. Siamo suoi fratelli, quando facciamo la volontà del Padre che è nei cieli (Mt. 12,50). Siamo madri, quando lo portiamo nel cuore e nel corpo nostro per mezzo del divino amore e della pura e sincera coscienza, lo generiamo attraverso le opere sante, che devono risplendere agli altri in esempio (cf. Mt. 5,16).
Oh, come è glorioso, santo e grande avere in cielo un Padre!
Oh, come è santo, fonte di consolazione, bello e ammirabile avere un tale Sposo!
Oh, come è santo e come è caro, piacevole, umile, pacifico, dolce, amabile e desiderabile sopra ogni cosa avere un tale fratello e un tale figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, il quale offrì la sua vita (cf. Gv. 10,15) per le sue pecore, e pregò il Padre dicendo: “Padre santo, custodiscili nel tuo nome (cf. Gv. 17,11)), coloro che mi hai dato nel mondo; erano tuoi e tu li hai dati a me (Gv. 17,6). E le parole che desti a me le ho date a loro; ed essi le hanno accolte ed hanno creduto veramente che sono uscito da te, e hanno conosciuto che tu mi hai mandato (Gv. 17,8). Io prego per essi e non per il mondo (cf. Gv. 17,9). Benedicili e santificali! E per loro io santifico me stesso (cf. Gv. 17,17 – 17,19). Non prego soltanto per loro, ma anche per coloro che crederanno in me per la loro parola (Gv. 17,20), perché siano santificati nell’unità (cf. Gv. 17,23) come lo siamo anche noi (Gv. 17,11). E voglio, Padre, che dove sono io, siano anch’essi con me, affinché contemplino la mia gloria (Gv. 17,24), nel tuo regno” (Mt. 20,21). Amen.

Prima Lettura  2 Sam 6, 12-15. 17-19
Davide e tutta la casa d'Israele facevano salire l'arca del Signore con gioia.

lunedì 27 gennaio 2020

ONORA IL PADRE E LA MADRE PERCHE' LA TUA CASA NON VADA IN ROVINA / lunedì III sett. T.O.

Davide benché perseguitato dalla gelosia di Saul non si vendica e rispetta il consacrato del Signore.

Davide viene eletto dalle tribù re di tutto Israele. Per arrivare a tanto fece un lungo percorso. In particolare ebbe molto a soffrire da parte del re Saul. Ma rispettando Dio ha rispettato il suo nemico perché era il consacrato del Signore. Avrebbe potuto giustificare l’uccisione di Saul quando questi lo braccava nel deserto del Negev “perché il Signore lo aveva messo nelle sue mani” ma avrebbe macchiato l’origine del suo regno con il sangue e la violenza, il protagonismo. Invece, lasciando Dio intervenire, l'origine divina della sua elezione appare a tutti, e gli guadagna la fiducia del popolo. La sua fedeltà a Dio lo fa lungimirante, la sua pazienza è un investimento che gli ritornerà al centuplo.
Chi ha il senso del sacro e si lamenta della sua scomparsa nella Chiesa deve anche imparare da Davide il suo eminente senso del sacro verso chi è stato scelto e consacrato dal Signore, in particolare il Papa. Problema elementare di coerenza. Questa coerenza che vediamo anche in Elia quando regge da solo la sfida con i sacerdoti di Baal sul monte Carmelo ma non si appropria della sua vittoria e onora il re che non è stato capace di mantenere il popolo nella fedeltà al Dio d'Israele. Onora il padre e la madre.
Onora il Padre e la madre!: Questo comandamento così fondamentale deve essere insegnato ai figli anche oggi. Con l’esempio: onorando i nonni, rispettando le autorità costituite, e in particolare quelle nella Chiesa. Con l'esempio dei genitori che si rispettano, non si criticano davanti ai figli… E con le parole. Infatti i genitori che danno l’esempio avranno un compito più facile per farsi rispettare e far rispettare l’altro genitore, ma nemmeno così sarà sempre facile. Bisogna avere il coraggio anche di parlare. Questo comandamento è vitale. Infatti dice il Signore ai figli: “Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio.” (Esodo 20:12, Deuteronomio 5:16). Questo comandamento è il primo associato ad una ricompensa e non piccola! Ma al contrario chi non obbedisce al comandamento merita castighi. Nella struttura famigliare – di clan e tribù – della società dell’epoca, e per la crescita di questo popolo ancora in formazione il rispetto dei genitori è così importante che le sanzioni previste sono pesantissime: “Colui che percuote suo padre o sua madre sarà messo a morte”. (Esodo 21:15). “Colui che maledice suo padre o sua madre sarà messo a morte.” (Esodo 21:17; Deuteronomio 27,16; vedi anche Deuteronomio 21,18 per i figli che si ribellano ai genitori). Il rispetto dei genitori non contraddice l'amore per i figli. Ricordo che Israele è il popolo in cui esiste un amore per i figli che non si riscontra negli altri popoli antichi: vedi tutte le uccisioni rituali di figli in offerta alle divinità pagane e spesso l'eliminazione degli handicappati.
Nell’Antico Testamento troviamo ancora molti versetti che ci aiutano a comprendere l’importanza e lo spirito di questo comandamento essenziale in ogni tempo e in ogni società per l’armonia delle famiglie, la crescita e maturazione dei figli ma sopratutto la loro fede. Infatti dandomi la vita i miei genitori sono il tramite di Dio e anche quelli indegni rappresentano Dio. Chi disprezza i propri genitori difficilmente potrà avere stima di se stesso perché disprezza la propria origine. Chi disprezza i genitori difficilmente avrà naturalmente fiducia in Dio perché ha disprezzato coloro che Dio ha scelto per trasmettergli la vita:
Leggiamo questi versetti:

domenica 26 gennaio 2020

LA RELAZIONE TRA IL RISORTO, LA COMUNITA' DEI CREDENTI E LA SACRA SCRITTURA E' ESTREMAMENTE VITALE PER LA NOSTRA IDENTITA'. / Prima Domenica della Parola di Dio, 26 gennaio 2020




Da « Aperuit illis » Motu proprio di Papa Francesco che istituisce la “Domenica della Parola di Dio”.

Paragrafo 1. «Aprì loro la mente per comprendere le Scritture» (Lc 24,45). È uno degli ultimi gesti compiuti dal Signore risorto, prima della sua Ascensione. Appare ai discepoli mentre sono radunati insieme, spezza con loro il pane e apre le loro menti all’intelligenza delle Sacre Scritture. A quegli uomini impauriti e delusi rivela il senso del mistero pasquale: che cioè, secondo il progetto eterno del Padre, Gesù doveva patire e risuscitare dai morti per offrire la conversione e il perdono dei peccati (cfr Lc 24,26.46-47); e promette lo Spirito Santo che darà loro la forza di essere testimoni di questo Mistero di salvezza (cfr Lc 24,49).

La relazione tra il Risorto, la comunità dei credenti e la Sacra Scrittura è estremamente vitale per la nostra identità. Senza il Signore che ci introduce è impossibile comprendere in profondità la Sacra Scrittura, ma è altrettanto vero il contrario: senza la Sacra Scrittura restano indecifrabili gli eventi della missione di Gesù e della sua Chiesa nel mondo. Giustamente San Girolamo poteva scrivere: «L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo» (In Is., Prologo: PL 24,17).



 "Facciamo spazio alla Parola di Dio! Leggiamo quotidianamente qualche versetto della Bibbia. Scopriremo che Dio ci è vicino, che illumina le nostre tenebre, che con amore conduce al largo la nostra vita.
-"Abbiamo bisogno della Parola di Dio: di ascoltare, in mezzo alle migliaia di parole di ogni giorno, quella sola Parola che non ci parla di cose, ma di Vita.
-"La Parola di Dio ci consola e incoraggia, provoca la conversione, ci scuote, ci libera dalla paralisi dell’egoismo; perché ha il potere di cambiare la vita, di far passare dall’oscurità alla luce.                   Papa Francesco



venerdì 24 gennaio 2020

COME SE IL PAPA FOSSE UN SUDAMERICANO O UN CINESE E GESU' CRISTO UN AFRICANO SUBSAHARIANO / Domenica della Parola di Dio



Papa Francesco ha voluto istituire la Domenica della Parola di Dio con ricorrenza annuale alla Terza Domenica del Tempo Ordinario. Al primo momento di gioia è seguito per me qualche perplessità: ma tutte le domeniche, anzi, ogni eucaristia non sono della Parola di Dio? Quale iniziativa particolare potremo prendere per celebrare questa domenica?
La verità è che se tanti battezzati, dal Concilio Vaticano II in poi, hanno potuto aprire con frutto le Scritture e nutrirsene, molti ancora non hanno la Bibbia o la tengono solo come soprammobile. Trovo un po’ assurda la prassi di donare la Bibbia alla fine del matrimonio agli sposi se, per non dover elevare il prezzo, l’Editore offre una Bibbia dalla copertina carina e bianca (è un matrimonio!) ma il cui testo è a caratteri così piccoli che si sa già che non sarà mai letta davvero. Meglio un Nuovo Testamento soltanto ma con caratteri grandi.
San Francesco strappava le pagine dell'unico Vangelo che avevano in comunità perché ogni frate potesse leggerlo e meditarlo. All'epoca, un Vangelo, scritto a mano su pergamena e sicuramente illustrato, costava una fortuna. San Francesco era un'eccezione. Anche per i costi, prima della stampa, nessuno aveva il Vangelo in casa. E, fino quasi ai nostri giorni, la lettura della Parola di Dio difficilmente poteva essere un fatto privato e passava solo attraverso la mediazione della Chiesa. Da una parte così deve essere: è la Chiesa che porge la Parola ai suoi figli. La Chiesa è colonna e fondamento della verità (1 Tim 3,15) e la Sacra Scrittura non può essere soggetta a privata spiegazione (2 Pietro 1,20). Ma la Parola è il pane di cui vive l’uomo e la Chiesa deve nutrire i figli di Dio. Un conto è proporre la Parola di Dio e annunciarla come Chiesa, dandone l’interpretazione autentica come si fa dalla Pentecoste in poi, un conto è sostituirsi ad essa, sostituirla con catechismi, libretti pii ecc., e non mettere i battezzati in contatto con la Parola di Dio ispirata che è veramente utile per consolare, edificare, correggere, liberare, istruire, e formare ad ogni opera buona. La Scrittura è come una spada a doppio taglio. Inoltre la Parola di Dio vive in mezzo alle comunità credenti e va oltre la Scrittura.

giovedì 23 gennaio 2020

SIAMO FIGLI DI UNA LOGICA, NON DEL CAOS/ Antonio Zichichi

Antonio Zichichi.

Ribloggo dal Sito dell’Unione Cattolici Razionali un articolo sulla distinzione dei vari campi tra scienza e fede e come la scienza stessa porta a considerare la dimensione trascendente.

Il fisico Zichichi: «l’esistenza della scienza prova che siamo figli di una logica, non del caos»
Molto interessante la recente riflessione del celebre fisico italiano Antonino Zichichi. A lungo diversi esponenti del mondo anticlericale hanno messo in dubbio la sua autorità scientifica avendo più volte affermato di credere in Dio grazie alla scienza.
Tuttavia, ancora oggi, Zichichi risulta avere un H-index (indice di impatto sul mondo scientifico) pari a 62, come Stephen Hawking (62) e ben superiore, ad esempio, a Carlo Rovelli (52) e al premio Nobel Sheldon Lee Glashow (52).
«Le scoperte scientifiche sono la prova che non siamo figli del caos, ma di una logica rigorosa. Se c’è una Logica ci deve essere un Autore»ha scritto Zichichi, professore emerito di Fisica all’Università di Bologna, vincitore del Premio Fermi ed ex presidente dell’European Physical Society (EPS) e dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
Il fisico ha smentito che la scienza possa mai spiegare o riprodurre i miracoli, il che sarebbe equivalente a «illudersi di potere scoprire l’esistenza scientifica di Dio». E ciò è impossibile, poiché «se fosse la Scienza a scoprirlo, Dio non potrebbe essere fatto che di Scienza e basta. Se fosse la Matematica ad arrivare al “Teorema di Dio”, il Creatore del Mondo non potrebbe che essere fatto di Matematica e basta. Sarebbe poca cosa. Noi credenti vogliamo che Dio sia tutto: non soltanto una parte del tutto». Ovvero, se Dio si potesse indagare tramite la scienza (la famosa “prova scientifica” chiesta dagli antiteisti) non sarebbe più il Creatore, ma una semplice creatura.

MEGLIO ACCENDERE UNA LUCE CHE MALEDIRE LE TENEBRE!


Una Comunità ben viva, formata da persone con fragilità mentale, loro familiari e i loro amici.
L'altro venerdì abbiamo fatto - grazie a Gesù presente in mezzo a noi - una pesca miracolosa!





mercoledì 22 gennaio 2020

SAN PAOLO A MALTA, LA MEDITAZIONE DEL PAPA.

La bandiera della Baia di san Paolo a Malta
che riporta gli elementi di questa vicenda:
i flutti, la vipera che lo morse e la spada della Parola.


Fino a sabato 25 è in corso la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Quella unità che Gesù ha raccomandato ai suoi discepoli come sua ultima raccomandazione prima di affrontare il supplizio della croce per la salvezza di tutti gli uomini e che noi discepoli abbiamo infranto. Leggiamo la meditazione che papa Francesco ha fatto all’udienza generale di questo mercoledì (trovi il testo di riferimento degli Atti degli Apostoli sul post di sabato 18 gennaio).

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
La catechesi di oggi è intonata alla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Il tema di quest’anno, che è quello dell’ospitalità, è stato sviluppato dalle comunità di Malta e Gozo, a partire dal passo degli Atti degli Apostoli che narra dell’ospitalità riservata dagli abitanti di Malta a San Paolo e ai suoi compagni di viaggio, naufragati insieme con lui. Proprio a questo episodio mi riferivo nella catechesi di due settimane fa.
Ripartiamo dunque dall’esperienza drammatica di quel naufragio. La nave su cui viaggia Paolo è in balia degli elementi. Da quattordici giorni sono in mare, alla deriva, e poiché né il sole né le stelle sono visibili, i viaggiatori si sentono disorientati, persi. Sotto di loro il mare s’infrange violento contro la nave ed essi temono che quella si spezzi sotto la forza delle onde. Dall’alto sono sferzati dal vento e dalla pioggia. La forza del mare e della tempesta è terribilmente potente e indifferente al destino dei naviganti: più di 260 persone!
Ma Paolo sa che non è così. La fede gli dice che la sua vita è nelle mani di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, e che ha chiamato lui, Paolo, per portare il Vangelo sino ai confini della terra. La sua fede gli dice anche che Dio, secondo quanto Gesù ha rivelato, è Padre amorevole. Perciò Paolo si rivolge ai compagni di viaggio e, ispirato dalla fede, annuncia loro che Dio non permetterà che un capello del loro capo vada perduto.

martedì 21 gennaio 2020

PREOCCUPATI DI NON AGGIUNGERE PIAGA SU PIAGA



Viviamo un momento agitato come Chiesa e tanti rimangono scandalizzati, dentro e fuori dalla Chiesa. Ma ci sono stati momenti tranquilli nella sua storia?
Gesù è venuto perché "siano svelati i pensieri di molti cuori" (Luca 2,35). Gesù provoca la caduta e la risurrezione. Certamente questo fa soffrire. Già nel Nuovo Testamento vediamo tensioni e anche divisioni. Presto, si è dovuto precisare alcuni contenuti della fede perché le varie opinioni si scontravano, spesso anche sotto forma di gruppi opposti, piccole ma vere fazioni, anche mirando alla conquista del potere. I primi Concili hanno confermato i fratelli nella fede e assicurato così la pace delle anime e mantenuto l’unità della Chiesa. È sempre e solo il collegio dei vescovi in comunione con il papa che può, riunito in modo solenne, esercitare questa funzione di conferma che Pietro, in alcune condizioni, può esercitare da solo. Alcuni vescovi o gruppi di vescovi non possono farlo. Solo i vescovi in comunione con Pietro o Pietro da solo. Al Concilio Vaticano I, alcuni vescovi hanno lasciato la Chiesa per “preservare la fede tradizionale”. Oggi questi cosiddetti “Vecchi Cattolici” ammettono le donne sacerdote! Quando un ramo si stacca dalla vite… San Castrese nostro patrono è testimone di queste divisioni e persecuzioni. Coloro che hanno messo lui e gli altri vescovi sulla zattera per farli affondare al largo e morire erano cristiani ma non cattolici, bensì ariani. Dall’esterno, Maometto dice dei cristiani: “e le varie sette erano in disaccordo tra loro”. Il demonio vuole dividere la Chiesa!
Come hanno reagito a questi turbamenti coloro che amavano veramente Dio e la sua Chiesa?
Santa Caterina da Siena vive  un momento drammatico della Chiesa in cui i papi risiedono fuori Roma e qualcuno di loro si è meritato l’appellativo popolare di “demonio incarnato”! Cosa dice, Lei che ama Gesù più di tutti ed è piena di Spirito Santo?:
“non ti curare dei pastori che fanno imputridire le piaghe del Signore, preoccupati di soffrire per loro e di invocare costante misericordia per la loro salvezza. L’Eterno Padre si occupa della sua Chiesa, tu occupati di salvare l’anima tua, preoccupati di non smembrare la Chiesa, di non aggiungere piaga su piaga, immergiti nel Sangue del Divin Figlio e come figlio grato e meritevole di avere la Chiesa come Madre, offriti a Dio per la Sua salvezza, offriti a Lui per la Sua crescita, perché possa raggiungere tutti i confini della Terra…”
(Dal Dialogo della Divina Provvidenza)

lunedì 20 gennaio 2020

CRISTIANI, UNA SPECIE IN VIA DI ESTINZIONE? NO, UNA GRANDE SPERANZA INVECE!


“P. Sereno ti rispondo per il blog di oggi (di ieri: “CRISTIANI UNA SPECIE IN VIA DI ESTINZIONE?”: è un autocritica per i sacerdoti e la chiesa intera , perché la gente e sempre più poca in chiesa e perché i cristiani non hanno più usanze dell'abitat cristiane ?  In primis ci sono tanti sacerdoti che non seguono lo zelo di Gesù e molti si sono allontanati, sacerdoti che non amano Gesù Cristo perche violentano bambini ,sacerdoti che si sono fatti prendere da Dio denaro , la chiesa che apre all'islam  e indebolisce il cristianesimo invece di difenderlo , la chiesa che non grida alla politica che fa leggi contro la famiglia cristiana  come tipo gender ,ecc  perdonami ma il blog di oggi e un autocritica , Gesù veniva seguito perché profuma di giustizia Divina, profumava di purezza, con lui oggi non ci sarebbe posto in chiesa, purtroppo oggi la gente guarda prima al sacerdote prima di entrare in chiesa  ed e sbagliato perché la chiesa e di Gesù Cristo e non de sacerdote,  anzi ti dico è anche difficile rimanere in chiesa per chi già partecipa. Un abbraccio”

Carissimo, questo post è effettivamente una autocritica dei sacerdoti (me in primis) e di tutta la Chiesa. La Chiesa è sempre insieme santa e peccatrice e deve continuamente convertirsi (“semper reformanda”). Però non ho fatto solo una critica. Ho indicato la soluzione che Gesù ci ha donato. Infatti una speranza c'è: seguire Gesù Cristo. Formare dei cristiani adulti.
Hai ragione che lo zelo è fondamentale: dobbiamo imitare lo zelo di Gesù stesso (Gv 2:17 “I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora”). San Paolo chiede ai primi cristiani di Roma di avere zelo (Rm 12:11 “Non siate pigri nello zelo; siate invece ferventi nello spirito, servite il Signore”). Raccomanda lo stesso alla comunità di Efeso (Ef 6:15 “e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace”), ecc..
Lo zelo è quindi molto importante. Troviamo questa parola 13 volte nel Nuovo Testamento, ma è tutto il Vangelo che parla di zelo. Però da solo non basta. Lo zelo può essere negativo, distruttivo, male indirizzato. San Paolo lo riconosce per se stesso prima dell’incontro con Cristo: “Ed egli continuò: «Io sono un Giudeo, nato a Tarso di Cilicia, ma cresciuto in questa città, formato alla scuola di Gamaliele nelle più rigide norme della legge paterna, pieno di zelo per Dio, come oggi siete tutti voi”. (At 22:3); “quanto a zelo, (ero) persecutore della Chiesa; irreprensibile quanto alla giustizia che deriva dall'osservanza della legge”. (Fili 3:6). Anche lo zelo non illuminato allontana la gente.
Perché lo zelo sia buono servono almeno altre due cose.

domenica 19 gennaio 2020

CRISTIANI UNA SPECIE IN VIA DI ESTINZIONE? / II Domenica T.O.




Gli incendi in Australia hanno attirato di nuovo la nostra attenzione sulle specie animali e vegetali in via di estinzione, già estinte. Ogni vivente ha bisogno di un “habitat”, cioè di un territorio che abbia caratteristiche favorevoli alla sua vita (estensione, clima, vegetazione, prede, ecc..). Altrimenti scompare. La deforestazione irresponsabile, l’inquinamento, il cambiamento climatico e il consumo di territorio per l’urbanizzazione sregolata minacciano la vita in tutto il mondo.
Anche i cristiani hanno un “habitat”.
La Cristianità era l’habitat al quale eravamo abituati: cattolicesimo religione dello Stato, insegnamento obbligatorio della religione a scuola, simboli cattolici in tutte le famiglie e sacramentalizzazione delle nuove generazioni, sono dei pilastri che formavano i segni di questo habitat cristiano in cui era “naturale” appartenere alla Chiesa Cattolica e accettare il suo insegnamento. Ma il tessuto cristiano delle famiglie e i punti di riferimento cristiani nella Società e nelle leggi sono scomparsi uno dopo l’altro. I cristiani in Italia sono una specie in via di estinzione? Per certi versi, pare proprio di sì. Se guardiamo le nostre assemblee domenicali, via via meno numerose, costatiamo che sono costituite principalmente di persone di età sempre più elevata. Senza l’allungamento della vita tante nostre chiese sarebbero completamente vuote.
Ma quando ha iniziato l’evangelizzazione quale “habitat” avvolgeva i primi convertiti?
L’habitat del cristiano è Cristo e il Vangelo vissuto e in particolare l’habitat del cristiano è la comunità nella quale si raggruppano e crescono spiritualmente i credenti, scoprendo le ricchezze del loro battesimo. Nella comunità si vive il Vangelo e i figli possono sperimentarlo in modo naturale. Senza comunità i figli sono tutti a rischio.
Ringraziamo le generazioni che ci hanno preceduto, in particolare le prime generazioni cristiane che, con dedizione totale alla fede ricevuta da Cristo, hanno consolidato un modo di vivere plasmato sul Vangelo anche in condizioni avverse, talvolta fino alla persecuzione. In questo modo hanno contagiato, fermentato le famiglie e tutta la società del loro tempo. Se accettiamo di non adagiarci su una Cristianità che non esiste più e accettiamo di scoprire le ricchezze del nostro battesimo, il nostro Habitat sicuro e vincente sarà Cristo che ci ama e ha ricevuto ogni potere in cielo e in terra.
Gli animali e le piante possono solo subire i cambiamenti del loro habitat e sono condannati a scomparire se questi cambiamenti sono troppo veloci. I cristiani non sono condannati a scomparire se il mondo attorno a loro cambia ed emargina la fede. Se aderiscono consapevolmente a Cristo, Cristo è il loro habitat e la loro fede vince il mondo. Dalla loro fede nascono comunità che diventano l’habitat dove possono vivere e crescere i membri più deboli e più giovani della Chiesa.

Prima Lettura  Is 49, 3. 5-6
Ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza.

sabato 18 gennaio 2020

CI TRATTARONO CON GENTILEZZA / Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani 18 -25 gennaio 2020




Inizia oggi la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Il tema di quest’anno è stato preparato da un gruppo ecumenico di Malta. Hanno preso con molta semplicità quel brano degli Atti degli Apostoli che parla dell’arrivo di Paolo sull’isola e di conseguenza dell’arrivo del Cristianesimo. Lì, il 10 febbraio si celebra ogni anno la memoria dello sbarco di Paolo in cui leggono questi versi.
Scopriamo che è un testo estremamente ricco di temi attuali per suscitare la nostra preghiera e la nostra riflessione sulla Provvidenza di Dio e l’abbandono ad essa, il comportamento dei gruppi diversi, legati allo stesso destino da interessi convergenti o costretti dalla necessità ma che cercano di salvarsi anche a scapito degli altri. Sono tutti “sulla stessa barca” ma si salveranno solo gettando a mare tutto ciò appesantisce la nave, persino le attrezzature necessarie. E attraverso quella tempesta spaventosa si ritroveranno tutti poveri ma anche tutti uniti. Questa ed altre sono immagini molto belle e utili per illuminare il nostro cammino verso l’unità come cristiani. Il naufragio e l'accoglienza dei naufraghi da parte degli abitanti di Malta non può non rimandarci ai barconi dei nostri giorni.
Leggiamo e meditiamo questo testo tratto dagli Atti degli Apostoli (27,18 – 28,10):

18 Sbattuti violentemente dalla tempesta, il giorno seguente cominciarono a gettare a mare il carico; 19 il terzo giorno con le proprie mani buttarono via l'attrezzatura della nave. 20 Da vari giorni non comparivano più né sole, né stelle e la violenta tempesta continuava a infuriare, per cui ogni speranza di salvarci sembrava ormai perduta.
21 Da molto tempo non si mangiava, quando Paolo, alzatosi in mezzo a loro, disse: «Sarebbe stato bene, o uomini, dar retta a me e non salpare da Creta; avreste evitato questo pericolo e questo danno. 22 Tuttavia ora vi esorto a non perdervi di coraggio, perché non ci sarà alcuna perdita di vite in mezzo a voi, ma solo della nave. 23 Mi è apparso infatti questa notte un angelo del Dio al quale appartengo e che servo, 24 dicendomi: Non temere, Paolo; tu devi comparire davanti a Cesare ed ecco, Dio ti ha fatto grazia di tutti i tuoi compagni di navigazione. 25 Perciò non perdetevi di coraggio, uomini; ho fiducia in Dio che avverrà come mi è stato annunziato. 26 Ma è inevitabile che andiamo a finire su qualche isola».

venerdì 17 gennaio 2020

HANNO RIGETTATO DIO / venerdì 1a sett. T.O.



Contano le decisioni del cuore, cioè conta la posizione della tua libertà di fronte a Dio.
Alcuni uomini portano a Gesù un paralitico con tanta fede e determinazione: quest’uomo soffre per una paralisi, andiamo perché lo guarisca. E Gesù? Gesù gli perdona i suoi peccati. Come se il peccato fosse un male superiore ad una vita da paralizzato! Sì, Gesù mi dice che il mio peccato è più grave di una paralisi. San Luigi re di Francia chiedeva ai suoi nobili: “Sceglieresti avere la lebbra (non c'erano possibilità di guarigione!) o fare un peccato mortale (dopo puoi confessarti)?” – “La lebbra!!! Mille volte meglio fare un peccato mortale e poi confessarmi!” – “No, sbagli, meglio la lebbra che non ti separa da Dio”.
Sono convinto che tutti risponderemmo come quei nobili della corte di Francia. Invece, più ancora dei singoli atti di fragilità, conta la posizione del nostro cuore. Il vero peccato è l’incredulità, il non fidarsi di Dio, non lasciarsi guidare da lui, rifiutare di appoggiarsi alla grazia per fare la sua volontà.
È il peccato che vediamo nella prima lettura: gli anziani di Israele vanno da Samuele per chiedere di avere un re come lo hanno gli altri popoli. Samuele oppone alla loro richiesta degli argomenti razionali: nei popoli dove c'è già un re, non va tutto bene, anzi. Ma non serve a nulla. Hanno già deciso nel loro cuore e non possono più ragionare. Hanno rigettato Dio. Dalle profondità del cuore nasce tutto anche se esternamente non appare così.
Signore, conosci la mia debolezza, le mie paure, i miei attaccamenti. Ti prego di fare tutta la tua volontà nella mia vita come in cielo e in terra. Perdona il mio peccato. 

PRIMA LETTURA Griderete a causa del re che avrete voluto eleggere, ma il Signore non vi ascolterà.

giovedì 16 gennaio 2020

COME MANDARE A VUOTO LA PAROLA DEL SIGNORE / giovedì 1a sett. T.O.



All'annuncio che l'Arca è stata presa, Eli cade riverso e muore.
 Samuele non lasciò andare a vuoto nessuna parola del Signore, partendo dalla prima che non era certamente facile da rivelare: era l’annuncio di un castigo tremendo contro la casa del Sacerdote Eli per colpa del comportamento dei suoi figli nel Tempio e dei rimproveri troppo blandi del padre. Avrebbe dovuto prendere misure drastiche contro i suoi propri figli che scandalizzavano la fede di coloro che venivano ad offrire sacrifici nel Tempio. 
Invece la lettura e il Vangelo di oggi ci rivelano come si può far andare a vuoto la Parola del Signore.
Il popolo è attaccato e sconfitto dai Filistei. Allora gli anziani pensano di trovare la soluzione portando l’arca dell’alleanza sul campo di battaglia. La fede idolatrica del Popolo pensa che il Signore agisce di più se il suo simbolo è più vicino fisicamente, come un uomo può agire di presenza e non a distanza. Riducono Dio ad un idolo. Lì dove c'è l’immagine c'è la presenza divina. Ma sopratutto pensano di poter costringere il Signore a fare la loro volontà invece di chiedersi qual è la sua volontà. Quanto è desolante vedere che tutto un popolo, con i suoi capi, ha deviato dalla fede. Saranno sconfitti di nuovo davanti ai Filistei, l’arca sarà presa e in quella battaglia muoiono i due figli di Eli. Intanto nel popolo comincia il dubbio: ma forse Dio non è più forte degli idoli dei pagani? Forse non esiste… Avevano realmente bisogno dell’aiuto di Dio, i Filistei li avevano attaccati, ma dovevano fare discernimento e non ne sono stati capaci. Si rivolgevano al Dio vivo e vero con un cuore pagano.
Nel Vangelo un lebbroso supplica con fede Gesù di guarirlo e Gesù lo guarisce. Ma Gesù ammonendolo severamente (embrimesàmenos=sdegnandosi), lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno!.. ».” Tutte espressioni molto chiare e forti! Invece quell’uomo proclama (kerussein, la stessa radice di kerigma) e divulga ovunque la (buona) notizia della sua guarigione.
“Signor ex lebbroso, ci congratuliamo con lei per la sua guarigione, ma perché ne diffonde dappertutto la notizia?” – “ma, guarda, è una cosa troppo bella ciò che mi ha fatto Gesù!” – “d’accordo ma Gesù aveva detto…” – “eh, vabbè, ma io sono contento assai, assai, non faccio mica niente di male “intanto Gesù aveva detto…” – “ma, io ho pensato..., ma, secondo me..., e poi, che fa’, che cambia?”. Tranquillo, Gesù non ti scomunica per questo, ma cambia che hai mandato a vuoto una Parola di Dio, non ti sei convertito, hai perso tutte le grazie che Dio aveva associato alla tua obbedienza, e Gesù non può più svolgere la sua missione nel modo che gli suggeriva lo Spirito Santo.

Prima Lettura   1 Sam 4, 1-11
Israele fu sconfitto e l'arca di Dio fu presa.

ANNUNCIARE AD OGNI UOMO E OGNI DONNA L'AMORE DEL PADRE CHE SI E' RESO VISIBILE IN GESU' / ogni martedì e giovedì dal 21 gennaio.




Esiste un adulto o ragazzo della nostra parrocchia che non ha bisogno di catechesi sui fondamenti della fede? Esiste una famiglia che non abbia ragioni di preoccuparsi per l'educazione dei figli? Quanti, riflettendo, si accorgono di essere rimasti sostanzialmente al catechismo della Prima Comunione? Un adulto ha problemi e responsabilità diversi di quelli di un bambino, una visione più ampia della vita e degli interrogativi che essa pone. E tante volte gli manca persino l'esperienza concreta che Dio esista e si interessi di lui, o che la Parola di Dio possa dargli risposte valide. San Paolo evangelizzava e formava principalmente adulti. E' un nostro preciso dovere di gratitudine e di obbedienza verso il Signore che ci manda, di annunciare a tutti la gioia della Salvezza.  
Quale migliore introduzione alla nostra iniziativa di evangelizzazione che la meditazione conclusiva di Papa Francesco sugli Atti degli Apostoli? Preghiamo perché le nostre rotte possano diventare spazio di transito della salvezza di Dio attraverso la Parola della fede, fermento attivo nella storia.

Cari fratelli e sorelle!
Concludiamo oggi la catechesi sugli Atti degli Apostoli, con l’ultima tappa missionaria di San Paolo: cioè Roma (cfr At 28,14).
Il viaggio di Paolo, che è stato un tutt’uno con quello del Vangelo, è la prova che le rotte degli uomini, se vissute nella fede, possono diventare spazio di transito della salvezza di Dio, attraverso la Parola della fede che è un fermento attivo nella storia, capace di trasformare le situazioni e di aprire vie sempre nuove.

mercoledì 15 gennaio 2020

LA PAROLA DI DIO ERA RARA IN QUEI GIORNI / mercoledì 1a sett. T.O.



“La parola del Signore era rara in quei giorni, le visioni non erano frequenti.”
San Giovanni della Croce dice che, prima di Gesù, Dio doveva dare visioni perché non era ancora completata la Rivelazione. Ma dopo la venuta di Gesù non c'è più bisogno di visioni o altro perché il Padre ha parlato pienamente per mezzo del Figlio, ci ha donato la sua Parola, il suo Verbo “che risuona nel silenzio delle nostre anime”.
Il Padre era manifestato per mezzo dello stesso Verbo reso visibile e palpabile, … infatti il Padre è la realtà invisibile del Figlio, come il Figlio è la realtà visibile del Padre.” Sant’Ireneo (130 – 202). 
Se, dunque, Samuele “non lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole (del Signore)” quanto più un cristiano, che ha ricevuto in Gesù la pienezza della Rivelazione, deve essere sollecito nel conoscere la Parola di Dio e metterla in pratica. Infatti, noi che abbiamo tanta abbondanza di Parola, come mai non siamo santi? C'è una sola spiegazione: perché lasciamo andare a vuoto tante, troppe Parole di Dio. Ma quando il Concilio parlò della “chiamata universale alla santità” di tutti i battezzati, anche dei laici, a molti sembrò una cosa strana, esagerata. Ci professiamo discepoli di un Capo che ha offerto la sua vita sulla croce con mitezza per coloro che lo odiavano, coloro che lo crocifiggevano, di un Capo che voleva accendere un fuoco sulla terra, ci fregiamo del titolo di consacrati, pastori, catechisti, evangelizzatori, responsabili di gruppi cristiani, e ci ribelliamo continuamente, ci lamentiamo della croce e degli altri, cerchiamo i nostri comodi, i primi posti, ecc… 
 Un altro spunto dal Vangelo: Gesù impediva ai demoni di parlare?perché lo conoscevano. Non è forse strana questa reazione di Gesù? I demoni gli avrebbero fatto pubblicità, avrebbero "evangelizzato"! E se lo dicono perfino i demoni, c'è da crederci. Non è forse vero che più si parla, più si riempie il mondo del nome di Gesù, meglio è? Secondo Gesù, non sempre. I demoni non possono volere il bene degli uomini, non vogliono e non possono evangelizzare. Perché allora volevano rivelare chi era Gesù? Per ingannare la gente. Rivelando a quel punto chi era Gesù avrebbero fatto pensare alla gente di aver conosciuto Gesù. E la gente sarebbe rimasta al livello del Vangelo di oggi: per la gente di Cafarnao Gesù è uno che guarisce malati e indemoniati (certamente Gesù lo fa, e con amore). E la gente avrebbe detto: facciamogli una casetta, anzi una bella casa, che rimanga sempre con noi e allontani da noi ogni dispiacere, ogni croce. Anzi facciamogli anche una chiesetta, così teniamo pure la Messa sotto casa, ogni volta che vogliamo. Invece Gesù è venuto per altro.

Prima Lettura   1 Sam 3, 1-10. 19-20
Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta.