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venerdì 13 dicembre 2019

LE LEZIONI DELLA STORIA, IL CARDINALE TARANCON


Il 28 novembre scorso sono passati 25 anni dalla morte del Cardinale Tarancòn che fu Arcivescovo di Madrid dal 1971 al 1982 e permise alla Chiesa spagnola di accompagnare la Transizione dalla dittatura di Francisco Franco alla Democrazia mettendo fine, con l’aiuto di Papa Paolo VI, alla unione della Chiesa e dello Stato spagnolo, lasciando da parte il “nazionalcattolicesimo”. Inoltre egli favorì il rinnovamento del Concilio Vaticano II in una Chiesa, come quella spagnola, con ancora dei “tic” franchisti.
Infatti con l’avvento della seconda Repubblica in Spagna (1931) di stampo rivoluzionario anarchico comunista, iniziarono persecuzioni feroci contro la Chiesa e i cristiani, con molti martiri (a volte interi conventi e monasteri furono massacrati! ma anche molti laici). Il Sollevamento militare di Francisco Franco (1936) fu generalmente accolto dai vescovi e dai cristiani praticanti come buono, addirittura come provvidenziale. “Per tutti noi era non solo una guerra giusta ma una guerra santa”(le citazioni in corsivo in questo testo sono parole del Cardinale Tarancòn, per lo più estratte dal suo libro “Recuerdos de Juventud” 1986). Però rapidamente Tarancòn, allora assistente dell’Azione Cattolica, si rese conto che “non erano chiari i comportamenti dei militari che dirigevano la guerra” e che “tra le destre che avevano aiutato il Sollevamento, c'erano interessi poco chiari sul piano cristiano”. “I politici di destra, guardando ai loro interessi economici, predicavano la guerra per farla finita con coloro che pretendevano strappargli le loro ricchezze”. Benché gli insorti parlassero con entusiasmo della “Spagna cattolica”, questo non era altro che “una mera tattica, non un convincimento reale dell’importanza del Cristianesimo o dell’interesse a difendere i valori religiosi e morali”. I franchisti volevano “servirsi della Chiesa, non volevano servire il Cristianesimo. E questa impostazione la vedevamo pericolosissima”. Si commettevano crimini fatti passare come “cose che accadono in tempi di guerra” e tra i falangisti, influenzati dagli altri regimi fascisti europei di allora (nazisti, fascisti italiani, ecc.), vigeva una impostazione “completamente pagana”. In quegli anni, Tarancòn scrisse un libro che trattava dell'apostolato dei laici. Cito: “l’Azione Cattolica, come la Chiesa, avendo un carattere eminentemente religioso, non può confondersi con una attività di ordine umano e politico; essendo per natura legame di unione tra tutti i cattolici, non può confondersi con una attività che, lungi dall’unirli, è causa della loro divisione. È necessario, poi, che praticamente appaia l’Azione Cattolica separata da ogni partito, perché nessuno possa confonderli”. La Nueva forma del apostolato seglar.

La Santa Sede essendo prudente e, anzi, contraria ai regimi fascisti, gli insorti giunti al potere esigerono la pubblicazione di una lettera pastorale collettiva affinché il Vaticano e la Gerarchia mondiale riconoscessero il ben fondato della Sollevazione dal punto di vista cristiano. Tutti i vescovi firmarono questa lettera perché obbligati, ma molti anche con convinzione. Roma però non approvava che la Chiesa ufficiale spagnola prendesse le parti di una delle due fazioni in lotta. Tarancòn e altri vedevano che essa, alla quale il regime dava molti privilegi, non avrebbe guadagnato in libertà spirituale e avrebbe pagato un prezzo molto alto nella coscienza del popolo.
Dalla tremenda vicenda spagnola possiamo trarre una lezione. Anche se non viviamo in condizioni così estreme, i meccanismi nell’uomo e nella società sono sempre gli stessi. La lezione della Storia, infinitamente ripetuta, è che la Chiesa vive nel mondo ma non è del mondo, anche se un gran numero di cristiani che si riferiscono al Vangelo costituisce un fatto sociale e quindi politico. Perciò i cristiani devono assumersi le loro responsabilità di cittadini. Tra di loro alcuni hanno la vocazione a fare politica attiva. Il Magistero offre una guida elaborando a partire dal Vangelo dei principi validi per la vita sociale e comunitaria. Ma nessuno può pretendere che la sua proposta o la sua riflessione politica sia un assoluto per ogni coscienza cristiana (mentre il cristiano obbedisce ai legittimi Pastori in materia di fede e costumi, anche a chi non è esemplare come persona). Chi si entusiasma troppo per un partito politico, chi pretende di abbinare il Cristianesimo ad un partito politico, sbaglia strada, non segue quello che Gesù ha detto con chiarezza: date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio. E in nessun caso l’obbedienza politica può legare un cristiano contro il Vangelo e al di sopra della sua appartenenza alla Chiesa. Siamo di Dio e anche Cesare è una creatura di Dio che dovrà rendere conto. “Tu non avresti nessun potere se non ti fosse concesso dall’Alto” dice Gesù a Pilato. La lezione della Storia evidenzia che la politica cerca di servirsi della religione. Per non scrivere un altro post su un argomento di attualità molto importante, sono stato felice che da vari partiti sia stata espressa di recente una chiara condanna del razzismo, di ogni razzismo. Invece mi ha scioccato che qualche leader, invitato a prendere posizione, abbia detto che c'erano problemi molto più importanti da considerare a favore degli italiani. Cosa gli costava dire semplicemente : “il razzismo non ha posto nella mia proposta politica!” e, subito dopo, occuparsi degli altri problemi degli italiani? Se un leader politico strizza l’occhio ai gruppi razzisti, c'è veramente da preoccuparsi.

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