Qual
è il mio annuncio?
Forse
la domanda ci sembra difficile da comprendere, ma è fondamentale. Si tratta
dell’annuncio cristiano che faccio. Il mio presentare il Cristianesimo risulta essere
una buona notizia che da un senso positivo all’esistenza delle persone? Il mio
annuncio proviene dalla mia fede. Quindi mi devo chiedere: qual è la mia fede? Papa
Giovanni Paolo II ha ringraziato immensamente il Signore per il Concilio
Vaticano II – diceva che è stato la più grande grazia che la Chiesa abbia ricevuto nel XX secolo!
– anche per un motivo personale. Infatti ha confessato che è stato grazie al Concilio che ha
potuto fare la sintesi della sua fede. Ed era già vescovo da alcuni anni! Come
possiamo noi pretendere di fare la sintesi della nostra fede se un santo e
anche un intellettuale, un uomo al quale, attraverso la consacrazione
episcopale, viene dato un carisma di verità per insegnare, ha avuto bisogno di
uno dei più grandi Concili ecumenici per arrivare a tanto? Ma nessuno si preoccupi. Per tutti noi
non si tratta di fare una sintesi così ricca come quella che ha fatto il futuro
Giovanni Paolo II (da questa sua riflessione scrisse anche un libro come guida
al Sinodo che convocò nella sua diocesi affinché tutti potessero comprendere,
apprezzare, interiorizzare e poi mettere in pratica le indicazioni del Concilio
Vaticano II). Eppure tutti dobbiamo sapere in cosa crediamo e renderci conto se
il nostro parlare e operare è secondo Dio o meno. Non dice forse Gesù: “Come
può un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in una buca?”
Lo
Spirito Santo opera sempre e i santi che la Chiesa ci propone come esempi ne
sono la testimonianza. San Giovanni Paolo II ha potuto avere una grande luce
attraverso il Concilio Vaticano II, altri attraverso altri momenti ed
occasioni. Santa Teresina ha, in qualche modo, “scoperto” la Trinità solo alla
fine della sua breve vita. Fino a quel momento, non negava certamente la
Trinità o alcun punto della fede della Chiesa ma nel suo cammino concreto non
ne sentiva l’importanza viva. Per lei pensare a Dio significava pensare essenzialmente
a Gesù (E leggeva assiduamente la Scrittura, cercando di “conoscere il
carattere di Dio"! Che espressione stupenda!). Questo “limite” di santa Teresina ci
permette di comprendere che la nostra esperienza di fede, anche se autentica,
non esaurirà mai tutta la fede della Chiesa. E che la fede è un cammino NELLA
CHIESA assieme a CRISTO RISORTO che ABBIAMO INCONTRATO. Ma forse non l’abbiamo
mai incontrato, oppure, malgrado questo incontro, delle zone oscure resistono
che travisano la nostra visione e pratica di fede. Questo è il punto che
vogliamo approfondire: quali sono le basi della mia fede? quale visione di Dio
ne viene fuori? Non ci sono contraddizioni pericolose in essa? Cosa per me è
essenziale, irrinunciabile, o invece secondario, sostituibile con altre forme,
altre espressioni?
Cercheremo
di comprendere meglio questo partendo innanzitutto “a contrario”, cioè esaminando
alcune posizioni che si dicono vere, e anche cristiane, e dimostrando che non lo
sono.
Nessun commento:
Posta un commento