Visualizzazioni totali

giovedì 30 marzo 2017

COSA MOSE' HA SCRITTO DI GESU'? / giovedì IV° settimana di Quaresima

Esodo - Marc Chagall
“Mosè … ha scritto di me”. (Giovanni 5,47)

Che cosa Mosè ha scritto di Gesù? La Chiesa oggi ci indica con la prima lettura un Mosè straordinario che sembra avere più misericordia di Dio stesso perché intercede per il popolo di dura cervìce che Dio, deluso, vuole distruggere per ricominciare daccapo con la famiglia di Mosè.

Eppure questa prospettiva, oltre a lusingare Mosè, rappresenterebbe per lui un bel sollievo: eliminerebbe dalla sua vita tutte le grane che gli procurano i mormorati, gli ottusi, i disobbedienti. Ma vuole salvare tutti. 
Per questo motivo, anche appoggiandosi all’episodio dell’uccisione dell’egiziano che picchiava un ebreo schiavo (Esodo 2,11 ss), gli Ebrei dicono che “Mosè ha preceduto Dio!” che "sentirà il lamento del popolo solo quarant'anni dopo".

Sappiamo che la misericordia che spinge Mosè a tanta audacia viene da Dio stesso, ma che immagine per noi che calcoliamo sempre la nostra carità, il nostro impegno, versando spesso nel pericolo dell’uniformità e della legge, diventando doganieri della fede, per non affrontare le sfide scomode!

Sabato a Milano papa Francesco, rispondendo ai preti, diaconi e religiosi, ha indicato i criteri del cammino ecclesiale: unità nella pluralità, esperti di sfide scomode, evitando uniformità e pluralismo che distruggono l’unità della Chiesa. E con esempi presi dal Nuovo Testamento ha dimostrato quanto la Chiesa dalla sua origine ha affrontato sfide enormi conservando l’unità e evitando così di diventare una setta chiusa su se stessa che mortifica il Vangelo.

Gesù nella sua vita e il suo insegnamento rivela tutta il desiderio di Dio di “primerear”, precedere l’uomo, cercare la pecora perduta, integrare chi non è perfetto, salvare tutti.


Prima Lettura   Es 32, 7-14
Desisti dall'ardore della tua ira.

Dal libro dell'Esodo
In quei giorni, il Signore disse a Mosè: «Va’, scendi, perché il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto, si è pervertito. Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicato! Si sono fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostràti dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: “Ecco il tuo Dio, Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto”». 
Il Signore disse inoltre a Mosè: «Ho osservato questo popolo: ecco, è un popolo dalla dura cervìce. Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li divori. Di te invece farò una grande nazione».
Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio, e disse: «Perché, Signore, si accenderà la tua ira contro il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto con grande forza e con mano potente? Perché dovranno dire gli Egiziani: “Con malizia li ha fatti uscire, per farli perire tra le montagne e farli sparire dalla terra”? Desisti dall’ardore della tua ira e abbandona il proposito di fare del male al tuo popolo. Ricòrdati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: “Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo, e tutta questa terra, di cui ho parlato, la darò ai tuoi discendenti e la possederanno per sempre”».
Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo.

Salmo Responsoriale   Dal Salmo 105
Ricòrdati di noi, Signore, per amore del tuo popolo.

Si fabbricarono un vitello sull’Oreb,
si prostrarono a una statua di metallo;
scambiarono la loro gloria
con la figura di un toro che mangia erba.

Dimenticarono Dio che li aveva salvati,
che aveva operato in Egitto cose grandi,
meraviglie nella terra di Cam,
cose terribili presso il Mar Rosso.

Ed egli li avrebbe sterminati,
se Mosè, il suo eletto,
non si fosse posto sulla breccia davanti a lui
per impedire alla sua collera di distruggerli.

Canto al Vangelo    Gv 3,16
Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!
Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito;
chiunque crede in lui ha la vita eterna.
Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!


Vangelo   Gv 5, 31-47
Vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza.

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: 
«Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. 
Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.
Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. 
E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. 
Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita.
Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio? 
Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?». 

Nessun commento:

Posta un commento