Rive del Mar Morto. |
Per spiegare l’esperienza spirituale
della grazia, Ezechiele ha la visione di un ruscello d’acqua che sgorga dal
Tempio e scende nella valle dell’Aràba, ingrossando spontaneamente sempre più, fino
al Mar Morto che risana.
Al tempo del profeta
Ezechiele, il problema del Mar Morto esisteva già, questo lago collocato nella
fossa terrestre più profonda del pianeta, privo di pesci e sempre più salato per
via dell’evaporazione, malgrado l’apporto del Giordano. Negli ultimi decenni il
problema si è drammaticamente aggravato a causa della “guerra dell’acqua”. Il livello
del Lago di Tiberiade confrontato oggi con le foto del pellegrinaggio di Paolo VI
nel 1964, si è abbassato di circa 4 m. Certamente le varie culture, in
particolare di banane, sulle due rive del Lago esigono tanta acqua. Però è
nella valle del Giordano dopo il Lago di Tiberiade che il problema del pompaggio
e della difficile ripartizione dell’acqua tra israeliani, palestinesi e
giordani si fa sentire in modo più forte. Il Mar Morto, dagli anni sessanta, ha
visto il suo livello abbassarsi di 53 m.! Questo ha significato anche dissesto delle
strade litoranee, voragini pericolose su spiagge e impianti prima frequentati
da turisti diventati impraticabili.
Ecco: l’acqua si esaurisce
e non si moltiplica. La meraviglia di Ezechiele e di ogni credente è che la grazia
invece si “moltiplica”. Diceva Santa Teresina: “Il tuo Amore è cresciuto con me”.
Ad una Mistica il Signore diceva: “Fatti capacità e mi farò torrente”. Mentre la
mia vita fisica si fa più pesante ed esitante e si esaurisce, mentre spesso le
illusioni e l’ottimismo della giovinezza cedono il posto alle delusioni e all’amarezza
che chiamiamo “avere esperienza della vita”, il Signore rinnova, fa risorgere,
dona vita nuova.
Queste letture proclamate
ad un funerale danno il vero senso di quella celebrazione. Se non ho trovato l’Acqua
viva, se non ho le radici nel Dio vivente, vedo la mia stessa morte, il mio
cuore mi dice che sono condannato in modo ineluttabile: un giorno sarò io a
quel posto, in una bara simile. Se ho trovato l’Acqua viva, vivo quel momento di
dolore nella speranza, e se la certezza della morte crea in me tristezza, so che
quella persona è passata dalla logica del “tutto finisce” che fa di tante vite un’agonia
lunghissima, alla logica del “Sei amato, non morirai, dietro queste limitazioni
di oggi e l’orizzonte della croce, sta germogliando la tua risurrezione”.
Foto dal satellite. Il Nord e il fiume Giordano sono a sinistra della foto. |
È quello che capita al malato
del Vangelo. Sono trentotto anni che sta in quelle condizioni, sempre più sfiduciato,
frustrato e lamentoso. Ed ecco che, inaspettatamente al di fuori dell’unica soluzione
che vede come rimedio (poter arrivare alla piscina miracolosa al momento propizio)
sorge una soluzione sovrana, non condizionata da questo mondo, onnipotente: Gesù. Egli è la stessa sorgente d’acqua che risana.
I farisei sono prigionieri
anche loro della tristezza della loro vita senza fede. All’uomo che dice: «Colui
che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”» non rispondono:
“Chi è Colui che ti ha guarito?” manifestando una disponibilità al positivo, al
cambiamento, ma “Chi è Colui che ti ha detto di infrangere le regole?”
Prima Lettura Ez
47, 1-9. 12
Vidi l’acqua che usciva dal tempio, e a quanti giungerà quest’acqua porterà salvezza.
Vidi l’acqua che usciva dal tempio, e a quanti giungerà quest’acqua porterà salvezza.
Dal libro del profeta Ezechièle
In quei giorni [l’angelo] mi condusse all’ingresso del tempio [del Signore] e vidi che sotto la soglia del tempio usciva acqua verso oriente, poiché la facciata del tempio era verso oriente. Quell’acqua scendeva sotto il lato destro del tempio, dalla parte meridionale dell’altare. Mi condusse fuori dalla porta settentrionale e mi fece girare all’esterno, fino alla porta esterna rivolta a oriente, e vidi che l’acqua scaturiva dal lato destro.
Quell’uomo avanzò verso oriente e con una cordicella in mano misurò mille cùbiti, poi mi fece attraversare quell’acqua: mi giungeva alla caviglia. Misurò altri mille cùbiti, poi mi fece attraversare quell’acqua: mi giungeva al ginocchio. Misurò altri mille cùbiti, poi mi fece attraversare l’acqua: mi giungeva ai fianchi. Ne misurò altri mille: era un torrente che non potevo attraversare, perché le acque erano cresciute; erano acque navigabili, un torrente che non si poteva passare a guado. Allora egli mi disse: «Hai visto, figlio dell’uomo?». Poi mi fece ritornare sulla sponda del torrente; voltandomi, vidi che sulla sponda del torrente vi era una grandissima quantità di alberi da una parte e dall’altra.
Mi disse: «Queste acque scorrono verso la regione orientale, scendono nell’Aràba ed entrano nel mare: sfociate nel mare, ne risanano le acque. Ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il torrente, vivrà: il pesce vi sarà abbondantissimo, perché dove giungono quelle acque, risanano, e là dove giungerà il torrente tutto rivivrà. Lungo il torrente, su una riva e sull’altra, crescerà ogni sorta di alberi da frutto, le cui foglie non appassiranno: i loro frutti non cesseranno e ogni mese matureranno, perché le loro acque sgorgano dal santuario. I loro frutti serviranno come cibo e le foglie come medicina».
Salmo Responsoriale Dal Salmo 45
Dio è per noi rifugio e fortezza.
Dio è per noi rifugio e fortezza,
aiuto infallibile si è mostrato nelle angosce.
Perciò non temiamo se trema la terra,
se vacillano i monti nel fondo del mare.
Un fiume e i suoi canali rallegrano la città di Dio,
la più santa delle dimore dell’Altissimo.
Dio è in mezzo ad essa: non potrà vacillare.
Dio la soccorre allo spuntare dell’alba.
Il Signore degli eserciti è con noi,
nostro baluardo è il Dio di Giacobbe.
Venite, vedete le opere del Signore,
egli ha fatto cose tremende sulla terra.
Canto al Vangelo Sal 50,12.14
Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!
Crea in me, o Dio un cuore puro;
rendimi la gioia della tua salvezza.
Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!
Vangelo Gv 5, 1-16
All'istante quell'uomo guarì.
Dal vangelo secondo Giovanni
Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.
Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare.
Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina”?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo.
Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.
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