Senza dignità umana sulle frontiere
37. Tanto da alcuni regimi politici populisti quanto da posizioni economiche
liberali, si sostiene che occorre evitare ad ogni costo l’arrivo di persone
migranti. Al tempo stesso si argomenta che conviene limitare l’aiuto ai Paesi
poveri, così che tocchino il fondo e decidano di adottare misure di austerità.
Non ci si rende conto che, dietro queste affermazioni astratte difficili da
sostenere, ci sono tante vite lacerate. Molti fuggono dalla guerra, da
persecuzioni, da catastrofi naturali. Altri, con pieno diritto, sono «alla
ricerca di opportunità per sé e per la propria famiglia. Sognano un futuro
migliore e desiderano creare le condizioni perché si realizzi».[36]
38. Purtroppo, altri sono «attirati dalla cultura occidentale, nutrendo
talvolta aspettative irrealistiche che li espongono a pesanti delusioni.
Trafficanti senza scrupolo, spesso legati ai cartelli della droga e delle armi,
sfruttano la debolezza dei migranti, che lungo il loro percorso troppo spesso
incontrano la violenza, la tratta, l’abuso psicologico e anche fisico, e
sofferenze indicibili».[37] Coloro
che emigrano «sperimentano la separazione dal proprio contesto di origine e
spesso anche uno sradicamento culturale e religioso. La frattura riguarda anche
le comunità di origine, che perdono gli elementi più vigorosi e intraprendenti,
e le famiglie, in particolare quando migra uno o entrambi i genitori, lasciando
i figli nel Paese di origine».[38] Di
conseguenza, «va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in
condizione di rimanere nella propria terra».[39]
39. Per giunta, «in alcuni Paesi di arrivo, i fenomeni migratori suscitano
allarme e paure, spesso fomentate e sfruttate a fini politici. Si diffonde così
una mentalità xenofoba, di chiusura e di ripiegamento su se stessi».[40] I
migranti vengono considerati non abbastanza degni di partecipare alla vita
sociale come qualsiasi altro, e si dimentica che possiedono la stessa intrinseca
dignità di qualunque persona. Pertanto, devono essere “protagonisti del proprio
riscatto”.[41] Non
si dirà mai che non sono umani, però in pratica, con le decisioni e il modo di
trattarli, si manifesta che li si considera di minor valore, meno importanti,
meno umani. È inaccettabile che i cristiani condividano questa mentalità e
questi atteggiamenti, facendo a volte prevalere certe preferenze politiche
piuttosto che profonde convinzioni della propria fede: l’inalienabile dignità
di ogni persona umana al di là dell’origine, del colore o della religione, e la
legge suprema dell’amore fraterno.
41. Comprendo che di fronte alle persone migranti alcuni nutrano dubbi o
provino timori. Lo capisco come un aspetto dell’istinto naturale di autodifesa.
Ma è anche vero che una persona e un popolo sono fecondi solo se sanno
integrare creativamente dentro di sé l’apertura agli altri. Invito ad andare
oltre queste reazioni primarie, perché «il problema è quando [esse]
condizionano il nostro modo di pensare e di agire al punto da renderci
intolleranti, chiusi, forse anche – senza accorgercene – razzisti. E così la
paura ci priva del desiderio e della capacità di incontrare l’altro».[45]
[36] Esort. ap. postsin. Christus vivit (25 marzo 2019), 91.
[39] Benedetto XVI, Messaggio per la 99ª
Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato (12 ottobre
2012): AAS 104 (2012), 908.
[40] Esort. ap. postsin. Christus vivit (25 marzo 2019), 92.
[41] Cfr Messaggio per la 106ª
Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2020 (13 maggio
2020): L’Osservatore Romano, 16 maggio 2020, p. 8.
[42] Discorso al Corpo
diplomatico accreditato presso la Santa Sede (11 gennaio
2016): AAS 108 (2016), 124.
[43] Discorso al Corpo
diplomatico accreditato presso la Santa Sede (13 gennaio
2014): AAS 106 (2014), 84.
[44] Discorso al Corpo
diplomatico accreditato presso la Santa Sede (11 gennaio
2016): AAS 108 (2016), 123.
[45] Messaggio per la 105ª
Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato (27 maggio
2019): L’Osservatore Romano, 27-28 maggio 2019, p. 8.
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