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domenica 11 ottobre 2020

INVITO' CATTIVI E BUONI / XXVIII Dom T.O. B

 


La prima lettura offre un magnifico messaggio di consolazione e felicità con l’immagine del banchetto eccellente. Il Vangelo, invece, con i rifiuti da parte degli invitati ma sopratutto per quell’uomo cacciato fuori dal banchetto, comunica un senso meno gioioso. Infatti la forma breve del Vangelo si ferma prima di quell’episodio drammatico dell’uomo senza la veste nuziale e ci mostra una sala piena di convitati tanto più esultanti che nulla permetteva loro di aspettarsi un invito così bello. Perché questa differenza?

Mentre il brano di Isaia mostra la promessa di Dio, il suo progetto per noi, il Vangelo si ferma sopratutto sulla risposta dell’uomo. Già allora come oggi, molti preferivano mettere al primo posto occupazioni umane piuttosto che dare priorità al Regno di Dio giorno dopo giorno. Il contatto con Dio è soltanto subìto. Forse nessuno ha annunciato loro, con i fatti e con le parole, la bellezza del dono di Dio.

Ma chi è quest’uomo che non porta la veste nuziale? Un non battezzato? Infatti già san Giustino, prima dell’anno 150, ci ricorda che nessun non battezzato può partecipare dei santi Misteri. Oggi tutti sono battezzati. Però il battesimo significava allora e significa ancora oggi: “mi converto!” “mi converto dalle mie vie e vedute umane alla Via di Dio aperta da Gesù Cristo, offertosi sulla croce per i peccati e risuscitato”. Chi non cammina nella Via di Gesù Cristo (Atti 18,25-26; 16,17) anche se è battezzato non porta la veste nuziale. Siamo chiaramente invitati a portare questa veste senza macchia, ma nel Cristianesimo non esiste nessun moralismo. “In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita”. (Gv 5:24). Il Vangelo di oggi precisa che sono chiamati buoni e cattivi! Infatti solo Gesù e la Vergine Maria non hanno mai peccato di fragilità. E il battesimo generalizzato di bambini di famiglie (e di parrocchie) che non daranno una valida iniziazione alla Vita Evangelica rende ancora più evidente questa condizione di fragilità dell’uomo. Vivere da figli della Luce significa innanzitutto riconoscere Gesù e il suo insegnamento come Luce e riferirsi a Lui – anche con la confessione – con un camino di conversione continuo. Il problema è che facilmente, pur essendo povero, senza affari o campi da curare, il mio ego cerca a fianco della mia vita di credente o all’interno stesso del cammino cristiano, una mia realizzazione mondana. Questa mondanità può essere materiale ma anche solo intellettuale con risultati altrettanto disastrosi. Un esempio:  Gesù andava di sabato in Sinagoga, il terzo Comandamento dice di santificare le feste, la lettera agli ebrei ricorda a tutti di partecipare alle riunioni della comunità, ecc., ma IO credo che non ci sia bisogno di andare in Chiesa e mantengo il mio punto.  Gli esempi possono moltiplicarsi all’infinito, fino a dire: “che c’entra la Bibbia? L’hanno scritta gli uomini, ma io penso…”

 Mettiamo la veste nuziale con una chiara fede in Gesù Messia e in coloro che egli ha mandato: “Chi ascolta voi ascolta me!, chi disprezza voi disprezza me” (Luca 10,16).

 

Prima Lettura  Is 25,6-10a
Il Signore preparerà un banchetto, e asciugherà le lacrime su ogni volto.

Dal libro del profeta Isaìa
Preparerà il Signore degli eserciti
per tutti i popoli, su questo monte,
un banchetto di grasse vivande,
un banchetto di vini eccellenti,
di cibi succulenti, di vini raffinati.
Egli strapperà su questo monte
il velo che copriva la faccia di tutti i popoli
e la coltre distesa su tutte le nazioni.
Eliminerà la morte per sempre.
Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto,
l’ignominia del suo popolo
farà scomparire da tutta la terra,
poiché il Signore ha parlato.
E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio;
in lui abbiamo sperato perché ci salvasse.
Questi è il Signore in cui abbiamo sperato;
rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza,
poiché la mano del Signore si poserà su questo monte».

Salmo Responsoriale
  Dal Salmo 22
Abiterò per sempre nella casa del Signore.

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni. 

Seconda Lettura
  Fil 4,12-14.19-20
Tutto posso in colui che mi dà forza. 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési
Fratelli, so vivere nella povertà come so vivere nell’abbondanza; sono allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla fame, all’abbondanza e all’indigenza. Tutto posso in colui che mi dà la forza. Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alle mie tribolazioni.
Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza, in Cristo Gesù.
Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Canto al Vangelo
  Cfr Ef 1,17-18
Alleluia, alleluia.

Il Padre del Signore nostro Gesù Cristo
illumini gli occhi del nostro cuore
per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati.
Alleluia.

   

Vangelo  Mt 22,1-14 (Forma breve Mt 22,1-10)
Tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze.

Dal vangelo secondo Matteo
[ In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. 
]
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti». 


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