La prima lettura offre un magnifico messaggio di consolazione e felicità con l’immagine del banchetto eccellente. Il Vangelo, invece, con i rifiuti da parte degli invitati ma sopratutto per quell’uomo cacciato fuori dal banchetto, comunica un senso meno gioioso. Infatti la forma breve del Vangelo si ferma prima di quell’episodio drammatico dell’uomo senza la veste nuziale e ci mostra una sala piena di convitati tanto più esultanti che nulla permetteva loro di aspettarsi un invito così bello. Perché questa differenza?
Mentre il brano di Isaia mostra la promessa di Dio,
il suo progetto per noi, il Vangelo si ferma sopratutto sulla risposta dell’uomo.
Già allora come oggi, molti preferivano mettere al primo posto occupazioni
umane piuttosto che dare priorità al Regno di Dio giorno dopo giorno. Il contatto
con Dio è soltanto subìto. Forse nessuno ha annunciato loro, con i fatti e con le
parole, la bellezza del dono di Dio.
Ma chi è quest’uomo che non porta la veste nuziale? Un
non battezzato? Infatti già san Giustino, prima dell’anno 150, ci ricorda che nessun
non battezzato può partecipare dei santi Misteri. Oggi tutti sono battezzati. Però
il battesimo significava allora e significa ancora oggi: “mi converto!” “mi
converto dalle mie vie e vedute umane alla Via di Dio aperta da Gesù Cristo,
offertosi sulla croce per i peccati e risuscitato”. Chi non cammina nella Via
di Gesù Cristo (Atti 18,25-26; 16,17) anche se è battezzato non porta la veste
nuziale. Siamo chiaramente invitati a portare questa veste senza macchia, ma nel
Cristianesimo non esiste nessun moralismo. “In verità, in verità vi
dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita
eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita”. (Gv 5:24). Il Vangelo di oggi precisa che sono chiamati buoni e cattivi! Infatti solo Gesù e la
Vergine Maria non hanno mai peccato di fragilità. E il battesimo generalizzato
di bambini di famiglie (e di parrocchie) che non daranno una valida iniziazione
alla Vita Evangelica rende ancora più evidente questa condizione di fragilità
dell’uomo. Vivere da figli della Luce significa innanzitutto riconoscere Gesù e
il suo insegnamento come Luce e riferirsi a Lui – anche con la confessione – con
un camino di conversione continuo. Il problema è che facilmente, pur essendo
povero, senza affari o campi da curare, il mio ego cerca a fianco della mia vita
di credente o all’interno stesso del cammino cristiano, una mia realizzazione
mondana. Questa mondanità può essere materiale ma anche solo intellettuale con risultati
altrettanto disastrosi. Un esempio: Gesù
andava di sabato in Sinagoga, il terzo Comandamento dice di santificare le
feste, la lettera agli ebrei ricorda a tutti di partecipare alle riunioni della
comunità, ecc., ma IO credo che non ci sia bisogno di andare in Chiesa e
mantengo il mio punto. Gli esempi possono
moltiplicarsi all’infinito, fino a dire: “che c’entra la Bibbia? L’hanno scritta
gli uomini, ma io penso…”
Mettiamo la veste nuziale con una chiara fede in Gesù Messia e in coloro che egli ha mandato: “Chi ascolta voi ascolta me!, chi disprezza voi disprezza me” (Luca 10,16).
Prima
Lettura Is 25,6-10a
Il Signore preparerà un banchetto, e asciugherà le lacrime su ogni volto.
Dal libro del profeta Isaìa
Preparerà il Signore degli eserciti
per tutti i popoli, su questo monte,
un banchetto di grasse vivande,
un banchetto di vini eccellenti,
di cibi succulenti, di vini raffinati.
Egli strapperà su questo monte
il velo che copriva la faccia di tutti i popoli
e la coltre distesa su tutte le nazioni.
Eliminerà la morte per sempre.
Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto,
l’ignominia del suo popolo
farà scomparire da tutta la terra,
poiché il Signore ha parlato.
E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio;
in lui abbiamo sperato perché ci salvasse.
Questi è il Signore in cui abbiamo sperato;
rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza,
poiché la mano del Signore si poserà su questo monte».
Salmo Responsoriale Dal Salmo 22
Abiterò per sempre nella casa del Signore.
Il
Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.
Mi
guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
Davanti
a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.
Sì,
bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.
Seconda Lettura Fil 4,12-14.19-20
Tutto posso in colui che mi dà forza.
Dalla
lettera di san Paolo apostolo ai Filippési
Fratelli, so vivere nella povertà come so
vivere nell’abbondanza; sono allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla
fame, all’abbondanza e all’indigenza. Tutto posso in colui che mi dà la forza.
Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alle mie tribolazioni.
Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza
con magnificenza, in Cristo Gesù.
Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Canto al Vangelo Cfr Ef 1,17-18
Alleluia, alleluia.
Il Padre del Signore nostro Gesù Cristo
illumini gli occhi del nostro cuore
per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati.
Alleluia.
Vangelo Mt 22,1-14 (Forma breve Mt 22,1-10)
Tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze.
Dal
vangelo secondo Matteo
[ In
quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai
farisei] e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo
figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi
non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho
preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e
tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono
chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li
insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece
uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano
degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete,
chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti
quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di
commensali. ]
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava
l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito
nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e
piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
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