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lunedì 17 giugno 2024

PORTATE I PESI GLI UNI DEGLI ALTRI FRATELLI / lunedì XI sett. del T.O., pari, 2024.


Due anni fa ho già commentato le letture di oggi, ossia la tristissima storia di Nabot ucciso per la cattiveria di Gezabele e il non coraggio di Acab, e perché era molto difficile per Nabot cedere la sua vigna al re. Commentavo anche il Vangelo del "non resistere al malvagio". La raccomandazione di Gesù non è ingenuità ma amore intelligente che sa come lottare contro il male e fermarlo (
La Gioia del Vangelo: NABOT DOVEVA NON OPPORSI AL MALVAGIO? / Sant'Antonio, 13 giugno.  ).

Da qualche giorno mi gira nel cuore l'esortazione di san Paolo nella sua lettera ai Galati: “Fratelli, se uno viene sorpreso in qualche colpa, voi, che avete lo Spirito, correggetelo con spirito di dolcezza. E tu vigila su te stesso, per non essere tentato anche tu. Portate i pesi gli uni degli altri: così adempirete la legge di Cristo. Se infatti uno pensa di essere qualcosa, mentre non è nulla, inganna se stesso. Ciascuno esamini invece la propria condotta e allora troverà motivo di vanto solo in se stesso e non in rapporto agli altri. Ciascuno infatti porterà il proprio fardello”. (Gàlati 6,1-5).

Da tanto tempo mi confronto con questa Parola: mi rendo conto di aver fatto ben pochi progressi. È chiaro che non tutto andava bene nelle comunità fondate da Paolo, e l’elenco delle citazioni in cui egli ritorna sugli abusi di potere nella correzione, sulla presunzione di essere migliore degli altri, o di voler essere riconosciuto al proprio valore dalla comunità, sui peccati di giudizio, di impazienza o collera di fronte alle mancanze degli altri, sarebbe molto lungo. Quello che vediamo nelle nostre comunità esisteva già allora. E anche gli altri Apostoli incontrano gli stessi problemi. San Pietro scrive: “Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, perché vi esalti al tempo opportuno”, (1 Pietro 5, 6). E san Giacomo: “Umiliatevi davanti al Signore ed egli vi esalterà. Non dite male gli uni degli altri, fratelli…”  (Giacomo 4, 10-11). San Giovanni ha problemi con “Diòtrefe, che ambisce il primo posto” e vuole comandare nella comunità e scavalcare l’Apostolo … (3 Giovanni 1,9 ss).  

Meditiamo seriamente perché "Chi semina nella sua carne, dalla carne raccoglierà corruzione; chi semina nello Spirito, dallo Spirito raccoglierà vita eterna". (Gàlati 6, 8).


Prima Lettura   1 Re 21, 1-16  Nabot venne lapidato e morì.

Dal primo libro dei Re

In quel tempo, Nabot di Izreèl possedeva una vigna che era a Izreèl, vicino al palazzo di Acab, re di Samarìa. Acab disse a Nabot: «Cedimi la tua vigna; ne farò un orto, perché è confinante con la mia casa. Al suo posto ti darò una vigna migliore di quella, oppure, se preferisci, te la pagherò in denaro al prezzo che vale». Nabot rispose ad Acab: «Mi guardi il Signore dal cederti l’eredità dei miei padri».

Acab se ne andò a casa amareggiato e sdegnato per le parole dettegli da Nabot di Izreèl, che aveva affermato: «Non ti cederò l’eredità dei miei padri!». Si coricò sul letto, voltò la faccia da un lato e non mangiò niente. Entrò da lui la moglie Gezabèle e gli domandò: «Perché mai il tuo animo è tanto amareggiato e perché non vuoi mangiare?». Le rispose: «Perché ho detto a Nabot di Izreèl: “Cèdimi la tua vigna per denaro, o, se preferisci, ti darò un’altra vigna” ed egli mi ha risposto: “Non cederò la mia vigna!”». Allora sua moglie Gezabèle gli disse: «Tu eserciti così la potestà regale su Israele? Àlzati, mangia e il tuo cuore gioisca. Te la farò avere io la vigna di Nabot di Izreèl!».

Ella scrisse lettere con il nome di Acab, le sigillò con il suo sigillo, quindi le spedì agli anziani e ai notabili della città, che abitavano vicino a Nabot. Nelle lettere scrisse: «Bandite un digiuno e fate sedere Nabot alla testa del popolo. Di fronte a lui fate sedere due uomini perversi, i quali l’accusino: “Hai maledetto Dio e il re!”. Quindi conducetelo fuori e lapidatelo ed egli muoia».

Gli uomini della città di Nabot, gli anziani e i notabili che abitavano nella sua città, fecero come aveva ordinato loro Gezabèle, ossia come era scritto nelle lettere che aveva loro spedito. Bandirono un digiuno e fecero sedere Nabot alla testa del popolo. Giunsero i due uomini perversi, che si sedettero di fronte a lui. Costoro accusarono Nabot davanti al popolo affermando: «Nabot ha maledetto Dio e il re». Lo condussero fuori della città e lo lapidarono ed egli morì. Quindi mandarono a dire a Gezabèle: «Nabot è stato lapidato ed è morto».

Appena Gezabèle sentì che Nabot era stato lapidato ed era morto, disse ad Acab: «Su, prendi possesso della vigna di Nabot di Izreèl, il quale ha rifiutato di dartela in cambio di denaro, perché Nabot non vive più, è morto». Quando sentì che Nabot era morto, Acab si alzò per scendere nella vigna di Nabot di Izreèl a prenderne possesso. 


Salmo Responsoriale   Dal Salmo 5   Sii attento, Signore, al mio lamento.

Porgi l’orecchio, Signore, alle mie parole: intendi il mio lamento. Sii attento alla voce del mio grido, o mio re e mio Dio, perché a te, Signore, rivolgo la mia preghiera.

Tu non sei un Dio che gode del male, non è tuo ospite il malvagio; gli stolti non resistono al tuo  sguardo.

Tu hai in odio tutti i malfattori, tu distruggi chi dice menzogne. Sanguinari e ingannatori, il Signore li detesta.    


Canto al Vangelo Alleluia, alleluia. Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino. Alleluia.

Vangelo   Mt 5, 38-42 Io vi dico di non opporvi al malvagio.

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio” e “dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello.

E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due.

Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle».


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