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giovedì 31 luglio 2025

NOI CREDIAMO COME BATTEZZIAMO E PREGHIAMO COME CREDIAMO / 27. NICEA. Gesù Cristo, ... n. 48.

Cristiani a Gerusalemme.


Capitolo 2

Il Simbolo di Nicea nella vita dei credenti:

«Noi crediamo come battezziamo;

e preghiamo come crediamo»

 

Preludio: la fede confessata nella fede vissuta 

48. La fede professata a Nicea ha un ricco contenuto dogmatico che è stato determinante nello stabilire la dottrina cristiana. Tuttavia, l’intento di questa dottrina era e rimane quello di nutrire e guidare la vita del credente. In questo senso, è possibile mettere in luce un vero e proprio tesoro spirituale del Concilio di Nicea e del suo Simbolo, una “fonte d’acqua viva” alla quale la Chiesa è chiamata ad attingere oggi e sempre. É per proteggere l’accesso a quest’acqua viva che sant’Antonio accettò di lasciare il suo eremitaggio per andare a rendere testimonianza contro gli ariani ad Alessandria.[64] Questo tesoro si manifesta direttamente nel modo in cui la fede di Nicea nasce dalla lex orandi e a sua volta la nutre.[65] D’altronde, i sinodi non si proponevano mai di limitare i loro dibattiti all’ambito speculativo degli enunciati di fede. Al contrario, coloro che partecipavano a questi sinodi avevano a cuore di confrontarsi sulla totalità della vita ecclesiale, sul modo migliore di impregnarsi nel quotidiano delle verità di fede e di praticarle e, viceversa, di regolare il loro insegnamento sull’ortoprassi liturgica, sacramentale e anche etica.[66] I vescovi, insomma, portavano con sé spiritualmente nei concili i membri del corpo della Chiesa, coi quali condividevano la vita di fede e di preghiera e coi quali cantavano la lode e la gloria del Padre, e del Figlio e dello Spirito Santo, un solo Dio. Così, per cogliere la portata spirituale e teologale del dogma di Nicea, conviene esplorare la sua ricezione nella pratica liturgica e sacramentale, nella catechesi e nella predicazione, nella preghiera e negli inni del IV secolo. 


[64] Atanasio, Vita di Antonio, trad. it. di L. Cremaschi, Paoline, Milano 1995, pp. 192-193.

[65] «Se non venisse data anche a noi la possibilità di un incontro vero con Lui, sarebbe come dichiarare esaurita la novità del Verbo fatto carne. Invece, l’incarnazione oltre ad essere l’unico evento nuovo che la storia conosca, è anche il metodo che la Santissima Trinità ha scelto per aprire a noi la via della comunione. La fede cristiana o è incontro con Lui vivo o non è. La Liturgia ci garantisce la possibilità di tale incontro», Francesco, Lett. Ap. Desiderio desideravi, 29 giugno 2022, 10-11.

[66] Cf. A Diogneto, V, 10-11, in C. Dell’Osso, I Padri apostolici, p. 346.


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