45. Una delle finalità di Nicea fu di stabilire una data comune della Pasqua, per esprimere l’unità della Chiesa in tutta l’Oikoumenē. Sfortunatamente nessuna data fino ad oggi ha trovato un consenso unanime. La divergenza dei cristiani a proposito della festa più importante del loro calendario crea dei disagi pastorali all’interno delle comunità, al punto da dividere le famiglie, e suscita scandalo presso i non cristiani, danneggiando così la testimonianza resa al Vangelo. Per questo Papa Francesco, il Patriarca Ecumenico Bartolomeo e altri capi di Chiese hanno molte volte espresso il desiderio che si stabilisca una data comune per la celebrazione della Pasqua. Ora, proprio nel 2025 la Pasqua sarà nella medesima data sia per l’Oriente che per l’Occidente. Non è questa un’occasione provvidenziale da cogliere, per continuare a celebrare la passione e risurrezione di Cristo, la “festa di tutte le feste” (Mattutino bizantino di Pasqua), in comunione in tutte le comunità cristiane? Esistono già numerose proposte di data indivisa abbastanza realistiche. Su questa questione la Chiesa cattolica rimane aperta al dialogo e a una soluzione ecumenica. Già nell’appendice della Costituzione Sacrosanctum Concilium, il Concilio Vaticano II non aveva obiezioni all’introduzione di un nuovo calendario e sottolineava che ciò avrebbe dovuto realizzarsi «con l’assenso di coloro che ne sono interessati, soprattutto i fratelli separati dalla comunione con la Sede Apostolica».[60]Va notata l’importanza assegnata dal mondo orientale agli elementi posti successivamente a Nicea per determinare la data di Pasqua: la Pasqua deve essere celebrata «la prima domenica dopo la luna piena che segue o coincide con l’equinozio di primavera».[61]La domenica evoca la risurrezione di Cristo il primo giorno della settimana, mentre la luna piena che segue l’equinozio di primavera richiama l’origine ebraica della festa, il 14 di Nissan, ma richiama anche la dimensione cosmica della risurrezione, dal momento che l’equinozio di primavera evoca il momento in cui la durata del giorno supera quella della notte e in cui la natura riprende vita dopo l’inverno.
46. Notiamo che è nel quadro del Concilio di Nicea che la Chiesa sceglie in modo decisivo di separarsi dalla data della Pasqua ebraica. L’argomento secondo cui il Concilio ha voluto smarcarsi dall’ebraismo è stato avanzato basandosi sulle lettere dell’Imperatore Costantino riportate da Eusebio, che presentano in particolare delle giustificazioni anti-ebraiche per la scelta di una data di Pasqua che non fosse legata al 14 di Nissan.[62]Tuttavia, bisogna distinguere le motivazioni attribuite all’Imperatore da quelle dei Padri del Concilio. In ogni caso, nulla nei canoni del Concilio esprime un simile rifiuto del modo di fare degli ebrei. Non si può ignorare l’importanza per la Chiesa dell’unità del calendario e della scelta della domenica per esprimere la fede nella risurrezione. Oggi, nel momento in cui la Chiesa festeggia il 1700 o anniversario di Nicea, rimangono questi gli scopi di una riflessione sulla data di Pasqua. Al di là della questione del calendario, sarebbe auspicabile sottolineare sempre meglio il rapporto tra Pasqua e Pesaḥ, sia in teologia che nelle omelie come anche nella catechesi, al fine di raggiungere una comprensione più ampia e più profonda del significato della Pasqua.
47. Alla vigilia di Pasqua e in ogni liturgia battesimale il Simbolo di Nicea-Costantinopoli è proclamato nella sua forma più solenne che è quella dialogata. Questa professione di fede, che fonda la vita cristiana individuale e la vita della Chiesa, troverà tutta la sua forza se rimane radicata nella rivelazione fatta ai nostri “fratelli maggiori” e ai nostri “padri nella fede”[63] e se sarà vissuta nella comunione visibile da tutti i discepoli di Cristo.
[60] Concilio Ecumenico Vaticano II, Cost. Sacrosanctum Concilium, 4 dicembre 1963, Appendice.
[61] Teodoreto di Cirro, Storia ecclesiastica I, 9, trad. it. di A. Gallico, Città Nuova, Roma 2000, pp. 90-94.
[62] Cf. La Lettera alle Chiese, pubblicata in H. Pietras, Concilio di Nicea (325) nel suo contesto, GBPress, Roma 2021, pp. 204-208 (Eusebio, Vita Constantini, 3.17-20); «Purtroppo con questa decisione venne abbandonata la data comune di Pasqua tra cristiani ed ebrei», Card. K. Koch, «Verso una celebrazione ecumenica del 1700° anniversario del Concilio di Nicea (325-2025)», L’Osservatore Romano, 30 aprile 2021.
[63] Rispettivamente Giovanni Paolo II, Incontro con la comunità ebraica nella sinagoga della città di Roma, 13 aprile 1986, 4, e Benedetto XVI, Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi. Una conversazione con P. Seewald, ed. it. a cura di P. Azzaro, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2010, p. 123.
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