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domenica 7 settembre 2025

DOPO I TRE GIORNI CON SAN CASTRESE IL SIGNORE DISSE .... / XXIII Dom. T.O., C, 2025



Nella prima lettura il Saggio constata che da solo l’uomo non riesce a comprendere il senso della vita perché non comprende il volere di Dio. Se non si lascia istruire da Dio tutto rimane incoerente per lui. Anche oggi molti battezzati manifestano questo senso di scoramento di fronte alla vita che appare loro illogica e ingiusta. L’uomo il più delle volte si accontenterebbe di una vita giusta ai suoi occhi o forse anche solo comoda. Ma questo non succede. Eppure Dio non lo ha abbandonato al non senso, lo vuole istruire, salvare, gli dona la sua Sapienza già nell’antico testamento! 

Ma molti battezzati di oggi sono come dice il libro della Sapienza: non comprendono il piano di Dio sulla loro vita. Eppure san Paolo ci dice che il Mistero nascosto da generazioni ormai è pienamente rivelato. Sta a noi a cercare di essere istruiti o accettare l’annuncio di salvezza della Chiesa. Come camminiamo con Gesù Cristo? Probabilmente siamo come quella “folla numerosa (che) andava con Gesù”, pieni di entusiasmo, contenti di conoscere l'uomo carismatico che parla come nessun altro (vedi Giovanni 7, 46). Oppure seguiamo Gesù per abitudine, per senso di tradizione, senza pensare troppo, magari senza approfondire i nostri dubbi o il senso del nostro essere cristiani. E Gesù risponde: non camminate più così, fermatevi, pensate. Dove volete essere, cosa volete fare? Se non decidete personalmente, come farete ad andare fino in fondo della vostra conversione? Ma come accettare di mettere in secondo piano tutti i legami familiari, i valori e i beni che finora hanno costituito la nostra vita e identità? Perfino odiare la propria vita? (non si può annullare la Parola di Dio anche se non la comprendiamo). Certamente solo Dio lo può fare in noi. Ma, ancora, perché il Signore ce lo chiede? Valori santi come la famiglia, le amicizie, i beni che servono al nostro sostentamento non sono forse legittimi, santi? Gesù lo chiede perché ci vuole dare molto di più. Questa è l’unica ragione ma è imperativa. Il dono di Dio deve trovare spazio in noi, tutto lo spazio. Allora tutto diventerà nuovo, diventerà dono e non temerai più di perdere nulla perché sarai entrato nella Vita. "Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta" . (Matteo 6, 33).

Il Signore non caccia nessuno (altrimenti non sarei qui da molto tempo!) ma vuole il meglio per noi. Possa egli aprirci gli occhi affinché vediamo la sua gloria e tutti i legami che ci impediscono di essere disponibili alla sua volontà e ai suoi doni. 

Dal libro della Sapienza  Sap 9,13-18  

Quale uomo può conoscere il volere di Dio? Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?

I ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre riflessioni, perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima e la tenda d’argilla opprime una mente piena di preoccupazioni.

A stento immaginiamo le cose della terra, scopriamo con fatica quelle a portata di mano; ma chi ha investigato le cose del cielo? Chi avrebbe conosciuto il tuo volere, se tu non gli avessi dato la sapienza e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito?

Così vennero raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra; gli uomini furono istruiti in ciò che ti è gradito e furono salvati per mezzo della sapienza».  


Dal Sal 89 (90)  R. Signore, sei stato per noi un rifugio  di generazione in generazione.

Tu fai ritornare l’uomo in polvere, quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo».  Mille anni, ai tuoi occhi, sono come il giorno di ieri che è passato,  come un turno di veglia nella notte. R.

Tu li sommergi: sono come un sogno al mattino,  come l’erba che germoglia; al mattino fiorisce e germoglia,  alla sera è falciata e secca. R.

Insegnaci a contare i nostri giorni  e acquisteremo un cuore saggio.  Ritorna, Signore: fino a quando?  Abbi pietà dei tuoi servi! R.

Saziaci al mattino con il tuo amore: esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.  Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:  rendi salda per noi l’opera delle nostre mani, l’opera delle nostre mani rendi salda. R.


Dalla lettera di san Paolo apostolo a Filèmone Fm 1,9b-10.12-17

 Carissimo, ti esorto, io, Paolo, così come sono, vecchio, e ora anche prigioniero di Cristo Gesù. Ti prego per Onèsimo, figlio mio, che ho generato nelle catene. Te lo rimando, lui che mi sta tanto a cuore.

Avrei voluto tenerlo con me perché mi assistesse al posto tuo, ora che sono in catene per il Vangelo. Ma non ho voluto fare nulla senza il tuo parere, perché il bene che fai non sia forzato, ma volontario.

Per questo forse è stato separato da te per un momento: perché tu lo riavessi per sempre; non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come fratello carissimo, in primo luogo per me, ma ancora più per te, sia come uomo sia come fratello nel Signore.  Se dunque tu mi consideri amico, accoglilo come me stesso.  


Dal Vangelo secondo Luca  Lc 14,25-33

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:   «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.  Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.  Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.

Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».  


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