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mercoledì 10 settembre 2025

PERCHÉ LA SOSPENSIONE A DIVINIS DI DON LEONARDO MARIA POMPEI È GIUSTA E DOVEROSA? / 10 - 09 - 2025.



In questi giorni si è parlato molto di don Leonardo Maria Pompei, un prete di Latina sospeso a divinis dal suo vescovo. Alcuni si lamentano che L. Pompei voleva solo difendere la tradizione per cui la sanzione è esagerata, segno di una Chiesa ingiusta. 

Sarà necessario riprendere il tema della tradizione che alcuni vogliono difendere, ma oggi parliamo solo della sospensione a divinis di un prete. Non è riduzione allo stato laico, non è scomunica. È solo interdizione di celebrare i sacramenti, di esercitare una missione come parroco per esempio, e di presentarsi come prete, compreso nel vestito, perché si potrebbero ingannare persone che chiedessero in buona fede una confessione per esempio. È ovviamente una punizione molto forte ma resa necessaria dopo, senz’altro, molti incontro col vescovo e tentativi di ragionare precedenti. 

Perché può essere necessario sospendere a divinis un prete. 

Nel caso di don Pompei, egli ha disobbedito al suo vescovo andando contro ordini espliciti che il vescovo gli aveva rivolto e dichiarando pubblicamente non essere più in comunione con lui. Ora un  prete viene ordinato con la condizione di accettare di prestare obbedienza al suo vescovo e ai suoi successori. Fa questo giuramento pubblico prima di ricevere l’ordinazione. Fa parte di un presbiterio attorno e sotto il vescovo. Rompendo il legame di comunione e obbedienza al vescovo, rompe le condizioni per le quali è presbitero. Non ha più i requisiti per esercitare un ministero nella Chiesa. Ogni parroco celebra in nome di Gesù Cristo evidentemente, ma anche in nome del vescovo che è successore degli Apostoli, come suo delegato, come suo rappresentante dell’unità della Chiesa. Il prete non più in comunione col vescovo rompe questa unità della Chiesa. Ignazio di Antiochia nelle sue lettere alle Chiese poste sul suo percorso verso Roma dove subirà il martirio (107) ripete il tema dell’unità della Chiesa attraverso il ministero del vescovo. Alla Chiesa di Efeso scrive: «Dobbiamo infatti accogliere tutti quelli che il padrone di casa manda a presiedere la sua casa, come faremmo con colui che lo ha mandato. È evidente, quindi, che dovremmo guardare al vescovo proprio come faremmo con il Signore stesso.». 

Chi parla diversamente rinnega la natura stessa della Chiesa e quindi della volontà di Cristo! Nella prima lettura di questa domenica 14 settembre, gli ebrei riconoscono di aver peccato per un motivo preciso: “Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te».” I primi cristiani venivano spesso dalla strada, con grandi peccati e san Paolo li esortava con forza ma anche con pazienza infinita. Escludeva dalla comunità solo chi si metteva contro l’autorità dell’Apostolo

Non solo la sanzione contro L. Pompei è doverosa ma è una strada pericolosissima andare contro le promesse dell’ordinazione, andare contro la comunione contro il proprio vescovo, che può risultare simpatico o meno simpatico, di una sensibilità simile alla mia oppure no. Minutella ha cominciato con un primo passo poi, un secondo, fino ad essere espulso dalla Chiesa e finire nella megalomania, trascinando purtroppo persone dietro di sé. 

I santi hanno sempre obbedito alla Chiesa, anche quando sono stati perseguitati ingiustamente. Vedi di recente, P. Pio, Dolindo Ruotolo, Bartolo Longo. 


1 commento:

  1. Ho saputo da un suo ex compagno che è stato in un seminario dal quale è stato allontanato per mancanza di vocazione. Ha quindi poi trovato un altro seminario in cui proseguire gli studi ed è stato ordinato presbitero. Non so di più. Ma questo è l'occasione per mettere in guardia contro l'accogliere troppo facilmente vocazioni problematiche. Talvolta si fanno questi errori spinti dalla mancanza di preti in diocesi o nell'Istituto religioso, da pregiudizi ideologici contro il precedente luogo di formazione, da incapacità di discernimento.

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