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venerdì 1 agosto 2025

"NOI" CREDIAMO / 31. NICEA. Gesù Cristo, ... n. 54.



54. Ugualmente, è a motivo del suo statuto di confessione di fede e precisamente di fede apostolica, e non in quanto definizione o insegnamento, che il Simbolo di Nicea è considerato nel periodo successivo (almeno fino alla fine del V secolo) come la prova decisiva dell’ortodossia.[78] Per questo è utilizzato come testo base nei concili successivi. Così, Efeso e Calcedonia si vogliono interpreti del Simbolo niceno: essi sottolineano il loro accordo con Nicea e si oppongono alle prese di posizione dissidenti rispetto a Nicea. Quando la Confessione di fede di Nicea-Costantinopoli è stata letta al Concilio di Calcedonia, i vescovi riuniti hanno esclamato: «Ecco la nostra fede. É in questa fede che siamo stati battezzati, è in questa fede che noi battezziamo! Il papa Leone crede così, Cirillo credeva così».[79] Notiamo che la professione di fede può essere espressa al singolare – “io credo” – ma che spesso è al plurale: “noi crediamo”; allo stesso modo, la preghiera del Signore è al plurale: “Padre nostro…”. La mia fede, radicalmente personale e singolare, si inscrive altrettanto radicalmente in quella della Chiesa, intesa come comunità di fede. Il Simbolo di Nicea e l’originale greco del Simbolo di Nicea-Costantinopoli si aprono col plurale “noi crediamo”, «per testimoniare che in questo “Noiˮ, tutte le Chiese erano in comunione, e che tutti i cristiani professavano la stessa fede».[80] 

55. Come evocato nel capitolo precedente, fino ad oggi “Nicea” – “la confessione di fede dei 318 padri ortodossi”[81] – è considerato nelle Chiese orientali come il Concilio per eccellenza, cioè non come “un concilio tra altri”, e neanche come “il primo di una serie”, ma come la norma della retta fede cristiana. I “318 Padri” sono esplicitamente menzionati nella liturgia di Gerusalemme. Inoltre, nelle Chiese orientali, contrariamente alle Chiese occidentali, Nicea ha ricevuto una sua propria commemorazione nel calendario liturgico. É opportuno notare che le questioni disciplinari trattate a Nicea ricevettero da subito un peso differente rispetto alla confessione di fede. Mentre per le questioni disciplinari valgono le decisioni maggioritarie, per le questioni di fede è la tradizione apostolica a essere determinante: «Per ciò che riguarda la Pasqua, [i Padri] hanno scritto: “È stato decisoˮ. […] Per ciò che riguarda la fede, hanno scritto non: “È stato decisoˮ, ma: “Così crede la Chiesa cattolica!ˮ».[82] 


[78] Il termine “niceno” poteva ugualmente essere applicato a formulazioni di confessioni di fede che ampliavano il Simbolo di Nicea, a condizione che queste ne conservassero il contenuto e non adottassero dottrine opposte. Cf. DH 300 (e supra, § 4).

[79] Concilio di Calcedonia, Actio 3, 10.12; 2,1,2, 79 [gr.]; 2,3,2, 5f [lat.], DH 300; la “definizioneˮ (horos) di Calcedonia si fonda su Nicea, insieme al Simbolo dei 150 Padri riuniti a Costantinopoli (ACO 2,1,2, 126-129 [gr]): «Questo sapiente e salutare simbolo della divina grazia sarebbe già sufficiente alla piena conoscenza e conferma della fede. Offre infatti un perfetto insegnamento intorno al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo e presenta, a chi l’accoglie con fede, l’incarnazione del Signore»: «Sufficeret quidem ad plenam cognitionem pietatis et confirmationem sapiens hoc et salutare divinae gratiae Symbolum; de Patre enim et de Filio et de Spiritu sancto perfectionem docet et inhumanationem fideliter accipientibus repraesentat» (COeD, 1962, p. 60).

[80] Francesco, Bolla di indizione del Giubileo ordinario dell’anno 2025, Spes non confundit, 9 maggio 2024, 17.

[81] Si tratta di un rimando simbolico a Gn 14,14. (Abramo raduna 318 uomini armati tra i suoi servi e schiavi per andare a liberare Lot e tutta la popolazione di Gomorra fatta prigioniera)

[82] Atanasio, De synodis 5, 3 (Athanasius, Werke II/1 p. 234), nostra traduzione

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