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venerdì 1 agosto 2025

LA QUESTIONE DELLA PREGHIERA AL FIGLIO / 34 NICEA. Gesù Cristo, ... nn. 59-60.

Cristo consegna la Legge a Pietro
Battistero di s. Giovanni in Fonte, 
Napoli.

4. La preghiera al Figlio e le dossologie  

59. La fede di Nicea serve da regola per la preghiera personale e liturgica[90]e quest’ultima è segnata da Nicea. Benché l’“invocazione del nome del Signore (Gesù)” sia già attestata negli scritti del Nuovo Testamento[91]e benché soprattutto gli inni a Cristo[92]testimonino l’offerta di lode e di adorazione, la preghiera al Figlio diventa oggetto di controversia nella crisi ariana.

60. Nel rimando a certi testi di Origene,[93]alcuni ariani del IV secolo, ma anche alcuni seguaci di Origene dei secoli V e VII, si oppongono particolarmente alla preghiera liturgica al Figlio. Gli ariani avevano interesse a mettere in evidenza i passaggi delle Scritture che mostravano Gesù stesso in preghiera, al fine di sottolineare la sua inferiorità in rapporto al Padre. In combinazione con la concezione (apollinarista), ugualmente diffusa presso gli ariani, secondo la quale il Logos prende il posto dell’anima di Gesù, la subordinazione del Logos al Padre sembrava così provata. Per essi, quindi, la preghiera rivolta al Figlio era inappropriata. A favore del loro punto di vista, gli ariani argomentavano utilizzando la formulazione tradizionale della dossologia, che riveste una grande importanza, particolarmente nelle liturgie orientali: «Gloria e adorazione al Padre per (dia / per) il Figlio nello (en / in) Spirito Santo».[94] La differenza delle preposizioni veniva invocata come prova di una differenza essenziale delle persone. Gli ariani cercavano di ricorrere alla liturgia – riconosciuta come istanza di testimonianza della fede della Chiesa – per provare ciò che essi consideravano in tal modo teologicamente giustificato. 


[90] Cf. A. Grillmeier, «Das “Gebet zu Jesusˮ und das “Jesusgebetˮ», in Fragmente zur Christologie. Studien zum altkirchlichen Christusbild, Fribourg 1997, pp. 357-371.

[91] Cf.2Cor 12,8.9; Rm 10,12; 2Pt 3,18; invocazioni inserite nella liturgia: 1Cor 16,22; Ap 22,20; cf. Didachè 10,6.

[92] In particolare Fil 2,6-11; Col 1,15-20; Ef 1,3-10; 1Tm 3,16; Ap 5,6-14.

[93] Cf. Origene, De oratione X, 2; XV, 1: «Se abbiamo compreso la vera essenza della preghiera, non dobbiamo pregare mai alcuno dei mortali, neppure lo stesso Cristo»; XVI,1, trad. it. di N. Antoniono, Origene, La preghiera, Città Nuova, Roma 1997, pp. 64-65; 84-85; 88-89.; Contra Celsum, VIII, 13, trad. it. di P. Ressa, Origene, Contro Celso, Morcelliana, Brescia 2000, p. 573.

[94] Basilio di Cesarea, Lo Spirito Santo 25-29.68, trad. it. di G. Azzali Bernardelli, pp. 120-128; 185-186.


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