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venerdì 1 agosto 2025

SE GESÙ NON È DIO NON PUOI ESSERE SALVATO / 33. NICEA. Gesù Cristo, ... nn. 57-58.



57. Così, nelle sue catechesi, Giovanni Crisostomo spiega la fede battesimale validamente formulata a Nicea,[86]e distingue la retta fede non soltanto rispetto alla dottrina omea, ma anche nei confronti della dottrina sabelliana: i cristiani credono in un Dio che è “una essenza, tre ipostasi”. Agostino argomenta in maniera simile nelle istruzioni dei candidati al battesimo.[87]L’Oratio catechetica magna di Gregorio di Nissa, le cui parti più voluminose sono dedicate al Verbo di Dio eterno e incarnato, può essere considerata come il capolavoro di una catechesi chiaramente destinata a coloro che dovrebbero diffonderla, cioè i vescovi e i catechisti. A tema non c’è solo la relazione tra il Figlio-Parola e il Padre (cap. 1.3.4.), ma anche il significato dell’incarnazione in quanto azione redentrice (cap. 5). Gregorio vuole far comprendere che la nascita e la morte non sono qualcosa di indegno di Dio o di incompatibile con la sua perfezione (cap. 9 e 10), e spiega l’incarnazione col motivo dell’amore di Dio per gli uomini. Ma insiste soprattutto sul fatto che il battesimo cristiano è compiuto nella “Trinità increata”, cioè nelle tre Persone coeterne. È solo così che il battesimo conferisce la vita eterna e immortale: «Poiché chi si sottomette a qualche essere creato (e cioè se pensa che il Figlio e lo Spirito Santo sono creati) non si accorge che ripone in quello, e non in Dio, la propria speranza di salvezza».[88] 

58. Il cuore del dibattito è piuttosto una questione esistenziale che un problema teorico: il battesimo è connesso a «l’instaurazione nella filiazione» (Basilio), all’«inizio in noi della vita eterna» (Gregorio di Nissa), alla «salvezza dal peccato e dalla morte» (Ambrogio)?[89]Tutto ciò non è possibile se non a condizione che il Figlio (e lo Spirito Santo) sia Dio. Solo quando Dio stesso diventa “uno di noi” esiste una reale possibilità per l’uomo di partecipare alla vita della Trinità, cioè di essere “divinizzato”.


[86] Giovanni Crisostomo, Catechesi battesimali III,1, trad. it. di A. Ceresa-Gastaldo, Città Nuova, Roma 1982, pp. 75-76.

[87] Agostino, De agone christiano, 18, trad. it. di C. Carena – L. Manca – P. Siniscalco – C. Fabrizi – V. Tarulli – F. Cruciani, Sant’Agostino, Morale e ascetismo cristiano, Città Nuova, Roma 2001, p. 101; De fide et symbolo, 5 e 18, trad. it. di A. Pieretti, Sant’Agostino, La fede e il simbolo, Città Nuova, Roma 1995, pp. 261; 279-281. Il dibattito propriamente teologico con gli homei è condotto da Agostino nel De Trinitate I-VII così come nel Contra sermonem Arianorum e nel Contra Maximinum haereticum Arianorum episcopum: trad. it. di E. Peroli, Sant’Agostino, Opere antiariane, Città Nuova, Roma 2000.

[88] Gregorio di Nissa, Grande discorso catechetico, 39, 5, trad. it. di C. Moreschini, Gregorio di Nissa. Opere dogmatiche, p. 333: «Allora colui che ha senno dovrà necessariamente scegliere una delle due eventualità: o crede che la santa Trinità sia di natura increata e che per questo è l’iniziatrice, per mezzo della generazione spirituale, della sua stessa vita, oppure, se pensa che il Figlio e lo Spirito Santo siano estranei alla natura del Dio primo e vero e buono (intendo dire il Padre), e non accetta, nel momento della generazione, la fede in queste Persone, faccia attenzione a non venire a far parte di quella natura che è manchevole e bisognosa di chi la renda buona; a non ricondursi, in certo qual modo, alla sostanza a lui connaturata, allontanando la sua fede dalla natura suprema».

[89] Ambrogio, In Lucam IV, 67, in Sant’Ambrogio, Opere esegetiche IX/1, Esposizione del Vangelo secondo Luca, trad. it. di G. Coppa, Opera Omnia di Sant’Ambrogio 11, Biblioteca Ambrosiana – Città Nuova Editrice, Milano-Roma 1978, pp. 353-355.


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